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giovedì 8 aprile 2010

Il fine ultimo della creazione - Tim Willocks



Carcere di massima sicurezza di Green River. Texas. Tra quelle sbarre e quelle fondamenta di pietra scorre una via, la fogna schiumeggiante con le scorie di duemilacinquecento uomini disperati. Questa fogna nelle viscere di una mostruosa galera, questa fogna nelle fogne del mondo, è il luogo dove la necessità finisce e incomincia la possibilità, nella gloria e nel dolore della perdita assoluta.

Una gabbia di acciaio e vetro, progettato dall'inglese Cornelius Clunes nel 1876. Vetro, luce, visibilità, esposizione, sorveglianza. Continua. Sempre. Di giorno la luce scende dalla cupola sovrastante, vetro, dalle finestre si vedono i cecchini sempre pronti a sparare, vetro, di notte i corridoi vengono invasi dalle luci dei riflettori, ancora vetro e la cella è illuminata da una luce verde. Chi entra in Green River si dimentica del buio. L'oscurità è invisibilità, la luce visibilità. Il buio è libertà, La luce è disciplina. Dalla cupola partono quattro bracci. Nel braccio A, bianchi e latini, B i neri, C neri e ispanici, D solo bianchi: nel pericolo, nella paura, nella guerra gli uomini si raggruppano da soli in branchi, simili con simili.
Ray Klein condannato ingiustamente per stupro è qui da tre anni. Lavora nell'infermeria, era un medico, la fuori, nel mondo. Un’altra vita fatta di orari di lavoro interminabili, mancanza di sonno, impegno, sacrificio, studio, passione per il suo lavoro, paura di sbagliare, dolore nel perdere un paziente, una esistenza votata all’altruismo. A Green River, "Non sono cazzi tuoi"è diventato il suo Credo. Non intervenire, mai, se senti urlare, gemere, piangere, singhiozzare, implorare aiuto, “non sono cazzi tuoi”, anche fosse il tuo migliore amico, “non sono cazzi tuoi”. Non esiste pietà. Pietà significa debolezza, ed è quindi pericolosa e immorale. Mors tua vita mea. Klein è ad un passo dalla libertà vigilata. Con lui lavorano Earl “Rospo” Coley, pregiudicato e la Psicologa Juliette Devlin, un cervello con le dimensioni di un pianeta. Intorno a lui Nev Agry innamorato di Claudine/Calude, che ci rimanda un po' alla nostra "Mary per sempre", Henry Abbott il pazzo, Johnson, Wilson ex pugile, i fratelli Tolsen, la feccia dell'umanità. E John Campbell Hobbes. Il direttore del carcere. Disciplina e punizione, azione e reazione, questo è il suo Credo. Fino a ieri. Oggi avrebbe frantumato la gemma della disciplina con il martello e lo scalpello della guerra. Il riassetto di un universo poteva avvenire solo tramite lo scatenamento di forze cataclismatiche e imprevedibili. Il grande fisico aveva torto: Dio gioca a dadi, eccome. E nel tetro squallido universo del penitenziario di Stato di Green River, John Campbell Hobbes era Dio in persona. Delirio di onnipotenza. Quando si fomentano gli animi, si portano all'esasperazione, si torturano psicologicamente, si incattiviscono, c'è solo una cosa che può accadere: la rivolta; e Hobbes osserva dall’alto del suo ufficio senza muovere un dito, come lo spettatore che assiste ad un combattimento tra cani. Si azzannano, si saltano alla gola, si scannano. E’ la legge della sopravvivenza, vinca il più forte, è una selezione naturale. E’ la rivolta di Green River.
“La frode, la violenza, l'invidia dominano sempre intorno a lui, sebbene egli sia onesto, pacifico e benevolente; e gli onesti, che ancora gli è dato da incontrare, malgrado tutto il loro diritto di essere felici, sono sottoposti dalla natura, che non fa tali considerazioni, a tutti mali della miseria e della malattia e a una morte prematura come gli altri animali della terra. E rimangono sottoposti a tutti i mali finchè un vasto sepolcro li inghiotte tutti insieme (onesti e disonesti non importa) e li rigetta, essi che si erano creduti il fine ultimo della creazione, nell'abisso del cieco caos della materia da cui erano usciti. (Critica del Giudizio - Kant)”

