C’è un nuovo assunto alla Pym’s Publicity, la stimata agenzia di pubblicità di Londra; il suo nome è Death Bredon ed è un tipo affabile, curioso e molto attento ad osservare i suoi nuovi colleghi ed i loro uffici. In realtà il nuovo copywriter è Lord Peter Wimsey, che è stato chiamato dal titolare dell’agenzia per indagare sulla strana morte di uno degli ideatori delle campagne pubblicitarie della Pym’s: Victor Dean è deceduto cadendo dalla scala a chiocciola che collega gli uffici dei dipendenti al piano di sotto, dove ci sono le sale riunioni, le stanze dei capigruppo, il reparto stampa e l’ufficio del signor Pym.
Affrontare l’indagine sarà meno semplice del previsto, anche perché, oltre a nuovi delitti, il caso avrà inaspettati sviluppi, che porteranno Lord Peter ad incontrare il mondo del traffico di stupefacenti e quello che si nasconde dietro l’apparente buona società della capitale inglese, moralista solo di facciata.
“Dio mio,Wimsey! Cosa intende dire? Me lo dica subito. Farò qualsiasi cosa”.
“Vada a casa adesso”, scandì Wimsey. “Vada a piedi, non cammini troppo in fretta. E non si volti mai indietro”.
Spesso gli autori prendono spunto da un’esperienza personale per decidere dove ambientare un romanzo.
Dorothy Sayers nel 1922 arrivò a Londra e fu assunta come copywriter in un’agenzia di pubblicità, dove lavorò per tre anni.
L’anno successivo venne pubblicato il primo romanzo con lord Peter Wimsey.
L’esperienza lavorativa dei primi anni Venti evidentemente fu importante per l’autrice, perché la caratteristica principale del romanzo, pubblicato poi nel 1933, è proprio l’ambiente di lavoro londinese che aveva conosciuto.
La Sayers mette in scena un omicidio avvenuto in un modo particolare e, contemporaneamente, descrive l’epoca in cui si svolgono i fatti, raccontando al lettore come erano a quei tempi le inserzioni pubblicitarie sui giornali.
Uno stile a volte un po’ pesante, qualche dettaglio di troppo su quello che dicono e pensano i personaggi, ma alla fine rimane un bell’esempio di Giallo classico, dove non mancano i colpi di scena, con Lord Peter ancora una volta indiscusso protagonista.
Il ritmo della narrazione è quello tipico dei romanzi degli anni Trenta, con qualche rallentamento per tratteggiare l’ambiente di “lavoro” in cui si trova a dover agire lord Peter sotto mentite spoglie (gli screzi dei colleghi e l’interagire tra i diversi “reparti” in cui è suddivisa l’agenzia), poi la trama cambia registro quando la scoperta di un traffico di droga diventa determinante per trovare il movente e il colpevole del delitto.
Un romanzo diverso dalle “normali” indagini di lord Peter, con un finale inaspettato e una trama adatta non solo al lettore interessato all’enigma da risolvere, ma anche a chi vuole percepire qualche caratteristica di un’epoca assai diversa dalla nostra.
“Lord Peter e l’altro”, la cui prima edizione italiana del 1948 (ristampata nel 1976) aveva poco più di duecento pagine, viene pubblicato da Polillo editore in una nuova traduzione integrale (sono quasi 400 pagine) che finalmente offre al lettore italiano la possibilità di apprezzare il romanzo nella sua completezza.
Per la ventesima volta Death Bredon stava studiando i rapporti dell’inchiesta del coroner su Victor Dean. “Dunque è questo che sei, Bredon? La Morte? Be’, tutto quello che posso dire è che la tua visita arriva per tutti. La grande livellatrice, eccetera”.
Articolo di Paolo "carrfinder" Umbriano
Dettagli del libro
- Formato: Brossura
- Editore: Polillo
- Collana: I bassotti
- Lingua: Italiano
- Pagine: 391
- Traduttore: A. M. Francavilla
- Codice EAN: 9788881543762
1 commento:
A me in parte ha deluso proprio per la pesantezza dello stile (di solito brioso) che hai sottolineato. Rimane, comunque, un bel libro.
Fabio
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