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sabato 27 settembre 2014

Anche le scimmie cadono dagli alberi - Alessandro Berselli (PIEMME 2014)


Anche le scimmie cadono dagli alberi è un proverbio giapponese il cui significato è traducibile con:  Tutti sbagliamo. Oppure anche: nessuno è invincibile.

Ok, ok, ok lo so non è un noir, non è neanche un thriller, a dire il vero l’unica cosa che possa collegare questo romanzo ad un blog come Corpi Freddi è il fatto che si MUORE dalle risate?! E allora magari vi starete chiedendo perché scriverne in un blog che tratta un genere completamente diverso. La risposta è facile: sono una delle redattrici e mi andava di scrivere un pezzo perché trovo che le buone letture esulino i generi e vadano comunque promosse. (spero anche che il capo redattore me la passi ^_^ ). Intrufolarmi nella vita del protagonista, Samuel Ferrari, trentatreenne intelligente e colto con il quale si può parlare di tutto ma che se ne frega di tutto, mi ha fatto divertire davvero. Coltiva storie sbagliate, uno dopo l’altra senza soluzione di continuità, vive senza regole, al di sopra delle righe dicendo quello che gli passa per la testa senza alcun filtro; il rapporto con i genitori è no comment, quello con la sorella è da neurodeliri, è un pazzo senza appello, segue una sua logica illogica ma il suo modo di vedere le cose e di raccontarle mi ha fatto passare qualche ora di assoluta beatitudine. Certo c’è da chiedersi come sia possibile che Alessandro Berselli, autore tra gli altri di Non fare la cosa giusta uno dei noir più cupi, belli e disturbanti che io abbia letto (leggetelo se non lo avete ancora fatto!!!!) sia passato dal romanzo noir a quello umoristico riuscendoci in pieno oltretutto. E siccome non so spiegarmelo glielo chiedo

CF: Ciao Alessandro, mi ha spiazzato! Come ti è venuto in mente di scrivere un romanzo così divertente e così diverso dagli altri?

AB: La genesi è stata piuttosto casuale. Sono partito dal personaggio, un anaffettivo che vota in modo quasi scientifico la sua vita all’errore, ovvero: dove c’è la possibilità di sbagliare e di fare la peggior scelta possibile, ben venga la soluzione più disastrosa, possibilmente ad ampio spettro, sentimenti, lavoro, amicizie. Mettiamogli intorno una galleria di comprimari altrettanto deliranti, un paio di situazioni che possano complicargli l’esistenza e il gioco è praticamente fatto. Un libro di umorismo borderline e anticonvenzionale, politicamente scorretto, su una generazione allo sbando. Anzi. Su più generazioni allo sbando.

CF: Magari sarà una domanda sciocca ma secondo te è più difficile far ridere o far piangere o creare angoscia?

AB: Entrambe. Scopo dello scrittore è procurare emozioni forti che facciano empatizzare il lettore con il personaggio, diversamente non c’è divertimento. Sostengo da sempre la triangolazione del patto con chi ti legge, che deve estendersi anche al protagonista della tua storia. Siamo in tre: scrittore, lettore, voce narrante, e dobbiamo godere, ridere, soffrire delle stesse cose. E’ questa la sfida che chi racconta storie deve vincere, se no il meccanismo alla base della narrazione non funziona. Nelle scimmie devi sentirti un trentenne o poco più irrisolto e disallineato con la vita. E ho fatto di tutto perché questo succedesse.

CF: Il personaggio di Samuel Ferrari è incredibile, un concentrato di difetti apparentemente con pochi pregi. Ti ha ispirato qualcuno o ti sei semplicemente guardato intorno?

AB: La due. La gente mi chiede sempre dove trovo le idee per le mie storie. Ma in fondo è facile, basta osservare. Il materiale umano che abita questo strano pianeta è un concentrato di follia superiore a ogni immaginazione, quindi perché creare laddove basta registrare ed elevare all’ennesima potenza i nostri tic,  i nostri difetti? Naturalmente shakerando tutto in chiave caustica.

CF: I nomi!!!!!! Kevin Costa, Felice Sottolano… Ma si può!? 

AB: Esistono tutti. Basta andare su nomix. Quello sì che fa veramente ridere.

CF: Non fare la cosa giusta, Anche le scimmie cadono dagli alberi. Quanti Alessandro ci sono nella mente di Berselli per poter scrivere romanzi così diametralmente opposti (mi metti un po’ paura….)?

AB: Spero tanti, anche se in fondo, se ci pensi, c’è una filosofia di fondo che sottende tutti i miei personaggi. Il rifiuto dell’ordine costituito, il non rispetto delle regole. Mi piace chi si muove fuori dagli schemi perseguendo finalità fuori dall’omologazione. Perché sbagliando si impara. Ma ancora meglio se non si impara, e si diventa recidivi. Queste sono le mie creazioni. Dei recidivi.

CF: Grazie Alessandro, in bocca al lupo.
E voi, leggete questo romanzo, una boccata di aria fresca ed una risata ci stanno sempre bene!

Prossime date del Tour Promozionale
27 settembre - Imola (Bologna).
2 ottobre - Firenze
15 ottobre - Urbino
18 ottobre - Pistoia.
Recensione e Intervista di Cristina "cristing" Di Bonaventura

Dettagli del libro

  • Collana Varia
  • Serie Narrativa
  • Editore: PIEMME
  • Pagine 224
  • ISBN 978-88-566-3259-0

venerdì 1 agosto 2014

Scemo chi legge - Fabrizio Franceschini (Meridiano Zero 2014)


Per fortuna non sono una fan della quarta di copertina, perché non saprei immaginarlo un romanzo apostrofato tra Paassilinna, Fabio Volo e Nick Hornby. Così come mi ha infastidita un'altra recensione scovata sul web dove, identificando Fabrizio Franceschini come scrittore romano, il protagonista del libro è stato subito paragonato all'attore Ricky Memphis. Sia chiaro, non ho nulla contro Memphis, mi è simpatico, sono “quasi” romana anch'io (o burina come direbbe il mio caporedattore, ma qui entriamo nello sfottò calcistico che poco c'entra con questa recensione). No, quello che in generale non sopporto è lo stereotipo!

Eddy, il protagonista di Scemo chi legge, non ha nulla, secondo me, in comune con Memphis o i personaggi da lui interpretati, è romano, ma non c'è nessun intercalare nei dialoghi del libro, niente di particolarmente caratterizzante. “Ero alto, avevo una dentatura perfetta, una cicatrice sotto l'occhio destro che mi conferiva un tenebroso aspetto da duro e...con la testa rasata sembravo proprio Bruce Willis.” E' un ex galeotto Eddy, che vive ai limiti della legalità cucinando per boss della malavita e un bel giorno si ritrova a fuggire inseguito da gente poco raccomandabile che vuole la sua testa. Dovendo scappare ne approfitta per mantenere la promessa fatta ad un amico morto e tra mille avventure si dirige verso il Nord della Danimarca, nella suggestiva spiaggia di Grenen. (Se qualcuno a questo punto ha una sensazione di déjà vu è perché probabilmente ha letto Coe e lo splendido La banda dei Brocchi, si, è la stessa spiaggia!)

E' un romanzo che diverte, carico di ironia e situazioni ai limiti dell'assurdo. Si legge in poche ore, il linguaggio di Franceschini è semplice e immediato, i brevi capitoli si susseguono velocemente senza dar tempo a chi legge di annoiarsi o distrarsi. Alla fine ho chiuso il libro e penso di aver avuto per qualche secondo la stessa espressione di Nilo! Chi è? Per saperlo dovrete leggere il libro!

Scemo chi legge di Fabrizio Franceschini, edito da Meridiano Zero nella Collana I Taglienti.

Articolo di Marianna De Rossi



Dettagli del libro
  • Titolo: Scemo chi legge
  • Autore: Fabrizio Franceschini
  • Editore: Meridiano Zero
  • Collana: I taglienti
  • Data di Pubblicazione: Giugno 2014
  • ISBN: 888237307X
  • ISBN-13: 9788882373078
  • Pagine: 158
  • Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea
  • Formato: brossura

giovedì 6 febbraio 2014

Segnalazione: Il gran Diavolo - Sacha Naspini (Rizzoli 2014)


Generalmente non parliamo mai delle anteprime, ma non possiamo non citare il nuovo libro di un autore a noi carissimo e che ha sempre soddisfatto le nostre letture, Sacha Naspini.
Esce infatti, il 26 febbraio il nuovo romanzo "Il grande Diavolo. Giovanni delle bande nere. L'ultimo capitano di ventura" edito da Rizzoli. Non vedo l'ora di leggerlo!

