Dovendo abbinare per similitudine quest'opera ad un elemento culinario lo identificherei con un vino rosso di raffinata, quasi elitaria, produzione e origine, che al primo assaggio pare non restituire sapori distinti, diffondendo il palato di aromi e contenuti mischiati e confusi; tant'è che si cadrebbe repentinamente in errore nel considerarlo vino povero, mix ma non corpo unico.
E' proprio quando si rielabora ciò che si è assaggiato che i sapori, gli aromi ed i gusti prendono giusto posto e ritornano in un piacevole retrogusto. Nel complesso la storia del Fotografo Bosniaco Babic non ci trascina in cupe atmosfere, intrighi da districare o pericoli incombenti, il suo è un lento immergersi nelle realtà di alcuni personaggi di un vecchio hotel sulle coste Siciliane: il “Mogador”.
Ciò che rende interessante il libro sono le diverse figure retoriche che si incontrano di pagina in pagina di capitolo in capitolo: sono metafore, sillogismi, confronti filosofici, ricordi analitici che ci rapiscono dal normale corso delle vicende siciliane di Babic e, attraverso la sua stessa visione e analisi della vita, ci portano a rivivere i suoi ricordi della guerra dei Balcani, della sua Sarajevo o ci coinvolgono nella visione metafisica della vita che Babic ottiene dall'uso del suo strumento di lavoro: la macchina fotografica. In realtà tutto questo divagare ci porta veramente troppo lontano dalla storia, anche se il viaggio è interessantissimo, e la storia culmina nel tema caro alla collana: il problema dello smaltimento clandestino delle carcasse dei vecchi mercantili.
Il processo di smaltimento di questi giganti del mare e il recupero dei materiali con cui sono costruiti è regolamentato, in molti paesi, da ferree leggi di stampo ambientalista.
La cosa comporta costi piuttosto alti per le aziende che debbono in sostanza liberarsi di ciò che non è più utile. Altri paesi invece, come spiegato in questo libro, non sottostanno ad alcuna normativa e sono fiorenti i traffici di materiale estratto da queste miniere tossiche che non hanno più un porto dove approdare.
“Le stanze di Mogador” è dunque un econoir poco eco e tutto sommato poco noir, ma questo non è un male, qui il messaggio o la maniera non prevaricano sulla scrittura e sul piacere di narrare lasciando spazio ad uno scritto intelligente, profondo e altamente filosofico che non annoia e lascia libertà di riflessione al lettore.
Articolo di Dario Bertini
Dettagli del libro
- Titolo: Le stanze di Mogador
- Autore: Favetto G. Luca
- Editore: Edizioni Ambiente
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: Verdenero. Storie di ecomafia
- ISBN: 8896238013
- ISBN-13: 9788896238011
- Pagine: 336
- Reparto: Narrativa italiana
2 commenti:
Devo dire la verità, Dario Bertini è un signor recensore, ne scrive pochi di commenti, ma quei pochi sono proprio esemplari, da professionista.
Splendida recensione, complimenti Dario.
Il romanzo non rientra nel mio genere di lettura, ma è sempre un piacere leggere di nuove uscite e nuovi autori , se descritti così bene :)
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