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martedì 29 marzo 2011

Le mani sugli occhi - Ugo Barbàra (Piemme 2011)


"Barbàra scrive come un detective e pensa come un assassino" Donato Carrisi

Ore 20.00 appuntamento presso un winepub del centro. L' incontro servirà a capire che fine hanno fatto 30 miliardi di dollari. Avete capito bene, 30 miliardi di dollari in bond. La tensione è alta, e arrivato all' appuntamento trovo seduti ad un tavolo, Alessandra "Bonnie" Buccheri sulla sinistra, Ugo "Syergyej" Barbàra e la sua collaboratrice che non smetteva di far foto, Arianna "Арианна льда".
Dopo i primi convenevoli, decidiamo di aspettare l' ultima invitata, Lara, prima di dar via alle danze. L' attesa è estenuante, 30 miliardi di dollari non svaniscono nel nulla come per magia. Nemmeno il tempo di fare la prima domanda a Barbàra, che compare sulla porta, Lara. Altro giro di presentazioni, altri convenevoli ma nessuno ha ancora detto nulla dei 30miliardi.
Ordiniamo da bere, del resto siamo in un wine pub e naturalmente io prendo una birra. La Buccheri ordina circa due tonnellate di caponata con la scusa "se ci lavora ancora la mamma del proprietario fa una caponata buonissima", ma nessuno ha detto alla Buccheri che se gli fai fare due tonnellate di caponata quella signora muore sui fornelli! :D
Ok, ci siamo tutti e apriamo le danze. Di cosa si parla? Ma naturalmente dell' ultimo romanzo di Ugo Barbàra edito da Piemme, "Le mani sugli occhi".
Anche in questo caso, Barbàra parte da una storia di cronaca realmente accaduta nel 2008 che vede come protagonisti dei giapponesi bloccati alla dogana svizzera con l' equivalente dell' 1% del PIL Americano (che detta così sembrano bruscolini, ma che vi assicuro rappresenta una cifra che l' autore ha dovuto "abbassare" a 30 miliardi di dollari per "far sì che la storia potesse essere credibile, anche perché scrivere un romanzo e parlare di 135 miliardi di Bond americani sarebbe sembrato più un fantasy che un thriller") che gli americani hanno subito etichettati come falsi.
Un ottimo incipit per costruirci sopra un romanzo.
Torna di scena Vittorio Tanlongo, avvocato conosciuto nel primo romanzo di Barbàra, "Il Corruttore", che questa volta si trova, suo malgrado, costretto a dover lavorare per degli spietatissimi russi che hanno posto sulla bilancia: accettare l' incarico o veder fatto del male alla famiglia nel frattempo rapita.
Un Vittorio Talongo diverso da come l' avevamo conosciuto ne "Il Corruttore" (romanzo che comunque invito a leggere), un personaggio che, per sua ammissione, l'autore sente molto vicino anche per alcuni aspetti vissuti in comune col suo personaggio (pur se in modi differenti), come ad esempio la collusione col potere, - per Vittorio perché nel male c'è cresciuto ed è quasi intrinseco alla sua esistenza, per Ugo perché lavorando come giornalista di cronaca ha avuto a che fare con fatti di cui il nostro Paese va poco fiero.
Un ottimo romanzo che, malgrado le sue oltre 500 pagine, scorre senza problemi, portando il lettore all' interno di un intrigo internazionale che nulla ha da invidiare ai maestri del thriller e del financial procedural americani.
Ugo Barbàra negli anni ci ha sempre abituati a ottimi romanzi d' inchiesta che intrecciano una base di fatti di cronaca realmente accaduti e una capacità, fuori dal normale, di riuscire a crearci attorno romanzi che tengono il lettore inchiodati alla lettura, e "Le mani sugli occhi" non è da meno, anche nelle parti in cui si parla dei meccanismi economini che non sono di certo temi di discussioni da tenere davanti a un tagliere di formaggi e salumi.
La serata prosegue tra agenti della CIA travestiti da venditori di rose (io son sicuro che fossero della CIA!!), calici di vini rossi e kili di caponata che la nostra amica Alessandra continua a ordinare anche quando, alla quarta volta, la cameriera dice è finita. :D
Tra disquisizioni di varia natura, la non-presentazione prosegue con la spiegazione del perché di questo titolo: "In realtà questo titolo è molto incentrato su Elisa (moglie di Talongo, ndr), perchè mentre ne "Il Corruttore" lei capisce l' origine della loro mostruosa ricchezza, in questo romanzo, l' origine di quella ricchezza viene a reclamare il conto e quindi le mani sugli occhi non le può più tenere."
Prima che i fumi dell' alcool ci accechino, Lara Facondi pone una domanda, che si rivela chiave per la serata, sulla caratterizzazione del Talongo e chiede all' autore il perché di tanta negatività intorno alla visione della natura umana considerando che Vittorio Talongo cerca di ricostruirsi una vita ma alla fine non ci riesce e la domanda pare arrivare da un trattato esistenzialistico siciliano: "Perchè chi nasci tunnu nun pò moriri quatratu (Chi nasce rotondo non può morire quadrato) e se fin adesso hai vissuto in una determinata maniera, ponendo la tua esistenza al centro di un unica filosofia che tutti hanno un prezzo e solo dopo aver maturato che sia possibile cambiare e ti rendi conto dell' inesattezza di questa ragione di vita, il tuo passato torna con più arroganza e viene a reclamare il conto, perché tu puoi cambiare ma ciò che è stato tornerà sempre a ricordarti quale sia la tua vera natura".
Davanti agli sguardi agghiaccianti di questa (giustissima) affermazione, i commensali al mio fianco cominciano a pensare al proprio passato, compreso il sottoscritto, e l' angoscia inizia a salire (o forse era la peperonata!?).
Ugo ci regala una chicca prima della pausa nicotina e dei saluti finali: ci sarà anche un terzo romanzo con Talongo come protagonista, che avrà un respiro ancora più internazionale con un colpo di scena eclatante riguardante il figlio di Vittorio Talongo, Alessio, e che di certo non vi anticipo!
In chiusura, un libro davvero accattivante da leggere assolutamente.


