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sabato 9 aprile 2011

Come in uno specchio – Helen McCloy (Polillo 2006)


Uno specchio è quella “superficie levigata che dà immagini per riflessione della luce”: quello che vediamo non è la realtà, ma è solo la sua immagine. In questo romanzo la realtà non si conosce, perché la verità appare così assurda da essere irreale: ci sono però i testimoni e sono persone affidabili. Le loro dichiarazioni sembrano confermare una serie di fatti che la ragione non riesce a spiegare.

Vedi una figura davanti a te, solida, tridimensionale, dai colori vivaci, che si muove e obbedisce a tutte le leggi dell’ottica. Il suo abbigliamento e i suoi modi sono vagamente familiari. Ti affretti a raggiungerla per darle un’occhiata più da vicino. Questa volta il capo e tu… stai guardando te stesso.
O piuttosto, una perfetta immagine speculare di te, solo che non c’è nessuno specchio.
Così capisci che è il tuo doppio. E ti spaventi a morte, perché la tradizione dice che chi vede il proprio doppio sta per morire…

Faustina Crayle, giovane insegnante della Brereton, un famoso e rispettato istituto per ragazze situato nelle campagne della Contea di New York, viene licenziata senza un preciso motivo dalla preside della scuola.
Motivi di opportunità forse, perché altri membri del corpo docente e diverse studentesse sono pronte a giurare di averla vista apparire contemporaneamente in posti diversi.
Una collega, Gisela von Hohenems, chiede al suo fidanzato, lo psichiatra Basil Willing di cercare di scoprire il motivo per cui la preside della scuola, la signora Lightfoot, non vuole né raccomandare Faustina per un nuovo posto di insegnante, né spiegare in alcun modo i motivi che l’hanno spinta a licenziarla in tronco.
Quando, mentre si trova innegabilmente a New York, Faustina viene vista e poi accusata di un omicidio avvenuto in pieno giorno nel giardino della Brereton, la teoria del doppio di una persona, che si materializza e vive una sua vita autonoma, non sembra più essere solo un’ipotesi accademica.
Tre possibilità tentano di spiegare i fatti, accusando Faustina Crayle:
  1. ha deliberatamente architettato tutto: ma perché?
  2. ha una doppia personalità, che non riesce a controllare
  3. è la prova che il fenomeno del “doppelgänger” non è una leggenda
Solo nelle ultime pagine di questo famoso romanzo la soluzione, perfettamente logica, verrà svelata dal dottor Basil Willing, “il primo investigatore psichiatra del giallo americano (oltre che il primo a usare la psichiatria per scoprire indizi)” (introduzione di Mauro Boncompagni a Gli Speciali del Giallo Mondadori n. 60, aprile 2010).

Ci sono dei romanzi gialli che, tecnicamente parlando, sono delle macchine perfette; il modo in cui agisce l’assassino, le false piste, i diversi indiziati, il colpo di scena che spiazza il lettore: c’è tutto, ma, alla fine della lettura, si rimane con un senso di smarrimento perché, chiuso il libro, le sensazioni provate scemano in poco tempo.
Helen McCloy descrive la tipica situazione dei film degli anni Quaranta o Cinquanta, preferibilmente in bianco e nero, dove una donna sola, indifesa davanti al pericolo (ne siamo certi?), che vive (siamo sicuri?) fatti razionalmente inspiegabili, si sente prigioniera di un contesto che sembra condurre ad una tragica soluzione.
L’autrice, allo stesso tempo, offre al lettore descrizioni di stati d’animo, colloqui, scambi di osservazioni, ipotesi, senso di smarrimento, teorie psicologiche che fanno pensare (anche se alla fine si tratta solo di un romanzo) e che lasciano un segno profondo nella mente di chi legge.

La McCloy sa bene come intrattenere e incuriosire il lettore, rendendolo partecipe degli avvenimenti e spiegando in modo dettagliato, ma senza annoiare, tutto quello che racconta.
Già il titolo, una citazione di San Paolo (“Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia.” 1Corinti 13,11-12), fa subito entrare il lettore nella storia.

“Come in un specchio” (Through a Glass, Darkly) è del 1950 e, secondo me, in quegli anni l’effetto prodotto dalla lettura di questo romanzo aveva ancora più forza, perché le vicende narrate si svolgevano contemporaneamente alla vita quotidiana dell’epoca. E’ il secondo romanzo che leggo della McCloy, ma certamente non sarà l’ultimo: una scrittrice poco famosa in Italia, ma che, a differenza di molte colleghe più popolari, più lette, più celebrate, e più vendute, dopo più di sessant’anni riesce a non deludere mai e a soddisfare pienamente chi ha la fortuna di leggere i suoi romanzi.

Helen McCloy, considerata da molti la più grande scrittrice americana di gialli, fu la prima donna ad essere nominata presidente dei Mystery Writers of America (1950). Fra i suoi romanzi migliori si possono citare anche Panico (Panic, 1944 – I bassotti n. 79) e Mr. Splitfoot (1968, La stanza del silenzio – Gli Speciali del Giallo Mondadori n. 60, aprile 2010), dove appare il dottor Basil Willing, lo psichiatra protagonista di dodici romanzi e di alcuni racconti, che funge da consulente del procuratore distrettuale di New York.

Se riesci a vedere qualcuno in uno specchio, l’altro può vederti, anche se tu non ti vedi.

Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano

Dettagli del libro
  • Formato: Brossura
  • Pagine: 249
  • Lingua: Italiano
  • Editore: Polillo
  • Collana: I bassotti
  • Anno di pubblicazione 2006
  • Codice EAN: 9788881542673
  • Traduttore: M. Caselli 

6 commenti:

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Paolo Carrfinder sale in cattedra e detta lezioni di ottimo mystery!!!
So già che questo romanzo l'ha colpito particolarmente. Davvero encomiabile il lavoro psicologico dietro a un giallo con così tanti anni nel groppone. Acquisto obbligatorio.

Martina S. ha detto...

Ottimo, Paolo, molto convincente.
La McCloy si conferma maestra del giallo psicologico e delle atmosfere da suspence estrema. Dopo Panico e La stanza del silenzio, non mi farò sfuggire nemmeno questo.

Anonimo ha detto...

Complimenti Paolo. La McCloy è una delle scrittrici più brave nel rendere il crescendo graduale di angoscia e senso di isolamento. Qualche volta eccede ma la si perdona volentieri.
Fabio

Carrfinder ha detto...

Grazie a tutti!
Fabio, ce ne fossero di "eccessi" così! I piccoli difetti scompaiono davanti ai pregi.

Anonimo ha detto...

Sono molto contento che qui a "Corpi freddi" ci sia uno spazio dedicato proprio al giallo classico. E l'ho pure scritto su...ma non lo cito per non beccarmi una brontolata da Enzone.
Avanti così!
Fabio

Stefania ha detto...

Bellissima recensione Paolo!!!! E va a finire direttamente nella mia lista desideri, pur essendo la prima volta che sento nominare l'autrice la trama e il mistero che aleggia intorno ad essa mi intrigano non poco!
Ancora complimenti :)