domenica 13 giugno 2010
L’amore fra veleno, pistole e coltelli - Fabio Lotti
Non è un saggio anche se dal titolo (pomposo) si potrebbe arguire che lo sia. Mi limito a qualche osservazione spontanea tratta dalle ultime letture. Parlo di amore mischiato con il sesso e non solo di sesso che su questo argomento ho già scritto abbastanza (vedi link). (citazione necessaria di un blog da seguire come il nostro).
Prendetela come una conversazione tra vecchi amici. Qualcuno potrebbe domandarsi che cosa c’entri l’amore in un covo di briganti e assassini come il romanzo poliziesco. Lo aveva già sottolineato il nostro Van Dine nella terza delle sue famose venti regole consigliando, anzi imponendo, di non farla troppo lunga con sorrisi e moine varie. Che valsero (fortunatamente o sfortunatamente secondo i gusti) solo per un certo periodo. C’entra, eccome, in quanto l’amore si infila dappertutto insieme ai suoi compagni di avventura, l’invidia e la gelosia (tanto per citarne un paio), che ne combinano di cotte e di crude. Soprattutto in quei libri dove l’ambaradan delittuoso sembra girare attorno a questioni puramente economiche (per esempio), ed ecco che alla fine ti arriva il movente sentimentale a capovolgere le nostre aspettative. Quante volte ci siamo cascati!
Non voglio fare distinzione tra autore maschio e femmina che mi frego qualche sudata simpatia, ma se l’autore è una dolce fanciulla (va bene per qualsiasi età) e il personaggio principale è pure dotato di “argomenti” femminili, sicuro che l’amore, quando c’è, si tratta di amore incasinato. Incasinatissimo. Su questo non ci piove (anche se nel momento in cui scrivo acqua a catinelle. Un maggio, il mio mese, sciupato di brutto).
Senza andare troppo indietro mi rifaccio agli ultimi esempi che mi sono capitati a tiro. Prendiamo Janne Korowa, giovane giudice istruttore di Nanterre, personaggio principale di “L’istinto di sangue”, Garzanti 2010. Trentacinque anni, zitella. Vita sentimentale tribolata. Citati come fidanzati un avvocato, un ingegnere informatico, un editore fallito e “Molti altri…”. Ultimo della serie il fotografo Thomas che le fa girare gli zibidei e allora vada pure al diavolo.
Non aggiungo le disgrazie che in questo genere di libri sono come il cacio sui maccheroni (rimando a questo mio articolo ).
Cassandra Fallows, scrittrice in “L’amica di un tempo” di Laura Lippman, Giano 2010, non è da meno (va verso la cinquantina e la menopausa). Due matrimoni alle spalle con “relazioni prima, dopo e durante i legami coniugali” ( meglio non farsi mancare niente). Da ragazzetta incline ai giovanotti con i capelli rossi e, cito testualmente, “me ne scopai quanti più possibile” che il buon tempo si vede dal mattino. Non mancano, naturalmente, le pene d’amore e, dulcis in fundo, il sacrificio per l’Amore, quello con la a maiuscola (di solito non ricambiato, tanto per creare un’atmosfera più sofferta).
Se si cercano madri di famiglia integerrime del calibro di Imma (Immacolata) Tataranni (“Come piante tra i sassi” di Mariolina Venezia, Einaudi 2009), sostituto procuratore di Matera, possiamo imbatterci lo stesso in qualcosa che incrina, seppure leggermente, un legame forte e sereno. Vedi l’istinto non proprio materno verso il giovane bell’appuntato Caligiuri che, fortunatamente in questo caso, si concretizza nel sogno (meno male, e lo dico per il coniuge Pietro).
Cambiando latitudine il risultato, a dir la verità, un po’ cambia. In “ La dea cieca” di Anne Holt, Einaudi 2010, l’avvocato Karen Borg non si limita a sognare il poliziotto Håkon Sand ma salta sul letto allegramente insieme a lui (e questa volta niente da fare per il povero marito). Qui abbiamo pure, devo dire accennato con molto garbo, il rapporto omosessuale tra Hanne Wilhelmsen “una donna straordinariamente bella, da poco promossa al grado di detective” alla centrale di Oslo, e la dottoressa Cecilie, con la quale convive da diciannove anni senza che gli altri lo sappiano (o fanno finta di non sapere).
Di solito in diversi romanzi polizieschi si creano situazioni opposte: la donna in gran spolvero fra i maschietti alla fin fine sogna l’amore vero e quella impacchettata con l’unico uomo della sua vita è percorsa da fremiti stuzzicarelli che poco hanno a che vedere con il sentimento. Difficile trovare un rapporto tranquillo e sicuro per tutte le centinaia di pagine della storia. Anche perché l’incasinamento sentimentale (in genere) serve a rendere ancor più appetibile l’incasinamento delittuoso. Il lettore, si sa, è sotto sotto, un po’ cattivello e si diverte a seguire vicende complicate e sofferte (per i personaggi). Sempre che, vista la qualità di certi romanzi, non siano una frana tutti e due (più che probabile).
Se poi ci si infila nei meandri scoppiettanti del sesso rimando all’articolo già citato per cui spesso il kamasutra ci fa un baffo (iperbolica ma non troppo). Ormai di routine la donna abbrancata all’uomo per un salutare sfogo ormonico (il maschio lo esercita da una vita). Se ne trovano a bizzeffe come Nikki Heat, detective a New York (solito caldo bestia) in “Heat Wave” di Richard Castle, Fazi 2010. Per tenersi in forma si allena con le arti marziali e, già che c’è, pure con Don, il suo allenatore. Ma poi arriva l’amore vero (finalmente!). Con un po’ di pazienza e di tensione come è giusto che sia. In conflitto con il giornalista Rook ci scappa pure un “Vai a cagare” e successivi ripensamenti, occhiate e sguardi furtivi conditi da batticuore fino allo spumeggiante, amplessorio (mio conio) epilogo con eccitato conforto per il lettore.
Qui mi fermo. Avevo detto di non volere scrivere un saggio e mantengo la parola. Anche perché comincio a sudare…
Articolo di Fabio Lotti
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2 commenti:
Complimenti Fabio. I tuoi specialoni mi fanno sempre divertire: dimostrano grande conoscenza della materia ma, allo stesso tempo, riescono a fare strappare un sorriso. Sei forte.
Caro Killer ho già scritto in vita mia così tanti articoli e libri ponderosi (anche se ho sempre cercato di renderli più leggibili possibile) in fatto di scacchi che ora mi rilasso con pezzi ad andamento leggero.
Continuano gli amori sofferti in situazioni già sofferte. In “Il bagno rituale”, che mi pare sia già stato ben recensito proprio qui da qualche corpicino freddo di chiare movenze femminili (Mari, Stefania, Martina, Barbara?), il detective Peter Decker, diviso dalla moglie Jan (me lo sentivo), si innamora della vedova Lina Lazarus, anch’essa attratta dal nostro, ma la sua religione, guarda un po’, le impedisce (mi pare) di frequentare gli uomini. Vedremo come andrà a finire ma la storia amorosa sembra sempre quella. Incasinata.
Correzione: “L’istinto di sangue” è, in effetti, “L’istinto del sangue”.
Fabio Lotti
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