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venerdì 28 settembre 2012

Occhi viola - Fabio Mundadori (Ego Ed. 2012)



Si, doveva trovare quelle risposte o, ne era certo, le risposte avrebbero trovato lui. Un'eventualità che l'esperienza gli aveva insegnato di evitare accuratamente.

La curiosità mista a incoscienza a volte può giocare dei brutti scherzi. Ne sa qualcosa Ranieri, 11 anni, che invece di restarsene in paese con i suoi amici Marco e Daniele a guardare la partita di coppa alla tv, ha preferito avventurarsi all'interno della Pieve Rossa, un'antica chiesa sconsacrata che metteva paura a tutti. Persino il nonno lo aveva avvisato di tenersi alla larga da quel posto.
Motivo in più per indurlo ad entrarci!
Qualcosa di terribile lo sorprese all'interno, gli tornarono subito alla mente le parole di Daniele su messe nere e sacrifici umani e mentre tentava di uscire da quel luogo infernale “una nuova visione diede il colpo di grazia al barlume di razionalità che incredibilmente era riuscito a mantenere, e tutto l'orrore che aveva violentato la sua giovane mente negli ultimi minuti s'incanalò nell'unico terribile grido che uscì dalla sua gola.”
Il commissario Sammarchi arrivò alla Pieve Rossa e trovò ad attenderlo il tenente Musolesi. Un incendio era stato appena domato e la navata era ancora parzialmente invasa dal fumo, dietro all'altare c'erano i resti bruciati di un telo di raso e un cadavere ricoperto da profonde ustioni.

Così inizia Occhi viola, il primo romanzo di Fabio Mundadori, che uscirà in libreria proprio oggi 28 settembre, quando verrà presentato alla VI edizione di Giallolatino.
Il commissario Sammarchi lo avevo già conosciuto nel 2010, quando sempre su questo blog ho recensito l'antologia di racconti Io sono Dorian Dum, e sono contenta che Fabio abbia deciso di farne il protagonista di questa storia, perché è un personaggio valido. Ma soprattutto sono contenta che Fabio si sia cimentato nella scrittura di un romanzo, perché in Occhi viola ho ritrovato tutte le caratteristiche che mi avevano fatto apprezzare i racconti. Uno stile narrativo scorrevole e coinvolgente e la capacità di trasmettere al lettore curiosità e suspense. La storia è ricca di colpi di scena e capovolgimenti di situazioni, non sapevo bene cosa aspettarmi mano a mano che procedevo nella lettura e questo, anche se può sembrare destabilizzante, è piacevole, perché non mi ha permesso di dare nulla per scontato.

Se volete potete scaricare il primo capitolo di Occhi viola direttamente da qui.


Articolo di Marianna "mari" De Rossi




giovedì 27 settembre 2012

Il pittore che visse due volte - Chris Paling (Newton Compton 2012)




In quarta di copertina “Più maledetto di Dorian Gray, più intricato di un film di Hitchcock”. Seguono giudizi di vari giornali punteggiati da aggettivi come “straordinario”, avvincente”, “ironico e appassionante”, “acuto, misterioso, coinvolgente”. Inutile perdere tempo. Visto e preso (furbo, eh?).

Due piani paralleli su cui si dispiegano due storie in momenti diversi. Siamo a Londra agli inizi del Novecento. Sul primo un morto ammazzato con gli occhi strappati, un veloce colpevole, il pittore Reilly con cane Nimrod a fargli compagnia, da tre anni cliente del caffè Mountjoy a Old Cross, notato dal critico Gower che lo considera un genio ripescato nelle gelide acque del canale (il morto citato). Un paio di oscuri personaggi che cercano di guadagnarci sopra.

Quasi un secolo più tardi ecco una giovane ragazza, Samantha Dodd, segretaria in un ufficio di Soho, che viene affascinata nella galleria di Lexington Street, proprietario Keith Blake, da un quadro del nostro defunto pittore. Ogni mattina lo guarda ammirata. Non potendolo comprare si offre di lavorare nella sua galleria, lasciando il suo posto di lavoro. D’altra parte ci sono momenti nella vita in cui bisogna agire d’istinto e “Insomma la letteratura è piena di storie di gente che non l’ha fatto ed è finita male”, dice lei. Ormai Samantha è “presa” da Reilly e le pare di essere “designata per udirlo” e seguirne le intenzioni. Ucciso un mediatore di Keith viene incolpata del delitto e si ritrova in prigione come il suo adorato pittore. Ora non le resta che seguire il suo esempio.

Un guazzabuglio di situazioni grottesche e incoerenti, personaggi scialbi, ingenui, dalla psicologia fluttuante ed uno straniamento che non strania per niente, un racconto che sta lì sospeso a mezz’aria come uno stoccafisso senza cadere per terra o innalzarsi per aria. Niente ironia, niente suspense. Un miscuglio stizzoso di pseudo generi: l’allucinato con il processuale, il gialletto trillante con l’azione ingarbugliata, il realismo puntigliosamente asfittico.

Da manata galattica.

Articolo di Fabio Lotti

Dettagli del libro


  • Formato: Rilegato
  • Editore: Newton Compton
  • Anno di pubblicazione 2011
  • Collana: Nuova narrativa Newton
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 285 
  • Traduttore: Maddalena Fessart
  • Codice EAN: 9788854131415



mercoledì 26 settembre 2012

Vergogna signor Carofiglio Gianrico



[Da Wikipedia]
La diffamazione, in diritto penale italiano, è il delitto previsto dall'art. 595 del Codice Penale secondo cui:
«Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032. [...] Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516... »

Il perché di questa citazione? È notizia di queste giorni che l'autorevole scrittore Gianrico Carofiglio (Rizzoli gruppo RCS) ha denunciato l'editor (presso Ponte alle Grazie gruppo GEMS) e poeta Vincenzo Ostuni per aver scritto su un social network tale frase: «Il silenzio dell’onda (edito da Rizzoli. ndr), sarebbe un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di ‘responsabilità dello stile’, per dirla con Barthes».
Qualche mese fa, il web si scandalizzò e si mobilitò contro una legge che di fatto imbavagliava blog e testate giornalistiche web (oltre che altri mezzi di informazione) ove, se un "personaggio X" si sentisse offeso per una presunta affermazione negativa tale da ledere la sua persona, poteva sporgere denuncia al "giornalista/blogger" e quest'ultimo doveva rettificare, facendo un post che affermava l'esatto contrario di ciò che affermava nel topic "offensivo" entro 48. Se tale operazione non veniva fatta si veniva multati per svariate migliaia di euro e si rischiava la galera.
Ok... non voglio fare il populista affermando che gente come Fiorito oltre ad aver rubato e fatto rubare si può permettere il lusso di non essere manco arrestato e di conseguenza riproverà ad essere eletto alle prossime votazioni (che Paese strano che è l'Italia), mentre invece io rischio il carcere solo per aver affermato questo. Ma vabbè, mangerei gratis e non pagherei affitto per lo più.

Ma torniamo al signor Carofiglio. Non è ASSOLUTAMENTE da sottovalutare tale fatto per moltissimi motivi a prescindere da quale sia l'esito del Palazzaccio. Questo precedente, crea una sorta di intimidazione verso chiunque esprime o voglia esprimere un' opinione, si vuole ostacolare con tutti i mezzi il diritto di critica, è una cazzo di vergogna assurda!
Non riesco a spiegarmi come un magistrato, già un magistrato perché questo di lavoro fa il signor Carofiglio, un lavoro nobile per cui molti di noi per anni hanno sputato veleno contro chi dall'alto della politica nostrana, voleva imbavagliarli, possa aver preso una decisione tanto... ehm... come definirla senza rischiare di dividere una cella con Ostuni?!.. idiota? stupida? boh.

Lascio a voi la scelta di poter prendere posizione, ma attenzione a ciò che scrivete su Facebook o su blog di cosa ne pensate di questa mossa giudiziaria del signor Carofiglio, perchè il sovraffollamento delle carceri è un cazzo di serio problema in Italia, io di mio vado a comprare un chilo d'arance.

INDIGNATEVI! 

Corpifreddi da' massima solidarietà a Vincenzo Ostuni.

"Ringrazio di cuore i promotori e gli aderenti alla manifestazione di domani a piazza del Collegio Romano, e i tanti che sui giornali, in rete, alla radio mi esprimono solidarietà: il loro sostegno mi onora e mi conforta. A me, come a loro, qui pare in gioco un principio essenziale di libertà, che sovrasta la contingenza personale di questa lite e merita di essere difeso anche fuori dalle aule giudiziarie. Se la vicenda coinvolgesse qualcun altro, domani sarei certamente in piazza con loro."

ps.
giusto per togliere qualsiasi tipo di dubbio, quest'articolo è stato scritto e pensato dal caporedattore del sito Carcello "BodyCold" Vincenzo. Lo dico semmai si volesse sporgere denuncia a qualcuno del sito e quanto meno aiuto il denunciante a capire nome e cognome più velocemente, nel frattempo esco a comprare le sanguinelle che mi piacciono di più.