A voi la quarta di copertina:
I colpi d’artiglieria sovrastano il fracasso del metallo delle armature e le grida dei soldati all’attacco. Della guerra e della morte, però, non ha paura Giovanni: lui è un Medici, nelle sue vene scorre sangue nobile, ma combattivo e fiero, e ogni giorno affronta il nemico alla testa delle più feroci truppe mercenarie d’Italia, le Bande Nere.
Il campo di battaglia è grigio, freddo, immerso nella nebbia, eppure i suoi uomini lo seguirebbero anche all’inferno. Tra questi marcia Niccolò, un giovane soprannominato il Serparo per l’inquietante abitudine di tenere tre o quattro serpenti avvolti intorno al braccio. Custode di una sapienza antica, si affida loro per conoscere il futuro. Perciò gli altri soldati lo tengono a distanza, ma presto conquisterà la fiducia del Capitano, riuscendo a penetrarne lo sguardo severo. E dove Giovanni lo avesse posato, là Niccolò si sarebbe fatto trovare, al suo fianco, in mezzo alla mischia. Sempre.

Sacha Naspini, con una lingua affilata che si misura con il dolore, il male, la morte, racconta di un’amicizia e di quello scorcio di ’500 che fu uno tra i momenti più tumultuosi della Storia d’Italia, quando ogni cosa stava cambiando, e tutti tradivano tutti. E lo fa attraverso un personaggio che incarna perfettamente il suo tempo, quel Gran Diavolo disposto a tutto per dominare la sorte e gli uomini. E continuare a combattere.

Rizzoli (collana Rizzoli Max)
I Signori della Guerra
Pag. 350
€ 12,90
ISBN 9788817072069


martedì 14 gennaio 2014

Apocalisse Z. L'ira dei giusti - Manel Loureiro (Nord Ed. 2013)


Zombie? Cornuti e mazziati!

Il finale del secondo libro era molto, molto aperto e altrettanto scorretto, poiché lasciava una voglia incredibile di leggere il terzo e conclusivo capitolo della saga.
Se il secondo libro era un po’ sottotono rispetto al primo – uno tra i migliori romanzi del filone zombie, per quello che mi riguarda – quest’ultimo capitolo è assai deludente…
Le prime pagine narrano ciò che è accaduto quando i nostri tre eroi hanno preso il largo con una barca a vela, ed esser stati sorpresi da una pericolosissima tempesta in alto mare (di cui l’autore è ben generoso nel descriverci la nascita). Una volta tratti in salvo dall’equipaggio di una superpetroliera diretta a fare il pieno sulle coste africane, e aver notato già a bordo l’atteggiamento arrogante dei marinai bianchi verso quelli di colore, sbarcano in una tipica cittadina americana la cui popolazione è letteralmente spaccata in due: da una parte troviamo neri e sud americani, che rappresentano la manovalanza sacrificabile; dall’altra i bianchi, i quali delegano ai neri i lavori sporchi, come l’approvvigionamento di viveri, energia, etc etc….
L’intera città è governata con pugno di ferro da un fanatico religioso, il cui dolore alla gamba gli anticipa un pericolo imminente (tipo il senso di ragno ma più becero, per intenderci) che mantiene il controllo sulla manovalanza di colore grazie a un manipolo di ex-galeotti neonazisti, nonché a un intruglio creato da uno scienziato grazie al quale le vittime morse da uno zombie, ma non ancora morte del tutto, possono continuare a vivere, seppur portatrici sane del virus…
L’idiozia che i protagonisti dimostrano nel prendere della decisioni, ci fa davvero chiedere come è possibile che siano sopravvissuti tanto a lungo in un mondo così ostile, in mano a putridi zombie e a gruppi di sopravvissuti allo sbando, tanto da farci rimpiangere l’arguzia di Shaggy della serie animata Scooby Doo! Ah, quasi me ne dimenticavo, i capitoli più interessanti sono quelli di un pugno di nord coreani (essì, la Corea del Nord, dato che ha chiuso tutti i confini, non è stata raggiunta dal contagio, quindi si può tranquillamente dire che è la padrona del mondo) viene mandato in missione per prendere possesso della superpetroliera, e devono farsi largo tra gruppetti di zombie che vengono falciati come steli di grano dalla falce, sui cui corpi, come se non bastasse, cresce un fungo che li divora lentamente (poveracci!)
Comunque, se ancora non si fosse capito, l’idea originale di questo romanzo è quella della più tipica e scontata predominazione di pochi bianchi su molti neri… dopo 200 pagine, viene da chiedersi: ma gli zombie dove sono? ma la smettiamo di ambientare le tipiche storie di razzismo, politica, etc e mettere in terzo piano coloro che dovrebbero essere i signori della scena??? I nostri amatissimi ZOMBIE!!!

Articolo di Ariock74

Dettagli del libro

  • Titolo: Apocalisse Z. L'ira dei giusti
  • Autore: Manel Loureiro
  • Traduttori: Forno P., Ruggiu D.
  • Editore: Nord
  • Collana: Narrativa Nord
  • Data di Pubblicazione: Luglio 2013
  • ISBN: 8842923052
  • ISBN-13: 9788842923053
  • Pagine: 411
  • Reparto: Narrativa > Narrativa horror e gotica
  • Formato: brossura


lunedì 16 dicembre 2013

All’ombra dell’impero - Alberto Custerlina (Baldini & Castoldi 2013)


Quando in un libro il talento viene accompagnato da una storia brillante e coinvolgente, da personaggi frizzanti e da una accurata ricerca storica, allora ogni lettore può dire di avere raggiunto il proprio scopo. Questo è successo con la lettura del nuovo romanzo di Alberto Custerlina, All’ombra dell’impero – Il segreto del Mandylion, primo volume di una trilogia in grado di trasportare chi lo legge tra le atmosfere classiche di un Salgari, uno Stevenson, un Arthur Conan Doyle, vivendo avventure mozzafiato tra misteri, complotti e un pizzico di soprannaturale.
Dopo averci raccontato l’ex Jugoslavia dei trafficanti d’armi e dei nuovi ricchi a caccia di potere nei suoi due precedenti romanzi (Balkan Bang! e Mano nera), Custerlina ora ci porta nella Trieste del 1902, all’indomani dei tragici fatti di sangue susseguitisi al primo sciopero operaio dell'Impero asburgico. Qui, in piena notte, un sottufficiale dell’esercito viene ritrovato cadavere e col volto sfigurato. Sul luogo interviene il commissario di polizia Anton Adler, il quale presto collegherà l’omicidio con la ricerca di una preziosa reliquia cristiana e con gli improvvisi cambiamenti del suo figlioccio Davorin che ha avuto l’incoscienza di guardare attraverso uno strano panno di cotone trovato poco lontano dal corpo del soldato. A fianco del commissario, l’amico nonché ex cognato, Artan Hagopian, un commerciante di cineserie e legittimo custode della reliquia impegnato a difenderla dall’attacco di una misteriosa setta.
Come ha più volte dichiarato l’autore, il suo intento era quello di restituire ai lettori la magia del libro d’avventura e del mistero di una volta, il gusto di una storia immersa nella Storia e il piacere di riscoprire personaggi d’altri tempi, e si può tranquillamente dire che l’obiettivo è stato raggiunto e forse anche superato. Leggere All’ombra dell’impero è come tornare bambini, quando sotto le coperte prendevamo confidenza con Sherlock Holmes o con Long John Silver o quando ci facevamo trasportare al centro della terra da Jules Verne, un puro intrattenimento che però non ha la presunzione di ingannare il lettore (come in molti libri à la Dan Brown), ma lo guida nei meandri della Storia, quella con la “s” maiuscola, quando Trieste non era ancora italiana.
Terminata la lettura di All’ombra dell’impero è impellente il bisogno di andare avanti e conoscere le sorti dei nostri eroi, soprattutto del piccolo Davorin, ma possiamo soltanto aspettare il secondo volume, nella speranza che l’attesa non sia troppo lunga.

Articolo di Marcello Gagliani Caputo

Dettagli del libro
  • Titolo del Libro: Il segreto del Mandylion. All'ombra dell'impero
  • Autore :  Alberto Custerlina
  • Editore: Baldini & Castoldi
  • Collana: Romanzi e racconti
  • Data di Pubblicazione: 18 Settembre '13
  • Genere: LETTERATURA ITALIANA: TESTI
  • ISBN-10: 8868520362
  • ISBN-13: 9788868520366

mercoledì 11 dicembre 2013

Buio (per i Bastardi di Pizzofalcone) – Maurizio de Giovanni (Einaudi 2013)



Batman.
E’ con questo nome che ha inizio la seconda storia che vede come protagonisti i sette “Bastardi di Pizzofalcone”.

