_

lunedì 16 agosto 2010

Intervista a Daniele Bonfanti di Laura Costantini


Ho letto “Melodia” di Daniele Bonfanti (Edizioni XII) per un colpo di fortuna. E dopo averlo letto mi sono detta: io questo lo devo intervistare. Perché quando la passione per un certo tipo di letteratura te la sei coltivata a suon di Stephen King, H.P. Lovecraft, E.A. Poe, Bram Stoker, Ann Rice e via inchinandosi ai maestri, è difficile che un romanzo, di un autore italiano per altro, ti spiazzi, ti sorprenda, ti ispiri ammirazione assoluta. Perché in “Melodia” si parla di musica (da cui il titolo), di gatti (da cui la splendida copertina), di sesso degli angeli, di religione, di miti ancestrali, di manipolazione genetica e di cavalieri templari. E niente e nessuno potrà mai prepararvi a capire dove andrà a parare Daniele Bonfanti. Certo, un’occhiata alla terza di copertina, dove si definisce editor, pianista, compositore, campione di kayak, cultore di sport estremi e giornalista, aiuta a inquadrare il soggetto. Quindi andiamo con le domande.

Laura Costantini: Incanalarsi nella letteratura di genere in Italia è stato un atto di coraggio, di autolesionismo o di pura incoscienza?

Daniele Bonfanti: Penso ci sia una componente di tutte e tre, come in tutto ciò che amo fare, che si tratti di scendere le gole di un fiume con la piena del disgelo in kayak, di scappare di corsa dai fulmini su un ghiacciaio sotto la grandine, o scrivere genere in Italia. Anche se l’ultima è senza dubbio la cosa più pericolosa che ho mai fatto.

LC: Facciamo il punto della situazione: la letteratura fantastica italiana, stretta nella morsa dei vampiri  d’oltreoceano e dello snobismo critico nostrano, ha un futuro?

DB: Credo che gli emovampiri dal cuore d’oro, tutto sommato, abbiano a modo loro contribuito a sdoganare un po’ il genere, per quanto di contro ne hanno dato un’idea distorta e abbiano finito per creare generi propri. A conti fatti, però, ritengo siano stati più i vantaggi. Perché dall’anno scorso si è cominciato a vedere qualche libro molto interessante in ambito fantastico (e non parlo del solito fantasy per ragazzi) edito anche da editori molto importanti, così come ho visto più attenzione per i nuovi autori e per quelli italiani. La strada è lunghissima, ma sono ottimista.

LC: E detto da uno che si diverte a giocare a rincorrersi con i fulmini…

DB: C’è ancora un forte muro da parte della critica delle testate più importanti, ma Internet sta aiutando. Se guardi sul Web, si parla senza dubbio molto più di opere di genere che mainstream, e Internet avrà sempre più peso. Specialmente con la vera e propria rivoluzione degli eBook, a cui stiamo cominciando a assistere. In questo mezzo credo molto, poiché gli editori avranno meno timori a investire, e i lettori più possibilità di scelta al di fuori delle strettissime logiche di mercato imposte dai canali di diffusione – distributori e librerie, che arginano il fantastico ancor più della critica o dei vampirini luccichini. Certo, riguardo alla Rete è indispensabile che più scrittori, critici e addetti ai lavori evitino di vederla fine a se stessa – eleggendola a campo di battaglia (dei poveri), a terreno di tifoserie calcistiche, a basamento per un monumento al proprio ego – e comprendano che si tratta di uno strumento per fare meglio il proprio lavoro.

LC: Allora parliamo di lavoro. La tua bio dice che vivi in una casa in un bosco, infestata di fantasmi e di gatti. Poi c’è il tuo essere, anche, musicista che ha sicuramente aiutato nella composizione di “Melodia”. Ma lo spunto da dove è venuto?

DB: Gli spunti per un romanzo come questo – un gran minestrone – sono tanti, e apparentemente molto distanti tra loro. Una delle cose che più amo è proprio prendere temi lontani e vedere di costruire un ponte che li colleghi, in maniera inaspettata. Dopotutto, tutto è interconnesso, non c’è nulla nel nostro universo che non sia collegato a tutto il resto. Il nucleo centrale deriva da un mio vissuto – come quasi sempre accade per ciò che scrivo. Parliamo del lontano 1998. Mi capitava spesso, quando sedevo al pianoforte per comporre, di avere la chiara sensazione di non stare creando, ma stare ricordando. E lo stesso in determinati passaggi della musica che ascoltavo: mi pareva di cogliere una finestra su un ordine di cose più ampio, diverso, misterioso. Spesso in maniera fulminante, tanto da lasciarmi stordito. Quando dico “ricordare” non intendo una musica udita da qualche parte, ma qualcosa di molto antico e molto profondo. E di molto, molto importante. Assoluto.

LC: A proposito di assoluto. Ti rendi conto che dopo il tuo romanzo parlare del sesso degli angeli avrà un senso compiuto?

DB: Confesso la premeditazione e me ne assumo ogni responsabilità.

LC: Premeditazione reiterata. Hai attinto a piene mani a miti ancestrali, leggende sumeriche, teorie eretiche e hai condito il tutto con un pizzico abbondante di Templari, che ormai sono come il prezzemolo. Eppure il tuo romanzo è originalissimo.