Articolo di Enzo "BodyCold" Carcello


Nella carne - Sara Bilotti (Termidoro Ed. 2012)



Non sono una stupida, so che quando una donna comincia ad ammalarsi di igiene c'è qualcosa che non va nella sua vita. E' che non sapevo ancora cosa, o non volevo sapere, e così affogavo lo smarrimento nel secchio per lavare a terra. Il punto di non ritorno l'ho raggiunto infilando le pezze sotto i cuscini del divano e delle sedie, per averle a disposizione nel caso vedessi un granello di polvere in controluce; quando sei arrivata a questo, sei una donna finita. Non hai altro se non la tua ridicola casa e il cervello di una gallina. Non hai altro che la speranza di un granello di polvere che ti faccia alzare il culo dalla sedia.

Se qualcuno mi chiedesse un aggettivo per descrivere i dodici racconti che compongono Nella carne di Sara Bilotti direi SORPRENDENTI! Non so cosa mi aspettassi quando ho aperto la prima pagina di questo libro, una cosa è certa, l’ho desiderato tanto e sono dovuta andare fino a Mantova per procurarmelo!
Battute a parte, sono racconti che non possono lasciare indifferenti. Sono maledettamente reali. Leggerli è come tuffarsi in un fatto di cronaca nera, ma non raccontata dal giornalista che segue la storia e che usa del sensazionalismo per impressionarci, ma da chi la storia la vive, l’ha vissuta o l’ha subita. In alcuni racconti si perde persino la percezione del tempo. Presente, passato, sogno e realtà si fondono. La penna di Sara gioca abilmente con le parole, mi ha portato a credere delle cose per poi ribaltare tutto e farmi rendere conto solo alla fine che in realtà non ha mai scritto “questo” o “quello” ma è la mia mente che si è fatta suggestionare, altre volte ho dovuto rileggere delle pagine perché l’ansia di arrivare alla fine non mi ha permesso di metabolizzare bene alcuni passaggi.
Quanto buio c’è dentro ogni essere umano? Sara quel buio lo porta alla luce trasmettendoci la rabbia e il dolore dei suoi protagonisti, sbattendoci in faccia dei drammi quotidiani che quasi ogni giorno ascoltiamo al telegiornale o leggiamo nelle pagine di cronaca dei quotidiani ma a cui spesso non diamo peso perché non ne percepiamo il giusto peso…..

I traumi mettono radici profonde e gli alberi che spuntano fuori dal terreno spargono semi ovunque. Chi subisce il Male deve condividerlo, da solo non riesce a sopportarne il peso. Anche a costo di scaricarlo sui propri figli.

Non c’è bisogno di usare troppo la fantasia o di creare mostri, vampiri e quant’altro per far tremare il lettore, troppo spesso purtroppo la realtà è molto più spaventosa della finzione e questo Sara sembra averlo capito molto bene.
Da qualche parte tra un ossicino ed un nervo, si rifugia l’anima” questo si ripete la protagonista del racconto Nella carne, ed è proprio nell’anima delle persone che Sara va a scavare, sviscerandola e facendo emergere il loro lato più nero e spaventoso.


Articolo di Marianna "mari" De Rossi

Dettagli del libro

  • Formato: Brossura
  • Editore: Termidoro Edizioni
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 116
  • Codice EAN: 9788897486077



lunedì 24 settembre 2012

Carlo Oliva - 1943/2012 - R.I.P.


È con sommo dispiacere che faccio questo post. Oggi, 24 settembre, se ne va uno dei personaggi più influenti  ma anche più discreti della letteratura italiana, Carlo Oliva.
Un altro Maestro che lascia un profondo abisso terreno, ma che sarà sempre presente coi suoi scritti. Personalmente ho adorato "Storia sociale del giallo", da cui si può solo che apprendere.

Vi lascio con un estratto di un suo post pubblicato sul suo sito:

Amici carissimi, so che la stagione vi è propizia e che, probabilmente, vi par d'essere nel paese della cuccagna. Gli editori vi aprono le braccia, prendono qualsiasi cosa gli proponiate e la riversano senza pietà sugli scaffali delle librerie e sulle scrivanie dei critici, che ormai gemono sotto il peso. Probabilmente non vi pagano molto, ma c'è sempre la prospettiva di giungere, presto o tardi, in televisione, con una miniserie, una fiction, una rubrica, o semplicemente una bella comparsata in uno spazio che conti, e allora sì che ci sarà da mietere. I gialli, come si sa, “tirano” e ormai si sono messi a scriverne anche autori che fino a dieci anni fa non li avrebbero toccati neanche con un palo lungo dieci metri. Perché non dovreste farlo voi, che di questo peccato originale siete ovviamente immuni e godete dei vantaggi generazionali e culturali di chi è cresciuto in questa triste Italia slabbrata e casinara e sa, se non altro perché l'ho scritto io, che non è più la tragedia, come ai tempi di Eschilo e di Shakespeare, ma appunto il giallo lo strumento per rendere conto del dissesto dei tempi? Se non ci si deve più vergognare di trafficare in thriller e mystery e non è più obbligatorio celarsi dietro qualche pseudonimo anglosassone, ma si viene, anzi, considerati da tutti come autori impegnati e meritevoli di ascolto sui principali problemi del paese (uno, anche se, credo, non dei più giovani, è persino finito in Parlamento), perché non cogliere l'occasione? E allora dagli a pestare sui tasti del computer e speriamo che duri.

Ecco. Non vorrei fare, proprio in questa fase della mia vita, la parte del menagramo, ma io non sono affatto sicuro che duri. Siete troppi, ragazzi miei, e scrivete troppo.

Riposa in pace, Carlo, con umiltà profonda e sincera tuoi amici cf.

Ferite Profonde - Nele Neuhaus (Giano Ed. 2012)


Ho conosciuto Nele Neuhaus con Biancaneve deve morire e ne ho apprezzato lo stile e la capacità di coinvolgere il lettore fino all’ultima riga dell’ultima pagina, e senza dubbio Ferite profonde è una piacevolissima conferma . Avete presente un calidoscopio? Quel piccolo strumento con all’interno specchi che formano tante figure e che riflettono e cambiano ad ogni movimento?
Ecco, è quello che mi è venuto in mente leggendo questo romanzo. Tutto sembra il contrario di tutto, le situazioni cambiano radicalmente, la trama è una tela intricata che viene intessuta sotto i nostri occhi mano mano che la lettura va avanti. Ad ogni capitolo sembra di aver capito tutto per essere poi smentiti dopo poche pagine. Era una specie di puzzle. Ogni singolo pezzo aveva un significato che sarebbe apparso chiaramente una volta completato il quadro. 
Mi piace da matti questo stile, mi piace come scrive la Neuhaus, è davvero brava nel coinvolgere prima e sconvolgere poi il lettore con storie avvincenti e personaggi ottimamente strutturati. Con Ferite profonde ci troviamo di fronte ad un romanzo che non è solo un thriller, ma una torbida storia di bugie e tradimenti che hanno radici profonde nel nazismo e nella seconda guerra mondiale e che sfociano nell’omicidio di David Goldberg ultranovantenne, giustiziato con un colpo alla nuca.
Il vecchio era inginocchiato sul lucido pavimento di marmo del corridoio, a neanche tre metri dalla porta d’ingresso. La parte superiore del corpo era rovesciata in avanti, la testa in una pozza di sangue. Per Bodenstein era impossibile distinguere le fattezze del viso, o meglio, di ciò che ne restava. La pallottola mortale era entrata da dietro, ma il foro scuro sul lato posteriore del cranio si vedeva appena. All’uscita il proiettile aveva però causato notevoli danni.
Gli indizi sulla scena del delitto e un particolare tatuaggio sul braccio della vittima mettono sul piede di guerra il commissario Oliver von Bodenstain e Pia Kirchoff (coppia di investigatori già presente in Biancaneve deve morire). La situazione si complica ancora di più con l’omicidio di altri due anziani, anche loro giustiziati con un colpo di pistola in testa, amici di Goldberg e tutti collegati alla ricca Vera Kaltansee. Sarà difficile venire a capo dell’intricata matassa anche perchè il bandolo è difficile da trovare, i Kaltansee sono una famiglia potente ma dietro alla facciata di perbenismo si cela una sconvolgente e fitta rete di menzogne che verrà svelata solo alla fine inchiodando il lettore alle pagine.
Ci tengo a puntualizzare (precisazione è doverosa per chi come me è un fanatico della serialità) che Ferite profonde non è il seguito di Biancaneve deve morire, anche se uscito dopo, ma non è neanche il primo della serie, e questo mi ha infastidita e mi ha creato qualche problema iniziale perchè si fa riferimento a personaggi o casi  precedenti sconosciuti. Mi chiedo il motivo di questa pubblicazione “ballerina”.

