Una cosa è sicura. Non riuscirete a separarvene, il ricordo, le sensazioni provate, sono come le ventose di una medusa, un bacio caustico sulla pelle. Poi si dirà che è una lettura irrinunciabile, di alibi ce n’è a disposizione. La verità è che si è consapevoli di cosa si va incontro, qualcuno l’ha già raccontata questa esperienza, la nera storia della strega Gertrude e dei suoi piccoli mostri crescono si trova ovunque ed è una storia orrenda.
L’inizio è come le avventure di Tom Sawyer, fino a che non arriverà Joe l’Indiano. Per David, dodici anni, è ancora il tempo delle piccole cose, dei pesi leggeri, del vivere svaporando il giorno in una comunità rurale della contea di Sussex, N.J. Gli amici sono tutto il suo microcosmo, quelli teneri, gli arrabbiati, i già segnati e ormai persi. La Grande Roccia sul fiume è il luogo idealizzato dell’infanzia, è anche quello dove si opera la prima forma, il primo passo incerto nell’epoca degli adulti. Nei colori di un crepuscolo americano avviene l’incontro/incanto della scoperta. Meg, una Nathalie West da giovane, che chiede amicizia. Viene da fuori, con la sorella, sono ospitate dalla famiglia vicina di casa, nella casa di Ruth, dove vivono tre figli e manca un padre. Facile distrarsi dal nascere di emozioni nuove ed intese inespresse, quel che si sente e si vede è solo superficie.
Insinuante come un colubro, la scrittura di Ketchum apre improvvisi varchi sulla tela, il ritratto comincia a mostrare il vero lato deforme. In breve l’idillio muore presto, veloce e inesorabile. La casa di Ruth diventa la caverna dell’orco. Al verso della femmina Alpha i cuccioli si trasformano, lupi che fremono e mordono nelle buie della cantina. Di qui in poi è la cronaca di un calvario: eccitato dall’odore della carne, il branco sperimenta variabili su questo povero corpo contro cui si gettano. David è il testimone, quello che racconta con gli occhi, timoroso ma cosciente, impreparato a reagire sotto tutela. Ruth è il mastro burattinaio che elargisce buoni premio e reprime iniziative autonome. La connivenza di un adulto spiana la strada alla quotidianità del male, basta attraversare il giardino e dedicarsi al proprio Gioco preferito. Semplice come soffiarsi il naso.
E’ una sequenza di sevizie contro cui ci si trova impotenti. Una collisione frontale. Ribrezzo, repulsione, spasimo, sono gli impulsi che risalgono dallo stomaco. La reazione più frequente, quella di sbattere il libro giù dalle scale, lasciarne incompiuta la lettura. Ogni capitolo è mettersi alla prova, testare i propri limiti di sopportazione, chiedersi cosa ho fatto di sbagliato. Ma la lingua avvolgente, lo stile flessuoso e ammaliante, parlano d’altro. Il ritmo ipnotico, la voce suadente, tutto invita alla complicità, in fondo non stiamo forse dalla stessa parte? Si finisce a fare i cani di Pavlov, quelli che sbavano al suono che annuncia il pasto.
Inevitabile a questo punto interrogarsi. Che cos’è questo diario, se non una vivida esibizione, una pornografia del dolore che costringe a fare i conti con il nostro Mr.Hyde personale. A questa dubbio si può rispondere, si può dire che nel racconto, nascoste da un velo di ipocrita empatia, covano in realtà indulgenza e compiacimento, un desiderio di immoralità e molestie. Non siamo noi che coltiviamo sadismi, che aderiamo a proposte malsane. Questa è una cronaca fredda come la pelle di un rettile, sotto vibrano brama e partecipazione, lo stesso della caccia e la cattura.
Per chi vuole c’è sempre modo di flirtare, il coup de foudre scatta alla fine, le sorti si rovesciano, anche per i cattivi arriva l’ora della punizione. Così l’inganno si perpetra, una pillolina dopo lo spavento. Non bastasse c’è il dietro alle quinte, dove si spiega la scelta tecnica, la giusta angolatura, il pretesto narrativo, l’impeto etico….
Balle, tutte balle, caro signor Ketchum, questo è il tuo pozzo nero, e ti piace sguazzarvi.
Quanti fra noi si guadagnano da vivere scrivendo di omicidi hanno verso le persone che li commettono un debito di gratitudine più grande di quanto ci faccia comodo ammettere? (Brian Freeman)
Articolo di Frankie Machine
Dettagli del libro
- Autore: Ketchum Jack
- Editore: Gargoyle
- Genere: letterature straniere: testi
- Collana: STORIE
- ISBN: 8889541377
- ISBN-13: 9788889541371
- Data pubbl.: 2009
18 commenti:
Commento intrigante.... ho quasi paura a mettere il libro in wishlist......
E' da diverso tempo che ho questo libro in wlist, Frankie Machine hai fatto una radiografia eccellente e l'esame accurato ha fatto trapelare la giusta diagnosi. Bravo.
gracy
Come già ho avuto modo di dire parlandone con Frankie, il libro un po' mi incuriosisce un po' mi spaventa.
Eh vabbè, ma questa è concorrenza sleale... Non c'è paragone tra la mia recensione e quella di Freeman!!
