C’era una volta la capacità di ridere con l’assurdo, rendendolo verosimile. I grandi comici dei film muti dei primi anni del ‘900, quelli che non avevano neanche le parole, per farti ridere, dovevano limitarsi alle espressioni o alle situazioni; eppure, si rideva.
L’assurdo diventava logico, verosimile, possibile. “No, dai, non è possibile.” – Invece si, ovvero, perchè “No, non è possibile.”?
“, è un fuoco d’artificio, pagina dopo pagina, frase dopo frase, di dialoghi e situazioni dell’assurdo, che assumono una forma concreta, che diventano realistici, tanto da immaginarsi che una vita come quella che racconta il libro possa essere esistita o che – addirittura – possa esistere. E’ un delizioso romanzo, una storia che rende giustizia alla parte giusta della cattiveria umana, che ci fa porre delle domande assurde, ma che poi ti rendi conto che tanto assurde non sono. Un cattivo che uccide cattivi, diventa buono per questo? Una morte è meno crudele, se avviene in maniera così paradossale da diventare comica? Cosa distingue, un cattivo da un buono?
Mi sbilancio in un parallelismo molto più che azzardato; Allan Karlsson – il centenario - è il Candido del ventesimo secolo, capace di passare nelle peggiori brutture, guerre e carestie, atomiche e rivoluzioni, razzismo, comunismo e capitalismo, Truman, Mao, Stalin e chi più ne ha più ne metta e riuscire sempre ad uscirne con una faccia imperturbabile che manco Raul Bova nelle sue interpretazioni più ispirate, con una coscienza pulita che manco Madre Teresa dopo aver salvato dalla perdizione un paio di migliaia di anime perdute.
Si tranquillizzino gli amanti delle emozioni forti, ne “Il centenario” troveranno morti spiattellati, putrefatti e degradati, morti in quantità da industria bellica (l’unica che non conosce crisi!). Troveranno esplosioni, singole e multiple, reazioni a catena e non mi riferisco solo a quelle atomiche. C’è anche un “giallo”, se così si può dire, ovvero c’è la dimostrazione che un giallo si può scrivere e leggere anche ridendo, compresa una banda di delinquenti da operetta (ma che la gente la ammazza per davvero), un poliziotto ringhioso e solitario che insegue ed indaga, una banda di scappati di casa – nel senso letterale del termine – che in pochi giorni riesce a mettere insieme più crimini che la Banda della Magliana in un decennio. Ma sempre innocentemente, sia chiaro.
Leggendo “Il centenario” ci si pongono le grandi questioni esistenziali, quelle da documentario di Real TV, se un milione di miccette che scoppiano tutte insieme fanno gli stessi danni di dieci candelotti di dinamite, se il pollo polacco è più buono di quello svedese, e come faccia un elefante a salire su un pullman. Ma la cosa divertente è che il libro a queste domande fornisce delle risposte, e la cosa che fa ridere di sé stessi è che per quanto ci si sforzi, a quelle risposte non si può non credere.
La storia? No, che ve la racconto a fare? Sarebbe come spiegare una barzelletta prima di raccontarla, si toglierebbe tutto il gusto. Solo un accenno, dai. Allan Karlsson scappa dall’ospizio il giorno del suo centesimo compleanno, da lì in poi, mettendo insieme una squadra di sbandati e sconfitti dalla vita, riesce a conquistarsi o quantomeno a riprendersi tutto quello che la comoda vita di ospizio gli aveva negato, avventura, gran mangiate, ed ogni tanto un goccetto di acquavite. Come Allan Karlsson sia arrivato ai cent’anni lo si spiega nei capitoli che intervallano la storia post fuga, un capitolo nel presente, uno nel passato.
Cosa rimane alla fine? Personalmente ho afferrato con precisione un concetto che mio papà buonanima mi ripeteva sempre, ma di cui mi sfuggiva la portata “quando di qualcuno stai pensando che è troppo importante o migliore di te, allora immaginatelo mentre si sforza sulla tazza del cesso, allora capirai che è tale e quale a te.”. Allan Karlsson nella sua vita e nella sua fuga incontra uomini di tutti i tipi, dal più umile al più potente, e di tutti riesce a farci capire che, sia seduti sulla tazza che su un trono, sempre quello sono, uomini.
Mi dicono che de “Il centenario” stia uscendo una riduzione cinematografica; nel caso raccontatemela voi, io me la risparmierò, temo che questo delizioso gioellino geniale non possa diventare altro che un film comico, se si è fortunati, divertente, ma nulla di più.
p.s. Dimenticavo. Guai a voi se provate ad immaginarvi me mentre mi sforzo sulla tazza del cesso, sarebbe molto irrispettoso nei miei confronti, ed anche imbarazzante (per me), chiaro?
Articolo di Marco Proietti Mancini
Dettagli del libro
- Formato: Tascabile
- Editore: Bompiani
- Anno di pubblicazione 2012
- Collana: Vintage
- Lingua: Italiano
- Titolo originale: Hundraaringen som klev ut genom fönstret och fönstret och försvann
- Lingua originale: Svedese
- Pagine: 446
- Traduttore: M. Podestà Heir
- Codice EAN: 9788845270239
2 commenti:
Ho in programma di leggerlo col Club del Libro, si presterà alla lettura di gruppo?
Riguardo a ciò che consigliava tuo padre, anch'io sono solita ridimensionare certi personaggi con lo stesso metodo, funziona! :D
Ultima cosa, tranquillo, immagino in certe situazioni solo chi merita un giro di vite! X)
Claire
(La grafica di Speechless) ;)
Bella idea, Claire, questo romanzo è ideale per la lettura di gruppo, si può ben dire che si tratta di un'opera corale a più voci, cosa c'è di meglio che leggerlo a più voci?
Mi hai fatto anche pensare che mentre poco lo vedo ad un adattamento cinematografico, molto meglio lo vedrei ad una realizzazione teatrale.
Marco P.M.
p.s. il mio ego ti è grato per non avermi immaginato in siffatte circostanze.
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