Articolo di Cristina "Cristing" Di Bonaventura

Dettagli del libro


  • Formato: Brossura
  • Editore: Giano
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Collana: I libri della civetta
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 415 
  • Traduttore: E. Cervini
  • Codice EAN: 9788862511100


domenica 23 settembre 2012

In uscita: Vipera - Maurizio De Giovanni (Einaudi 2012)


Ecco un altro libro-evento tanto atteso dai nostri CF: "Vipera" il nuovo libro di Maurizio De Giovanni in uscita a Novembre!
Possiamo adesso anticiparvene la trama e la copertina e augurare i nostri migliori auguri all'amico Maurizio.

Trama
Napoli, 1932: manca una settimana alla Pasqua. Al "Paradiso", esclusiva casa di tolleranza nella centralissima via Chiaia, la prostituta più famosa è ritrovata morta. Maria Rosaria, detta Vipera, vanto e principale attrazione del bordello per la sua straordinaria bellezza, è stata soffocata con un cuscino. L'ultimo cliente sostiene di averla lasciata ancora viva, il successivo di averla trovata già morta. Al commissario Ricciardi, che ha il dono terribile di vedere i morti ammazzati e ascoltare le loro ultime parole, il fantasma di Vipera ripete: "il mio frustino, il mio frustino". L'oscura frase potrebbe riferirsi al soprannome dell'ultimo cliente, l'ambulante di frutta e verdura Peppe 'a frusta, o ai gusti sessuali di Alfonso, il commerciante di arredi sacri con tendenze sadomasochiste che ha scoperto il cadavere. Ma molti sono i personaggi che ruotavano intorno alla donna e potevano avere un motivo per ucciderla: avidità, frustrazione, invidia, bigottismo. Mentre la primavera accende i sensi e la Quaresima li avvilisce, il commissario Ricciardi si districa nel dedalo di strade e menzogne di una Napoli indimenticabile, ritratta con la potenza narrativa a cui la scrittura di De Giovanni ci ha abituati.

Dettagli del libro

  • Vipera. Una storia del commissario Ricciardi
  • Maurizio De Giovanni
  • ISBN/Cod. prod.: 9788806203436
  • Data di Pubblicazio: nenovembre 2012
  • Edito da: Einaudi
  • Prezzo: € 18,00
  • Pagine: 360

venerdì 21 settembre 2012

Premio di letteratura gialla noir spy story Mariano Romiti 2012



Maurizio de Giovanni con "Per mano mia – Il Natale del Commissario Ricciardi" edito da Einaudi è il vincitore della prima edizione del "Premio di letteratura gialla noir spy story Mariano Romiti 2012       

Nella suggestiva cornice della sala regia del Municipio di Viterbo, gremita di ospiti per  l'occasione, i componenti dell'Associazione letteraria Mariano Romiti, tutti poliziotti in servizio a Viterbo, hanno conferito  il Premio Mariano Romiti 2012 a Maurizio de Giovanni, risultato vincitore con il suo romanzo "Per mano mia – Il Natale del Commissario Ricciardi" sugli altri due finalisti :"Malastagione" di Loriano Macchiavelli e Francesco Guccini, edito da Mondadori e "Milano Criminale" di  Paolo Roversi, edito da Rizzoli, secondi classificati ex aequo.

Le opere finaliste sono stati sottoposte a giudizio da una giuria composta da poliziotti dell'Associazione Romiti, Magistrati ed Avvocati che  hanno eletto il miglior romanzo giallo/noir tra quelli partecipanti al concorso letterario che, seppur alla sua prima edizione, ha riscosso  un grande successo considerato  il livello degli scrittori finalisti, tutti presenti alla premiazione ad eccezione di Francesco Guccini.


La particolarità del Premio, intitolato al Maresciallo di Pubblica Sicurezza Mariano Romiti, originario della provincia di Viterbo e assassinato dalle brigate rosse nel 1979 è che a giudicare romanzi gialli pubblicati nell'anno precedente a quello del bando sono stati operatori e professionisti della Giustizia, a cominciare dai 31 poliziotti dell'Associazione che hanno ideato e realizzato il Premio coinvolgendo nella giuria giudici, pubblici ministeri ed avvocati entusiasti di poter  coniugare il piacere della lettura con la la rigida funzione di imparziali giurati.

La seconda edizione del premio Mariano Romiti,  cui possono partecipare  tutti gli autori di romanzi del genere giallo noir spy story che hanno pubblicato nel 2012  e fino al gennaio 2013, è già stata pubblicata ed il termine ultimo per la richiesta di partecipazione è il 1° febbraio  2013. Il bando è consultabile sul sito dell'associazione www.associazionemarianoromiti.it o www.premioromiti.it ove, nell'area download possono essere scaricate le schede di partecipazione da inviare all'Associazione secondo le modalità indicate.  

     

giovedì 20 settembre 2012

Blue to the Bone - Joe R. Lansdale - Chapter one


Dite la verità, siete in astinenza dei due fantastici personaggi lansdelliani Hap & Leonard? Da qualche giorno Mr. Joe ha pubblicato il primo capitolo del nuovo libro del duo!
Anche se scritto in lingua madre, si capisce benissimo e già dalle prime righe si intuisce ciò che sarà il romanzo dal titolo "Blue to the bone". Non vedo l'ora di leggerlo in italiano!

Godetevelo!!!


Chapter one from Blue to the Bone, the forthcoming Hap and Leonard novel, by Joe R. Lansdale.



My thanks go to Susan Clement for making the text file.

It was a nice enough Sunday, a late summer afternoon with the flaming sun still big in the sky and the air thick as moss and hard to swallow. We had gone out to the lake, me, Brett, Leonard, John, and John's niece, Cinnamon, to do a little R&R.
Guess I felt I deserved some time off, way I had been working at the plant, going to the University part time, but I'm not a lake person myself and I wasn't all that worked up about going out there and fighting off flies and mosquitoes big enough to steal babies, flicking sweat and brushing away sand. I was just humoring everybody. I hate all that intense sunlight stuff and I'm not all that fond of water either.

Which is not to say I don't bathe or brush my teeth or take long baths with my gal Brett, but water did not amuse me. I don't like to swim in it or ski on it because I think about what's in it and what might be in it. I know there are no sharks in fresh water, but I think about them nonetheless, not to mention piranha, prehistoric monsters and the Creature from the Black Lagoon. Fishing from a small boat on a pond or lake is all right, and I like that, and I'll even go as far as to give a thumbs up to a swim in clear water, but I like to draw the line at that.

True, I've done some serious swimming in my life, but I had to do it and I didn't like it. So you can have your water.

I don't care all that much for summer heat either. Sunshine works pretty good on a cold day when it's coming through your window and hitting your bed, but, mostly, as far as summer goes, I had gotten plenty of that with outside jobs, sweating bullets in rose fields, hauling hay and doing grunt work that involved moving objects much larger than me and straining hard enough to swell my balls up big enough to use for knocking over a net.

Anyway, there's lots of things I'd rather do than screw around with too much sunshine and way deep water.

Course, it was getting hard to get me to do anything when I wasn't working or going to the University. I liked to just hang with Brett, read, watch a little TV, go to a movie, or out to eat. For the first time in my life I had extra money for things like that. Could go to a real restaurant. Not just the Burger King, or some choke and puke place with greasy tables, lipstick-stained glasses, and a waiter with boogers on his apron.

With my job, and Brett working as a veterinarian's assistant, we were doing all right. Making pretty good money. We had even bought a new couch, a large TV, and spent time in the Hastings bookstore downtown, buying books, videos, and CDs and even a CD player to play the little bastards on. This kept up, I'd own a DVD player before long, have a gold ring through the head of my dick, and start wearing colored underwear. I had my eye on a large pair of Scooby Do drawers I'd seen. Had Shaggy, Scooby and the Mystery Van on it. Lots of color on a white cotton background. Hard to beat that.

