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giovedì 13 ottobre 2011

Semina il vento – Alessandro Perissinotto (Piemme 2011)


Alla fine, da quell’angolo del corridoio, il mio cliente spunta all’improvviso, accompagnato da due guardie che lo serrano ai fianchi. A vederlo così, non pare pericoloso. Ha l’aria della brava persona, ma i secondini sembrano avere molta paura di lui. Aprono la stanza dei colloqui e fanno entrare il detenuto, poi mi invitano ad accomodarmi.

Giacomo Musso, trentacinque anni, maestro elementare, si trova rinchiuso in un carcere di massima sicurezza del Nord Italia. Il suo difensore d’ufficio, l’avvocato Di Stefano, gli propone di scrivere un memoriale degli eventi che, alla fine, l’hanno condotto in cella.
Tutto ha inizio a Parigi, dove Musso è un collaboratore a contratto della Cité des Sciences come curatore di esposizioni scientifiche per ragazzi: per mantenersi, lavora contemporaneamente come cameriere in un locale.
Qui incontra Shirin e, lentamente, ha inizio una storia d’amore che sembra non dover avere mai fine. Dopo un anno, il matrimonio, poi il ritorno in Italia, in un piccolo paese del Piemonte, l’integrazione con gli abitanti del luogo e l’incontro con i vecchi amici d’infanzia.
Tutto sembra andare per il meglio, ma poi qualcosa cambia e, in poco tempo, gli avvenimenti portano ad una situazione profondamente diversa, inaspettata e non prevedibile.

Due voci in prima persona: il protagonista, che si trova in isolamento in carcere, e l’avvocato difensore d’ufficio.
Due facce per raccontare l’origine di una vicenda che poi ha generato i fatti descritti all’inizio del libro.
Perissinotto usa il romanzo d’indagine per raccontare la nostra società, le sue paure e i pericoli che possono venire da una situazione apparentemente limitata a due persone che all’inizio si amano, ma che si troveranno ad affrontare una situazione che avrà un epilogo drammatico.
Un romanzo che chiede al lettore di non chiudere gli occhi ma di pensare alle possibili conseguenze che possono nascere da un “clima” sociale che segue le errate convinzioni di una minoranza di persone; anche i giornali hanno la loro parte nel “sentire” comune dei lettori, perché troppo spesso l’apparenza non è la realtà e le persone non si conoscono mai fino in fondo.
Una storia che per tutto il romanzo tiene in tensione chi legge, ma anche il racconto di un amore che forse non riesce (o non vuole) ad affrontare le inevitabili difficoltà della vita.
Una scrittura attenta e calibrata che non sempre, a mio parere, coinvolge il lettore; rimane però l’indiscussa capacità dell’autore di creare una storia inconsueta e di saperla condurre fino alla fine con maestria.
Un libro anche politico che fa pensare, arrabbiare, prendere posizione, criticare, condividere, inquietare e, infine, rimanere sorpresi.

Si ha la sensazione che a volte l’autore rimanga un po’ distaccato dalla vicenda dei due protagonisti per sottolineare che Giacomo e Shirin vanno presi come esempio per raccontare la nostra società attuale.
La trama stessa non vuole solo essere il racconto di un evento che potrebbe accadere, ma vuole essere un segnale di allarme sui pericoli che può generare una società chiusa in difesa di se stessa e troppo gelosa delle sue tradizioni.
Chi scrive lancia un forte monito ad opporsi ad una società che rischia di far nascere conflitti dove ci sarebbe invece bisogno di dialogo, di capire le persone, di essere più aperti alle culture diverse: quel dialogo che è, o dovrebbe essere, alla base di ogni società.

Ho aspettato l’alba come, in ospedale, si aspetta che accendano le luci e che gli infermieri passino per il primo giro. Sai che il dolore che ti tiene sveglio non sparirà col chiarore dei neon, ma hai l’impressione che, col riprendere della vita intorno a te, tutto andrà meglio. Non ho dormito e non c’era alcuna ragione per cui dovessi dormire; sono mesi che non dormo, da quando Shirin se n’è andata.

Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano

Dettaglio del libro
  • Titolo: Semina il vento
  • Autore: Alessandro Perissinotto
  • Editore: Piemme
  • Pagine: 275
  • ISBN: 9788856615111
  • Anno: 2011

3 commenti:

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

L'incontro mantovano con Alessandro è stato interessantissimo. E' veramente una persona profonda e di grande spessore.
Il romanzo merita, fosse solo per i temi trattati.
Bella recensione Paolo.

Scéf ha detto...

ho quasi tutti i suoi libri ma non li ho mai iniziati :( certo sta rece mette una bella pulce nell' orecchio :(

IVO TIBERIO GINEVRA ha detto...

Ho conosciuto anch'io Alessandro e indubbiamente è una persona umana e di grande spessore. La rece è ottima, equilibrata e centra abbastanza bene il tema sollevato da Perissinotto. Personalmente il libro mi è piaciuto moltissimo, soprattutto nella scrittura profonda, a tratti distaccata, e credo proprio che, questa storia con il suo messaggio poteva essere scritta soltanto così. Una eccessiva partecipazione dello scrittore alla storia d'amore dei due protagonisti avrebbe potuto inficiare il messaggio.