Il nome del pupazzo preferito da Edoardo Cerchia, Dodo, un bambino di quasi dieci anni che viene rapito per ottenere un riscatto dalla sua ricca famiglia.
Il nome di uno dei supereroi dei fumetti, quello “coraggioso e intelligente”.
Il nome del compagno inseparabile di Dodo, che quando ha paura cerca di farsi coraggio stringendo forte con le mani il più vecchio dei suoi pupazzi di plastica, quello con le sembianze di Batman.
Il nome della figura che occupa interamente la copertina di questo romanzo.

Il buio è sempre pieno di rumori. Il buio non sta mai zitto.

Poi c’è il buio.
Il buio che è l’elemento primario della notte.
Il buio che fa paura ai bambini e che, a volte, sgomenta anche gli adulti.
Il buio dell’animo, vissuto e percepito da tutti i protagonisti di questa storia; il lato nascosto con cui ognuno deve convivere.
Il buio della notte, quando avvengono i furti in casa come quello su cui devono indagare gli uomini del commissariato di Pizzofalcone; un furto strano perché sembra che non sia stato rubato nulla.
Il buio che circonda interamente la figura raffigurata sulla copertina di questo romanzo.

Il buio però è anche l’ambiente in cui Batman si trova più a suo agio; nei fumetti che lo vedono protagonista sono i suoi avversari che devono temere l’oscurità, anche se, forse, la realtà è diversa.
Maurizio de Giovanni dà un altro saggio della sua capacità di coinvolgere il lettore senza usare i colpi di scena tipici dei romanzi polizieschi, ma con i suoi personaggi veri: uomini e donne che impiegano la loro vita quotidiana cercando di rendere un po’ meno buio il luogo dove vivono.
Sono uomini comuni, ma non sono uguali agli altri.
Non sono perfetti, non sono infallibili, hanno i loro difetti e “qualcosa di oscuro nel loro passato”: tuttavia rimangono degli eroi. Nella realtà i Supereroi non esistono e nemmeno i loro superpoteri; però nel mondo reale gli eroi ci sono.

A volte nemmeno chi gli sta vicino sa chi sono, gli eroi.
Nascosti nelle loro identità quotidiane, gli eroi possono sembrare tutt’altro.

Gli eroi ci sono e non possono smettere di “combattere per tutti quelli che vorrebbero vivere onestamente.”

Un romanzo che si apprezza nei dettagli, che fa partecipe il lettore perché fa riferimento alla realtà e alle cose che viviamo ogni giorno; una storia intensa, che parla della Napoli di oggi raccontando la nostra società contemporanea.

Articolo di Paolo "Carrfinder"

Dettagli del libro

  • Titolo: Buio per i Bastardi di Pizzofalcone
  • Autore: Maurizio De Giovanni
  • Editore: Einaudi
  • Collana: Einaudi. Stile libero big
  • Data di Pubblicazione: Novembre 2013
  • ISBN: 8806215744
  • ISBN-13: 9788806215743
  • Pagine: 312
  • Reparto: Gialli
  • Formato: brossura


mercoledì 4 dicembre 2013

L’errore – Gianni Marilotti (Il Maestrale - 2013)


“QUI RIPOSANO GLI AVANZI”

Il cadavere di una studentessa viene ritrovato nel cimitero di Bonaria, a Cagliari. Il primo sospettato è “lo scemo del villaggio”, Filippo Mo, affetto da disturbi della personalità e visto insieme alla vittima qualche giorno prima del fatto. Le indagini, portate avanti dall’ispettore Alessandro Manno e il Pm Vincenzo Vischio mostrano però altre possibili piste che non possono essere trascurate, soprattutto quando un’altra donna verrà uccisa e il primo indiziato sembra scagionato da un alibi di ferro.

Così inizia L’errore, il nuovo romanzo di Gianni Marilotti pubblicato dalla Casa Editrice Il Maestrale; libro che seconde me non spicca per originalità nel panorama letterario italiano, ma che, nonostante questo si legge con piacere, complice sicuramente lo stile scorrevole di Marilotti e il taglio psicologico che ha saputo dare al romanzo. I continui flashback nella vita di Filippo e un’analisi attenta ai rapporti relazionali tra i vari personaggi creano un tessuto di indagini ben congeniato. Non sono caduta nell’errore commesso dall’ispettore, ho intuito subito il nome dell’assassino ma mi sono gustata lo stesso la capacità narrativa dell’autore. Non è facile scandagliare la mente umana, soprattutto quando è malata, quando non si può giocare d’anticipo credendo di poter prevedere delle ipotetiche mosse perché c’è sempre il rischio di veder cambiare le carte in tavola.

A volte credo di potercela ancora fare a uscire dalla condizione di merda in cui mi trovo, ma poi, quando mi aggrappo a qualche filo di speranza, mi accorgo che quel filo è così esile che non so se esista davvero.

I disturbi mentali, il disadattamento, questi sono i temi che sembrano interessare maggiormente a Marilotti, più del giallo, che può essere interpretato come un pretesto per dare ascolto ad un grido d’aiuto che spesso sentiamo quando è ormai troppo tardi.

Gianni Marilotti è professore di Storia e Filosofia. Vive e lavora a Cagliari ed è autore di diverse pubblicazioni di carattere storico-politico. Nel 2003 ha vinto il Premio Calvino con il libro La quattordicesima commensale, sempre edito da Il Maestrale.

Articolo di Marianna "mari" De Rossi

Dettagli del libro
  • Titolo L' errore
  • Autore Marilotti Gianni
  • Prezzo di copertina € 16,00
  • Dati 2013, 224 p., brossura
  • Editore Il Maestrale  (collana Narrativa)

giovedì 21 novembre 2013

Parole avvelenate - Maite Carranza (Atmosphere Libri 2013)


Un pettegolezzo è come una macchia di catrame

All’età di 15 anni Barbara Molina scompare, svanisce nel nulla, di lei nessuna notizia a parte quel biglietto che dice “Me ne vado non cercatemi”. Una ragazzina che scappa di casa magari per un brutto voto, un litigio con l’amica del cuore o con un fidanzatino, una discussione a casa, non è una novità, non sarebbe né la prima né l’ultima ad avere una reazione avventata e a tornare a casa con la coda fra le gambe. Ma Barbara no, una telefonata a casa, la richiesta di aiuto, il ritrovamento della sua borsa e del suo sangue nella cabina da cui ha chiamato fanno capire che le cose stanno diversamente, che è successo qualcosa di grave. E poi più nulla. Una storia dolorosa  che riporta a casi di cronaca purtroppo noti, casi di soprusi, violenze, di ragazze scomparse, e in alcuni casi ritrovate, come il più recente in Ohio o il caso Fritzl in Austria,  Emanuela Orlandi, Ylenia Carrisi e quante altre ancora? E cosa c’è di più dilaniante del non sapere cosa sia successo ad una persona cara, non sapere se è viva e soffre oppure è morta e giace chissà dove. Non avere una tomba su cui portare fiori e andare a pregare. In questo romanzo Maite Carranza questa sofferenza la fa vivere sulla nostra pelle. Parole avvelenate è un romanzo a quattro voci; a raccontare quello che succede in un giorno sono la stessa Barbara, che in maniera agghiacciante descrive la sua prigionia e le sevizie inferte dal suo aguzzino voglio invecchiare, voglio sudare, voglio ridere, voglio parlare, voglio mordere, voglio prendere la sabbia a manciate, strofinarmela sulla pelle, tuffarmi e uscire dall’acqua coperta di sale, iodio e luce!, sua  madre Nùria distrutta e annientata dal dolore ormai ridotta l’ombra di se stessa, Eva la migliore amica di Barbara ai tempi della sua scomparsa e Salvador Lozano il poliziotto che si è occupato del caso e che è arrivato al suo ultimo giorno di lavoro con un macigno sul cuore per non essere riuscito a scoprire cosa sia successo. La scrittura scorrevole, essenziale, i capitoli brevi e intervallati fanno si che si proceda febbrilmente. Gli indizi vengono rivelati mano a mano, come Pollicino con le briciole, fino a che tutti i pezzi del puzzle vanno al loro posto e il finale che lentamente si intuisce, comunque spiazza e fa veramente male. Maite Carranza ha vinto importanti premi letterari e scrive in prevalenza romanzi per l’infanzia e per ragazzi. Parole avvelenate è stato  pubblicato in Brasile, Francia, Corea, Messico, Olanda, Russia, Ungheria, Argentina e per favore non etichettatelo come romanzo per ragazzi.