No doubt about it, as of late, I had grown lazy. Being a night watchman over at the chicken plant didn't demand much. All I did there was walk around, play pocket pool, hang out in the break room, drink bad coffee and eat too many doughnuts, talked chickens with folks who had been there all their lives and didn't like it much. But they damn sure knew chickens and mostly hated them. Daytime, I took a few courses over at the college.

As for working out, well, I'd gotten out of the habit. About the heaviest weight I lifted were my legs when I got out of bed.

Cause of that, I'd gained a few pounds and had a gut. That was another thing I had against the beach. I didn't want my belly poking out of a bathing suit in front of a bunch of people I didn't know. Fact was, I didn't want to expose it to a bunch of people I did know. Wasn't that it was scary or anything, but I got my pride, even if I'm middle-aged and have a girlfriend who's the same age and looks fifteen to twenty years younger.

You go out there and look your age, that's okay, that's life, but you go out there and look your age and someone thinks you got your younger sister with you; maybe your adult daughter, that's not so pride building.

Brett was one of those who had gained a few pounds in the last few years but they had wisely settled in all the right places and laid there firm. She was tall, had her hair colored strawberry blonde, painted her toes to match.

One day after she finished dying her hair and painting her nails, I said, what color was it originally. She said, "Hell, baby, I don't remember, but it wasn't black. As for the fingernails, well, they didn't come this color either."

The strawberry color went well with her clean milky complexion and her blazing green eyes. She could probably have shaved her head and looked all right to me.

She dressed smartly, a little on the sexy side, but nothing trampy. Went to restaurant with her, you could see the guys sneaking glances while their wives looked over the menu. Guy thinkin', what in the hell is that homely motherfucker doing with that big tittied, redheaded, long-legged home wrecker? Where's the goddamn cosmic justice in that?

I know, I've thought those kinds of thoughts myself. Nothing aches a guy more than to see some dish with some fella so ugly he could walk in either direction and seem to be coming ass forwards.

Leonard had gained a few pounds himself. Working at a bakery as security manager meant he had access to some day old cakes and cookies, stuff they would have thrown out. You had to keep tight security on stuff like that, and now and then you had to show that stuff who was boss, snap a few of them down as an example to the others. And in that department, Leonard was no slacker. Had a job and was willing to do it.

One of the things they had in the plant was vanilla cookies, and that, along with Dr. Peppers, were his weakness. He brought a lot of them home, shared them with John. Cause of that, John had porked up to.

Then there was Cinnamon, four months pregnant, a tall, gangly looking black girl with her hair in corn rows, her long legs seemingly without muscle, her face in a constant expression of amazement, as if she had gotten pregnant by immaculate conception and hadn't quite gotten over it; wanted to talk to the deity about using rubbers, maybe some foreplay and a thank you ma'am.

We were on the side of the lake away from the boat ramps. Here it was sandy and shallow and the sand filled the beach and drifted up a hill and into some tall pine trees. There were only a few people around, and all of them were sun worshipers, lying on towels, greased up and being grilled. A few of them looked lean and fine, like some kind of ad you see on TV where people are so excited about some kind of beer they sing. The others looked like one of those National Geographic specials where the walruses come up on the beach to run. Up the hill, away from this clutch of humanity, was a big, split log picnic table under a huge pecan tree that dripped shade like liquid tar. Next to the table was a brick and metal grill. No one had commandeered table or grill, so we hastened toward it, Cinnamon in the lead.

Cinnamon was staying with her Uncle John because her family had thrown her out like a stray cat. She was sixteen and knocked up and her old man, other than getting mad, which is understandable, decided to not only have her hit the road, he disowned her. She ended up at John's house, where he and Leonard lived together.

It wasn't an ideal situation, Leonard told me, having someone else in the house, having underwear and brassieres hanging on the shower rod, the sink littered with makeups and toothpaste blobs, but her being there was the right thing to do, and Leonard thought maybe he ought to go over and visit John's brother, Herman, just whip the living dog shit out of him. But John was against it, didn't like the idea because Herman had been a professional boxer and was ten years younger than Leonard.

I could see his point. Maybe, had Leonard been twenty years older the fight would have been fair.

Unlike Leonard and myself, especially Leonard, John was mature. Used his brains, not his testosterone, and not his muscle. He didn't whip up on people and he kept his head.

I was getting better about it and I was proud of myself. I had had an altercation not long back at the chicken plant, with a drunk, a chicken sexer, and I hadn't killed him. Hadn't even hit him. Guy picked a fight. I don't know why. Bad family business going on. He was feeling kind of tense. Maybe he had sexed a chicken wrong, called a rooster a hen, and somewhere, right at that moment, a manly little was getting corked in the ass by an uncaring, mature rooster.

Words were exchanged. He grabbed my head and I let him hop around and yell like that for awhile, keeping my hands on his hips until he got tired, then I pushed him off. Course, he didn't know what had happened and grabbed my head again. I did the same thing. Then he threw punches and I stepped inside of them, tripped over a trashcan and went down. He thought he was hot then, triumph ran over him like racecars. I came up quickly, poked him firmly, but not too hard, in the throat, and he was ready to quit.

I considered this maturity on my part. No one got hurt. No one got fired. Just a few years earlier I would have hurt him, not even meaning to. Course, several days later I couldn't help but wish I had broken his arm. But it was just wishful thinking. Like how you wish you'd banged that girl you tried to respect in high school, only to discover she was blowing the football team and screwing your shop teacher while wearing a bottle in her ass.

But I was mature this time. I moved on. He quit the plant, got fired for drinking. Couldn't even keep a job with the chickens, who for the most part are upstanding citizens until they get their throats cut, are cleaned and boxed for shipment.

As Leonard, John and Cinnamon sped ahead to nab the table before some else could, Brett leaned over to me, said in her inimitable way, "Damn. I haven't been this hot since I got fucked in the back seat of a Ford mid-summer while wearing nothing but an agora sweater."

"Oh, that's funny," I said.

"Baby, you beat any quickie in the back of a Ford. Besides, your ass gets sticky and hangs on the seats if they're vinyl. And, considering the boys I fell for, they were always vinyl and they always drove old Fords."

"You're such a flatterer," I said.

"I am."

"You really like jacking with me, don't you?"

"I do. But I only pick at the ones I love."

"You pick at everybody."

"I love everybody."

"Bullshit."

"Oh, all right, I'm just mean."

We all had packages, standard picnic items, and we unloaded them at the table. Chips and soft drinks, Leonard's Dr. Peppers. He had ordered them from the plant in Waco because he thought they tasted fresher, and they did. Leonard also brought a bag of ice and dessert from the bakery. Vanilla cookies, of course.

Brett and I provided a plastic gallon jug of ice and tea, paper cups, hot dogs, hamburger meat wrapped in plastic, buns for burgers and dogs.

Along with that, we had brought a jug of water, paper towels, some soap and charcoal and lighter fluid, a box of long kitchen matches and a scrub brush.

We cleaned the grill grates by removing them, soaping them down, scrubbing them with the brush and rinsing them off with water from our jug. Then we wiped them down with paper towels. We lit the charcoal and got that going good, and while it heated up, Brett removed the white towel beach robe she was wearing and showed us a bright yellow suit that hid what needed to be hid, but let you know there wasn't that much hiding.

"You got a truck jack under those titties?" Leonard asked.

"As a matter of fact, the suit is jacked up. Pushes up and pushes in. Makes good look better. I also used a little tape to pull them together. Goddamn, I love modern technology."

She trounced out to the beach in her little suit and flip-flops. Leonard said, "I don't know from women, but I suppose she looks pretty good."

"Oh, God, Leonard. You just don't know. She'd make a Greek Orthodox cleric unorthodox."

I watched Brett remove her flip-flops when she got to the sand, which, of course had been hauled in and wasn't any more natural than the suit top she was wearing, but boy, oh boy, who gives a damn.

As she walked along the beach, next to the water, I saw men's heads rise from where they resided on their towels, like periscopes. I saw women's heads lift too. Then the men's heads went down, quickly. Brett walked along the beach and tip toed into the water.

John said, "Cinnamon, why don't you take a dip?"

"I look so big, Uncle John."

"Hey, you're pregnant. People know pregnant. Enjoy yourself. Just don't overdo. A little sunlight, a little water, it won't hurt you any."

"All right."

Cinnamon had been wearing a kind of net over her suit. It was the sort of thing you wondered why anyone bothered. What's with a net? What's that hide?

Cinnamon removed the net. She was wearing a silver one-piece suit and it set nicely against her dark skin. She looked as if she might one day grow to be about seven foot tall, and maybe gain muscle. Right now, she looked like what she was. A ropey kid who had done what her hormones suggested instead of what she should have done. Used birth control or abstained.

