"Uno stupido angelo. Storia commovente di un Natale di terrore" era stato già pubblicato anni e anni fa in Italia da Sonzogno, ora ripreso da Elliot con una nuova copertina e una nuova traduzione e, in più, un nuovo capitolo al volume (l'ultimo) offerto dallo stesso scrittore americano e tradotto da Luca Fusari.
Le attese erano più che alte, imprevedibili o meglio, prevedibilmente spiazzanti perché si può parlare solo in questi termini delle aspettative che ci si forma su una lettura Mooriana.
Tant'è che in sede di presentazione al libro, c'è un'avvertenza che dice:
"Se state comprando questo libro come regalo per vostra nonna o per un ragazzino, sappiate che contiene parolacce, gustose descrizioni di cannibalismo e quarantenni che fanno sesso. Poi non date la colpa a me. Io vi ho avvisato"
Roba da consumato marketing manager che sa inventarsi una strategia di allontanamento-avvicinamento basato sul conquistarsi, anche con la forza, le simpatie o, perlomeno, anche una semplice distratta attenzione che poi potrebbe diventare affetto e fedeltà al marchio di fabbrica.
La location di ambientazione è Pine Cove, America, paesino sperduto in cui accade sempre qualcosa di clamoroso, a livello temporale non è ben precisato (ma si parla di playstation e xbox, quindi all'incirca ci si può fare un'idea di massima, non sono certamente gli anni Settanta) ma si sa che siamo a Natale.
Natale che è un momento pieno di suggestioni, di colori, di storie e leggende, di freddo, neve (a meno che non ci si trovi in Australia o posti simili). Natale ispira molto anche favole dark alla Burton, modus operandi di serial killer e storie drammatiche.
Ecco, Moore cerca di racchiudere un po’ tutto questo, richiamando all’opera personaggi già incontrati in altri libri e di successo, tutti ovviamente assai strampalati nonostante qualcuno finga di dimostrare una certa parvenza di serietà e normalità: c’è ad esempio Raziel de Il Vangelo secondo Biff, Theo Crowe, Molly Michon e Gabe Fenton di Sesso e Lucertole a Melancholy Cove, Robert Masterson e Mavis Sand in Demoni, istruzioni per l’uso e poi Tucker Case il pippistrello della frutta Roberto T. presenti in Island of the sequined Love Nun.
Quello che ne viene fuori è una storia briosa, fluida, facile da leggere alla svelta, che strappa qualche risata qua e là, caotica ma non del caotico positivo a cui ci ha abituato Moore. Non è un caotico che poggia su una trama, è più frutto di una messa insieme di personaggi, situazioni e dialoghi estemporanei forse un po’ alla bene e meglio. Raffazzonata in qualche modo come quando si cerca di legare con dei pezzi di stoffa diversi, trovati da qualche parte qua e là, tra loro dei pantaloni che hanno visto ferite da guerra e devono essere in qualche modo recuperati per essere riutilizzati.
Babbi Natali assassini, un Angelo un po’ sgangherato e pop, decisamente sui generis, mandato sulla terra in nome di una missione strampalata (un bambino chiede che venga fatto resuscitare Babbo Natale, che Joshua, il nome del ragazzino, ha visto morire con un colpo di pala inflittogli da uno dei personaggi del libro, la ex moglie di quel Dale, imprenditore piuttosto acido e antipatico, che quella sera si era vestito per l’occasione, misantropica, da Babbo Natale), morti-cadaveri che tornano a vivere come Zombie sfigati incazzati neri con i vivi e pronti a tutto nella battaglia contro di loro.
Sottotraccia, come sempre, vivono valori come l’amore, l’amicizia mescolate con tanto sesso e atteggiamenti positivi come il senso di colpa, il senso collettivo di appartenenza a qualcosa o a qualcuno e il tentativo di rimediare a errori o mancanze tenute in precedenza, e di recuperare rapporti con le persone che erano andati a rovinarsi o a perdersi.
L’ultimo capitolo, quello aggiunto poi da Moore, ci riporta al Natale successivo in cui tutto sembrava essersi messo a posto come si deve, ma ecco che interviene ancora qualcuno o qualcosa a rimettere in discussione tutto. Non c’è mai spazio e mai tempo per rilassarsi definitivamente, soprattutto in Moore. L’ultimo capitolo sembra essere un lungo colpo di scena finale che si conclude con l’happy-end (e come potrebbe essere altrimenti?).
Per concludere, penso che ci sia un non so che di inconcludente, c’è un non so che di limitato che ho ravvisato nella lettura. L'ho trovato un lavoro un po' approssimativo, strutturato abbastanza male e sembra che un’idea di partenza non ci sia stata in realtà. O, perlomeno, se anche ci fosse stata, è stata concretizzata in maniera non degna della tipica narrazione folle ma sempre precisa, da un punto di vista strutturale, nella sua demenza di classe assoluta e genialità umoristica e parodistica, dello scrittore di Toledo.
Da leggersi preferibilissimamente a Natale, magari facendo colazione, merenda o happy-hour. O dopo aver aperto un pacco regalo raccolto sotto l'albero e aver trovato "Uno stupido angelo" di Moore.
Articolo di Matteo "Andriy" Spinelli
Dettagli del libro
- Titolo del Libro: Uno stupido angelo. Storia commovente di un Natale di terrore
- Autore : Christopher Moore
- Editore: Elliot
- Collana: Scatti
- Data di Pubblicazione: 2012
- Genere: letterature straniere: testi
- Pagine: 239
- ISBN-10: 8861923054
- ISBN-13: 9788861923058
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