:)
Di questo Ketchum ne ho sentito parlare per la prima volta da Giulio Uggè di Corpi Freddi, che me ne aveva parlato dell'allora prox uscita di questo romanzo da culto in termini entusiastici.
La storia mi intriga moltissimo.
La recensione di Frankie (tra l'altro come al solito originale e stilisticamente impeccabile) non fa altro che farmi accrescere la voglia di leggere questo romanzo all'apparenza parecchio disturbato.
Ehm... Ho notato dopo che di Freeman c'era solo una frase...
Immagino che Frankie possa prendere il mio commento precedente come un complimento :)
Frankie, alla fine mi chiedo se questo libro ti sia piaciuto sul serio o se sia rimasto soltanto come un pugno nello stomaco... E mi rimane il dubbio se ci voglia proprio tutta questa 'pornografia del dolore', come hai ben scritto tu, per parlare di certe brutture del mondo.
dalla citazione di Freeman toglierei il punto interoggativo.
bella Frankie. mi ha convinto e la metto in WL. thanks
Ehi Ale grazie per l'involontario complimento,sono diventato rosso,spero solo che Brian non se la prenda.:))))
Ma il mio intento era un altro, le parole di Brian erano provocatorie, volevo, come si diceva una volta, "aprire un dibattito". Il libro mi ha veramente disturbato, si è capito. E' finito davvero per terra due volte, con un vaffa di dietro. Il fatto è Ketchum scrive terribilmente bene, ma è senza pudore. Sono stato molto indeciso nell'esprimere questo giudizio, direi strattonato ai due estremi. Alla fine però la bilancia pende dalla parte sbagliata. Di un libro mi interessa la forma e il contenuto, qui la forma è affascinante, il contenuto è disgustoso, non solo per quello che mostra, per quello che sta dietro. Io vedo nel libro il calcolo freddo di uno scrittore che si è impegnato con un volgare intento speculativo, sfruttando la vulnerabilità delle persone, colpendo le parti più buie, eccitandole. Questo ha suscitato il mio disprezzo.
Ah, allora avevo capito bene, Frankie!
Si Marti, e non so se consigliarti di leggerlo. Uno può dire: se te la fai sotto allora datti agli Harmony! Non è così. Con le letture che si preferiscono è un venire a patti, dammi un etto di paura che me la spasso così. C'è a chi piace l'horror, chi sballa per i film splatter, si tiene la pancia per un pulpettone o sdilinquisce per American Psycho. Sono scambi, mutui riconoscimenti, io so che tu sai, è un gioco allo scoperto. Questo no, è un imbroglio. Ti porta per mano come per dire “Vedi, di cosa siamo capaci eh? Ma noi no, stiamo a debita distanza, noi amiamo Meg” . Invece lo immagini, inorgoglito per le trovate sempre più trucide e malvage, e come gli vengono facili…. Sarà più difficile per chi ha figlie, non lo nego, è una possibilità, ma ci si può pensare anche a mente fredda: cosa mi spinge a piacere una storia che parla solo di crudeltà?
Ottima recensione che ha saputo aprire un bel dibattito. Sono notoriamente restio a letture internazionali, prediligo, per semplicistico amor patrio le nazionali ma questa mi incuriosisce proprio per quella componente cruda sotto vostra analisi. Mi domando, dove mai si sarà sospinto il prode autore pur di "sconvolgere" il lettore? Siamo ai livelli di scene cinematografiche alla "The Saw" e "Hostel" oppure scivola su "Bad Taste" o "Splatter"?
In ambito cinematografico negli ultimi anni la corrente del cosiddetto "torture porn" ha fatto molti seguaci. Film come "Saw", "Hostel" o meglio ancora il cinema francese con "Frontiers", "A l'interieur" e "Martyrs" hanno mostrato scene di violenza estrema come mai in precedenza.
Anche in ambito letterario nel thriller ci sono scrittori che sicuramente non ci vanno per il sottile.
Ma qua ci stiamo riferendo ad un romanzo uscito in America nel 1989 quindi BEN 20 ANNI FA'. Probabilmente oggi siamo maggiormente "abituati" a questo genere di storie dove si spinge molto sull'aspetto morboso e al limite del buon gusto, mi domando invece la reazione di un lettore venti anni fà?
Io rimango della convinzione, da antidiluviano lettore, che il troppo stroppia.
Fabio Lotti
Sono orgoglioso di conoscere persone come Frankie.
@Frankie, non credo proprio che lo leggerò. Su questo sono 'antica', come Lotti. Ma mi fa più specie la frase del Killer: Probabilmente oggi siamo maggiormente "abituati" a questo genere di storie Se ci abituiamo al morboso e non ci fa riflettere a dovere, diventiamo quasi 'complici' del compiacimento dello scrittore quando scrive queste storie.
Okkio: questo non è un giudizio verso nessuno di noi lettori, ognuno sceglie liberamente e, sono sicura soprattutto fra noi Corpi Freddi, con cognizione di causa. :-)
Sia chiaro che faccio distinzione tra la VERA violenza (che ovviamente aborro) e quella narrata in una crime novel.
Rimango dell'idea che comunque anche situazioni estremamente violente in un libro devono essere narrata SE FUNZIONALI alla storia.
Se la violenza è il fine ultimo la cosa perde interesse e mi infastidisce.
Direttamente in WL!!
Grazie Frank
^_*
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