She went down to the water, caught up with Brett and went in.

"Damn, she screwed up," John said.

"Who put the bun in the oven?" I asked.

"Romal's his name."

"Romal?" Leonard said. "Whatever happened to just naming people real names? Is that supposed to be African?"

"He's from Etoil," John said, "but it's supposed to sound African. Or so I think. My brother, Herman. He calls himself Abdul or some such thing. I call him Herman."

"Seems to me," I said, "guy wants to change his name, he ought to be able to do it. Muhammed Ali did it."

"Change it from Herman is okay with me," Leonard said, "but what's with Abdul? He's about as Arabic as I am Jewish. Why can't he call himself something good . . . like Leonard? Besides, Muhammed Ali could have called himself Mr. Pussy and it wouldn't have mattered. I got a guess this Romal is a little less classy than Muhammed Ali."

"Moslem," John said. "He's adopted that religion. That's why the Arab name. Same reason Ali took it."

"I hate all religions," Leonard said. "Especially ones that have to do with people changing their names to Abdul. You're Arab and named Abdul, that's all right, but what's a good old fashioned black kid doing calling himself Abdul? It's enough to make a man want to join the Klan."

"Leonard," I said, "you are a jackass."

"Hey, I'm black. I can get away with it. Look at Al Sharpton. He's an idiot everyday."

"None of that business in front of Cinnamon," John said. "She's got enough on her plate, and she doesn't understand your humor. For that matter," John said, "I don't understand your humor."

"I know what you understand," Leonard said.

John smiled. "Is that right?"

Now, I've known and been around Leonard a long time, and I don't have a thing against gays, outside of the fact I was raised Baptist, and even thought I jettisoned that business ages ago, it still makes me nervous to see men making sex talk, putting their hands on one another in a romantic manner, kissing, that kind of stuff. It's not that I think it's wrong. I'm just not used to it, and in East Texas you don't have a lot of opportunities to see it and get accustomed to it. Fact is, I'm not all that crazy about seeing heterosexuals get overly familiar in public. I guess, deep down, I can be kind of prudish.

I went over to the grill and started fanning the charcoal. Leonard and John sat at the table and held hands and joked with one another the way lovers do, and I tried to find a way not to look at them. I found all I could do was fan that charcoal.

When the charcoal was going good, I got the hamburger meat out, the hot dogs, put them on the grill. The charcoal was good and hot, so it didn't take long.

Brett and Cinnamon came up while I was turning the hamburgers, and within minutes we were eating.

When we finished out late lunch, I was read to go. The heat was getting to me, and some kind of little bug had decided I was the sweetest thing since chocolate cake and had taken to my neck.

I decided to hang in there for awhile, because everyone else seemed to be having so much fun, and Leonard was breaking out the vanilla cookies. I eat vanilla cookies, but I'm not the nut for them Leonard is, and I noticed, as he doled them out, when he passed equal amounts to all of us, it seemed to be breaking his heart.

"If you don't want them," he said, "don't just toss them. I'll take them home."

"Oh, I'll keep mine," I said. "I like to make little artistic sculptures out of them."

"Don't jack with me, Hap," Leonard said. "You start jacking with me and my cookies, well, it won't be a pretty sight."

I laughed, and Cinnamon said, "I'm going to go swim some more."

"Aren't you supposed to rest for an hour after you eat before you go swimming?" John said. "To keep from cramps?"

"I'm not going out in the deep water, Uncle John. Mostly just wading. Up to the waist at the most. I'm not much of a swimmer anyway."

"All the more reason not to go in right after lunch."

"No, I'm fine. Really. I'm just going to wade, not swim."

"Oh, all right."

She went back to the lake.

Brett said, "She's such a cutie."

"That's what her boyfriend thought," John said. "But when she got knocked up, he decided she was too young for him."

"How old was he?"

"Twenty one."

"Yikes. Isn't that statutory rape or something?"

"Can be," John said. "But my brother settled for just beating him within an inch of his life. The boy and his father threatened law suit, and Herman threatened statutory rape, so I think it's a stand off."

"Sex at that age isn't that uncommon," Brett said. "But rubbers aren't uncommon either. I don't know why kids don't understand that. And if they're going to be sexually active, why not the pill?"

"My brother wasn't going to buy his daughter pills, prophylactics, or even give her information. His idea was, they don't know, they won't do it."

"Oh, they'll do it," Brett said. "I should know. I did it. And did it. And did it."

"They get pregnant lot of times even when they know about that business," I said.

"Yeah," John said, "but at least you can rest assured you did the best you could by giving them the information and warning them. All you can do, really. That or stand over them twenty-four hours a day for the rest of their teenage years."

"My daughter," Brett said, "I told her everything, explained to her the birds and the bees. With her it took good. She became a professional, does it for money, so I guess I got no room to be self-righteous. I tried, but didn't have any luck. My baby took the Sawyer's natural love for fucking to the highest level. She doesn't care who's paying. That's what blows my mind. She just takes any slobbery guy, lets him mount, gets a few dollars, wipes her ass and gets ready for the next one."

"Always threw me way women used that ass term," Leonard said. "Queers know an ass, and they know it's the end with the asshole, but women call their vagina's their ass too. So do heterosexuals. 'Got me a piece of ass.' 'What a piece of ass.' You hear it all the time. Mostly I hear it from Hap."

"You do?" Brett said.

"I wouldn't say that," I said.

"I think you would," Brett said.

"But I only talk about yours now."

"In public?"

"Oh, no dear. Just to you."

"Anyway," Leonard said, "don't you think that's weird? Which is it, the ass or the vagina they're talking about when they say ass?"

"Guys really don't care," I said. "It's like this whole thing with women saying, 'well, she's had a breast job, those aren't her real breasts', you know. Like that makes a difference, like guy gives a shit. He don't know from real or boosters, and doesn't give a damn. It's like that bathing suit top. It doesn't matter it pushes you up, makes you bigger than you are, that it's an illusion-"

"Hey," Brett said. "It's not that big an illusion."

"-guy don't care. Guy likes tits or the illusion of tits. Even if he's not, specifically speaking, a tit man. Which I'm not. Which is not to say I don't like them . . ."

"You're just getting deeper and deeper, buddy," Brett said.

"Hey," John said, "look at that."

We looked where he was pointing. The lake. There was a boat moving toward us, coming fast. It was a decent distance out, but it was really pouring on the steam. I could see two figures in it, a man and a woman. The woman's dark hair was flying in the wind.

"It's coming in too fast," Leonard said.

And it was, churning water, cutting straight toward shore.

"They're not supposed to come over this far," John said. "This is the swimming area."

"You might ought to get Cinnamon out of the water," Leonard said.

"Yeah," John said.

I looked down at the beach. People in the water had noticed the boat and were coming out quickly. I looked for Cinnamon. She was out in the deeper water, right where John told her not to go. She was out near the rope that divided the swimming area from the place where it was too deep and dangerous to swim.

John started quickly toward the lake, yelling Cinnamon's name.

The boat was plowing forward, on a straight path for her.

We all ran toward the lake, yelling Cinnamon's name.

I looked up, saw the boat was not going to invade the swimming area, it was going to beach itself. In that glimpse I saw the woman in the boat was bare breasted. Her hair coiled around her head like thousands of tiny, dark snakes. The man, who was at the wheel of the craft, had his head thrown back, as if taking a nap.

John waded into the water. He was screaming. Leonard suddenly leapt in after him, grabbed him around the neck, jerked him back, dragged him out.

I yelled, "Cinnamon."

She finally heard, turned, paddling in the water, looked at me. I was screaming now, "Dive under."

She put one hand to her ear.

I pointed toward the boat.

She looked at me curiously.

Leonard dragged John on shore. John got to his feet, began to fight with him. Leonard let him throw a couple of punches, stepping inside of them. He finally slipped John into a hammer lock, and pushed him down. About that time, I looked up and saw the boat was nearly to shore.

It was deadlocked on Cinnamon.

"Dive, Cinnamon." I was screaming now.

She slowly turned in the water, saw the speed boat coming.

And froze.

Oh, Jesus, I thought. No.

But, yes.

The boat jumped the rope, hit Cinnamon head on with a sound like someone dropping a huge stone on a pecan, and she disappeared from view.

People on shore had taken up yelling for Cinnamon too, but when she was hit they knew the boat was going to make land, and they flurried like quail.

The boat struck the shore, bounced six feet high, came down, the blades on the outboard plowing sand like a blender mixing an ice cream float. And it just kept coming. It went up the hill, wavering, spewing sand, then it shot into the air, came down on its nose with a crunch, spun sideways, smacked into a line of small closely planted pine trees, and went still. The motor kept running, plowing the propeller into the dirt. Then the blades froze, the motor groaned, howled, locked, and went dead.