Articolo di Cristina "cristing" Di Bonaventura

Dettagli del libro

  • Titolo: Parole avvelenate
  • Autore: Maite Carranza
  • Traduttore: Cattaneo S.
  • Editore: Atmosphere Libri
  • Collana: Biblioteca del giallo
  • Data di Pubblicazione: Giugno 2013
  • ISBN: 8865640588
  • ISBN-13: 9788865640586
  • Reparto: Narrativa > Thriller
  • Formato: brossura


domenica 17 novembre 2013

Cocaina - Carlotto, Carofiglio, De Cataldo (Einaudi 2013)


"She don't lie, she don't lie, she don't lie, cocaine…" Cantava così nel 1977 Eric Clapton, “lei non mente, cocaina.”
Nel 2013, più che cantare ci ritroviamo a fare i conti con la cocaina, lo stupefacente che ce l’ha fatta sull’LSD e sull’eroina, esistita da sempre è ancora sulla cresta dell’onda, a far navigare nell’oro i narcotrafficanti, a mettere a posto i bilanci degli Stati nel mondo e a far naufragare gli uomini nel baratro della dipendenza e della perdizione fino alla morte dell’anima della nostra ingegnosa e avanguardistica società. E’ illegale maledizione, eppure circola e pure tanta e il giro è fitto tra tutti noi, senza esclusione di ceto, di credo, di salotto culturale, basta un tiro e lei scalda il cuore, le menti di quanti si lasciano sedurre da un attimo di felicità, effimera crudele e ignobile morte travestita di felicità.
Da qualche mese in Italia è tornato di moda parlare della droga e della sua ignobile collocazione nella vita quotidiana, da Saviano che ha intessuto il suo ben argomentato reportage fino a tre autorevoli scrittori come Carlotto, Carofiglio e De Cataldo che lo fanno nel modo più straordinario che sanno fare, quello di raccontare storie di fantasia, piuttosto raccapriccianti, che turbano e che fanno riflettere.

MASSIMO CARLOTTO. Ci riprova con un racconto ambientato nel Nordest, nella Padova dei malavitosi con le indagini dell’ispettore Campagna. Corruzione e colpi di scena dal finale aperto che non lascia molti spiragli all’immaginazione. Un Carlotto che ho trovato al massimo dei suoi livelli. Ma pur sempre sopraffino nell’immedesimarsi in quei contesti che ritraggono uno spaccato poco conosciuto dell’ illegalità.
Era proprio vero che la droga la sniffavano tutti, ricchi e poveri, laureati e ignoranti. Ma erano le aspettative che facevano la differenza.

GIANRICO CAROFIGLIO. Credo che abbia creato uno dei più eleganti dialoghi col suo racconto “La velocità dell’angelo.” Scritto divinamente, con pathos e trasporto narra la storia di una donna intelligente che si lascia sedurre dalla perdizione, dalla follia nel nome della droga. Il più bello di tutta la raccolta.
Non correre più veloce di quanto il tuo angelo custode non sia capace di volare.

GIANCARLO DE CATALDO. In poche pagine ha racchiuso una rocambolesca storia che vede protagonisti un bel po’ di narcotrafficanti che hanno le loro reti di smercio in tutto il mondo, dalle piantagioni in Messico dei “campesinos” fino ad arrivare in Italia al soldo della ‘ndrangheta’, senza risparmiare nessuno. Avvincente e scalpitante fino all’ultimo bossolo sparato per un prestigioso conto in banca e per il desiderio di un attimo di gioia pura e candida come lei, la signora cocaina.
Quale sarebbe il vantaggio? 
- Entrare direttamente nel mercato europeo. 
- L’Europa non conta più un cazzo. 
- L’Europa forse no, ma gli europei come noi contano eccome, senor Rubio.

Articolo di Gracy A Mischina

Dettaglio del libro

  • Titolo: Cocaina
  • Autori: Massimo Carlotto, Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo
  • Editore: Einaudi
  • Collana: Einaudi. Stile libero big
  • Data di Pubblicazione: Febbraio 2013
  • ISBN: 8806215477
  • ISBN-13: 9788806215477
  • Pagine: 187
  • Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea
  • Formato: brossura



giovedì 14 novembre 2013

In libreria e Televisione: Downton Abbey - Julian Fellowes (Neri Pozza 2013)


Inarrestabile il successo di “Downton Abbey”, la serie-fenomeno inglese firmata dal Premio Oscar Julian Fellowes che, giunta alla III stagione, tornerà in dicembre su Retequattro, in prima visione assoluta per l’Italia accompagnata dall'uscita in libreria della sceneggiatura completa della I stagione

In particolare, promette scintille l’ingresso nella serie dell’esuberante attrice premio Oscar Shirley MacLaine, chiamata a vestire i panni di Martha Levinson, la madre di Lady Cora (Elizabeth McGovern). «She is the opposite of Violet», spiega Sir Fellowes. Giunta ad Highclere Castle dal Nuovo Mondo e corredata da linguaggio ruvido e pensiero liberale da autentica parvenue, Martha è il perfetto alter ego della Contessa di Grantham, interpretata dall’altro premio Oscar del cast Maggie Smith. Come verrà vissuto nella tenuta di Highclere Castle l’incontro-scontro tra la Belle Epoque e l’Età del Jazz? Per il nuovo capitolo del serial da Guinness World Record (il cui palmarès registra dieci Emmy, cinque Bafta e due Golden Globe), non resta che seguire il consiglio dell’ideatore: «Just make sure to have a box of Kleenex».

JULIAN FELLOWES - DOWNTON ABBEY - STAGIONE 1

L’opera È il 15 aprile 1912 quando il Titanic affonda e più di 1500 persone perdono la vita. La notizia della tragedia fa il giro del mondo. Quando arriva tra le verdi campagne dello Yorkshire, in Inghilterra, nella tenuta di Downton Abbey, il Conte e la Contessa di Grantham appaiono piùsconvolti e turbati di chiunque altro. Lo stesso destino che non ha concesso loroun figlio maschio, ma soltanto tre femmine (Mary, Edith e Sybill), gli ha appena strappato anche il legittimo erede della loro proprietà, Patrick Crawley, morto a bordo del transatlantico. Ora il nuovo beneficiario è Matthew, cugino di terzo grado della famiglia, un uomo «inopportuno», «scandaloso», che, contrariamente a tutti i Crawley, lavora per vivere. Inizia così la serie più seguita e premiata della tv britannica, ideata e scritta da Julian Fellowes, già vincitore di un Oscar per la sceneggiatura del film Gosford Park, diretto da Robert Altman. In questo libro l’autore raccoglie non soltanto il copione della sceneggiatura originale, ma aggiunge svariati aneddoti sul lavoro di studio sui personaggi; curiosità sulla scelta delle ambientazioni; spiegazioni che, per la prima volta, svelano al lettore la verità riguardo agli episodi tagliati dalla produzione. Si spiega, ad esempio, come mai fu scelto proprio Highclere Castle come ambientazione; come facevano, durante le riprese, i vari personaggi a spostarsi così rapidamente lungo le stanze del castello; oppure perché le cucine vennero ricostruite negli studi londinesi di Ealing. Downton Abbey è un’opera «talmente ben fatta che non è necessario aggiungere nessuna battuta, ma soltanto leggerla a voce alta» per immergersi, grazie alla forza dei dialoghi e a una serie di perfetti colpi di scena, nella vita di una famiglia aristocratica di inizio Novecento, e scoprirne i crucci e le insoddisfazioni, la noia e le gelosie, i rapporti con i domestici e gli amori più inconfessabili, e godere dell’elegante ritratto di un’epoca che ha cambiato il nostro mondo per sempre.

Dettagli del libro
  • Titolo: Downton Abbey
  • Autore: Julian Fellowes
  • Editore: Neri Pozza
  • Collana: I narratori delle tavole
  • Pagine: 536
  • Prezzo: 18,00 euro

martedì 12 novembre 2013

Rebus di mezza estate – Gianni Farinetti (Marsilio Ed 2013)


Il silenzio, specialmente di notte, in Langa è doppio. A un primo strato superficiale, comune ad ogni campagna del mondo, ne segue un altro più profondo, più sordo eppure più vibrante. Forse perché la gente va a letto presto e non è rumorosa di suo, ma soprattutto perché le colline, i dirupi, i calanchi, i valloni di qui, assorbono i suoni, li trattengono, li celano nel profondo. Se fossero un tessuto sarebbero un velluto, un cibo una crema di verdure, stagnante, sommessa. Non ci sono cascate, non c’è il mare in burrasca, anche il vento-che qui non manca- fa sbattere le porte, certo, ma con suoni speciali, non rabbiosi, senza avvisaglie, un bel bam secco e basta.

