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mercoledì 25 aprile 2012

Corpi di scarto – Elisabetta Bucciarelli (Edizioni Ambiente 2011)


Colpire, verbo transitivo; in senso figurato significa “Impressionare, suscitare una forte emozione”.
Tra i sinonimi: stupire, sconcertare, turbare, toccare.
Leggere questo libro significa rimanere colpiti, nei diversi significati elencati sopra.

Si può ambientare un romanzo in una discarica?
Una discarica descritta come fosse un luogo quasi normale dove vivere, dove i rifiuti non sono solo scarti, ma opportunità, elementi utili. Fuori c’è la nostra società, gli individui, le diverse personalità che vengono descritte lasciando però al lettore lo spazio per la propria immaginazione.

“Ci vengo a cercare delle cose ogni tanto. Non hai mai sentito parlare dei cercatori? Questo posto di notte si riempie. C’è chi getta via cose inutili e chi pensa di trovare cose preziose. Si viene qui e si cerca. Ci vengo anch’io, tutto qui.”
Era un copione che recitava a memoria ogni volta che qualcuno lo beccava dentro la discarica e che di solito funzionava sempre, stabilendo l’inizio e la fine della conversazione sul tema.
Non che il vigile del fuoco non sapesse delle frequentazioni notturne di quel luogo, ma non pensava che vi fossero anche dei ragazzi così giovani.

 “Iacopo detto Iac, adolescente cresciuto troppo in fretta, vive tra la casa della madre e i bordi di una grande discarica. Accanto a lui il fratellino Tommi e l'attraente Silvia, ragazza perbene scontenta del proprio corpo. Iac conosce la discarica fin nei minimi dettagli, è una risorsa, un punto di partenza, dove trovare tutto quello che gli serve per sopravvivere e sognare. Intorno a lui si muove un gruppo di esistenze abbandonate tra cui il turco Saddam, il nero Argo e l'italiano Lira Funesta, scarti umani non privi di una loro particolare dignità.”
La vita in discarica procede secondo ritmi collaudati, poi un gesto che sembra inoffensivo e “l’accumulo di pratiche abusive provocano un episodio drammatico che coinvolgerà profondamente Iac”. (citazioni dalla seconda di copertina).

Messa da parte (ma non scartata) la Vergani ed il romanzo d’indagine, Elisabetta Bucciarelli ci porta in un mondo che il lettore conosce solo dall’esterno e superficialmente.
La storia infatti si svolge in una discarica, uno di quei luoghi che per la nostra società, basata per la maggior parte sull’immagine pulita e levigata dei modelli e delle pubblicità, non dovrebbe esistere e di cui forse non si dovrebbe parlare.
I rifiuti danno fastidio, ingombrano, certe volte invadono le città; è sufficiente uno sciopero di un giorno per far emergere lungo le strade quello che noi scartiamo.
Ma un romanzo della Bucciarelli non può fermarsi a raccontare i rifiuti e la loro gestione, pure se la collana “VerdeNero” si occupa anche di questo: l’analisi va come sempre più a fondo, tocca delle corde che danno fastidio e mettono a disagio il lettore.
Iniziamo dalla frase: siamo ognuno lo scarto parziale o totale di qualcuno.” E’ veramente così?
La parola “scarto” non è usata nel suo significato più comune, il risultato di un processo, ma indica quello che mi differenzia da ogni altro essere delle specie umana.
Forse allora è vero che siamo tutti scarti, perché non esistono due persone uguali.

Un libro che spiazza il lettore abituato al significato abituale delle parole, perché riesce a far diventare una parola con accezione negativa (il termine “scarto”) un valore aggiunto. La differenza può anche essere arricchimento, se c’è il rispetto reciproco e il riconoscimento che le caratteristiche dell’altro non sono solo un motivo di conflitto.
Non è l’ambiente che definisce gli individui: anche in una discarica gli uomini sono innanzitutto persone.

Frasi nitide, precise, esaurienti: una boccata d’ossigeno rispetto a quello che si legge di solito.
Capitoli brevissimi, scelta di termini inattesi, a volte inusuali, ma anche interessanti.
Un linguaggio chiaro ma non semplice, non elementare: ricercato? No, efficace.
Un libro diverso e singolare, per il luogo dove si svolge la vicenda, per i personaggi che racconta e, alla fine, anche sorprendente.
Un mondo unico, inaspettato. 216 pagine, novanta capitoli brevi o brevissimi (di una o al massimo tre pagine); 90, come la paura? La paura degli altri, degli sconosciuti, delle persone vestite male, delle malattie che si possono prendere, dei batteri, dei rifiuti ormai alla fine della loro esistenza.

Io però non mi sento “lo scarto parziale o totale di qualcuno”: sono presuntuoso?
E’ vero, ogni persona è diversa da tutte le altre, ma penso che le cose comuni alla maggior parte delle persone siano in numero maggiore rispetto alle differenze: forse sono un idealista…

Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano

Dettagli del libro
  • Formato: Brossura 
  • Editore: Edizioni Ambiente 
  • Anno di pubblicazione 2011 
  • Collana: Verdenero. Noir 
  • Lingua: Italiano 
  • Pagine: 223 
  • Codice EAN: 9788896238967


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Paolo, per aver letto e per averne scritto. E grazie al blog che ospita questa recensione.
Buon 25 Aprile,
Elisabetta

Anonimo ha detto...

Bello il libro di Elisabetta, interessante questo suo sguardo attento sugli "scarti umani".