Colpire, verbo transitivo; in
senso figurato significa “Impressionare, suscitare una forte emozione”.
Tra i sinonimi: stupire,
sconcertare, turbare, toccare.
Leggere questo libro
significa rimanere colpiti, nei diversi significati elencati sopra.
Si può ambientare un
romanzo in una discarica?
Una discarica descritta come fosse un luogo quasi normale dove vivere, dove
i rifiuti non sono solo scarti, ma opportunità, elementi utili. Fuori c’è la
nostra società, gli individui, le diverse personalità che vengono descritte
lasciando però al lettore lo spazio per la propria immaginazione.
“Ci vengo a cercare delle cose ogni
tanto. Non hai mai sentito parlare dei cercatori? Questo posto di notte si
riempie. C’è chi getta via cose inutili e chi pensa di trovare cose preziose.
Si viene qui e si cerca. Ci vengo anch’io, tutto qui.”
Era un copione che recitava a
memoria ogni volta che qualcuno lo beccava dentro la discarica e che di solito
funzionava sempre, stabilendo l’inizio e la fine della conversazione sul tema.
Non che il vigile del fuoco non
sapesse delle frequentazioni notturne di quel luogo, ma non pensava che vi
fossero anche dei ragazzi così giovani.
“Iacopo detto Iac, adolescente
cresciuto troppo in fretta, vive tra la casa della madre e i bordi di una
grande discarica. Accanto a lui il fratellino Tommi e l'attraente Silvia,
ragazza perbene scontenta del proprio corpo. Iac conosce la discarica fin nei
minimi dettagli, è una risorsa, un punto di partenza, dove trovare tutto quello
che gli serve per sopravvivere e sognare. Intorno a lui si muove un gruppo di
esistenze abbandonate tra cui il turco Saddam, il nero Argo e l'italiano Lira
Funesta, scarti umani non privi di una loro particolare dignità.”
La vita in discarica procede secondo ritmi collaudati, poi un gesto che
sembra inoffensivo e “l’accumulo di pratiche abusive provocano un episodio
drammatico che coinvolgerà profondamente Iac”. (citazioni dalla seconda di
copertina).
Messa da parte (ma non scartata) la Vergani ed il romanzo d’indagine, Elisabetta
Bucciarelli ci porta in un mondo che il lettore conosce solo dall’esterno e
superficialmente.
La storia infatti si svolge in una discarica, uno di quei luoghi che per la
nostra società, basata per la maggior parte sull’immagine pulita e levigata dei
modelli e delle pubblicità, non dovrebbe esistere e di cui forse non si
dovrebbe parlare.
I rifiuti danno fastidio, ingombrano, certe volte invadono le città; è
sufficiente uno sciopero di un giorno per far emergere lungo le strade quello
che noi scartiamo.
Ma un romanzo della Bucciarelli non può fermarsi a raccontare i rifiuti e
la loro gestione, pure se la collana “VerdeNero” si occupa anche di questo:
l’analisi va come sempre più a fondo, tocca delle corde che danno fastidio e
mettono a disagio il lettore.
Iniziamo dalla frase: “siamo ognuno
lo scarto parziale o totale di qualcuno.” E’ veramente così?
La parola “scarto” non è usata nel suo significato più comune, il risultato
di un processo, ma indica quello che mi differenzia da ogni altro essere delle
specie umana.
Forse allora è vero che siamo tutti scarti, perché non esistono due persone
uguali.
Un libro che spiazza il lettore abituato al significato abituale delle
parole, perché riesce a far diventare una parola con accezione negativa (il
termine “scarto”) un valore aggiunto. La differenza può anche essere
arricchimento, se c’è il rispetto reciproco e il riconoscimento che le
caratteristiche dell’altro non sono solo un motivo di conflitto.
Non è l’ambiente che definisce gli individui: anche in una discarica gli
uomini sono innanzitutto persone.
Frasi nitide, precise, esaurienti: una boccata d’ossigeno rispetto a quello
che si legge di solito.
Capitoli brevissimi, scelta di termini inattesi, a volte inusuali, ma anche
interessanti.
Un linguaggio chiaro ma non semplice, non elementare: ricercato? No,
efficace.
Un libro diverso e singolare, per il luogo dove si svolge la vicenda, per i
personaggi che racconta e, alla fine, anche sorprendente.
Un mondo unico, inaspettato. 216 pagine, novanta capitoli brevi o
brevissimi (di una o al massimo tre pagine); 90, come la paura? La paura degli
altri, degli sconosciuti, delle persone vestite male, delle malattie che si
possono prendere, dei batteri, dei rifiuti ormai alla fine della loro
esistenza.
Io però non mi sento “lo scarto parziale o totale di qualcuno”: sono
presuntuoso?
E’ vero, ogni persona è diversa da tutte le altre, ma penso che le cose
comuni alla maggior parte delle persone siano in numero maggiore rispetto alle
differenze: forse sono un idealista…
Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano
Dettagli del libro
Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano
Dettagli del libro
- Formato: Brossura
- Editore: Edizioni Ambiente
- Anno di pubblicazione 2011
- Collana: Verdenero. Noir
- Lingua: Italiano
- Pagine: 223
- Codice EAN: 9788896238967
2 commenti:
Grazie Paolo, per aver letto e per averne scritto. E grazie al blog che ospita questa recensione.
Buon 25 Aprile,
Elisabetta
Bello il libro di Elisabetta, interessante questo suo sguardo attento sugli "scarti umani".
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