Angel and Devil - coppia di recensori nel corpo di un solo lettore
(lettore che scrive, quindi più devil, dato il conflitto di interessi).
Francesca Bertuzzi: IL CARNEFICE
Newton Compton Editori, 2011
Romanzo; 279 pagine; 9,90 euro
- L’autore
Romana, del 1981. Scrive per il cinema, qualche esperienza nella regia. A 22 anni ha conseguito il master biennale in “Teoria e Tecnica della Narrazione” alla Scuola Holden di Torino. Questo è il suo primo romanzo.
- Bandella
http://blog.newtoncompton.com/il-carnefice
Angel
Una ragazza di colore, Danny, integrata in un paesino dell’Abruzzo. Una sorella di questa ragazza di colore, creduta morta: non lo è. Qualcuno, una donna, una specie di femme fatale ambigua, entra nella vita di Danny e le dice che è ancora viva. Vuole dei soldi per rivelare il luogo dove è tenuta la ragazza creduta morta.
C’è un amico di Danny, Drug Machine, che è anche il suo capo, e che la aiuta nella ricerca. Personaggi grotteschi, esagerati qua è là, mentre la storia si dipana con sapiente lentezza e colpi di scena da manuale, inseriti anche con maestria da manuale.
La scrittura della Bertuzzi prende in prestito dal cinema, una scrittura montata con elementi pulp ‘ispirati’ da maestri del genere. Sul finale una sequenza di fotogrammi alla Rodriguez-Tarantino. Romanzo fluido, action movie in certi momenti, strappa anche qualche sorriso, ha il merito di appoggiarsi all’immaginario collettivo, non si sottrae al cliché né del genere (anzi, lo cerca continuamente) né della scrittura tour court, raggiungendo – credo – soprattutto quei lettori under 20 che non hanno dimestichezza con certe atmosfere.
Devil
Questo romanzo mi ha tolto la punta dai cornetti che ho sulla fronte. Se frequentare una qualsivoglia scuola di scrittura creativa vuol dire imparare a frullare le intuizioni di un Lansdale o di un Ellroy nella periferia di uno sperduto paesello dell’Abruzzo, strafottendosene di contestualizzare i personaggi nell’ambiente in cui li si cala, allora è meglio andare a cogliere i citrullus lanatus a Latina (sì, le angurie) e smettere di scrivere.
Se uno stupratore senza denti, in attesa della sua vittima, in un parcheggio a San Buono in provincia di Chieti, fratello mongoloide e bidimensionale di Freddy Krueger che non scorgi al buio mentre “un brivido ti sale lungo la schiena”, ti afferra da dietro e ti dice “Da’ un bacio a paparino” e ti conferma che sei negra quindi a lui piaci di più – anche se non sa ancora che sei una negra lesbica venuta dall’Africa con tua sorella che sembrava morta 16 anni fa però non era vero e la devi cercare per altre 278 pagine – ma ti ribelli con tutte le forze e allora lui incazzato come un mutante di Le colline hanno gli occhi non si accontenta più della tua “fighetta del cazzo” e vuole ucciderti però arriva il tuo amico Drug Machine che gli punta un fucile alla nuca e ti salva dallo stupro e lo riempie di mazzate, beh, allora, ti viene voglia di correre più in fretta verso i campi di cocomeri. Poi insopportabile, infinitamente insopportabile, il tentativo di rendere erotiche scene lesbo tra la protagonista Danny e Bonnie, la tizia che la porterà da sua sorella scomparsa, al limite della prouderie di maschi arrapati davanti a un film vintage di Selen. Fastidiosa, da dilettanti, l’apertura di molti capitoli con informazioni meteorologiche. Ce ne sarebbe da dire.
Il Carnefice è un romanzo scandaloso. Ci trovo poco rispetto per il lettore. Come a dire: “tanto voi vi leggete tutto, purché ci sia l’indicazione di ‘thriller inquietante’ scritto da qualche parte sulla copertina”.
Forse la Newton ha fatto la scelta giusta, considerato che questo romanzo sta vendendo parecchio e piace a tanti di quelli che lo hanno letto. Quindi mi dico, diavoletto che non sei altro, sta’ zitto e impara da chi è più capace di te: tornatene all’inferno!
- La citazione:
“Mi minacci? Attenta, ti assicuro che anch’io so essere una stronza bastarda”.
- La chiosa:
“Un esordio potente. Un nuovo talento letterario”, recita la fascetta che accompagna il libro scritta dalla stessa Newton. Qualche mese dopo, su Il mercante dei libri maledetti di Simoni, sempre la Newton scrive: “Enigmatico come Il nome della rosa. Avvincente come I pilastri della terra. Un esordio che rimarrà nella storia”.
Ora, due sono le cose:
1. Che culo che tiene questa Newton, li scova tutti lei gli esordienti di grande talento.
2. Ci stanno prendendo per i fondelli, come sempre.
Al di là del giudizio di merito (assolutamente soggettivo) è chiaro perché a queste fascette – visto l’uso che se ne fa: a sproposito – non ci crede ormai più nessuno.
- Il giudizio sintetico
Tutta la gente corre a casa davanti alle televisioni (p.s: come biasimarla?)
Articolo di Luigi R. Carrino
3 commenti:
Ultimamente mi sto drogando di serie tv americane e inglesi. Non è un caso (mi riferisco al giudizio sintetico).
Baci :)
Sorvolo sul libro. Di Carrino ricordo volentieri "Acqua storta" che mi fece anche un po' commuovere.
Fabio
Ho letto anch'io il libro e in gran parte condivido quanto detto dal diavoletto. In realtà il volume fluisce via senza mai tediarti ma anche senza mai "impegnarti" nella lettura. Ciò significa che:
1) E' scritto con tutti quegli elementi che si accosterebbero senza difficoltà proprio ad una visione di un serial TV
2) Che la scrittrice non è una romanziera ma una sceneggiatrice tecnicamente abile, brava a creare buoni personaggi ed atmosfere da fiction RAISET.
In definitiva piace prorprio a tutto quel pubblico che nn ha tempo ne voglia di applicarsi alla lettura più complicata o che la usa come "passatempo" delle pause quotidiane dell'esistenza. Lo stesso pubblico a cui quelle "geniali" fascette e quell'invitantissimo prezzo si riferiscono.
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