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martedì 31 agosto 2010

Il giorno dei morti – Maurizio de Giovanni


Il giorno dei morti – Maurizio de Giovanni 
(anteprima - libro in uscita il 16 settembre 2010)

Devo confessare di avere atteso il nuovo romanzo di Maurizio De Giovanni con enorme ansia e tante aspettative e, soprattutto, con un sottile senso di inquietudine; quel presentimento di apprensione generato dalla chiusura di un cerchio e dalla fine di un percorso, per le sorti e il destino dei protagonisti che, con il tempo, hai fatto amici e sono diventati parte di te. “Il giorno dei morti” è il completamento della favolosa quadrilogia dedicata alle stagioni, la storia che, nelle intenzioni originarie dello scrittore, completa un progetto iniziato quattro anni fa con “Il senso del dolore”, la quarta gemma che si incastona in un gioiello di rara bellezza.
Si era iniziato con l’inverno e si chiude con l’autunno, proprio nel giorno dedicato ai defunti, i compagni giocoforza di vita di Ricciardi, commissario in forza alla Regia Questura di Napoli, a causa di quella insolita percezione “Il fatto”, quella dolorosa condanna ad avvertire l’ultimo pensiero dei morti con violenza.
Eppure questa volta c’è qualcosa di diverso: è l’alba di lunedì 26 ottobre 1931 quando ai piedi dello scalone monumentale che porta a Capodimonte viene rinvenuto il cadavere di un bambino. Il piccolo corpicino non rileva segni di attività delittuosa. Viene subito dichiarata la morte naturale, dovuta con alte probabilità alle precarie condizioni e al forte stato di denutrizione in cui versava la creatura. Ma Ricciardi sente che qualcosa non va e, soprattutto, non avverte “il fatto”. Inizia quindi, con tenacia e determinazione, una testarda indagine personale, come ultimo omaggio a uno scugnizzo che nessuno ha amato in vita e che oggi reclama delle risposte almeno nella morte. Un Ricciardi che questa volta è costretto ad investigare tra le strade di Napoli e letteralmente, a “sporcarsi le mani”, per arrivare alle risposte. “Il fatto” che non viene subito ma viene inseguito.
Con questo romanzo il talentuoso scrittore napoletano si congeda dall’editore Fandango, a cui va riconosciuto l’enorme merito di avere portato alla ribalta un artista di così elevato spessore, e lo fa con il romanzo che diventa, ad oggi, il suo CAPOLAVORO. “Il giorno dei morti” è l’indagine più complessa e sentita e l’opera più completa e matura. Questo romanzo è in grado di soddisfare l’amante della letteratura, quella con la L maiuscola, e il più esigente palato di raffinati romanzi gialli. Senza ombra di dubbio questa è la vicenda che mi ha appassionato e coinvolto di più e che segna un marchio indelebile nella mia memoria di lettore.
Una scrittura che è dolore e immedesimazione, una capacità di scrivere in maniera elegante e raffinata ma allo stesso tempo in grado di riuscire ad arrivare a tutti. E lasciatemi dire che questa è la dote dei grandi: trasmettere pensieri elaborati e complessi con estrema semplicità. Questo romanzo porta al suo interno momenti indimenticabili: come non ricordare l’autopsia sul bambino con la quale, il talento napoletano, è capace di rendere un atto freddo e chirurgico in maniera così dolce e delicata con senso di grande rispetto verso il piccolo defunto.
Immergersi nelle vicende narrate da Maurizio De Giovanni significa essere teletrasportati nella Napoli di quegli anni, tra i suoi quartieri, in mezzo a quella gente che diviene viva con le sue forze, le debolezze e le contraddizioni, significa annusare i sapori e, soprattutto, dare parola agli elementi della natura: la pioggia che è compagna costante e assidua di questo romanzo; perché ogni tanto Maurizio, come il più dotato dei chitarristi, si concede il virtuosismo capace di farti vibrare le corde dell’anima e ti regala pagine di pura poesia in grado di farti sentire piccolo nella immensità di quei pensieri. E capisci che scrittori così ne esistono davvero pochi, perché tra lui e il resto ci passa la differenza tra il puro talento naturale e l’abile mestierante.
Ci sono romanzi che porterai sempre dentro di te, come una bella cicatrice. “Il giorno dei morti” per me ne entra a pieno diritto. Ricciardi è vivo dentro di me, nel profondo della mia anima. E allora ciao commissario, o meglio dire arrivederci caro amico.

