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lunedì 26 novembre 2012

Carne Innocente - L. Costantini e L. Falcone (Historica Edizioni 2012)



Genericamente inizio un libro con delle aspettative ben precise.
Non ne prendo uno a caso senza sapere ciò che mi aspetta.
Di solito lo scelgo intonato agli umori del periodo, o anche solo dell’istante stesso in cui sto di fronte alla libreria.
Carne Innocente” di Laura Costantini e Loredana Falcone (Historica Edizioni) ha centrato in pieno le aspettative che mi avevano spinto a sceglierlo.
Il secondo libro con le avventure del carabiniere Quirino Vergassola e del giornalista Nemo Rossini è un giallo che si ingurgita con piacere come un bicchiere di vino novello dei castelli romani, metafora utile a farvi entrare nello spirito e nello stile del romanzo.
La trama corre ai giorni nostri, iniziando però ogni capitolo con un flashback nel doloroso passato di una donna coinvolta nel rastrellamento degli ebrei avvenuto il 16 ottobre del 1943 a Roma.
Ovviamente gli eventi del passato sono la genesi degli avvenimenti attuali. Distanti nello stile e nel tono della narrazione, si soffre nella lettura delle parti in corsivo e si sorride e ci si appassiona nelle gesta dei due protagonisti. Questo esercizio di stile ci mostra che le autrici sanno scrivere, che addomesticano le parole per suscitare emozioni diverse. Al contrario della prima avventura, Fiume Pagano (Historica Edizioni), i protagonisti sono maggiormente intelaiati in una quotidianità che non li abbandona mai. Talvolta questo aspetto in altri gialli si perde, e il lettore finisce per credere che un investigatore un’altra vita non ce l’abbia.
Qui invece Vergassola inciampa in continuazione nel rapporto burrascoso con la figlia quasi maggiorenne, e con essa la moglie, che talvolta lo supporta, altre fa squadra con la figlia.
Rossini, scapolo impenitente, che ci eravamo abituati a vedere solo intento a mangiare, bere e scrivere, ci mostra un lato più passionale nei suoi impacciati approcci con la coinquilina cinquantenne del bed & breakfast. Infine c’è la scenografia, altrove corollario importante ma non necessario, qui esuberante protagonista: Roma.
Per me che ci sono nato, cresciuto e ci vivo a due passi dal Colosseo, non è stata di certo un intralcio ma anzi un riferimento per localizzare costantemente i protagonisti, comprenderne l’idioma e sentirli vicini.
Per gli altri? Me lo chiedo sempre quando leggo un libro così fortemente “locale”.  L’essere romano o meno è una variabile importante nel leggere un libro come questo, lo è nel bene e nel male. Nel bene ho già spiegato perché, nel male forse, e ripeto forse, visto che non posso saperlo, si possono non comprendere alcuni passaggi, non capire il valore di alcuni luoghi e di alcune abitudini.
Roma non salta fuori solo nell’ “Annamo a foco?” o nel “te ce cascherebbe proprio a cecio” per bocca dei protagonisti ma anche in un “cappuccio” durante la narrazione, che il protagonista non mette in testa ma dovrebbe bere vista la canicola che aleggia costante nel romanzo.
Al tempo stesso ho pensato di non aver riso ad alcuni modi di dire che ormai nella capitale sono abituali e che letti o sentiti altrove sono esilaranti per la loro genialità.
E’ proprio così che me lo aspettavo quando l’ho preso in mano e ho deciso di iniziare a leggere questo libro: un giallo scritto con vivacità, dalla trama coerente ma con la capacità di divagare sui sentimenti e sulle emozioni dei protagonisti senza far perdere il filo.
Tarato correttamente con le due pagine dolorose a inizio capitolo e la ventina leggere a completarlo.
Quando l’ho finito ho pensato di aver fatto centro, non volevo niente di impegnativo ma nemmeno un romanzo che una volta chiuso non lasciasse traccia.

Articolo di Pierpaolo Turitto

Dettagli del libro

  • Carne Innocente
  • Di Laura Costantini e Loredana Falcone
  • Pagine 298
  • Euro 17,00
  • Historica Edizioni


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