Si respira tranquillità nelle Langhe (regione storica piemontese situata tra le province di Asti e Cuneo) e Gianni Farinetti ne fa una descrizione talmente accurata che sembra quasi di esserci. Come accurata e approfondita è la caratterizzazione dei personaggi che ruotano intorno ai due matrimoni che si celebreranno nello stesso giorno e che più diversi di così non potrebbero essere. Da una parte quello dei facoltosi e titolati, la creme de le Langhe, nomi importanti come la ricca vedova Rosanna Serralunga, la pseudo scrittrice mummificata e simpatica come una mignolata del piede ad uno spigolo di notte,  Jone Ramasco (indispettita per il mancato invito), con compagna svizzera al seguito, la Mirella Nava con l’odioso marito Carlo (poveretta lei che lo sopporta), la sciocca Gigliola con il terzo marito, i coniugi Cambiano con il figlio Eugenio, il nobile decaduto Salmour che presenzieranno  la chiacchieratissima unione tra le famiglia e Clavesana e D’Arby (ma non è gay lo sposo?! O.o); l’altro chiassoso e casereccio della coppia di rumeni al servizio di Massimo e Chiara, al quale presenzieranno oltre a loro due l’amica di famiglia Laura e l’amico gay Sebastiano, e uno stuolo di invitati che farebbe invidia al circo Orfei. Spassosa oltre ogni immaginazione la descrizione degli invitati, le chiacchiere e i pettegolezzi nel primo, quanto l’eccentricità e i commenti degli anziani piemontesi alle nozze di stranieri in territorio italiano, del secondo. Ma a disturbare tanta quiete non ci sono solo i preparativi, gli schiamazzi e i vai corri e scappa ma un killer che gira indisturbato e che sembra voglia far fuori qualche invitato, così a caso…. Oppure c’è un legame?! Sarà l’ottimo maresciallo Beppe Buonanno a prendere in mano le indagini  a scoprire un verità scottante. C’è Dio, certo, o la cattiveria umana. O come dicevamo il destino. Ci sono persone che soffrono per sempre, che soccombono, che non possono fare niente, nemmeno per i propri figli. E ci sono persone che distruggono ogni cosa che toccano, anche contro la loro volontà. Ma lo spiazzante  colpo di scena finale stenderebbe anche lui!
Una commedia nera con tanto di divisione in atti, coinvolgente,  che fa sorridere con i pettegolezzi “le voci in Langa corrono più dei fulmini” e le scene da operetta, scorrevole, linguaggio fresco e semplice, un ritmo narrativo incalzante e affascinante. Non conoscevo l’autore, ammetto la mia ignoranza, ed è stata una piacevolissima scoperta.

Articolo di Cristina "cristing" Di Bonaventura

Dettaglio del libro

  • Gianni Farinetti
  • Rebus di mezza estate
  • Marsilio Ed.
  • pp. 368, 3° ed.
  • Euro 18,00
  • 2013 
  • isbn: 978-88-317-1565-2 




venerdì 25 ottobre 2013

Casilina Ultima Fermata - Enrico Astolfi (Edizioni Ponte Sisto 2013)


Un esordio d’autore

Casilina Ultima Fermata”è un romanzo che ha due protagonisti, con due storie diverse, separate, ma che procedono di pari passo come i due binari che scorrono sulla Casilina,sotto il sole che tocca la capitale. Le due storie sono avvincenti in maniere totalmente diverse, e questo fa sì che una sia ossigenante rispetto all’apnea violenta e maligna dell’altra.
Il Grigio, uno dei due protagonisti, è appena uscito di galera per tornare finalmente a casa… Ma la sua casa e il suo quartiere, diventano il ventre spaventoso di un incubo nel quale rimestano i succhi gastrici del passato e del presente. Dall’altra parte della strada,Roy, venuto in Italia dall’Olanda, sta cercando disperatamente la “SOS Cani e Gatti” per trascorrere le sue ferie ad aiutare i quattro zampe in difficoltà. Sarà l’inchiostro a tratti cupo, a tratti cangiante della penna di Astolfi a definire i collegamenti fra i due binari che si intersecheranno con un improvviso cambio dirotta verso un pericoloso deragliamento.
La Roma che racconta l’autore è straordinaria, e non è facile, diventerà pagina dopo pagina una terza protagonista che respira e affascina,portandoti dentro il vortice della sua natura. L’autore dà pennellate decise, ora pastello, ora di acidi acrilici, che mi hanno fatto riscoprire Roma, la mia città. Rivisitandola sotto le lenti colorate di Enrico Astolfi mi sono trovata a guardarla con altri occhi. L’ambientazione è diventata così la terza protagonista del romanzo,un filo che cuce le due storie con naturalezza.
“Casilina Ultima Fermata” è un esordio disegnato da tratti forti e distinti, raccontati da un narratore sicuro che sa colorare un mondo e renderlo tridimensionale anche nella sospensione che crea fra realtà e iperrealtà.

Recensione di Francesca Bertuzzi

Dettaglio del libro

  • Titolo: Casilina. Ultima fermata
  • Autore: Enrico Astolfi
  • Editore: Ponte Sisto
  • Collana: Ombre
  • Data di Pubblicazione: Ottobre 2013
  • ISBN: 8895884779
  • ISBN-13: 9788895884776
  • Pagine: 280
  • Reparto: Gialli
  • Formato: brossura


mercoledì 23 ottobre 2013

Intervista a Simone Sarasso - Il Paese che amo (Marsilio Ed. 2013)


Corpi Freddi: Nel 2007 "Confine di stato", nel 2009 "Settanta" ed oggi si conclude la Trilogia più nera sul nostro Paese col romanzo "Il Paese che amo", sempre edito per Marsilio. Tiriamo le somme dal 2007 ad oggi parlandoci della trilogia e del suo contenuto? 

Simone Sarasso: La Trilogia sporca dell’Italia è un progetto folle che nasce quasi dieci anni fa. L’idea era quella di raccontare la Prima Repubblica e il suo volto deteriore narrando la storia oscura del Paese dal punto di vista dei “cattivi”. Dunque, al posto del solito eroe dei romanzi gialli, al posto dello sbirro buono (magari complessato, alcolizzato, dal passato discutibile, ma in fondo, comunque, buono), al centro della mia storia c’è Andrea Sterling: uno psicopatico fascista al soldo del potere. Il ragazzo farà fortuna, e da semplice poliziotto in divisa finirà per ricoprire una posizione di prestigio all’interno dei Servizi Segreti. Tra le sue dita sporche di sangue scivoleranno anni deliziosi e terribili, per colpa sua (ma non solo sua) cadranno amici e nemici, moriranno innocenti, e il Paese che amo si sgretolerà un mattone alla volta.

CF: Parlaci invece della tua personale evoluzione dal 2007 ad oggi. Ne son successe di cose da allora: un pargolo, Rizzoli, Frammenti, ecc.

SS: Quando iniziai a scrivere la Trilogia (correva l’anno 2004) ero laureato da un anno, avevo un lavoro precario, una fidanzata e grandi sogni. Oggi, quasi due lustri più tardi, sono laureato da nove anni, ho una lavoro che amo, due editori di gran classe (Marsilio e Rizzoli), ho scritto diversi romanzi di vario genere, qualche fumetto, un po’ di serie TV (la più nota è Frammenti – www.frammenti.tv – la prima serie “interattiva”, andata in onda su Current TV, quando ancora Current esisteva, in Italia), la mia fidanzata di allora è diventata mia moglie, abbiamo un bel bambino, un cane e un gatto. Anche se il cane non è veramente nostro. Si limita a vivere con noi.

CF: 1712 pagine per raccontare 40 anni di BelPaese. Qual era il tuo obiettivo iniziale e se a 6 anni dall'inizio ti senti soddisfatto.

SS: L’obiettivo iniziale era sporcarmi le mani, frugare nel ventre molle del Paese e non uscirne pulito. Direi che posso ritenermi soddisfatto.

CF: Qual è "Il Paese che ami"?

SS: Quello in cui i premier sono eletti dal popolo e non dal Presidente della Repubblica, quello in cui i giovani lavorano e non devono vendere un rene per pagare l’affitto, quello in cui i padri vanno in pensione a 60 anni, non a 202, quello in cui le tasse le pagano tutti, nessuno escluso, e servizi  e assistenza non sono merce rara, riservata soltanto a chi se la può permettere.
Il Paese che amo è un Paese che non esiste. Ancora.

CF: Parliamo un po' della gestazione di quest'ultimo romanzo. 

SS: L’idea primigenia c’è da quando esiste il progetto per la Trilogia. Sapevo di voler scrivere un romanzo su Tangentopoli, sulla ascesa e caduta del PSI e sull’ultimo miglio della Prima Repubblica. Quello che non sapevo, è chi sarebbero stati i protagonisti. Ljuba, Salvo e Tito li ho conosciuti strada facendo. Sterling e Mimmo, invece, sono il vero motore della trittico. Era naturale non lasciarli indietro.

CF: Il titolo è stato ispirato da un discorso fatto da Berlusconi quando decise la sua discesa in campo 19 anni fa. Come mai questa scelta?

SS: La “discesa in campo”, quella discesa, è l’azimut della Prima Repubblica, l’inizio del buco nero, la fine del male che lascia il posto al peggio. Ho sempre saputo, fin dai primi vagiti della Trilogia, che quella frase, “L’Italia è il Paese che amo”, sarebbe stata la fine del viaggio.

