Vi siete mai sentiti inghiottiti dal mondo virtuale? Vi siete mai sentiti così dipendenti da avere la sensazione di esserne divorati e lentamente consumati? Questo non è un giallo né un thriller, ma un romanzo carico del mistero dell’incognita, di un web alla portata di mano dove tutti sono sconosciuti agli altri e gli incontri reali, quando avvengono, rimangono palpito surreale di vite non vissute.
Giulio Minghini, traduttore per Adelphi nonché autore italiano nemmeno quarantenne trapiantato in Francia, ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, Fake, due anni fa in Francia per le edizioni Allia. Riproposto in Italia da Piemme, questo scrittore paragonato a Michel Houellebecq, ha riportato – senza inutili tentativi di decriptazione o di moralismi – un’autobiografia spiritual-carnale, soggiorno compulsivo in un multiforme universo virtuale d’incontri erotici che ruota attorno a social network come pointscommuns.com. Inserire foto, altezza, peso, portamento costituiscono il primo passo – dopo l’esborso per l’iscrizione – per la creazione di un alias dal sapore conturbante: Delacero. Questi luoghi di scambi e promesse sono vetrine dove più che scrutare gli altri, ci si specchia compulsivamente in cerca di riverberi di acclamazione e dove, per essere à la page, ciascuno deve improvvisarsi artista o vantarsi di aver scritto almeno un libricciolo:
«Si potrebbe definire pointscommuns.com un sito di defecatori di parole. Un piccolo testo esce a ritmo regolare dal buco del culo di certi utenti, sempre gli stessi, gli Autori». Delacero vi si tuffa dentro nudo, complice una storia di tre anni finita, e comincia «una notte bianca che sarebbe durata un anno intero trasformando, con il bagliore dei suoi pixel, le mie veglie e i miei amplessi». Parigi, eccezionalmente la sua periferia, è il grande epicentro di questi scambi effimeri, in luoghi chiusi, claustrofobici.
La ricerca – una recherche fine a se stessa e dove porterà lo lasciamo scoprire al lettore – lo induce a contattare e poi incontrare innumerevoli donne. Le immagini si sovrappongono, la folla al femminile e la nevrosi del succedersi non è metafora di un bordello che si trasferisce dall’etere alla consistenza del reale, spesso attraverso il viatico di un appuntamento e di un libro regalato. Diviene invece, per assurdo, un esercizio estremo di comunione folle con l’altro e in primis con se stessi, complici la mutevolezza docile dell’identità, l’arte della manipolazione, il mascherarsi ebbro, l’edonismo come meta finale di un piacere dei sensi.
La narrazione è sospesa tra l’attesa e la consumazione sessuale, tra i pensieri e gli attimi cristallizzati in pochi gesti, il tutto con una scrittura sciolta e lirica, resa da una splendida traduzione di Giovanni Pacchiano, che tocca i suoi punti più alti nei momenti di riflessione: «Ho la sensazione di poter riprodurre all’infinito la vertigine della scoperta e di non vivere in fin dei conti nient’altro che abbozzi di relazioni. Indizi che deflagrano e si spengono qualche istante dopo. Non una storia che si forma col suo lento alfabeto di emozioni, ma una specie di epilessia sentimentale che posso controllare a colpi di mail. Nell’eccitante galleria dei possibili non trovo il tempo per costruire. Resto sulla soglia della storia senza mai entrarvi del tutto. I rari volti che mi commuovono son quelli che non riesco a trattenere».
Articoli di Marilù Oliva
Dettagli del libro
- Collana Narrativa
- Serie Varia
- Rilegatura brossura con sovraccoperta
- Formato 13x21 cm
- Pagine 140
- Data di pubblicazione settembre 2011
- ISBN 978-88-566-1343-8
- Prezzo consigliato € 10,00
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