“E’ la mappa della miniera” mormorò ancora l’uomo.
“Felipe l’ho ucciso io. L’avvoltoio ha solo finito il lavoro. Assolvetemi, padre. E usate l’argento per dire messe e salvare le nostre anime.”
Poi crollò sul pavimento della canonica e non si mosse più.
Era morto stecchito. Padre Mariano scosse la testa, dispiaciuto per la perdita di una vita umana, ma contento che un assassino si fosse pentito in punto di morte.
Napoli, 1637. Leone Baiamonte, un giovane nobile prossimo alle nozze, si trova ad affrontare l’improvviso tracollo economico della famiglia causato dall’usuraio Giorgio Terrasecca, un notaio che per vendetta vuole la rovina dei Baiamonte.
Leone è costretto, anche per sfuggire alla prigione, ad imbarcarsi su un galeone spagnolo diretto in Messico, dove cercherà di risollevare le sorti della sua famiglia gestendo una miniera d’argento di cui un suo zio missionario agostiniano, padre Mariano, ha scoperto l’esistenza.
Mentre a Napoli i genitori e la sorella di Leone devono far fronte alla loro nuova condizione di povertà e cercare di sopravvivere alla situazione di una città in cui la popolazione è sempre più oppressa dalle nuove tasse necessarie alla Spagna per finanziare la guerra dei Trent’anni contro la Francia, nel Nuovo Mondo il protagonista cerca di aprire e di far fruttare la miniera d’argento, un’impresa che nuovi e vecchi nemici cercheranno in tutti i modi di ostacolare.
Nei romanzi storici pubblicati negli ultimi anni, spesso il contesto è solo un pretesto per ambientare un mistero che verrà inevitabilmente risolto alla fine della complessa vicenda. Gli autori fanno a gara nell’inventare “thriller storici” dove non mancano omicidi a ripetizione, complotti per il dominio del mondo, i poteri nascosti della Chiesa o di antiche sette i cui adepti ostacolano chiunque cerchi di avvicinarsi alla Verità. Colitto ha già avuto modo di dimostrare, con i tre romanzi che hanno come protagonista Mondino de’ Liuzzi, che la Storia per lui non è un accessorio; l’autore si serve dei suoi libri anche per far “scoprire” al lettore la società, gli usi e i costumi di epoche passate e personaggi storici che, ogni volta, incuriosiscono chi legge.
I numerosi spunti offerti nei numerosi rimandi e dettagli storici non appesantiscono mai il racconto degli eventi, anzi, quasi “costringono” il lettore a volerne sapere di più e lo spingono, se vuole, ad approfondire gli argomenti trattati ricercando le informazioni nel modo a lui più congeniale.
“La folla di Napoli era immensa. Sembrava impossibile che una cinta muraria tracciata all’epoca del viceré don Pedro de Toledo per una città di centomila persone dovesse ora contenerne più del triplo. Quanto ci avrebbero messo gli spagnoli a capire che bisognava ritirare i divieti edilizi e lasciare che la città si espandesse fuori dalle mura?”
Questo romanzo, comunque, è innanzitutto un romanzo d’Avventura.
Non ci sono assassini da scoprire, non ci sono enigmi da sciogliere: la storia però è ugualmente avvincente, con imprevisti ben dosati, e chi legge non può fare a meno di chiedersi, molte volte, “come andrà a finire?”; non è da tutti coinvolgere il lettore raccontando le vicende di un protagonista e dei suoi familiari tra la Napoli ed il Messico del Seicento. Le descrizioni dei luoghi e delle caratteristiche della popolazione fanno percepire le sensazioni di chi ha conosciuto i posti descritti per esserci stato: l’autore infatti ambienta i suoi romanzi in Paesi o città che lui stesso ha visitato o in cui ha vissuto per qualche tempo.
Un’altra caratteristica dei romanzi di Colitto è la presenza non secondaria delle donne.
A quel tempo sicuramente le donne non venivano considerate dalla società (tipicamente maschile), ma, come spesso accade, erano (e sono) proprio le donne ad avere le capacità di influenzare, se non di decidere, le azioni degli uomini.
“In fondo anche lei era una vittima, pensava.
Comandava servi, ancelle e cuochi, ma doveva obbedire senza fiatare a tutti i capricci del marito e dei due figli maschi. Era quella la situazione delle donne, ricche o povere che fossero.”
I personaggi principali del romanzo sono Leone Baiamonte, Giorgio Terrasecca e padre Mariano; penso però che le donne possano essere considerate le vere co-protagoniste della vicenda: Concetta, Matilde, Lisa, Socorro, Estrella sono essenziali per decidere i destini dei protagonisti e tutto ruota intorno alle loro figure; questa non è una caratteristica così diffusa nei romanzi storici ed è un ulteriore pregio di questo libro.
Alfredo Colitto è un ottimo scrittore di romanzi di Avventura, quelli che nel passato erano l’unico mezzo a disposizione del lettore comune per conoscere luoghi lontani (la Francia dei tre Moschettieri, l’Asia o l’America di Salgari); romanzi dove è la vicenda narrata a trascinare il lettore con sorprese mai esagerate e realistiche e personaggi con cui si condividono i pensieri; in questo libro anche l’epilogo, così sincero, è la perfetta conclusione di una storia che si legge veramente con grande piacere.
“Leone aveva visto famiglie distrutte dai debiti. Napoli era una città in cui solo i più poveri e i più ricchi vivevano in accordo al loro stato sociale. Tutti gli altri spendevano troppo, pur di ostentare un benessere maggiore di quello che potevano premettersi. E ogni tanto qualcuno crollava.
Da quel momento diventava invisibile. Parenti, amici, banchieri non desideravano prestare danaro che non avrebbero mai più rivisto.”
Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano
Dettagli del libro
- Collana Narrativa
- Serie Storica
- Rilegatura rilegato con sovraccoperta
- Formato 13x21 cm
- Pagine 462
- ISBN 978-88-566-2546-2
- Prezzo consigliato € 9,90
- www.alfredo-colitto.com
1 commento:
Bravo Paolo. Recensione precisa ed esauriente (come al solito).
Colitto è una garanzia.
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