The silence in the air was as painful as a blow.

I looked back out at the lake, saw Cinnamon floating face down. I could see immediately the top of her head had been split open by the bow of the boat. The water darkened around her. I let out a noise. It just came out of me, as if it had escaped. And as if on cue, a woman somewhere on the shore behind me began to scream.

Then John began to scream.



mercoledì 19 settembre 2012

Richard Castle e i suoi tre spin-off (Fazi Ed.)



Noi Cf oramai seguiamo Richard Castle dalle prime pubblicazioni (recensione e recensione) e con notevole piacere pubblichiamo questo comunicato stampa di Fazi che ci tiene al corrente del fatto che usciranno 3 spin-off della serie. Di seguito il comunicato:

RICHARD CASTLE - ON LINE PER I LETTORI TRE SPIN-OFF DELLA SERIE

A partire dal 21 settembre, con cadenza mensile, usciranno in formato ebook tre spin off della serie di Richard Castle.
Il protagonista dei tre racconti è Derrick Storm, personaggio che nella serie TV viene ucciso dal suo creatore, e che qui viene recuperato per la costruzione di un nuovo filone narrativo.

Derrick Storm: tempesta in arrivo – Disponibile dal 21 settembre

Costretto a lasciare la CIA, l’investigatore Derrick Storm non è potuto semplicemente andare in pensione. Ha dovuto inscenare la propria morte e sparire dalla circolazione. Quando Jedidiah Jones, il vecchio capo a cui non può negarsi, lo richiama a Washington per indagare su un rapimento avvenuto tra i piani alti della società politica, Storm già sa che in ballo dev’esserci molto di più della vita del figlio di un senatore. Con lui opera l’agente dell’FBI April Showers, donna tanto scontrosa quanto attraente. I due faranno a gara per portare chiarezza nel vortice che lega minacciose richieste di riscatto e oscuri rapporti personali, transazioni finanziarie e intrighi internazionali.

Derrick Storm: la tempesta infuria - Disponibile dal 21 ottobre
Derrick Storm: tempesta di sangue – Disponibile dal 21 novembre

I titoli saranno acquistabili nelle principali vetrine on line e sul sito della collana (www.donnainbianco.com) al costo di 2 euro.
La quinta serie di Castle andrà in onda a ottobre su Fox Life

Richard Castle è autore di numerosi bestseller, tra i quali i romanzi della serie che ha per protagonista Nikki Heat: Heat Wave, Naked Heat e Heat Rises, tutti pubblicati in Italia da Fazi Editore. Il suo primo libro, Tra una grandinata di proiettili, pubblicato quando frequentava ancora il college, è stato insignito del prestigioso Tom Straw Award for Mystery Literature.

«Richard Castle è uno dei migliori scrittori di thriller oggi in attività». The Washington Post

«Richard Castle si dimostra tanto esperto nello scrivere thriller quanto nel risolvere crimini». Dennis Lehane


Resoconto Reading Corpifreddi Mantova 2012



Oltre ai numerosi eventi organizzati nell’ambito del Festivaletteratura, venerdì 7 settembre si è svolto, presso la libreria IBS di Via Verdi, un avvenimento dedicato agli appassionati di letteratura poliziesca.
A Mantova, ormai è risaputo, le più affollate presentazioni dei libri amati da chi segue il nostro blog, sono quelle organizzate da Marco Piva (uno dei componenti della nostra redazione) nell’ambito delle rassegne Corpi Freddi – Itinerari noir.
Che cosa si poteva organizzare in concomitanza con il Festivaletteratura? Un incontro particolare, “inedito” e di richiamo: dodici autori italiani, ognuno diverso dall’altro per stile di scrittura e temi trattati, accompagnati da due inaspettati ospiti per arricchire e dare lustro al Reading Noir “Corpi Freddi”.

La libreria è affollata: molte persone restano in piedi perché i posti a sedere sono tutti già occupati prima del’inizio dell’incontro. Una breve introduzione di Marco Piva dà inizio agli interventi e alle letture degli autori che partecipano al Reading.
Alessandro Bastasi legge due brani del suo ultimo romanzo “Città contro” e parla della complessa realtà multietnica della Treviso contemporanea.
Marilù Oliva, al terzo e conclusivo episodio (“Mala suerte”) che ha come protagonista La Guerrera, spiega il suo personale rapporto quasi di simbiosi con il personaggio che ha “vissuto” con lei negli ultimi anni e che, almeno per il momento, lascerà.

Intanto il tempo incalza, non si possono dedicare più di 10 o 15 minuti ad ogni scrittore perché la libreria deve chiudere entro mezzanotte: questo limite di orario mi ricorda qualcosa, ma è un altro genere di storia, sicuramente non poliziesca…
Alessandro Berselli ottimizza il tempo del suo intervento mentre espone e poi legge un brano da “Non fare la cosa giusta” e, subito dopo, un’emozionata Sara Bilotti spiega il suo esordio come scrittrice (la raccolta di racconti “Nella carne”), lasciando poi ad una persona del pubblico, che ha avuto modo di conoscere qualche mese fa, il compito di leggere due passi del libro che l’hanno particolarmente colpita.

Il primo ospite “a sorpresa” è Luca Crovi (chi non ricorda, in radio, Tutti i colori del Giallo?) che si presta volentieri a leggere le pagine conclusive (finalmente, dice, posso leggere la fine di un libro, cosa che non posso mai fare alle mie presentazioni) de “Il sigillo dei Borgia” di Mauro Marcialis; poi Mauro si immedesima nei pensieri e nella voce di un bambino di quattro anni leggendo la parte a lui dedicata ne “Il dolore che sarà”.
Elena Mearini riporta l’atmosfera dell’incontro alla serietà e ai difficili temi affrontati in “Undicesimo comandamento”, facendo riflettere sulla difficile situazione personale femminile e di sottomissione che può esistere in alcune realtà familiari.
Il sempre sorprendente Gianluca Morozzi, a cui non mancano le qualità di ottimo intrattenitore, sfida i lettori a scoprire  il pluriomicida del suo “Chi non muore”.
Pierluigi Porazzi riserva al pubblico la lettura in esclusiva di un’anticipazione del suo prossimo romanzo, dopo il successo avuto con “L’ombra del falco”.
Piergiorgio Pulixi descrive la sua esperienza di poter scrivere condividendo la diverse esperienze con gli scrittori del collettivo Mama Sabot, e descrive il lungo lavoro di preparazione e di studio dei personaggi necessario prima di affrontare la stesura di “Una brutta storia”.
L’irriverente e sfrontato Buio è il protagonista del brano letto da un’altra persona del pubblico, che ben conosce Massimo Rainer (avvocato penalista che assiste quotidianamente a numerosi episodi da raccontare ) e il suo libro “Chiamami Buio”.
I più organizzati sono i due autori che, sotto lo pseudonimo di Tersite Rossi, raccontano l’ipotetico futuro tecnologico che domina “Sinistri”: le loro voci si alternano leggendo e commentando tre brani del noir che si svolge nell’Italia del 2023.
Gianpaolo Zarini, che con Andrea Novelli ha scritto “Acque torbide per l’investigatore Astengo”, racconta la sorprendente Genova descritta nel romanzo che richiama le atmosfere “hard boiled” di Chandler, ed è ancora una volta una lettrice a far sentire al pubblico un brano del loro ultimo romanzo.

E’ ormai tempo di salutare il pubblico, ma il secondo ospite illustre, Massimo Carlotto, che ha assistito all’intera serata (autori diversi e interessanti, dirà alla fine), non può dire di no all’invito di Marco Piva ad intervenire al tavolo di chi ha partecipato all’evento.
Carlotto sottolinea l’importanza del confronto tra autori e lettori perché, anche in questo tempo di prevalenza dei canali informatici e di internet nel pubblicizzare e nel raccontare le ultime pubblicazioni editoriali, è necessario l’incontro di persona (in libreria o alle presentazioni) tra chi scrive e chi legge.
Lo scambio di opinioni, idee e pensieri è un arricchimento reciproco che può e deve stimolare anche gli editori a dare la dovuta importanza al contatto umano: i lettori diventano più attivi e gli scrittori possono conoscere direttamente le impressioni di chi ha letto i propri romanzi.
Noi di Corpi Freddi ci abbiamo sempre creduto: gli incontri sono l’occasione migliore per conoscere nuovi autori e per sentire quello che hanno da dire; le presentazioni di persona danno molto di più non solo a chi interviene da una parte del tavolo, ma è anche l’unico momento in cui viene data la possibilità di intervenire e di interagire con gli autori, o anche di scoprire nuove proposte.

