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giovedì 5 maggio 2011

Notte di nebbia in pianura - Angelo Ricci (Manni Ed. 2011)


Una recente ricerca ha confermato ancora una volta come in Italia ci siano più scrittori che editori. Forse per la nostra grande tradizione letteraria, ma sembra che ormai sia universalmente riconosciuto che chiunque possa scrivere o addirittura diventare scrittore (in Italia): basta buttare giù la lista della spesa o la propria biografia più o meno romanzata (a quanto pare il 90% degli italiani hanno o hanno avuto una vita degna di essere raccontata) per debuttare nel campo letterario. Adesso, poi, con l’avvento dell’e-book e la possibilità di auto pubblicarsi mettendo in vendita il proprio libro su internet, ogni limite sembra superato. Di questa categoria fa parte Notte di nebbia in pianura del debuttante (neanche a dirlo) Angelo Ricci, edito da Manni. Un libro di circa centoventi pagine che salta all’occhio per il tentativo goffo dell’autore di cercare a tutti i costi il caso, l’originalità, una forzatissima volontà di andare controcorrente in cui parolacce, imprecazioni e bestemmie soverchiano di gran lunga la storia.

Se il tentativo di Ricci era quello di accostarsi alla narrativa pulp, forse è meglio spiegargli che non basta scopiazzare Romanzo Criminale chiamando i personaggi con nomignoli improbabili come Panza, Braghenti, Carriola o una prostituta ucraina Svetlana. Se poi il filo della storia è quanto mai labile, seppur di un qualche interesse, ecco uscire fuori un romanzo davvero pessimo, di quelli che vanno ad arricchire le mensole delle librerie (se ci arrivano) ma di certo non alzano la qualità della narrativa italiana. I personaggi sono dei cliché abusati: abbiamo il ciccione ossessionato dalla madre (morta), la donna italiana sposata con un islamico appartenente a una cellula terroristica, il delinquentello che sputa il suo odio a più non posso, il gruppo di furbetti del quartiere che sfruttano le giovani donne appena arrivate dall’est Europa. Un quadro variopinto (ma molto banale) unito soltanto dall’onnipresenza della nebbia che sembra avvolgere tutto e tutti, e da un immobilismo completo. La storia non progredisce, e quando lo fa va lenta come un bradipo, un sussulto lo si ha nel finale, ma non basta per salvare un’architettura che non regge.

Lo stile è quanto mai discutibile: oltre alla volgarità gratuita (davvero eccessiva e ingiustificata), risulta ridondante, grezzo e pieno di “d” eufoniche, sintomo anche di un editing soltanto abbozzato. L’autore sembra ossessione dai colori, gli occhi nocciola di uno dei personaggi fanno capolino un rigo sì e l’altro pure. La scelta poi di raccontare delle storie parallele con personaggi più o meno disperati è da un lato un’occasione sprecata (i protagonisti sono abbandonati a se stessi, alcuni di loro avrebbero le potenzialità per diventare dei tipi importanti ma rimangono lì, immobili), dall’altra è un ennesimo tentativo da parte di un autore di affrontare temi scottanti come la difficoltà all’integrazione sociale e quindi per nulla innovativo. Contando le ripetizioni e i periodi esattamente uguali, questo libro di centoventi pagine in realtà ne avrebbe la metà, sintomo forse che Ricci non è ancora in grado di gestire una struttura narrativa ben articolata.

Articolo di Marcello Gagliani Caputo

Dettagli del libro
  • Autore/i: Angelo Ricci
  • Editore: Manni
  • Collana: Occasioni
  • Prezzo € 11.00
  • Formato: Libro in brossura
  • ISBN: 8862660901
  • ISBN 13: 9788862660907
  • Editore & Imprint: Manni
  • Pagine: 120

3 commenti:

Cristing ha detto...

Inutile dire che passo.... Bravo Marcello le cose vanno dette così come stanno, senza peli sulla lingua, senza girarci troppo intorno. Probabilmente se qualcuno si fosse degnato di dire a Ricci che il suo libro era così brutto, ci avrebbe lavorato sopra un pò di più e,forse, avrebbe raccolto qualche consenso. A volte mi sembra di assistere alla "corrida letteraria - debuttanti allo sbaraglio" Direi.... colpito e affondato...

Lofi ha detto...

I Navy Seals sono stati più leggeri con Bin Laden di quanto lo sia stato Marcello con l'autore. Mentre leggevo mi sembrava di assistere ad un'autopsia. Questo è il tipo di recensione che più apprezzo.

Anonimo ha detto...

Grazie ragazzi!