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lunedì 2 novembre 2009

Rovine - Scott Smith




Mathias l’avevano conosciuto a Cozumel, durante una breve gita. Avevano presto come guida un pescatore che doveva portarli a vedere - con maschera e boccaglio - il relitto di una nave affondata lì vicino, ma la tempesta aveva trascinato la boa che segnalava il punto del naufragio e la guida non riusciva a trovarlo. Così si erano limitati a nuotare vicino alla barca, senza osservare nulla in particolare. Poi, dalle profondità, avevano visto salire verso di loro Mathias, come un tritone di qualche vecchio mito e con le bombole sulla schiena.
Mathias s’era messo a sorridere quando aveva saputo delle loro difficoltà, poi li aveva portati a vedere il relitto. Era un tedesco dalla pelle abbrustolita dal sole, lungo lungo, con i capelli biondi tagliati a spazzola e gli occhi del colore dei jeans scoloriti. Sull’avambraccio destro aveva il tatuaggio di un’aquila nera con le ali rosse. Aveva prestato loro le bombole a turno, perché potessero scendere a dieci metri e vedere meglio il relitto. Era un tipo cordiale, ma senza eccessi di familiarità, e parlava inglese con soltanto un lievissimo accento straniero. Quando erano risaliti sulla barca della guida per fare ritorno a riva, era venuto via anche lui.
Avevano incontrato i greci due sere più tardi, dopo il rientro a Cancún, sulla spiaggia davanti all’hotel.



Di tante cose possiamo stare a disquisire su Scott B. Smith ma un dato è fuori discussione: non stiamo certamente parlando di uno scrittore prolifico. Sono passati quasi 15 anni dalla sua opera d’esordio, quel crudele, intelligente e cinico noir “Un piano semplice” che rimane, a tutt’oggi, uno dei migliori romanzi mai letti in vita mia.
E’ il 2006 quando esce, quasi in sordina, il suo secondo romanzo: “Rovine” appunto; inutile negare quanto la prima sensazione sia incredibilmente spiazzante. Ci troviamo infatti al cospetto di un romanzo horror psicologico a tutti gli effetti.
Il libro narra la vicenda di un gruppo di ragazzi/e in viaggio in Messico all’insegna di una vacanza dedicata al divertimento, al sesso e all’avventura.
Tutto procede a gonfie vele fino a quando la comitiva di amici decide di mettersi sulle tracce del fratello di un membro del gruppo, che si era aggregato ad una spedizione archeologica, in un misterioso e intricato sito sede di antiche rovine Maja. Si troveranno catapultati in un luogo dove le leggi dell’evoluzione sono impazzite e nel quale saranno costretti a combattere con un nemico invisibile ed insospettabile.

 
Era dai tempi del miglior King che non mi trovavo di fronte ad un romanzo così impressionante. L’orrore narrato da Smith con una tecnica narrativa pazzesca non è solo il COSA ma anche il DOVE; la sensazione di claustrofobia e vera e propria prigionia che viviamo negli occhi dei protagonisti la si vive sulla nostra pelle: la fame è la nostra, la sete è la nostra come nostra diventa la feroce e quotidiana battaglia per la sopravvivenza.
Mi rendo conto che molti lettori possano essere rimasti sorpresi dalla svolta stilistica di Smith con “Rovine” ma credetemi, grattando sotto la scorza e guardando in profondità ci rendiamo conto di quanti punti comuni e analogie quest’opera condivide con il debutto; mi riferisco all’encomiabile capacità di Smith di scavare chirurgicamente nell’animo umano; come in “Un piano semplice” la storia è narrata in capitoli brevi e concisi visti nell’ottica di ciascun personaggio che ne fuoriescono mirabilmente tratteggiati, ognuno con i suoi egoismi, le sue bassezze e le sue debolezze.
E vi prego fatemi un favore: scordatevi la trasposizione cinematografica. Questa storia non può essere interpretata dai soliti bellocci palestrati privi di espressione e dalle fatalone tutte tette e chiappe: qua si mettono in campo i pensieri e le emozioni che solo un libro è in grado di trasmettere.
Non so quanto occorrerà al buon Smith per regalarci il terzo capolavoro, mi auguro solo di leggerlo prima della terza età.
Preghiamo Dio di non dovere aspettare così a lungo.
Totale.

Articolo de Il Killer Mantovano

Dettagli del libro
  • Autore: Scott Smith
  • Editore: Rizzoli
  • Genere: letteratura straniera
  • Traduttore: Valla R.
  • Pagine: 430
  • ISBN-13: 9788817015240
  • Data pubblicazione: 1 Feb 07

8 commenti:

Scéf ha detto...

come sempre bellissima recensione e libro che come un pirla non ho comprato durante l' Arion Day col 25% dis conto:°( me tapino...

Lofi ha detto...

Il Killer non sbaglia mai un colpo!

Briciole di tempo ha detto...

Ho iniziato a leggerlo proprio questa mattina per "colpa" dell'ottima recensione del Killer :-)

Martina S. ha detto...

Bravo, Killer: hai reso al meglio le sensazioni che si provano leggendo questo libro. Io, che rispetto alla media degli altri Corpi Freddi sono meno propensa agli horror-thriller, ero rimasta molto impressionata quando lo lessi anni fa.
Conoscendo ormai i miei amici corpicini, lo consiglio anch'io caldamente a tutti.

Anonimo ha detto...

Ma allora, ragazzi, voi volete proprio farmi cambiare genere di lettura. Così non si fa...
Fabio

Matteo ha detto...

Ma c'e' del paranormale anche per caso? O è un horror classico, tipo il film THE DESCENT, discesa negli abissi?:-)

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Matteo stiamo parlando di un horror con forti connotati psicologici.
C'è la parte paranormale ma non la descrizione secondo me non è l'obiettivo primario dello scrittore. Fondamentalmente è una strenuante lotta per la sopravvivenza tra un gruppo di persone imprigionate forzatamente in un luogo da incubo.
L'aspetto affascinante è vedere le reazioni diverse dei vari personaggi coinvolti

Stefania ha detto...

Saltato il commento, saltati i post di tutti ma qui desidero scrivere : questo romanzo, appena iniziato, sta diventando il mio incubo! Starò chiusa in casa tutto il week end per finirlo! Meravigliosamente inquietante! Un incubo in cui non vorrei MAI finire. Brrrrrrr