Quarta di copertina
Vittorio Tanlongo sa cosa si prova. Conosce il senso di onnipotenza di chi legge dentro i sogni, le avidità, le frustrazioni degli altri. Titolare di un avviato studio legale per i più, abilissimo faccendiere per i pochi che hanno potuto permettersi i suoi servigi, ha assaporato il sottile piacere del burattinaio che tira i fili ed è maestro nel condurre gli affari, ora allettando e corrompendo, ora invece truffando, minacciando, ricattando. Ma dopo un grosso colpo per il quale ha rischiato di perdere tutto, Tanlongo con quella vita ha chiuso ed è sparito per qualche anno. Ora che è tornato, sua moglie Elisa, i suoi tre bambini e la villa seminascosta sul lago di Bracciano sono il suo unico orizzonte. Ma il passato non dimentica. Alcuni russi che aveva saputo servire bene lo hanno rintracciato e pretendono che lavori di nuovo per loro. Non c’è spazio per un rifiuto: hanno eliminato Teo, il suo braccio destro, e prendono in ostaggio la sua famiglia. Ci sono di mezzo trenta miliardi in bond americani sequestrati alla frontiera con la Svizzera e un’inchiesta condotta da un magistrato, Federica Assioli, che è anche l’unica donna che Vittorio abbia mai amato prima di sua moglie. L’unica che, come sua moglie, non vorrebbe ingannare. Ma la posta in gioco non sono più il denaro, il successo, il potere: la posta in gioco ora è la vita. Senza possibilità di scelta, Vittorio comincia a imbastire la sua commedia. Solo che questa volta anche lui è un burattino, e la commedia rischia di farsi tragedia già al secondo atto.


Ricordiamo inoltre che l' autore sarà disponibile presso la FanPage di Facebook giovedì 31 marzo dalle 15.30 alle 16.30 per una chiaccherata intervista coi sui fans

Articolo di Enzo "BodyCold" Carcello

Dettagli del libro
  • Editore Piemme
  • Collana Narrativa
  • Rilegatura brossura con sovraccoperta
  • Formato 13x21 cm
  • Pagine 518
  • Prezzo: 18,50€
  • Data di pubblicazione marzo 2011
  • ISBN 978-88-566-1588-3


5 commenti:

Cristing ha detto...

Ma bisogna leggere prima Il corruttore?
500 pagine mi mettono un pò paura ma se è scorrevole come dice Enzo, mi fido di lui, affare fatto! Complimenti per la scelta del titolo, è bellissimo.

Scéf ha detto...

assolutamente no Cri. si può leggere tranquillamente senza aver letto "il corruttore" ma se ti capita piglialo perchè merita anche quello ^_^

Cristing ha detto...

Ok, grazie ;)

AngoloNero ha detto...

Si legge proprio bene, Cri. Anzi, si divora, proprio come la caponata della mamma del vinaio :D
Bellissima serata, baci e grazie per avermi lasciato prendere la preziosa valigetta (ce l'ho io, stava sotto il tavolo, a voi non interessava, veeeero?!)

Cristing ha detto...

Pure io voglio la caponata ...... oltre al libro!!!!!!!!