“Questo è un delitto rabbioso, violento non premeditato. E’ però assente qualsiasi traccia di entrata e di uscita. L’assassino è svanito nel nulla con la massima disinvoltura.”
Su una desolata spiaggia del Norfolk, contea a sud est della Gran Bretagna, sferzata da una gelida bufera di neve, l'ispettore Shaw e il sergente Valentine, stanno investigando per scoprire chi da qualche tempo sta scaricando in mare bidoni contenenti rifiuti tossici, quando avvistano un canotto con a bordo il cadavere di uno sconosciuto. A pochissima distanza, otto automobili sono bloccate, ormai da qualche ora, su un’arteria laterale della litoranea dove sono state indirizzate da quella che si scoprirà essere una falsa indicazione stradale. Qualcuno ha voluto deliberatamente creare l’ingorgo, bloccando l’altra estremità della strada per mezzo di un albero abbattuto. Non si tratta di uno scherzo, ma di un piano diabolico e ben architettato. Uno degli automobilisti infatti viene trovato assassinato all’interno del proprio mezzo circondato dalla neve. Peccato che intorno non vi sia la minima impronta. L’assassino ha colpito e pare essersi volatilizzato nell’aria senza lasciare alcuna traccia. Quando poi, sempre nei pressi della medesima località, viene rinvenuto un terzo cadavere, la coppia di investigatori comincia a domandarsi se tutti questi delitti non siano collegati da qualche oscuro e in apparenza imperscrutabile legame. Iniziano quindi le indagini che ben presto porteranno alla luce inaspettati rapporti che sembrano collegare i vari personaggi a quella maledetta spiaggia del Norfolk eletta luogo di ritrovo preferito di tutti i morti ammazzati della zona…..
Questo romanzo, come scrive il suo traduttore, Mauro Boncompagni, nell’introduzione ad una raccolta di delitti impossibili pubblicata tempo fa da Mondadori, è per tutti quei “... lettori perversi e pervicaci che sarebbero disposti a barattare tutta una serie di drammoni esistenziali con lo schizzo, anche il più semplice e lineare, del luogo di un delitto” (1). Quei lettori per cui una storia gialla è prima di tutto una storia di un delitto, a cui non necessariamente deve sempre seguire un castigo, o, meglio ancora, di più delitti (più sono meglio è) all’interno di una trama concepita come un puzzle, un mosaico, ricca di colpi di scena, contorsioni e ribaltamenti vari, con buona pace delle tematiche civili, sociali, politiche, filosofiche o metafisiche. Quei lettori che cercano innanzi tutto un racconto sostanzialmente di investigazione e non piuttosto la storia personale di investigatori (a qualunque titolo) obnubilati da disgrazie familiari, catastrofi matrimoniali, calvari esistenziali, tormenti psicologici, rovesci professionali e calamità varie che a volte finiscono per sopraffare il tutto. Quei lettori che ancora oggi non possono proprio fare a meno delle storie classiche di Agatha Christie, John Dickson Carr e di quelle moderne di Caroline Graham, Martha Grimes, P.D James, Martin Edwards, Colin Dexter e Elizabeth George. Quel genere di lettori che certamente non disdegnano di guardare alla televisione “CSI”, ma che in realtà non vedono l’ora che arrivi l’ispettore Barnaby. Storie che rispondono a certi “canoni”, a certe regole, che un ben definito genere di appassionati si aspetta di ritrovare imperterrite da più di cent’anni, a garanzia di quello che andrà a leggere nel libro appena acquistato. Racconti che molto spesso evocano quasi in automatico, come dei “tic” incontrollabili, dettagli che qualche critico implacabile e superficiale potrebbe bollare piuttosto come vezzi un po’ snobistici, primo fra tutti la presenza della piantina del luogo del delitto o il diagramma dei tempi e degli alibi dei sospettati ( mia personalissima fisima aggiungo pure storie in cui ogni capitolo ha un proprio titolo – per esempio “a caso” “Le tre bare” di John Dickson Carr, magari in aggiunta pure una citazione letteraria – sempre “a caso” - i romanzi di Colin Dexter ma scrivendo queste cose mi rendo conto di essere ormai irrimediabilmente perso in piena deriva feticista personale).
Ecco, questo romanzo è esattamente tutto questo e qualcosa in più. E’ veramente una storia di puro e semplice gioco investigativo, scritta con piglio e ritmo moderno, che prende assolutamente alla gola per tutte le non poche 426 pagine. In ogni capitolo qualcosa di nascosto viene svelato, si aprono nuovi scenari, si pongono nuovi interrogativi, altri misteri si manifestano, molti personaggi sono costretti ad ammettere cose inconfessabili, si rivelano insospettati e insospettabili legami personali, si smontano alibi e si confutano deposizioni. E parecchia, tanta, gente muore a vario titolo. Questo a costo di creare personaggi magari appena abbozzati: le storie di Elizabeth George, per intenderci, hanno ben altro respiro e approfondimento psicologico. Ma tant’è. Come detto l’obiettivo non è raccontare la storia personale dei vari personaggi ma la vicenda nella quale, si trovano tutti, bene o male, coinvolti. La trama così viene privilegiata rispetto alla costruzione dei caratteri e forse per questo motivo risulta parecchio intricata e necessita di un lettore particolarmente attento e concentrato nel seguire gli avvenimenti, il loro svilupparsi e intrecciarsi.
A condurre le indagini sono due detective ufficiali del CID. Una coppia, naturalmente. E non potrebbe essere altrimenti rientrando anche questo in pieno nella tradizione del genere. Ma non una coppia in stile Holmes – Watson o Poirot - Hastings, con uno dei due destinato a fare da stupida spalla per reggere il riflettore indispensabile ad illuminare la grandezza dell’altro. Semplicemente due persone normali che si compensano. Uno, Valentine, con l’esperienza sul campo acquisita in anni di servizio piuttosto travagliati, l’altro, Shaw suo superiore, più giovane, sorretto dal proprio motto personale “controllare e ri-controllare”.
Una caccia condotta con tanto acume e moltissimo sgambettare instancabile da un luogo all’altro, da bravi “piedi piatti” piuttosto che “macchine pensanti”, senza disdegnare l’aiuto offerto dalle moderne tecniche di analisi scientifica. Ma alla fine è una storia ideale per ogni genere di lettore che cerchi un romanzo con le pagine che si girano da sole, che appassioni e costringa a fare le ore piccole, sia esso un giallo, un noir, un thriller o un poliziesco. Perché in questo libro c’è un po’ di tutto ciò, ben calibrato e ben amalgamato. Beh certo…. poi qualcuno proverà un brivido particolare aprendo il volume e trovandosi davanti la piantina con il luogo del delitto “impossibile”. Per questo genere di lettori sarà troppo tardi per tirarsi indietro e riporre il libro nello scaffale. La trappola è ormai scattata, ammaliatrice e seducente.
(1) Mauro Boncompagni – Introduzione a “Delitti in camera chiusa” – Gli Speciali del Giallo Mondadori n. 36 del marzo 2003
Articolo di Alberto "allanon" Cottini
Dettaglio del libro
- Titolo: Trappola bianca
- Autore: Jim Kelly
- Titolo originale: Death wore white (2009)
- Traduttore: Mauro Boncompagni
- Editore: Giunti
- Collana: “M”
- Data uscita: febbraio 2012
- Pagine: 426
- Prezzo: euro 12,90
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