Edito nel 1999, “Battle Royale” in Italia è arrivato solo nel 2009. In Giappone nel frattempo è diventato un bestseller assoluto, nonchè fenomeno di culto, al punto di ispirare film, manga e videogiochi, insomma una vera e propria “Battle Royale-mania”.
Ammetto di essere stata attirata inizialmente dalla copertina, che una volta tanto mi sembra parecchio accattivante, ma non solo; anche l’idea di base l’ho trovata molto interessante, per le implicazioni e le controversie che comporta. Il romanzo è ambientato infatti nella Repubblica della Grande Asia dell’Est, di chiaro stampo totalitario, anno 1997. Tra le varie forme di gestione del potere, c’è un Programma che prevede che ogni anno una classe di ragazzi, di una scuola scelta a caso, venga costretta a partecipare ad un gioco della durata di 3 giorni. Questa è la volta della terza B della scuola media Shiroiwa.
I 42 ragazzi, 21 maschi e 21 femmine, , convinti di recarsi ad una gita, una volta saliti sul pullman vengono narcotizzati; si risvegliano poi su un’isola deserta dove a ognuno viene consegnata una dotazione di mappe, bussole, cibo e…armi. Sì perché lo scopo del “gioco” è quello di uccidersi a vicenda, finchè non ne rimane uno solo. Qualora questo non dovesse succedere o qualora nessuno dovesse morire entro le prime 24 ore, i collari di cui sono stati muniti i partecipanti esploderanno. Stessa sorte toccherà a quanti tenteranno di scappare, di ribellarsi, o di attraversare delle zone off limits durante il corso del Programma.
Pag. 208: “Questo paese era folle. Non solo per quel gioco atroce. Chiunque mostrasse anche il più piccolo segno di resistenza verso il governo veniva immediatamente eliminato. Al governo non importava se fossero stati innocenti, continuava a proiettare un’ombra di intimidazione sopra le vite di chi non aveva altra scelta se non quella di obbedire alle sue politiche, e poteva trovare consolazione solo nelle poche e piccole cose che il governo non aveva sottratto o vietato.”
Appare molto chiaro il riferimento a certi romanzi distopici come “1984” di Orwell, “Fahrenheit 451” di Bradbury o “Il signore delle mosche” di Golding; mettiamoci pure anche una componente pulp-splatter alla “Kill Bill”.
Durante la lettura mi sembrava di vederli disegnati davanti agli occhi tutti i personaggi, proprio come un fumetto, o magari come un film di Tarantino al rallentatore.
Bene, nonostante tutte queste belle premesse, il libro l’ho trovato freddo, noioso e senz’anima. Ci sta che il genere stesso comporti un certo cinismo e una quasi totale assenza di sentimenti…è che qui proprio mi è stato praticamente impossibile affezionarmi a qualche personaggio, o tifare per l’uno piuttosto che per l’altro. Anzi, a parte l’iniziale difficoltà con tutti i nomi giapponesi, che muoia uno studente o che ne muoia un altro è del tutto indifferente. Per non parlare della continua ripetitività dei gesti e delle azioni, fino alla fine. Ho atteso invano una qualche sorta di colpo di scena, e considerate che si tratta di 663 pagine, non 200!
Se invece di 42 studenti, il libro fosse partito anche solo dalla metà, sarebbe stato già abbastanza.
Articolo di Vivara
Dettagli del libro
- Autore: Takami Koushun
- Editore: Mondadori
- Genere: letterature straniere: testi
- Collana: Piccola biblioteca oscar
- ISBN: 8804586877
- ISBN-13: 9788804586876
- Data pubbl.: 2009
8 commenti:
O___O il trailer O___O
ce l'ho da leggere....
L'avevamo comprato insieme Fernanda, ricordi? ^__^
Non so sono un po' perplessa sembra una specie di isola dei famosi con connotazioni splatter, non so se lo leggerò comunque grazie della segnalazione le opere del sol levante mi hanno sempre intrigato parecchio...
In effetti non si sa più cosa inventare...
Fabio Lotti
Io l'ho letto qualche mese fa e devo dire che mi è piaciuto molto. Mi sono legata a due personaggi, in particolare, anche se non sto qui a dire i loro nomi e ruoli per non rovinare la lettura di altri, tanto da commuovermi tanto verso la fine. Anche io ho trovato difficile l'inizio, con tutti i congnomi e nomi giapponesi più i numeri di identificazione degli alunni, ma dopo aver superato questa difficoltà mi sono resa conto che proprio quelle precisazioni mi avevano permesso di "giocare" con ogni personaggio e con la sua fine.
Poi ho visto il film e li ho riconosciuti tutti. Non mi è piaciuto così tanto, soprattutto per una questione di doppiaggio italiano :/ E poi...c'è il magnifico Kitano ;)
Grazie Vivara :)
E' in coda di lettura, mentre molti amici ne stanno adorando il manga... vedremo :)
Ce l'ho tra i libri da leggere...prima o poi arriverà anche la sua ora :-))))
Questo lo devo avere! è___é
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