Si giunge così alla fine di quello che si è dimostrato un appuntamento particolare, organizzato in brevissimo tempo da Marco Piva, che, secondo quella che ormai è diventata una tradizione, è riuscito a rendere soddisfatti sia gli autori sia i lettori per la ricchezza e la varietà di temi, argomenti e letture offerti in un incontro unico.
Appuntamento all’anno prossimo? Noi pensiamo proprio di sì!

Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano

Ringraziamo per le foto il popolo di facebook da cui le abbiamo rubate :P

lunedì 17 settembre 2012

Vincitore del Nebbia Gialla 2012


Oramai chi segue il nostro blog sa che ci sono degli appuntamenti "fissi" per gli amanti della letteratura di genere. Dopo Mantova e il suo Festival c'è sempre Suzzara e il suo "Nebbia Gialla" che proprio ieri ha assegnato il primo premio del suo concorso interno ad Angela Capobianchi col suo romanzo "L’esecuzione" edito dalla casa editrice milanese Piemme.
Ricordiamo inoltre gli altri due contendenti che erano: Alberto Garlini – La legge dell'odio edito da Einaudi e Giovanni Ziccardi col suo techno-thriller "L’ultimo hacker" edito da Marsilio.

Classifica:
Angela Capobianchi – ESECUZIONE – Piemme – 16 voti
Alberto Garlini – LA LEGGE DELL’ODIO – Einaudi – 14 voti
Giovanni Ziccardi – L’ULTIMO HACKER – Marsilio – 12 voti

 

Inoltre ricordiamo il vincitore per il miglior racconto che quest'anno va a Giulio Roffi col suo racconto “Come animali in trappola” che sarà pubblicato nel febbraio 2013 dal Giallo Mondadori.

Vita segreta di Maria Capasso - Salvatore Piscicelli (E/O Ed. 2012)


Mi chiamo Maria Capasso e ve lo dico papale papale, non me ne fotte un cazzo, se mi passate l’espressione, di quello che la gente potrebbe pensare di me e delle cose che ho fatto. Non cerco giustificazioni o attenuanti. Ho agito per amore e tanto basta. Quando la vita ti mette con la spalle al muro, o soccombi o reagisci. E io ho reagito, sfruttando le circostanze, senza guardare in faccia a nessuno.

Si presenta così Maria Capasso, schietta e sincera, senza peli sulla lingua e con la forza di un ciclone entra nelle nostre vite raccontandoci la sua, senza vergogna e senza indugi. Siamo nella tanto amata odiata Napoli, Maria  fa la manicure part time o a mezzo tempo come dice lei, sposata con Antonio, ha tre figli che sono la luce dei suoi occhi, una vita modesta ma soddisfacente. Il suo piccolo mondo quasi perfetto crolla quando improvvisamente Antonio muore e lei si ritrova da sola ad affrontare il futuro con tre figli a carico. Maria è una bella donna, piacente, elegante nella sua semplicità e gioca le sue carte migliori diventando l’amante di Gennaro, facoltoso proprietario di un autosalone nonchè personaggio piuttosto ambiguo legato alla malavita. Il primo passo che la avvicina al mondo criminale è la consegna di una carico di cocaina in Svizzera ma sarà solo l’inizio, altri ce ne saranno ben più gravi che Maria compirà senza il minimo indugio senza guardare in faccia nessuno e sporcandosi le mani di sangue arriverà proprio dove voleva, a testa alta, guardando avanti, senza scrupoli e rimorsi, anche perché il rimorso attecchisce dove c’è una coscienza e Maria Capasso non sa neanche dove sta di casa soprattutto se sul piatto della bilancia ci sono la sua ambizione e i suoi figli; e niente per lei vale di più.

Rifarei tutto daccapo, senza alcuna esitazione. E se voi che leggete vi sentirete autorizzati a scagliare la fatidica prima pietra, io vi dico: guardatevi allo specchio e passatevi la mano sulla coscienza. Questa storia parla anche di voi.

Napoli trasuda ad ogni pagina, nei dialoghi, nei colori e così anche le emozioni di Maria. Salvatore Piscicelli coinvolge con una scrittura fluida e scorrevole, con un stile lucido, un tratto deciso, leggero ma incisivo e ci regala un personaggio ambiguo, controverso, dalle tante sfaccettature, che può far storcere il naso a qualcuno, ma che entra di diritto nella classifica dei personaggi importanti e indimenticabili. Maria brilla di luce propria, anche quando è “solo” una moglie e una mamma non è la spalla di nessuno, è una donna forte, risoluta nelle sue scelte e per quanto possa sembrare strano, umana.

Mentre combatti una dura battaglia, mentre giochi una partita difficile, non puoi scoprire le carte, ti è vietato offrire la schiena. Quello che gli altri sanno di te è la tua debolezza; quello che non sanno è la tua forza.

Articolo di Cristina "cristing" Di Bonaventura

Dettagli del libro
  • Titolo: Vita segreta di Maria Capasso
  • Autore: Piscicelli Salvatore
  • Dati: 320 p., brossura
  • Prezzo: € 18,50
  • Editore: E/O
  • Collana: Dal mondo
  • EAN: 9788866321453

venerdì 14 settembre 2012

Lo specchio del male - Davide Simon Mazzoli (Tre60 Ed. 2012)



Orazio de Curtis è un autore di best sellers, il suo ultimo libro lo ha reso ricco e famoso, ma ha delle strane abitudini, tra cui spiare una giovane vicina di casa e masturbarsi davanti alla finestra del suo studio. Un giorno lo scrittore riceve a casa una busta con delle foto che lo ritraggono in atteggiamenti inequivocabili e lui capisce che qualcuno ha scoperto i suoi vizietti e ora vuole ricattarlo.

È un thriller anomalo, questo romanzo di Mazzoli, uno di quei libri che abbandoni dopo cinquanta pagine o che non puoi fare a meno di divorare in pochi giorni. Fin dall’introduzione, l’autore ci avverte che il suo lavoro non è per tutti (…quindi, perbenisti del cazzo, se accettate l’esistenza di Giuda e dell’Apocalisse, dovete accettare anche la mia…), e che non è il solito giallo buonista dove un commissario o un ispettore catturano il cattivo dopo innumerevoli peripezie sancendo la vittoria del bene sul male, ma un viaggio all’interno dei demoni che dimorano dentro il suo protagonista: uno scrittore che si ama o si odia, uno di quelli per cui esiste solo il bianco o il nero, nessuna sfumatura in mezzo.

Per leggere (e apprezzare) Lo specchio del male bisogna resettare ogni esperienza pregressa di lettura, perché molto poco troveremo di classico in questo libro. L’autore decide di prendere la strada del surrealismo, di un mondo impazzito e di un personaggio assolutamente politically (in)correct: insulta, bestemmia, maledice la moglie, augura la morte alla domestica, odia tutto e tutti, fosse per lui il mondo sarebbe una landa desolata, è un autentico contenitore di odio, rabbia e disprezzo. Ma è anche un uomo ferito dalla vita, cieco da un occhio, zoppo e costretto a imbottirsi di medicinali per non sentire il dolore; è uno scrittore in pieno blocco, che dopo il clamoroso successo del primo romanzo, sembra aver esaurito la scorta di fantasia, ma è anche un uomo schietto, senza peli sulla lingua, lontano dagli stereotipo perbenisti a cui spesso siamo abituati.

Mazzoli riesce molto bene ad avvolgerci nella tela che il suo protagonista tesse dalla prima pagina, conducendoci dove vuole lui e sconvolgendoci in un finale che tutto ribalta. Si diverte a giocare come il gatto col topo, facendoci provare prima odio e poi pietà per De Curtis, costantemente tenuto sul filo del baratro della follia: quando cominciamo a sentire un qualche sentimento per lui, ecco arrivare una parola o un’azione che ci fa cambiare idea, perché lo scrittore è capace di tutto, è una scheggia impazzita impossibile da governare.
Una lettura per stomaci forti, per coloro che quando aprono un libro non lo fanno aspettandosi già qualcosa, ma sono disposti a farsi spingere dalle onde fino in mare aperto, lì dove la salvezza non dipende più da noi.


Articolo di Marcello Gagliani Caputo

Dettagli del libro
  • Prezzo: € 9,90
  • Formato: Rilegato
  • Editore: TRE60
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 413
  • Codice EAN: 9788867020133

mercoledì 12 settembre 2012

In uscita: Alle radici del male - Roberto Costantini (Marsilio Ed.)



