Lo sollevai con fatica, la gamba difettata lo reggeva a malapena. Poi Leo mi indicò qualcosa alle mie spalle, nel suo sguardo lo stupore, l’incredulità, la paura, l’impotenza. Mi voltai e vidi provenire da via D’Azeglio i carri armati. Sullo sfondo le due torri, come ciminiere di una fabbrica, come muse inquietanti, intorno solo nebbia e voci senza volto.
Tra la fine del 1976 e l’inizio del 1977 l’Italia attraversò uno dei periodi più bui dal dopoguerra a oggi. I cosiddetti “anni di piombo” rappresentarono la logica conseguenza di una instabilità politica che all’indomani della caduta del fascismo impedì al nostro Paese di rimanere al passo con lo sviluppo economico e sociale che caratterizzò la maggio parte delle nazioni. Raffigurazione concreta delle difficoltà figlie di compromessi provvisori e mai chiariti furono le elezioni politiche del 1976 in cui, nonostante la sinistra avesse ottenuto il 46,7% dei voti (di cui il 34% il solo PCI), i leader non furono capaci di formare un governo, lasciando così mano libera alla DC, divenendone quasi un prolungamento. Nacque, quindi, il cosiddetto “compromesso politico” che scatenò la reazione di quei ceti sociali medio bassi che per primi furono vittima della politica dell’austerità voluta proprio dalla Democrazia Cristiana: operai, studenti e classi subalterne si trovarono letteralmente schiacciate e tradite da quella parte politica (la sinistra) che fino ad allora aveva rappresentato il loro punto di riferimento. Conseguenza di ciò fu la nascita di gruppi antagonisti che scatenarono una vera e propria guerra civile simboleggiata qualche anno più tardi dall’immagine del corpo senza vita di Aldo Moro abbandonato nel portabagagli di una Renault 4.
Questo è il contesto storico dentro cui lo scrittore Paolo Grugni inserisce il suo romanzo L’odore acido di quei giorni, un giallo con sfumature di action-thriller il cui protagonista (un veterinario ex chirurgo militante) viene coinvolto in una serie di omicidi che sembrerebbero legati proprio ai fatti che stavano sconvolgendo l’Italia in quei giorni difficili. Alessandro Bellezza è un perfetto figlio di quegli anni: un chirurgo con una moglie e due figli che a causa della vicinanza a gruppi armati combattenti, si ritrova improvvisamente radiato dall’albo, privato dei due figli da una moglie che vorrebbe per loro un futuro diverso e lontano da un padre alcolizzato e compromesso politicamente, costretto a trasformarsi in un “raccatta carcasse” di animali feriti o morti lungo la strada che collega Persiceto con San Giacomo del Martignone. Una notte, però, durante uno dei suoi giri, Bellezza si imbatte in una donna apparentemente morta abbandonata ai bordi della strada. Un ritrovamento che gli stravolgerà la vita.
La narrazione di Grugni è spesso esaltante, già all’inizio, quando descrive magistralmente la bufera di neve che incombe sul piccolo paese, isolando case, staccando luce e telefono, quasi come nel più classico film horror, e dandoci subito quella sensazione di assedio che permarrà fino alla fine del romanzo. Ha poi una straordinaria capacità di farci “sentire” la tensione che si respirava in quel periodo in ogni angolo di strada e in qualsiasi paesino di provincia, come appunto Persiceto che da anonimo agglomerato di poche anime, si trasforma in un covo di traditori, assassini e doppiogiochisti. Le vicende dei personaggi vengono poi accompagnate, quasi scandite, dalle trasmissioni di Radio Alice, una delle tante radio “pirata” nate in quel periodo per contrastare l’ormai obsoleto controllo statale delle comunicazioni.
In modo analogo a quanto sarebbe accaduto in uno dei capolavori del cinema che da lì a poco sarebbe arrivato nelle sale italiane, I Guerrieri della Notte (Walter Hill, 1979) in cui la voce di una speaker accompagnava la fuga dei guerrieri per le strade di New York, nel romanzo di Grugni veniamo costantemente aggiornati sugli sviluppi della crisi sociale e politica dell’Italia di quegli anni, quando poliziotti e carabinieri sparavano ad altezza d’uomo e dove i dimostranti andavano in giro con passamontagna e tasche piene di armi convenzionali e non.
L’odore acido di quei giorni è un romanzo a metà tra la fiction e la storia, interessantissimo da leggere soprattutto se quel periodo non lo si è vissuto di persona, ma lo si è studiato soltanto sui libri, uno strumento essenziale per approfondire e capire la storia del nostro Paese, perché, come diceva Indro Montanelli, è indispensabile “conoscere il passato per capire il presente”.
Articolo di Marcello Gagliani Caputo
Dettagli del libro
- Titolo L'odore acido di quei giorni
- Autore Grugni Paolo
- Dati 284 p., brossura
- Prezzo € 16,50
- Editore Laurana Editore
- Collana Rimmel narrativa italiana
- EAN 9788896999059
5 commenti:
Negli anni '70 ero ragazzina, i fatti li ricordo, ma forse ero ancora troppo piccola per capirli appieno. Mi sa che questo libro potrebbe rivelarsi una lettura interessante anche per me.
Ottima recensione, Marcello.
Una lettura decisamente interessante.... Ottima analisi Marcello
Anche io non ho vissuto quegli anni, avevo appena 2 anni, e per questo motivo ho trovato questo libro istruttivo, oltre che avvincente. Sono felice che via sia piaciuta la mia analisi.
Davvero una bella analisi quella di Marcello. Un romanzo che farò mio quanto prima.
Ciao, bell'articolo! Vi lascio il link dove potete trovare il mio:
http://sherwood.it/L-odore-acido-di-quei-giorni-di
Ciao ciao
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