CF: Molti dei personaggi inseriti nella Trilogia, sono palesemente ispirati a personaggi dell'epoca dei fatti. Vogliamo svelarne qualcuno?

SS: Senza voler rovinare la sorpresa al lettore, potremmo dire che, a tirare le fila del romanzo, ci sono cinque protagonisti niente male: Ljuba Marekovna, stellina della tv, pornostar e parlamentare; Domenico Incatenato, giudice titolare dell'inchiesta "Mani Pulite"; Salvo Riccadonna detto Dracula, mafioso dal cuore di ghiaccio e dalla bomba facile; Tito Cobra, segretario del Partito Socialista Italiano; e naturalmente, last but not least, Andrea Sterling, l'Uomo Nero, il cane da guardia dello Stato.

CF: Jacopo Cirillo sul suo articolo pubblicato da Finzionimagazine.it dice: "...Ci sono indagini, gialli, neri, procedurali, thriller, splatter, mafia movie, divertimenti, chiacchiere, porno, referendum, missili. Ah, e poi c'è Andrea Sterling. Ancora. Viene da chiedersi come faccia Simone Sarasso non tanto a scrivere, quanto a sapere tutte queste cose." Ripropongo la domanda indiretta di Cirillo e la faccio mia: Tu manco c'eri, non eri ancora nato negli anni di Confine di Stato, ma l'emotività trasmessa nei tuoi libri fa sì che il lettore si cali in quegli anni descritti come se fossero stati realmente vissuti dallo scrittore. A parte i complimenti del caso, quanto lavoro di studio di quegli anni, di lettura di giornali d'epoca, ecc hai dovuto affrontare per i tre tomi della Trilogia?

SS: Francamente ho perso il conto delle pagine lette, dei documenti spulciati, delle ore in emeroteca e in biblioteca. Non saprei davvero più quantificare la mole effettiva della documentazione, dopo quasi dieci anni di lavoro forsennato. Tuttavia, non mi pento di un solo minuto speso a conoscere la Storia. Perché una buona finzione, per essere credibile, ha bisogno di solide basi realistiche. Più sai del tuo mondo fittizio, più assomiglia a quello reale, più il lettore sarà disposto a fidarsi di te, a emozionarsi, a darti la mano e seguirti fino a dove ti andrà di trascinarlo.

CF: È una domanda che definire stupida e banale sarebbe solo un eufemismo, ma da dove nascono personaggi come Ljuba Marekovna (j'adore)?

SS: L’ispirazione arriva dagli Anni Ottanta e dal tourbillon di character  e caratteristi che l’epoca ci concesse il beneficio di conoscere.

CF: Di certo affronti un’Italia molto scomoda. Dal punto di vista dell'editing, hai avuto pressione in casa editrice a "ripulire" qualche passaggio?

SS: Mai, e ci tengo a dirlo a chiare lettere: è un onore aver avuto l’opportunità di pubblicare un libro come IL PAESE CHE AMO – che non fa di certo sconti alla classe dirigente degli anni Ottanta e Novanta – per Marsilio, la casa editrice fondata da Gianni e Cesare De Michelis. Durante la stesura dell’intera trilogia, durante questi sei anni di lavoro, non ho mai – ripeto: MAI – ricevuto la benché minima obiezione sul contenuto politico del mio lavoro. Non c’è stata nemmeno l’ombra della censura tra la tastiera e la messa in pagina. Non so se altrove avrei avuto la medesima libertà.

CF: Piccola curiosità personale: continuerai mai la scrittura storica da dove si finisce con "Il Paese che amo" fino ai nostri giorni?

SS: Come sai, la Trilogia sporca ha già una continuazione nella graphic novel United We stand, ambientata nel 2013. UWS racconta di un colpo di Stato, il primo colpo di Stato della storia della Repubblica italiana. Ho scritto un romanzo – s’intitola Terra di nessuno e uscirà, ça va sans dire, per i tipi di Marsilio – che tratta dei dieci anni successivi al colpo di Stato (2013-2023), dieci anni di guerra civile. A questa stramba esalogia manca, in effetti, il quarto tassello: il libro che copre il periodo 1994-2013. La tentazione di narrare l’ultimo atto dell’Italia deteriore (il cui epilogo stiamo vivendo proprio in questi giorni) è forte. Ma credo che questo romanzo dovrà aspettare: una nuova trilogia è già all’orizzonte. L’argomento, per ora, è ancora top secret.

CF: Che poi, diciamoci la verità, è una gran figata far uscire il tricolore mettendo assieme i tre volumi. Daniele Rudoni ha curato la grafica degli ultimi due volumi, oltre che di United We Stand. Innegabile dire che il terzo volume graficamente spacca di brutto, ma a parte questa mia esternazione mooolto professionale, volevo sapere se ci regalerete un'altra GN dopo UWS.

SS: Al momento io e Daniele siamo troppo impegnati su progetti solisti per permetterci una collaborazione: le graphic novel richiedono tempo e dedizione, e il tempo, in questi mesi densi, scarseggia più che mai. Ma non escludo che in futuro si possa tornare a lavorare insieme su qualcosa di gustoso!

CF: In questi anni ci hai abituato a un Sarasso poliedrico che spazia dal noir allo storico passando dalla graphic novel fino al romanzo grottesco. Pubblicando per altro con più case editrici. In futuro che Sarasso leggeremo? E quale di queste esperienze ti ha più divertito?

SS: A me piace tutto quello che faccio: mi piacciono i racconti, le serie TV, le graphic novel, i romanzi noir, storici o grotteschi. Non ho uno stile prediletto, ma in genere sono molto contento di fare qualcosa per la prima volta. Perché ogni prima volta è difficile e saporita.
State attenti, dunque, adorati lettori: in futuro potrei stupirvi con qualcosa d’inatteso!

CF: Piccolo gioco: entrambi abbiamo una passione che ci accomuna e a scanso di equivoci precisiamo da subito che si tratta della musica. Vogliamo dare una colonna sonora alla trilogia? Dammi 5 titoli/autori di brani rappresentativi di quegli anni che possano esser ascoltati in sottofondo mentre leggiamo il tuo romanzo.

SS: Ci sono almeno cinque brani citati esplicitamente nel romanzo, e credo che definiscano bene l’atmosfera che si respira tra le pagine: Madonna, La Isla Bonita; Micheal Jackson, Billie Jean; Massimo Ranieri, Perdere l’amore; Kaos One, Fastidio, Pooh, Piccola Katy (rigorosamente nell’incisione del 1991)

CF: Un enorme in bocca al lupo dai corpi freddi e buon tour!

SS: Crepi il lupo!

Intervista di Enzo "BodyCold" Carcello

Dettagli del libro

  • Titolo: Il paese che amo
  • Autore: Simone Sarasso
  • Editore: Marsilio
  • Collana: Farfalle
  • Data di Pubblicazione: Ottobre 2013
  • ISBN: 8831716115
  • ISBN-13: 9788831716116
  • Pagine: 581
  • Reparto: Gialli
  • Formato: brossura


giovedì 17 ottobre 2013

TimeCrime 40 titoli ebook a 2,99€


Fanucci in questi anni ci ha stupito con campagne di vendita sempre rivolte al lettore come l'abbattimento dei prezzi. La costola dedita alla letteratura di genere, TimeCrime, nacque sotto questa stella, proponendo dall'inizio titoli (ottimi titoli) al prezzo di 9,90€.
Ieri, un comunicato stampa mi ha fatto sbarrare gli occhi e ve lo riporto per intero sperando di farvi cosa gradita :P

Care lettrici e cari lettori, quanti sono i titoli timeCRIME che ancora non avete letto, e quali gli autori che ancora non conoscete? Che siano tanti o pochi da oggi fino al 30 ottobre avrete la possibilità di leggerli tutti in ebook ad un prezzo straordinario, solo €2.99 per autori come Linda Castillo, David Baldacci, John Connolly, Karin Slaughter, William Landay, Jonathan Kellerman e tanti altri, in calce la lista completa.