Dopo il successo di Tu sei il male, torna il commissario Balistreri nell’attesissimo secondo capitolo della Trilogia del Male, la saga thriller che sta appassionando critica e lettori.

Tripoli, anni Sessanta. Quella dell’irrequieto e ribelle Mike Balistreri è un’adolescenza tumultuosa come il ghibli che spazza il deserto. Sullo sfondo di una Libia postcoloniale, preda degli interessi dell’Occidente per i suoi giacimenti petroliferi, gli anni giovanili di Mike sono segnati dalle morti irrisolte della madre Italia e della piccola Nadia, da due amori impossibili, uno intessuto di purezza e uno intriso di desiderio e di rabbia, dal coinvolgimento in un complotto contro Gheddafi, e da un patto di sangue che inciderà a fondo sia la pelle che l'anima a lui e ai suoi tre migliori amici. Roma, settembre 1982. Reduce dall’esito catastrofico del caso Sordi, il giovane commissario Balistreri di notte si stordisce con il sesso, l'alcol e il poker e di giorno indaga svogliatamente sulla morte di Anita, una studentessa sudamericana assassinata subito dopo il suo arrivo nella Capitale. Per gratitudine verso chi gli ha salvato la carriera, è anche costretto a vegliare sulla scapestrata Claudia Teodori, che agli albori della televisione commerciale sembra lanciata verso una luminosa carriera di starlette. Ma Nadia, Anita e Claudia sono legate da un filo invisibile, seguendo il quale Michele Balistreri sarà costretto a calarsi nelle zone più buie del suo passato, quei giorni "di sabbia e di sangue" con cui non ha mai chiuso del tutto i conti, in un cammino lungo il quale l’amore, l’amicizia, i sogni e gli ideali si scontrano con la ricerca di verità dolorose, nell’impossibilità costante di distinguere chi tradisce da chi è tradito. Alla fine sarà una ragazza, incompresa e coraggiosa, a condurlo per mano fino alle radici del Male.

Roberto Costantini (Tripoli, 1952), ingegnere, consulente aziendale, oggi dirigente della Luiss Guido Carli di Roma dove insegna anche al Master in Business Administration. Alle radici del male è il secondo volume della Trilogia del Male con protagonista il commissario Balistreri, iniziata con Tu sei il male (Marsilio 2011, migliore opera prima al Premio Scerbanenco), best-seller in Italia, in corso di traduzione nei maggiori paesi europei e dal quale verrà tratto un film.


Il lato oscuro della luna – Biagio Goldstein Bolocan (Cairo Ed. 2012)



...finalmente vedeva l'ombra di un uomo sconfitto, impegnato allo spasimo a simulare la realtà di un sogno, ma tragicamente consapevole della sua evanescenza. Ebbe compassione di lui.
E un po' anche di sé.

Il custode di un campo sportivo viene barbaramente ucciso in casa sua; prima di morire però riesce a lasciare a terra due segni servendosi della brillantina per capelli che ha in testa. In qualche modo questa flebile traccia, apparentemente senza senso, dovrebbe suggerire agli inquirenti quale pista seguire per identificare gli assassini. Sono tante le stranezze che a prima vista colpiscono il commissario Ofelio Guerrini. Prima di tutto la vittima, che sembrerebbe un uomo quasi insignificante, e poi la sua casa, che a gran sorpresa appare come un mausoleo del partito comunista.
L'indagine ha inizio, ma la soluzione del mistero sembra sempre più lontana e intrigata. Guerrini porta alla luce uno spaccato della vita del custode ai più sconosciuto, la sua passione politica. Come quando ci si risveglia da un sonno profondo e a poco a poco iniziano a riemergere i tasselli della propria vita, così anche a Guerrini torna alla mente la sua antica militanza comunista, le delusioni e il suo lento allontanamento fisico da quel mondo.
Milano negli anni Settanta: una città introversa, malinconica e possente nelle cui strade si combatte una guerra civile mai dichiarata. Il commissario Ofelio Guerini: un ex comunista dalle passioni politiche appena sopite costretto a guardare in faccia il Nemico di sempre.
La Milano che Biagio Goldstein Bolocan ci descrive ne Il lato oscuro della luna è quella degli anni '70, dell'attentato dinamitardo alla questura Milano. Anni difficili, che hanno sicuramente lasciato un segno in chi li ha vissuti in prima persona, al di là delle fazioni o credo personali, generando delusioni in alcuni o rafforzando convinzioni in altri.
Ofelio Guerrini è un deluso, e la prima cosa che mi sono chiesta è: quanto c'è di autobiografico in questo personaggio?
Il romanzo mi è piaciuto, la trama è ben costruita e i personaggi credibili, l'unica pecca sta forse in una ricercata pomposità di alcune parole che risultano un po' forzate. Un linguaggio più semplice, snello e diretto avrebbe sicuramente appesantito meno il romanzo rendendolo più fluido e scorrevole.
Non c'è la nebbia che avvolge i racconti di Scerbanenco, non c'è la povertà e la desolazione descritte da Adele Marini in Naviglio Blues, è un'altra Milano quella di Bolocan, dove storia e finzione si mescolano, ma non per questo meno nera e violenta.

Articolo di Marianna "mari" De Rossi

Dettagli del libro
  • Formato: Brossura
  • Editore: Cairo Publishing
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Collana: Scrittori italiani
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 288
  • Codice EAN: 9788860524133




lunedì 10 settembre 2012

Taci! Sei morto! Katarina Mazetti (Elliot Ed. 2012)



L’omicidio è piantato come un chiodo arrugginito nella vita quotidiana, Jonas, non riesco a descriverlo in un altro modo. Tiene tutto fermo e tutto ci si impiglia dentro, lacerandosi, e l’impressione è che incomba una specie di setticemia generale. Riusciamo a dimenticare solo per brevi istanti, anche se tentiamo continuamente. Tra di noi facciamo più chiasso del solito, ma sappiamo tutti quali pensieri si aggirano senza sosta nella mente di ognuno.

Fa un freddo bestia nella Svezia Settentrionale, 18° sotto zero e neve, cumuli di neve e ghiaccio ovunque e già questo basterebbe per farvi alzare con la luna storta ogni santa mattina d’inverno ma se oltre a ciò vi trovaste a lavorare a Radio Nordest, in un ambiente in cui il più pulito ha la rogna, in un vecchio palazzo con stanze che per quanto sono piccole vengono amorevolmente chiamate budelli e loculi, immagino che anche voi come i protagonisti di Taci! Sei morto, sareste pervasi da un certo malumore.
I personaggi sono parecchi e infatti in maniera molto ironica l'autrice ce li presenta a inizio romanzo con una parola buona per tutti. Malla è la praticante come lo sono anche anche la coppia gay Sam&Tom, poi c'è Maria “MaMa” donna di buon cuore sposato a uno stronzo autentico come Richard conduttore del programma Nerocafè nonchè fedifrago e antipatico, c'è Kristin ex bella donna ora sciatta e incazzata con il mondo, Stig detto Prosit (non credo ci sia bisogno di dire il morivo) l'ambiguo  e inquietante programmatore musicale Haqvin, Carina segretaria e centralinista oca, David il suo ragazzo e Benke il caporedattore. Richard viene ucciso con un colpo di accetta in testa proprio durante la trasmissione radiofonica, testimoni dei suoi rantoli 70 mila ascoltatori e tutta la redazione.
Ma la domanda legittima e  assillante e in un primo momento senza risposta non è tanto chi sia stato ma come abbia fatto l'assassino ad entrare e ad uscire dall'ufficio di Richard senza essere visto da nessuno, neanche da chi per lavoro si trovava proprio davanti alla sua porta. Godibilissimo romanzo di Katarina Mazetti autrice anche del libro di grande successo
Il tizio della tomba accanto; una simpatica lettura, da portarsi dietro in vacanza, perfetto per mare e ombrellone, ironico e coinvolgente e una struttura narrativa particolare, "epistolare", perchè il romanzo è incentrato per lo più sulle e mail che Malla invia all'amico Jonas raccontandogli gli eventi della giornata, cosa succede fuori e dentro la redazione compreso l'omicidio di Richard e le congetture su come sia andata e chi sia stato ad ucciderlo fino a risolvere il caso in un finale che devo ammettere, mi ha sorpresa.
Bel libro e sopratutto copertina fantastica!

Articolo di Cristina "cristing" Di Bonaventura

Dettagli del libro
  • Formato: Brossura
  • Editore: Elliot Edizioni
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Collana: Scatti
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 184
  • Traduttore: L. Cangemi
  • Codice EAN: 9788861922723