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martedì 9 ottobre 2012

The Practice – Professione avvocati (Serie TV)



Qualche tempo fa abbiamo parlato, qui su Corpi Freddi, della nascita del canale Giallo sul digitale terrestre. Tra le cose trasmesse c'è anche questa serie tv, The Practice, che per l'occasione mi sono riguardato.
Creata da David E. Kelly - Avvocati a Los Angeles, Ally McBeal, Boston legal - parla della vita di sei avvocati che si occupano sia di casi penali che civili con prevalenza dei primi.
È andata in onda per otto stagioni dal 1997 al 2004.
Ho molto amato questa serie in passato, mi piaceva tantissimo vedere in opera il processo stile americano, ma soprattutto mi piacevano le storie dei protagonisti combattuti tra i doveri del loro lavoro e i principi personali. Spesso si trovavano a dover sottostare a regole fondamentali della procedura legale americana che quasi mai coincidevano con la morale comune. Pensate cosa può significare sapere che un vostro cliente ha ucciso una ragazza, voi sapete dov'è il corpo ma non potete dirlo per non incriminare il vostro cliente, nonostante i genitori della vittima vi chiedono in lacrime di poter seppellire la propria figlia. Pensate cosa possa significare fare uscire di prigione uno stupratore e assassino che viene trovato con un corpo dentro il proprio armadio, ma che deve essere liberato a causa di perquisizione irregolare.
Non sempre però i clienti sono colpevoli, Bobby Donnell, il protagonista interpretato da Dylan McDermott, ripete per tutta la durata della serie: “Pensi che sia dura difendere i colpevoli, Lindsay? Prova con gli innocenti.... è terrificante”. Cosa può significare se per un tuo errore una persona innocente finisce in prigione?


Poi c'è l'altra parte della medaglia, i procuratori distrettuali. Ecco una citazione che riassume meglio di quello che posso scrivere io. Il discorso è di Richard Bay, uno dei coprotagonisti interpretato da Jason Kravits: “Ci sono eroi in questo mondo. Si chiamano Procuratori distrettuali. Non hanno clienti, persone che gli sorridono alla fine di un processo, che li guardano negli occhi e dicono “grazie”. Nessuno apprezza il procuratore distrettuale, perché lavora per lo stato. La nostra gratificazione viene solo dal sapere che lì fuori c'è un onda. Un onda grande come uno tsunami che viene dal fondo di un pozzo nero. Un onda chiamata crimine, il quale, se lasciato incontrollato toglierà a ogni americano la propria libertà. Un onda la quale strappa ad ogni individuo il privilegio di essere in grado di camminare per una strada o prelevare venti dollari dal bancomat senza il timore di essere derubato. Il congresso chiacchiera, è il procuratore distrettuale che sfodera la propria spada, che scava il fossato e combatte, che persegue la giustizia giorno dopo giorno senza un grazie, senza una semplice paca sulla spalla. Noi lo facciamo, lo facciamo perché siamo i crociati, l'ultima frontiera della giustizia americana, sapendo che se una persona non si sente al sicuro non potrà mai sentirsi libera”.
La rettorica è tanta, gli americani la temono meno di noi, però da un'idea della contrapposizione. Accusa e difesa contrapposti, entrambi con la propria missione.
Stiamo parlando di una serie drammatica, spesso i casi sono di questo tenore, ma Kelly è molto bravo a bilanciarli con meno drammatici e con situazioni che ti strappano più di una risata per alleviare la tensione.
A distanza di qualche anno dalla sua conclusione devo dire che regge bene il trascorrere del tempo, ho ritrovato sensazioni piacevoli riguardandola e nonostante alcune parti le ricordassi molto bene mi sono divertito molto. Mi ero affezionato ai protagonisti ed è stato come ritrovare dei vecchi amici. Un bel viaggio appassionante.

Articolo di Stefano Pitzus



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