Stefan Weiss è un uomo che cammina con la schiena ben dritta in una città di gente curva; ma non è orgoglio il suo, bensì semplice e onesta onnipotenza. Weiss è un agente dell’UNPROFOR che, nel dizionario di Sarajevo, è sinonimo di intoccabile. I cecchini lo ignorano, come fosse invisibile, e, mentre intorno a lui i passanti rotolano a terra con un terzo occhio a rosseggiargli in fronte, lui passeggia disinvolto: la sua divisa è molto meglio della corazza di Iron Man ed è anche meno pesante da indossare.
Le strade percorse da questo cinico professionista della guerra sono un carnaio. Le atmosfere riportano a quelle, intrise di sangue e sogni spezzati, di Sarajevo Tango dell’immenso Hermann. Un ballo dolente, quel tango, nel quale si respirava aria di una città abbandonata a se stessa, assediata dall’interno da cecchini, bombe e soldataglia senza scrupoli proveniente dai quattro angoli del mondo, e dall’esterno da una forse ancor più spietata indifferenza visualizzata con immenso genio da enormi palloni a forma di dito accusatore che volevano dire: “noi non siamo d’accordo con quanto state facendo, è giusto che lo sappiate mentre lo state facendo!”
Quella Sarajevo è la stessa che descrive Vincent Spasaro nel suo Assedio. Per le prime pagine del libro, almeno. Poi quello che accade, bè, è incredibile.
Weiss viene attirato in una stanza, la numero 41, sesto piano di un palazzone vecchio e sporco, monumento all’edilizia comunista degli anni Cinquanta; cerca armi e trova invece un cadavere, merce inflazionata a Sarajevo; questo però ha una caratteristica unica nel suo genere: scompare quasi subito, e poi torna, anzi raddoppia, perché Weiss ne trova altri due al suo posto, decomposti da settimane di abbandono. E, assurdamente, si tratta dei corpi delle stesse due persone che lo avevano accolto davanti alla porta della stanza numero 41. Un incubo? Possibile, se non fosse che anche quei due cadaveri svaniscono, trascinandosi dietro, a prova di una loro pur effimera esistenza, il corpo (vivo) di un soldato accorso a soccorrere il semi-impazzito Weiss.
La storia di guerra diventa una storia di fantasmi? No, non è così semplice. Proprio per niente.
Intervengono altre figure, inquietanti come il Cieco (potentissimo sensitivo, evocatore di demoni, addirittura un mago ma forse qualcosa di ancora diverso…) o affascinanti come la bellissima Elèna Hahn-Kraus; e le carte vengono rimescolate più e più volte, in un cambio di registri e punti di vista narrativi da lasciare senza fiato.
Altro non è possibile aggiungere, per non guastare le molte sorprese; solo un ultimo commento, che appartiene direttamente alla voce di Spasaro: “Si dice che un omicidio, un evento violento, lasci una traccia invisibile. Quella traccia può divenire un fantasma. Se un omicidio può dare origine a una casa infestata, cosa può generare una guerra?”
Riflettete su questo la prossima volta che, osservando le riprese televisive di una guerra lontana non più di qualche ora d’aereo, penserete: non sono affari miei.
Perché il mondo, ormai, è piccolo, stretto, angusto. Ed è maledettamente facile venirvi assediati.
Articolo di Luca "5 Fingers" Barbieri
Dettagli del libro
- Vincent Spasaro
- Assedio
- Segretissimo Mondadori
- Giugno 2011
- pp. 242
- € 4,50.
1 commento:
Condivido. Ne ho scritto pure io.
Posta un commento