Genesi    Slaughter, Karin
Il caso Maloney - La prima indagine dell’ispettore Faraday    Hurley, Graham
L’innocente    Baldacci, David
La casa sul fiume    Hancock, Penny
La lunga notte    Castillo, Linda
Morte di uno sbirro    Landay, William
L’ombra della verità    Slaughter, Karin
I sonnambuli    Grossman, Paul
Il canto delle sirene    McDermid, Val
Ogni goccia di sangue    Robotham, Michael
Tre giorni per morire    Slaughter, Karin
L’ultima profezia    Jensen, Liz
Venti corpi nella neve    Pasini, Giuliano
L’ultimo vangelo    Goldstein, Barbara
La trilogia nera    Zeltserman, Dave
Vittime    Kellerman, Jonathan
Punto di rottura    Lelic, Simon
Omicidio allo specchio    Jahn, Ryan David
The game    Olson, Michael
Strega    Guerrini, Remo
A casa del diavolo    De Marco, Romano
La banda dei tre    Callegari, Carlo
Killer    Wood, Tom
Lo strangolatore    Landay, William
Sotto tiro    Baldacci, David
Il libraio di Pargi    Pryor, Mark
I tre demoni    Connolly, John
Tra due fuochi    Slaughter, Karin
Nessun indizio    Grossman, Paul
La preda    Hurley, Graham
L’imprevisto    Jensen, Liz
Morte sospetta    Weaver, Tim
Senza nessuna colpa    Tursten, Helen
Abisso senza fine    Slaughter, Karin
Il codice Amadeus    Swann, Phillip
La colpa    Kellerman, Jonathan
Nel segreto dei codici    Goldstein, Barbara
In un vicolo cieco    Castillo, Linda
In difesa di Jacob    Landay, William
L’assassino americano    Flynn, Vince

Buon Acquisto e buona lettura


martedì 30 luglio 2013

L’ipotesi del male - Donato Carrisi (Longanesi 2013)


Noi li chiamiamo i dormienti

Sono i corpi a cui non si è stati in grado di dare un identità, vittime di omicidio che devono essere conservati senza limiti di tempo perché non si può condannare un assassino se non si dimostra che la persona che ha ucciso esisteva veramente. Senza un nome, il corpo è l’unica prova di quell’esistenza. E sono li tutti, nell’obitorio, stanza n. 13 il girone dei dormienti.
L’ufficio delle persone scomparse nella sede del dipartimento di polizia federale, detto il Limbo, si occupa invece di chi di punto in bianco è scomparso dalla faccia della terra, né un indizio, né un messaggio, niente più niente, come volatilizzati. E le loro foto sono tutte qui, nella sala dei passi perduti, una stanza senza finestre e senza arredamenti ma piena di volti che chiedono di poter essere visti di nuovo e occhi che chiedono di poter guardare ancora alla vita. Dormienti e scomparsi che vi terranno sulle spine, vi faranno stare con il fiato sospeso e vi toglieranno il sonno. Ed è nel Limbo che ritroviamo Mila Vasquez. Devo ammettere che già leggere solo il nome in un “ruolo cameo” (in gergo cinematografico) ne Il tribunale delle anime, mi aveva fatto scorrere un brivido sulla schiena, ritrovarla qui, protagonista principale, è stata un emozione. Mila è un personaggio complesso, difficile da comprendere, è una donna che ha un vissuto alle spalle che la metà basterebbe per stendere chiunque, ma lei è caparbia e va avanti, una donna spezzata e segnata che ha visto e vissuto l’orrore e che è dal buio che viene ed è al buio che ogni tanto deve tornare. Mila si butta nei casi a capofitto ma in questo la paura l’assale, persone scomparse anni prima che tornano ed uccidono a sangue freddo, un vero e proprio esercito delle ombre che semina morte. Cosa o chi c’è dietro a tutto questo, chi muove le fila, chi è il Mangiafuoco? Questo la spaventa perché nella vita di Suggeritore ne basta uno e quando rischi la tua vita gli incubi non passano mai. È come se andassi al cinema per vedere un film dell’orrore e il mostro attraversasse lo schermo: la paura per cui hai pagato il biglietto diventa un’altra cosa, e non sai come chiamarla. È panico, ma anche qualcosa di più. È l’idea stessa di non avere scampo, l’irrimediabile e improvvisa consapevolezza che non esiste distanza che possa metterti al sicuro. E che la morte conosce il tuo nome. 
Non vorrei che questa recensione sembrasse una dichiarazione d’amore a Donato Carrisi, ma è difficile non rimanerne conquistati e non innamorarsi di lui. Direi quasi impossibile. È senza dubbio l’unico che dopo poche righe mi inchioda alla pagine, con tutti i suoi libri è stato così, anche con La donna dei fiori di carta che è completamente diverso dai suoi lavori. E questa si chiama grandezza! Ha una marcia in più, sa perfettamente di cosa scrive essendo specializzato in criminologia e scienza del comportamento e lo fa maledettamente bene. La violenza di uno spree killer è ciclica. Ogni ciclo dura all’incirca dodici ore e si divide in tre stadi: quiete, incubazione ed esplosione. Il primo si verifica dopo l’assalto iniziale. C’è un momentaneo senso di appagamento a cui segue, però, una nuova fase di cova: l’odio si mescola alla rabbia. I due sentimenti si comportano come elementi chimici. Isolati non sono necessariamente nocivi, ma se si combinano danno origine a una miscela altamente instabile. Il terzo stadio a quel punto è inevitabile. La morte è l’unica conclusione possibile del processo. L’ipotesi del male è un ulteriore conferma di quanto una mente geniale (e malata!) possa spingersi sempre un po’ più in la con la consapevolezza di essere seguito, perché Carrisi ha uno stile essenziale, capitoli brevi, senza fronzoli, nessuna parola di troppo, la trama è perfetta senza sbavature, tutto torna, ogni filo va a tesserla ed ha la sua perfetta collocazione e i personaggi partono dal centro della storia ognuno la sua vita la sua storia che diventa nostra, come una coreografia di girasoli a caccia di un raggio di luce.


Cristina Di Bonaventura

Dettaglio del libro
  • Titolo: L' ipotesi del male
  • Autore: Donato Carrisi
  • Editore: Longanesi
  • Collana: La Gaja scienza
  • Data di Pubblicazione: Aprile 2013
  • ISBN: 883042823X
  • ISBN-13: 9788830428232
  • Pagine: 432
  • Reparto: Narrativa > Thriller

giovedì 25 luglio 2013

Paura nella notte - Joseph Hansen (Elliot 2013)


Non si sarebbe mai sentito a suo agio con quell’arma. Non aveva mai voluto  portarne una e per decenni era riuscito a farne a meno. Ma i tempi erano cambiati. Il gioco che amava era diventato letale. 

Gli anni passano e i tempi cambiano e il quarto romanzo della serie Dave Brandstatter Myster ce lo dimostra. Siamo intorno agli anni 80, il divorzio non è più una novità, a Los Angeles impazzano le guerre tra bande per la conquista del territorio. Hansen è ancora un volta di più straordinario, portandoci tra le bande, facendoci saggiare la paura delle famiglie per bene che si trovano coinvolte loro malgrado negli scontri trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il suo modo di scrivere pacato, tranquillo ed elegante centra il problema e lo descrive senza scender mai nello splatter o nel voyeurismo, non ci sono mai parole di troppo, è lineare ed è un piacere leggere i suoi romanzi proprio per questo perché già iniziandoli si ha la sensazione di essere sul posto, di condividere l’esperienza con Dave Brandstatter e di non trovarsi mai, ripeto mai, a dover sbuffare per qualche “allungamento di brodo”.
Questa volte il nostro Dave deve indagare sulla morte del camionista Paul Meyer, finito apparentemente fuori strada. L’uomo aveva stipulato un’assicurazione sulla vita poco prima di morire a favore della moglie che si ritroverebbe a godere di un bel gruzzolo ed è compito suo stabilire se è morto per incidente o ucciso, magari proprio dalla moglie. Il sospetto principale è che potrebbe trattarsi di una vendetta del capo banda Ruiz contro il quale aveva testimoniato, ma la precedente e improvvisa morte del suo amico, anche egli camionista, Ossie Bishop, fa prendere una piega inaspettata alle indagini. Entrano in scena personaggi inquietanti e sopra le righe come De Witt Gifford che dall’alto del suo castello controlla il territorio, l’insegnante Bruce Kilgore, e una donna misteriosa che chiamano Duchessa implicata nel traffico dello smaltimento di sostanze tossiche. Un caso complesso in cui Dave verrà aiutato dal compagno Cecil già cononosciuto ne La ragazza del Sunset Strip. Una volta di più Hansen mi ha preso e coinvolto, una volta di più l’ho letto con immenso piacere e una volta di più vi dico, non perdetevelo!