Marco “killer mantovano” Piva


Finire di leggere un libro di De Giovanni, è per me sentirsi un po’ orfana:
orfana dello sguardo verde ghiaccio di Ricciardi e del suo ciuffo ribelle,
orfana della bonomia di Maione e del suo ruvido affetto per il commissario,
orfana dei discorsi di Modo e della sua sensibilità nell’esaminare i morti,
orfana dell’amara ironia di Bambinella e del suo disperato sopravvivere,
orfana della finestra di Enrica e del suo ricamo,
orfana della pasta e ceci di tata Rosa e delle sue preoccupazioni.
Un po’ meno orfana però, della bellezza di Livia e della spocchia arrivista di Garzo.
Leggere De Giovanni significa immergersi in un modo diverso. Un mondo sospeso fra irreale del passato ma che possiede allo stesso tempo tutta la solidità reale dell’epoca storica in cui si muove Ricciardi, significa immergersi negli odori e nei sapori, nei colori, nei suoni, di Napoli, sentire sulla pelle l’avvicendarsi ciclico delle stagioni.
Siamo partiti dal gelido inverno de, ‘Il senso del dolore’ per passare alla profumata primavera de ‘La condanna del sangue’ per giungere alla torrida estate de ‘Il posto di ognuno’ ed ora ci attende il piovoso autunno de ‘Il giorno dei morti’.
Precisamente la settimana dal 24 ottobre al 2 novembre del 1931 – anno IX dell’era fascista: appunto ‘Il giorno dei morti’.
Il romanzo che chiude la quadrilogia delle stagioni, un romanzo giallo ma forse meno giallo degli altri, un romanzo pieno di poesia, sì poesia in un romanzo giallo…
quanta poesia…

la poesia della prima giornata di freddo
La prima mattina di freddo ha un sapore e un colore che non ha nessun’altra mattina
La prima mattina di freddo, anche se è stata lungamente temuta e attesa, giungerà inaspettata.
La prima mattina di freddo porta cattivi pensieri.

la poesia dell’acqua che scorre
Acqua che non lava.
Acqua che separa.
Acqua che deruba.
Acqua che fa paura.
Acqua che non finisce.

la poesia del Gambrinius
L’aria era stranamente limpida, nelle luci del Gambrinus, a ora di cena. Sigari e sigarette erano un ricordo del pomeriggio, quando si mischiavano all’odore della pioggia e al suono argentino delle risate di donna e dei cucchiaini che giravano il tè nelle tazze; e sarebbero tornati nella lunga notte, a far da nebbioso contorno alle parole sussurrate...

e poi il dramma…

Il dramma di un bambino che corre
Corre a rotta di collo, con gli zoccoli in mano per non cadere.”
“Corre, e schiva i bastoni dei signori che se lo vedono arrivare addosso, che colpiscono per essersi dovuti scansare”
“Corre nel vicolo, e il cane corre dietro di lui, leggero, senza sforzo, con le orecchie che sventolano come fazzoletti agitati da un treno in partenza.”
“Corrono, e sperano di farcela in tempo.

Il dramma di un medico che esamina
Questa guerra che hai combattuto tu, rifletté guardando il corpo sul tavolo, non ha gloria né grandezza. E’ una guerra per sopravvivere, per arrivare a vedere il sole dell’indomani o anche a risentire addosso la pioggia.”
“Prese il bisturi e praticò l’incisione a Y…

Il dramma di una donna che ama.
Io penso che sono così tutti i maschi: devono pensare che decidono da soli, e siamo noi che invece gli dobbiamo far decidere quello che vogliamo.