Cattivo, cruento, crudo, questo è lo stile di Tim Willocks. Ma non si può raccontare diversamente una storia di brutalità cattiveria, odio razziale, nel senso più ampio del termine, bestialità e follia. L’impatto può risultare un po’ troppo forte, come il linguaggio, ma, credetemi, l’effetto è travolgente, tanto da non riuscire a smettere di leggere. Il fatto che Willocks sia anche uno sceneggiatore la dice lunga sul modo in cui vengono descritti sia i personaggi che i fatti, sembra di vederli, di assistere alle scene di violenza. E' bravo, molto bravo a non cadere nella retorica, a non creare l'eroe buono senza macchia e senza paura. Sono tutti indistintamente animali feroci, chi non lo era lo diventa, fieri del male che hanno fatto, assetati di sangue, pronti a scatenare la rabbia, ce la trasmettono e ci colpisce come un calcio in bocca. Gli animali uccidono per la sopravvivenza, per fame o per difesa, non hanno possibilità di scelta, gli uomini in questo romanzo, e non solo purtroppo, uccidono per puro piacere. Personalmente avrei anche evitato di approfondire la storia tra la Psicologa Devlin e Klein, un po’ scontata a dire il vero, per evitare qualsiasi forma di buonismo, perché a Green River non c’è posto per i sentimenti, almeno non come li intendiamo noi, sembrano proprio fuori luogo, qui amore, quello tra Nev Agry e Claudine, non fa rima con cuore, ma con sottomissione, possesso, dignità, disonore e potere.

Articolo di Cristina Di Bonaventura

Dettagli del libro
  • Formato: Rilegato
  • Pagine: 461
  • Lingua: Italiano
  • Editore: Cairo Publishing
  • Anno di pubblicazione 2010
  • Codice EAN: 9788860522719
  • Traduttore: K. Bagnoli

9 commenti:

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Avevo letto il romanzo anni fa quando era stato pubblicato in pompa magna da Mondadori.
Dico la verità: nonostante siano innegabili le capacità di Willocks a me il romanzo non era piaciuto, a tratti addirittura mi aveva lasciato una sensazione di fastidio addosso. Comunque probabilmente è questione di sensibilità personale.
All'epoca aveva venduto discretamente tanto che la Mondadori l'anno successivo aveva pubblicato un altro romanzo dello scrittore "Re macchiati di sangue".
Poi per diversi anni è sparito fino ad essere ripescato da Cairo che, prima ha pubblicato il suo ultimo romanzo storico "Religion" e poi si è buttata sulla ristampa del vecchio catalogo.
Ottima comunque l'analisi di Cristina

Lofi ha detto...

A me il libro al tempo fece una bella impressione così come ne ha fatto un'ottima questa recensione di Cristina. Complimenti veri.

Cristing ha detto...

Grazie, mi ha veramente colpita questo libro...

Scéf ha detto...

io non vedo l' ora di aver tempo di poterlo leggere :°)

Anonimo ha detto...

Già il fatto che sia ambientato a Green River, Texas, mi riempie la bocca di gustosa acquolina. In più non ho letto molti libri di genere carcerario (mi viene in mente solo "Papillon" e "L'isola della paura" vale?) mentre amo molto i film ambientati dietro le sbarre.

Mi sa che questo lo potrei leggere.

P.S.
Brava Cristina!

Cristing ha detto...

Grazie Jimbose! Si penso proprio che dovresti leggerlo....

Linda80 ha detto...

Bravissima Cristina!
Ammetto che il libro mi attira e non poco...

Linda80 ha detto...

Bravissima Cristina!
Sto libro mi attira... mannaggia!!!

Stefania ha detto...

Bellissima recensione, complimenti Cristina!
Ammetto che il genere non è nelle mie corde ma le tue parole quasi quasi invogliano ^___^