Gli altri libri della saga:
La ragazza del Sunset Strip - Joseph Hansen (Elliot 2012)
Atto di morte - Joseph Hansen (Elliot 2012)
Scomparso – Joseph Hansen (Elliot 2012)

Articolo di "Cristina "cristing" Di Bonaventura

Dettaglio del libro
  • JOSEPH HANSEN
  • PAURA NELLA NOTTE
  • Collana Raggi
  • Editore: Elliot
  • pp. 187
  • Prezzo di Copertina: euro 14,50
  • Marzo  2013
  • ISBN 9788861923355 

martedì 23 luglio 2013

Segnalazione: Il Burattino - Jim Nisbet (TimeCrime Luglio 2013)


IN LIBRERIA DAL 25 LUGLIO 2013
Jim Nisbet
IL BURATTINO

Traduzione di Jacopo Lenkowicz
Pagine 288 - 9,90 euro 

Autore noir ricercato e originale, Nisbet costruisce le sue storie con acume ed interesse per il lato oscuro della realtà. Forte di una penna che Michael Connelly ha definito come “più acuminata di un milione di spade”, timeCrime pubblica oggi uno dei suoi primi romanzi Il Burattino (titolo originale, The Puppet, USA, 1989), un viaggio dai ritmi incalzanti nel mondo del narcotraffico e della violenza.

A Mattie Brooke non sfugge niente. Non che ci sia molto da farsi sfuggire nella sonnolenta cittadina di Dip, nello stato di Washington. Almeno fino all’arrivo di Tucker Harris, un commesso viaggiatore, veterano del Vietnam, con una dieta a base di alcol e anfetamine e una coltissima predisposizione alle più audaci efferatezze. Con l’aria distratta, disorientata e irrequieta è proprio il genere di straniero che può irretire una cameriera bella e solitaria come Mattie. Ma dopo una notte di sesso selvaggio, lui le lascia solo una poesia di Verlaine scarabocchiata su un tovagliolo. Quello che Mattie non sa è che Harris le ha lasciato anche la porta aperta sull’inferno: ventiquattr’ore che la precipiteranno in un vortice di narcotraffico, violenza, omicidi e corruzione che neanche un poeta maledetto immerso nell’assenzio avrebbe potuto immaginare. Forse c’è una possibilità di salvezza, ma ovviamente ha un prezzo molto alto, molto vicino a quello dell’anima.


lunedì 22 luglio 2013

Io vi vedo - Simonetta Santamaria (Tre60 Ed. 2013)


Un padre disposto a tutto per vendicare lʼassassinio della figlia
Un ex poliziotto che ha deciso di farsi giustizia da solo
Un uomo sul punto di immergersi nellʼabisso più cupo della propria anima

Mentre sotto l’ombrellone si consumano letture mordi e fuggi, romanzetti e raccontini che, una volta chiusi, finiscono nel dimenticatoio, tra gli scaffali delle librerie c’è ancora spazio per qualche chicca imperdibile, come il nuovo romanzo di Simonetta Santamaria, la regina del noir napoletano. Con Io vi vedo, Edizioni Tre60, l’autrice sembra voler ripercorrere canovacci già ampiamente conosciuti, per poi virare nel più buio e angosciante thriller dove il Bene e il Male si scambiano continuamente i ruoli e in cui non sembra esserci spazio per parole come perdono o umanità.
L’avventura di Maurizio Campobasso, dimissionario poliziotto dal passato torbido e dai sensi di colpa ingombranti, è una drammatica discesa negli inferi, un viaggio di sola andata verso la conoscenza del proprio lato oscuro, della propria Furia. Leggendo la quarta di copertina, il lettore potrebbe credere di trovarsi di fronte all’ennesimo giallo con protagonista un commissario tormentato, in cerca di vendetta e riscatto, ma nulla di tutto ciò è vero, perché Io vi vedo è molto altro, è un thriller paranormale con derive splatter e orrorifiche in cui la parte del leone la fanno i personaggi protagonisti, a cui la Santamaria da’ vita grazie a una quotidiana semplicità che li rende umani e reali.
È impossibile non affezionarsi a Campobasso e ancora di più all’ispettrice Caterina Todisco, da sempre segretamente innamorata di lui, ma donna orgogliosa e indipendente, che ha fatto del lavoro la propria vita, ma anche agli altri componenti della squadra dell’ex commissario.
La trama avvolge pagina dopo pagina, avvince e soprattutto suscita sentimenti di varia natura: rabbia, soddisfazione, frustrazione e goduria vera e propria.
In un tourbillon di emozioni e colpi di scena, l’autrice costruisce una storia salda e avvincente, senza avere paura di parlare di corruzione, pedofilia, violenza e perversioni umane, e che va a inserirsi nella più ampia innovazione letteraria che sta portando a una contaminazione sempre maggiore tra generi, permettendo di dare una boccata d’ossigeno a storie e personaggi a rischio inflazione.

Articolo di Marcello Gagliani Caputo

Dettagli del libro

  • Titolo del Libro: Io vi vedo
  • Autore :  Simonetta Santamaria
  • Editore: TRE60
  • Collana: TRE60 , Nr. 35
  • Data di Pubblicazione: 2013
  • Genere: LETTERATURA ITALIANA: TESTI
  • ISBN-10: 8867020781
  • ISBN-13: 9788867020782


martedì 16 luglio 2013

La verità sul caso Harry Quebert - Joël Dicker (Bompiani 2013)


Prima di leggere il libro di Joël Dicker, ho avuto il piacere di conoscerne l’autore assistendo alla presentazione romana organizzata da Bompiani.
Grazie alle sue parole mi sono avvicinato al testo con molta curiosità e tante aspettative.
Sandro Veronesi, relatore della presentazione, e la critica più in generale, ne parlano come un libro da cui è difficile staccarsi per i molti colpi di scena e per la storia ricca di personaggi.
Ho messo le quasi ottocento pagine sul comodino e dopo pochi giorni non c’erano più, l’avevo finito.
Non posso far altro che confermare tutto ciò che avevo letto prima di iniziare.
“La verità sul caso Harry Quebert” è un libro ipnotizzante, che ti tira dentro la sua storia e ti leva ogni certezza di pagina in pagina, se non ci fossero le altre duecento, trecento, quattrocento pagine seguenti, penseresti sempre che è terminato.
Invece la storia si smonta e si ricompone senza perdere mai coerenza, garantendo sempre un ruolo importante a ogni personaggio, come se magicamente tutto fosse in primo piano.
Poi c’è l’esercizio di stile di mettere la scrittura della storia come protagonista della storia stessa, così su piani diversi ci sono lo scrittore che deve narrare gli eventi in cui è stato coinvolto un altro scrittore che a sua volta ha raccontato la sua storia d’amore proibita in un libro.
Sembra uno scioglilingua e per gran parte del romanzo sono stato in attesa che l’autore inciampasse in qualche dettaglio trascurato, invece tutto ha funzionato alla perfezione e la matrioska delle storie mi ha portato sino alla più piccola racchiusa dentro le altre.
La storia non è originale, così come non lo sono i luoghi e i personaggi. Eppure tutto ciò appare una scelta, l’autore sembra voler concentrarsi sugli ingranaggi per lasciare a noi l’onere di immaginare persone e luoghi.
L’America degli anni 70, i piccoli centri del New Hampshire, il locale dove cucinavano gli hamburger, la festa di fine anno del college, tanti elementi noti, grazie al cinema e alla letteratura, pongono le basi per poter narrare altro, per poter muovere il motore complesso della trama.
Un cold case, un caso irrisolto di 33 anni prima, diventa improvvisamente di attualità con il ritrovamento del corpo della ragazza scomparsa, seppellito nel giardino di un famoso scrittore, vicino ai resti il manoscritto che lo ha reso famoso, con una dedica alla donna stessa.
Prende così il via la storia, in cui niente è come sembra fino al termine, si palesa la storia d’amore tra la quindicenne defunta e l’allora trentenne scrittore, si comprende che il romanzo che lo ha reso famoso non è altro che la loro storia e l’America puritana lo condanna, sia per l’amore prematuro che per l’omicidio.
Sul posto arriva un giovane scrittore, in piena crisi creativa, per aiutare il suo mentore finito in prigione.
Inizia a indagare e ben presto trasforma le sue ricerche nel soggetto del suo libro che in fondo è lo stesso che leggiamo noi e che miscela le pagine con quelle del capolavoro dell’accusato.
Una letteratura che parla della letteratura, che scandisce i capitoli con i consigli che l’anziano insegnante universitario aveva dato al giovane studente che ora è corso ad aiutarlo.
In un’intervista, Ammaniti ha dichiarato che il libro non è scritto benissimo ma è appassionante, devo dire che per me lo è stato a tal punto da non essermi reso conto che presentasse qualche lacuna, o forse sono semplicemente un lettore più modesto del famoso scrittore italiano.
Mi capita raramente di leggere con la bramosia di voltare pagina, quando succede mi entusiasma e quando il romanzo che lo ha fatto accadere si conclude mi dispiace.
Stavolta è successo e mi auguro che accada anche a voi.

Articolo di Pierpaolo Turitto

Dettagli del libro

  • Autore: Joël Dicker
  • Titolo: La verità sul caso Harry Quebert
  • Traduttore: Vega V.
  • Editore Bompiani
  • Pagine: 779
  • Prezzo € 19,50
  • Data di pubblicazione: Maggio 2013