DB: Non ti nascondo, Laura, che quando i Templari hanno cominciato a inflazionarsi sul serio, dopo il romanzo di Brown (che non ho ancora letto, peraltro), io stavo lavorando a Melodia, e pensai seriamente se fosse possibile sostituirli con qualche altro ordine. Poi però riflettei proprio su quanto mi chiedi, se si possa parlare di tematiche stra-battute pur essendo originali. Credo lo sia; dipende tutto da come ci si pone. Dopotutto, le storie che ci raccontiamo fin dal Neolitico – e che appunto si sono codificate in tanti dei miti a cui ho attinto – si basano sugli stessi Archetipi, sia a livello di personaggi sia a livello di strutture. L’originalità non sta in questo, non sta nelle “materie prime”, ma nel come le si montano e assemblano. Nei tempi, nei modi, nelle dosi, nelle combinazioni. L’originalità di una musica sta forse nelle singole note? L’originalità di un dipinto nei pigmenti usati per i colori? È un po’ come avere una scatola di mattoncini LEGO: ci puoi fare quello che vuoi, i limiti non sono nei mattoncini, sono solo nella tua testa. Credo anche che l’adagio – oggi molto diffuso – che non si possa più scrivere “nulla di nuovo” sia soltanto una comoda scusa.

LC: Quando hai cominciato a scrivere, e perché?

DB: Da bambino: usavo un piccolo registratore regalatomi da mio padre – che mi raccontava storie bizzarre – e incidevo raccontini a voce, in cui morivano sempre tutti.
Perché? Perché mi divertiva (e mi diverte tutt’ora) vedere le facce e gli occhi delle persone a cui le raccontavo.

LC: Chi sono i tuoi maestri, buoni o cattivi che siano?

DB: Più di ogni altro è senza dubbio Umberto Eco. E troppi altri per citarli tutti, ma anche nessuno in particolare; cerco di imparare qualcosa da tutto ciò che leggo, ma di non imitare nessuno.
Non posso poi evitare di citare Danilo Arona, che ha avuto una buona parte di colpa se ho scritto il romanzo, avendo io tratto più di uno spunto dalla lettura – ti parlo del 2003, lavoravo già a Melodia da quattro anni e ne fu per molti versi chiave di volta – del suo L’ombra del dio alato. Certo allora non mi sarei mai aspettato che proprio Arona avrebbe qualche anno dopo firmato la postfazione del mio lavoro.

LC: Come definiresti “Melodia” se dovessi inserirlo in uno specifico scaffale?

DB: Questa è difficile. E quando si è trattato di fornire una definizione sintetica del genere per il catalogo di Edizioni XII ci abbiamo passato diverso tempo insieme al direttore della collana Eclissi, Luigi Acerbi. Alla fine però non siamo riusciti a sintetizzare in una o due parole e abbiamo usato delle parafrasi. Essere mutevole e un tantino imperscrutabile è lo scopo e la natura di Melodia. Un po’ come i gatti, no?
“Weird” può essere una bella parola – proprio perché difficile a sua volta da definire – da utilizzare per parlarne.

LC: Quanto hai dovuto penare (se hai dovuto) per trovare un editore disposto a pubblicarlo?

DB: In realtà Melodia ha una storia editoriale peculiare (quale libro non la ha?): è stato proposto soltanto a Edizioni XII, che l’ha pubblicato.
Questo perché io per XII lavoro come editor, e sono anche tra i debosciati che hanno messo in piedi quest’avventura tre anni fa. All’inizio, essendo un po’ (un po’?) allo sbaraglio, non ce la sentivamo di prenderci l’onore e l’impegno di pubblicare e promuovere opere di autori esterni. Quindi alcuni di noi si sono offerti come cavie, proponendo opere proprie come carne da macello. Melodia era tra queste, perché l’avevo ultimato in quel periodo (e amo fare la cavia e la carne da macello, come hai intuito): è stato valutato, è piaciuto, è stato quindi usato come ariete. Ha avuto fortuna, e intanto Edizioni XII è diventata una realtà affermata con autori importanti in scuderia, per cui quest’anno è stato rivisto e pubblicato in una versione decisamente meno grezza.

LC: Dopo aver scritto “Melodia” guardi i tuoi gatti con tranquillità o con un pizzico di inquietudine?

DB: Non li ho mai guardati con tranquillità: non bisogna mai fidarsi di loro. Come si potrebbe, con quelle facce?

LC: Stai scrivendo? Quali sono i tuoi progetti?

DB: Ho diversi cantieri aperti, per lo più in coppia con altri autori, cosa che mi piace moltissimo – tu ne dovresti sapere qualcosa, Laura… – e mi pare funzionare (la verità è che scrivo insieme a gente brava, così sembro bravo anch’io). Ho appena terminato un thriller alchemico con David Riva, dal titolo Quintessenza; sto lavorando a un mezzo survival horror e mezzo hard Sci-fi, Cenere, con Luigi Acerbi. Un terzo romanzo, con Simone Corà, in territorio di Sci-fi avventurosa e divertente, con molte esplosioni. E varie altre cose con altre persone. Poi, sempre con David stiamo lavorando al prossimo titolo di Camera Oscura – a te il titolo in anteprima: Carnevale – a tema Venezia e le sue maschere. E stiamo impostando, con altri loschi e ancora per poco segreti personaggi, il titolo successivo (quello del 2011), molto ambizioso e complesso. E poi articoli, rubriche, saggi… c’è un sacco da fare!

LC: Buon lavoro.

Articolo ed Intervista di Laura Costantini

Dettagli del libro
  • Autore Daniele Bonfanti
  • Anno 2010
  • Formato 250 pp, brossura, con risvolti
  • XII Edizioni
  • Collana Eclissi - n. 10
  • ISBN 978-88-95733-23-4
  • Prezzo 15,00

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho scoperto questo blog da poco e , come spesso accade, per caso. È molto interessante. Grazie.