«Io sto malissimo, quando scrivo [...] perché questo lavoro diventa pervasivo. Divora. Tracima al di là delle ore che gli dedico, trabocca e cola sul resto della giornata. [...] Vivo in uno stato di tensione, un’asma, una corrente elettrica continua, estenuante, che giorno dopo giorno mi riduce a uno straccio. Divento il vampiro di me stesso: il libro che sto scrivendo succhia tutto quello che mi accade, mi prosciuga la vita presente e passata».
Livio Aragona è uno scrittore noir cinquantenne, anche se molti lo definiscono erroneamente giallista. La sua vita è scandita dalla scrittura e dalle sue diramazioni: apparizioni televisive, incursioni in casa editrice, presentazioni, corsi di scrittura, momenti di distacco dal mondo. Ha una moglie, Silvia, dolcissima ed eterea, con cui non sta più assieme ma con cui mantiene un rapporto strettissimo d’affetto. Ha anche un’amante cui si sente sempre più legato, un’allieva conosciuta a uno dei suoi corsi: Veronica. Come quasi tutti coloro che partecipano a un corso di scrittura, anche Veronica ha un manoscritto nel cassetto e velleità artistiche, nonostante Livio la consideri, all’inizio, un’autrice non talentuosa. Queste aspirazioni sovvertiranno il succedersi degli eventi e la storia, grazie a una narrazione sapiente e alla suspense apportata dalle manovre losche di un inquietante personaggio, toccherà picchi notevoli di imprevedibilità. E i libri? I libri tirano i fili dell’opera: con l’uscita del suo ultimo romanzo, Livio Aragona tenta di vincere un importantissimo premio letterario e il percorso verso il verdetto finale è un interessante excursus nei retroscena solitamente taciuti di questi concorsi. La dannazione per la scrittura – di cui sono approfonditi baratri ed altezze, con la lucidità che possiede chi conosce bene la materia trattata e vuole riportarla intatta, senza edulcorazioni – come categoria esistenziale viene scandagliata attraverso stati d’animo, esplorazioni introspettive, racconti di vita, perfino barzellette:
«Un uomo muore. Nella sua vita quest’uomo ha combinato così poco, occupandosi solo di sciocchezze, che le autorità celesti non sanno che fare di lui. Decidono che un angelo lo porterà a visitare Inferno e Paradiso e lascerà scegliere a lui.
L’angelo scende con l’uomo, un po’ tremante, all’Inferno.
L’Inferno è questo: un tavolo lunghissimo e stretto, che si perde all’infinito. Seduti ai due lati del tavolo, i dannati battono i tasti di vecchie macchine per scrivere. Ma i tasti non sono tasti: sono spine, vetri aguzzi, lamette da barba... E i diavoli, ghignando, li frustano e li incitano a scrivere lunghissimi romanzi.
“No, no, che orrore!” scuote la testa l’uomo, vedendo le dita dei disgraziati sanguinare.
“Allora saliamo in Paradiso” sbuffa l’angelo, annoiato.
Il Paradiso è questo: un tavolo lunghissimo e stretto, che si perde all’infinito. Seduti ai due lati del tavolo, i beati battono i tasti di vecchie macchine per scrivere. Ma i tasti non sono tasti: sono spine, vetri aguzzi, lamette da barba... E gli angeli, ghignando, li frustano e li incitano a scrivere romanzi interminabili.
L’uomo si gratta la testa, perplesso. “Scusa” chiede all’angelo “Forse ho perso un passaggio ma... insomma, che differenza c’è fra questi e i dannati?”
“Ma caro signore... questi pubblicano!”».Gli intrecci sono coloriti dalla fauna variegata che compone questo mondo: dal critico letterario viscido, all’Editore che gestisce i suoi intrallazzi, all’editor giovane e competente. Senza pretese di giudizio, Montanari anche in questo si dimostra uno scrittore nel senso lato del termine: lui narra di mondi, conflitti, controsensi. E i giudizi, semmai, li fa dare ai suoi personaggi. Senza pretese assolutistiche, come dimostra la parabola di pensiero di Livio nei confronti dell’esordiente, una parabola che si evolve, matura, si contamina attraverso delusioni e passi falsi.
Riguardo allo stile ho poco da dire: Montanari ha scritto – e bene – parecchi romanzi, oltre racconti e sceneggiature. La totale padronanza sulla struttura e una forma che si scioglie spontaneamente sulla pagina, gli consentono di concentrarsi sugli aspetti introspettivi e inaspettati della storia. Terminato il romanzo, ne saprete di più sul mondo della scrittura. Vi metterete l’animo in pace e capirete che c’è poco da sondare, le cose stanno così: alle dannazioni non ci sono spiegazioni.
Articolo di Marilù Oliva
Dettagli del libro
- Titolo: L’esordiente
- Genere: Gialli, Horror, Thriller, Noir
- Autore: Raul Montanari
- Editore: B.C. Dalai Editore
- Anno di Pubblicazione: 2011
- Collana: Romanzi e racconti
- Informazioni: pg. 320
- Codice EAN: 9788860738363
- Prezzo di copertina: € 18,00
5 commenti:
Grazie, Marilù. Bellissima recensione, profonda e tagliente.
Raul
L'ultimo libro di Raul Montanari "E poi la notte", Mondadori 2010, mi ha colpito favorevolmente e così penso di beccarmi anche questo.
Fabio Lotti
Amo Raul, ho amato il suo dannato Danio di "Strane cose, domani", Livio Aragona mi ha fatto solo ridere per la sua ingenuità, due spanne sotto....
gracy
La barzelletta e' amara come un Fernet Branca, ma efficace.
Oh ma lo voglio!!!!! Credo potrebbe proprio fare per me...non ho mai letto nulla dell'autore e non ho niente nella mia piccola biblioteca, ma mi è capitato un paio di volte di soffermarmi davanti a un suo romanzo, senza però leggere la trama. Direi, credo potrebbe piacermi. Un pensierino ce lo faccio.
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