Intervista a Luca Crovi autore di Noir Istruzioni per l’uso (Garzanti)
Cristina Marra: Luca, sei un esperto di noir. Scrivere le tue istruzioni è stata un’esigenza?
Luca Crovi: E’ stata anzitutto una richiesta entusiasta da parte di Stefano Mauri e Oliviero Ponte di Pino che volevano che io costruissi uno speciale atlante dedicato alla letteratura di suspense per Garzanti. Ma è stata anche l’esigenza di condividere con altri lettori il percorso speciale di indagine sugli scrittori e il loro immaginario che avevo scandagliato per quasi vent’anni.
CM: Hai avuto dei complici?
LC: Ne ho avuti tantissimi. Agenti letterari, traduttori, scrittori, responsabili degli uffici stampa, fumettari, registi, musicisti, tecnici di studio, giornalisti, lettori. Amici che ho messo nel libro perché sono stati davvero dei complici che mi hanno aiutato a portare a termine imprese che all’inizio potevano sembrare impossibili. Devo dire che in questi anni mi sembra di avere lavorato con una grande orchestra in cui ognuno ha messo a disposizione la sua voce e i suoi strumenti e mi ha chiesto semplicemente di accordarli, di ordinare in sequenza le esibizioni e proporle al grande pubblico. Credo che il mio saggio sia una sorta di super jam session in cui alcuni dei più grandi maestri della letteratura internazionale si sono alternati sul palco con un pubblico che si è divertito ad applaudirli.
CM: Manuale, saggio, ricettario, ma può essere letto anche come un travel book nell’universo noir?
LC: Il mio libro è un po’ tutte queste cose messe insieme e se uno lo esplora attraverso anche la mappa di google dedicata ai luoghi del noir internazionali (ideata da Ponte di Pino) è un'ottima guida per girare il mondo scoprendo i luoghi più caratteristici della letteratura di indagine. La mia idea era di far venire voglia ai lettori di viaggiare sia fisicamente che mentalmente. Stimolarli nel desiderio di leggere anche nuovi autori che magari non avevano mai incontrato. E’ per questo che ho scelto che ognuno parlasse con la sua voce senza l’accompagnamento delle mie domande.
CM: Scrivendolo ti sei sentito un pò detective?
LC: Certo. Anche perché ogni volta mi faccio sempre un profilo criminale della persona che devo intervistare. Cerco di scoprire i suoi gusti e le sue passioni. Soprattutto mi segno le domande che non amano sentirsi fare, onde evitare di fare gaffe. Oltre ai libri, leggo sempre tutte le interviste che riesco a trovare degli autori che intervisto. Mi serve per essere più tranquillo una volta che li devo convincere a raccontare i loro segreti e mi aiuta ad entrare nel loro mondo con i loro occhi. Voglio che mi sentano come un amico, non come un poliziotto che li deve interrogare o un giornalista che deve fare uno scoop su di loro. Amo che l’intervista diventi un modo colloquiale per stare insieme, solo così un autore si racconta davvero, quando non ha paura del microfono, quando non deve mettersi su un piedistallo, quando riesce ad essere timido, spiritoso e spontaneo.
CM: Interviste a distanza e incontri ravvicinati. Qual è l’autore che ti ha divertito e sorpreso di più e quale quello che avresti voluto conoscere di persona?
LC: Fra gli autori del passato avrei voluto intervistare sia Stevenson che Poe. Mi spiace che per fortuite circostanze siano saltate le interviste a Bunker e McBain. Sognerei di incontrare anche solo per un caffè King e McCarthy. Ogni autore che ho intervistato mi ha sempre stupito. E se devo citarti l’intervista più dura della mia vita vorrei dirti che è stata quella a Ruth Rendell che rispondeva a monosillabi. Nel tempo sono diventato amico di molti degli scrittori che ho intervistato. Potrei dirti che Bjorn Larsson racconta storie di pirati ai miei quattro figli ma mi da anche consigli romantici per non dimenticarmi di mia moglie oppure potrei parlarti di quando Joe R. Lansdale ha mandato dei mostri spaziali al piccolo Daniele che doveva ancora nascere, o del fatto che io e Jeffrey Deaver scherziamo sempre a farci vedere le reciproche foto dei bimbi (lui ogni volta recita “guarda quanto sono divenuti grandi i miei bambini” mostrandomi sull’iphone le foto dei suoi cani…). E avrei credo decine e decine di aneddoti da raccontarti su tutti gli autori che ho messo nel mio libro. Li considero davvero la mia seconda famiglia.
CM: Nel tuo precedente “Tutti i colori del giallo” ti sei dedicato al noir nostrano. Quali sono le caratteristiche del noir italiano? E quali gli scrittori di riferimento?
LC: Questa risposta meriterebbe un altro saggio. E in questi giorni dopo l’uscita di “Noir. Istruzioni per l’uso” in cui mi sono occupato solo di autori internazionali molti vorrebbero che io dessi un seguito a “Tutti i colori del giallo” per raccontare come si è evoluto negli ultimi dieci anni la letteratura di genere nel nostro paese. Ho il sospetto che mi toccherà ancora una volta rimboccarmi le maniche per dare una risposta. Tieni presente che non c’è una regione d’Italia che non abbia avuto nel tempo un suo protagonista giallo o noir. E la passione nel nostro paese per questo genere di letteratura ha radici profonde che risalgono ai feuilleton di fine dell’Ottocento. Siamo sempre stati un paese in cui le storie di santi e briganti sono amate dal pubblico.
CM: Dopo “Noir Istruzioni per l’uso” ti vedremo di nuovo in libreria?
LC: E’ in uscita in questi giorni un’antologia curata da me e Claudio Gallo che si intitola “Cuore di Tigre” (Piemme). Un sentito omaggio che quattordici autori italiani hanno fatto ad Emilio Salgari e alla sua letteratura nell’anno in cui si festeggia il suo 150 anniversario di nascita. Quattordici scrittori italiani che hanno scelto di intraprendere l’impresa, scegliendo generi letterari diversi come l’avventura, la fantascienza, il western, il noir, il racconto di formazione. La ciurma che compone il nostro equipaggio comprende in ordine di apparizione: Marcello Simoni, Alfredo Colitto, Pino Cacucci, Wu Ming 5, Marco Malvaldi, Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Mino Milani, Piero Colaprico, Tullio Avoledo, Marco Buticchi, Simone Sarasso, Alan D. Altieri, Luca Di Fulvio e un fratello della costa come Valerio Evangelisti. Credo che vi divertirete molto a leggerli e io sono orgoglioso di averli fatti salire tutti sullo stesso galeone pirata.
CM: Scrittori da leggere assolutamente?
LC: Io su un’isola deserta ci andrei portandomi Robert Louis Stevenson, Edgar Allan Poe, Cormac McCarthy, Giorgio Scerbanenco e Stephen King. Sono sicuro che mi farebbero ottima compagnia assieme ovviamente ai dischi degli AC/DC e degli Iron Maiden.
CM: Il tuo libro è anche un manuale di scrittura. Che consiglio daresti a un aspirante scrittore?
LC: Leggere, leggere, leggere.
E poi ci aggiungo tre consigli di Lawrence Block:
1) bisogna sempre scrivere solo per gratificare se stessi. Non bisogna mai sforzarsi di capire che cosa vuole la gente, perché si rischia di fare un buco nell’acqua.
2) Non dubitate mai dell’intelligenza dei lettori.
3) Lasciate spazio all’inatteso.
CM: Insomma: divertitevi! E come direbbe Andrea G. Pinketts: “la vita è stramba. La letteratura si adegua!”.
Intervista di Cristina Marra
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