In questo particolare momento storico, leggere, e soprattutto giudicare, un romanzo che parla di giustizia come il nuovo lavoro di Salvo Barone, non è impresa da poco. Da un lato, perché si rischia di imbattersi in uno dei migliaia libercoli inutili (per lo più proprio gialli e thriller) che vengono pubblicati ogni anno in Italia, dall’altro perché, se si incontra un romanzo come Un giustizia più sopportabile (Todaro Edizioni, 2012) è impossibile rimanere indifferenti, sentendo le viscere smuoversi quando si arriva all’ultima pagina.
Salvo Barone ci aveva fatto conoscere il commissario Efisio Sorigu già un paio di anni fa, quando sempre con Todaro aveva pubblicato Le regole del formicaio, un giallo ambientato a Milano in cui la personalità del suo protagonista era già bella che formata. Con Una giustizia più sopportabile, invece, lo scrittore di origine siciliana ci fa fare un salto indietro nel tempo, riportandoci a Como da dove la carriera di Sorigu è cominciata e raccontandoci una torbida storia che ruota attorno a un omicidio e a un insolito furto in un appartamento.
Come ormai la casa editrice di Lugano ci ha abituati, i suoi gialli non sono classici romanzi in cui c’è solo da risolvere un caso, ma sono molto di più. Al centro di ogni storia c’è un tema, il più delle volte scottante e di straordinaria contemporaneità, e nel caso specifico si parla di immigrati, di traffici illegali di esseri umani e di una integrazione che nel nostro Paese sta diventando sempre più difficile. Se poi a questa solida base si va ad aggiungere la piacevole capacità creativa e affabulatrice di Barone, il risultato non può essere che di altissimo livello.
Dopo avere letto Maggioni rimase a fissare il vuoto, sorpreso.
- Che brutta storia, commissario.
- È il mondo a essere brutto, signor questore.
Fin dalle prime pagine, i personaggi del libro entrano nelle nostre case come vecchi amici, accompagnati dalla loro straordinaria goliardia che li rende davvero insuperabili. I battibecchi, gli scherzi e le frecciatine continue che si scambiano Sorigu e l’amico Stefano La Duca (alter ego probabilmente dello stesso autore) sono divertentissimi sketch che allentano la tensione di una storia drammatica, che prosegue in crescendo pagina dopo pagina, fino a un finale straziante che non potrà lasciare indifferente neppure il lettore meno avvezzo o disinteressato.
A chiunque si chieda come si scrive oggi un romanzo giallo e di cosa esso abbia bisogno per risultare completo e appetibile per il mercato editoriale italiano, si consiglia la lettura di Una giustizia più sopportabile (ma in generale anche di altri titoli della Todaro). Riguardo Barone, invece, è innegabile riconoscere un’importante crescita rispetto al precedente Le regole del formicaio che probabilmente mancava di quella frizzantezza che invece in questo nuovo lavoro fuoriesce letteralmente dalle pagine; come è anche innegabile il pessimismo di fondo che permea le storie dello scrittore-bancario: in tutti e due i romanzi, infatti, questa famosa (o famigerata) giustizia non viene mai del tutto fatta, ma bisogna “accontentarsi” di un compromesso che possa renderla, appunto, più sopportabile.
Articolo di Marcello Gagliani Caputo
Dettagli del libro
- Una giustizia più sopportabile
- di Salvo Barone
- Editore: Todaro
- Anno di pubblicazione 2012
- Collana: Impronte
- Pagine: 224
- Codice EAN: 9788897366034
- € 15,50
1 commento:
Interessante recensione, ho già letto Le regole del formicaio e direi che a questo punto mi tocca leggere anche questo, grazie Marcello e grazie a tutti siete fonte di grande ispirazione
Franco B.
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