I personaggi le emozioni sono vivide e sono lì, pronte ad essere captate e percepite, sono con te ti accompagnano e ti parlano durante la lettura e tu non puoi non fare il tifo per Enrica o Livia e non puoi essere indifferente al dolore di Maione per Luca e non puoi non preoccuparti con tata Rosa per un mancato rientro.
L’ultima fatica di De Giovanni appunto “Il giorno dei morti”, ancora una volta ci meraviglia e ci prende, ancora una volta la presenza del ‘fatto’ o meglio la sua assenza da il via ad un’indagine, fatta con la mente ma ancora di più con il cuore.
Un bambino piccolo, minuto viene trovato sotto lo scroscio della pioggia insistente, morto abbandonato ai piedi della scalinata di Capodimonte e Ricciardi e Maione sono chiamati a verificare la causa di morte, ma ‘il fatto’ che da sempre accompagna il Commissario Alfredo Ricciardi, quella sua dolorosa condanna a percepire l’ultimo pensiero dei morti con violenza, questa volta è assente quindi il bambino è morto per cause naturali.
E allora perché Ricciardi insiste ad indagare? a far effettuare, quella che per tutti gli altri è una straziante quanto inutile autopsia?
Perché forse non è solo ‘il fatto’ che lo spinge in alcune direzioni ma forse il suo istinto la sua capacità di essere affine al dolore, il suo essere “un uomo destinato a camminare nel dolore, a esserne assordato, ammorbato, soffocato.”
Partendo da questa sua sensazione Ricciardi si muoverà negli ambienti della chiesa, nel mondo delle dame di carità, camminerà fra gli scugnizzi di strada sempre affamati fino a trovare la soluzione, quella inaspettata, quella più tragica di tutte le tragedie, quella che porterà Ricciardi quasi sul punto di non ritorno e poi…
Livia… Enrica….

Buona lettura

Marta Naddeo

Leggere un libro di Maurizio de Giovanni è come vedere un film: la prima volta si tende a seguire soprattutto la storia, per vedere come si conclude; è però necessaria una seconda visione per apprezzarne le numerose sfumature, i molteplici dettagli, le preziose descrizioni di Napoli e il ritratto dell’epoca (siamo nel 1931), l’influenza del clima sull’agire degli abitanti. Un film dove nulla viene raccontato per caso e dove ogni dettaglio non è mai di troppo.
Nei romanzi di de Giovanni si racconta la vita: i diversi ambienti, l’importanza delle piccole cose, i modi di comportarsi, le apparenze, gli uomini veri, quelli sinceri e quelli falsi, le furberie, l’umanità nelle sue mille sfaccettature.
La dignità dell’individuo è una costante nei libri dell’autore, perché la vita di ogni singola persona è importante e non perde il suo valore nemmeno con la morte. Perché è il ricordo di chi rimane che fa continuare a vivere le persone che non sono più con noi, almeno fisicamente.
De Giovanni, come sempre, sa interessare il lettore alla vicenda: chi legge è ormai curioso di conoscere sempre nuovi particolari sui personaggi; la loro vita è parte integrante della narrazione, non è un dettaglio che serve ad arricchire l’indagine o un elemento che può essere trascurato.
In ogni libro infatti si scoprono nuove cose sul passato dei protagonisti.
Tutto questo però non porta a trascurare l’elemento investigativo, che in questo romanzo è l’elemento essenziale e predominante di tutta la vicenda.
Un’indagine lunga, atipica, difficile, che coinvolge in maniera totale il protagonista: un suggestivo mistero da risolvere, che alla fine si concluderà in maniera sorprendente.
E’ anche la storia di una straordinaria amicizia fra un bambino e un cane: sarà l’origine e la causa che condurrà il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, questa volta ancora più solo, a non arrendersi a quella che sembra (oppure è) l’evidenza per tutti, anche per i suoi amici.
In questo romanzo c’è tutto Ricciardi, la sua calma, la sua intelligenza, la sua acutezza, e c’è de Giovanni, il suo caratteristico e inimitabile modo di scrivere, le sue descrizioni di come le condizioni atmosferiche influiscono sugli uomini, il tocco delicato con cui descrive le azioni dei personaggi, la sua intelligenza nel saper creare senso di attesa e curiosità nel lettore, la sua prosa che lascia sempre spazio a chi legge per riflettere su molte cose, anche quelle non scritte.
Per poter apprezzare pienamente questo romanzo, a mio giudizio, è indispensabile avere prima letto il libro che lo precede, “Il posto di ognuno”, dove molte delle vicende che qui proseguono hanno avuto inizio. Solo in questo modo si potrà godere appieno di tutto quello che viene raccontato in questo ottimo romanzo.

Paolo “Carrfinder” Umbriano


14 commenti:

Lofi ha detto...

Tre sensibilità raffinate e tre recensioni superlative per un libro che non mi farò scappare perchè profuma di capolavoro. Grazie raga!!!

Martina S. ha detto...

Si sentono l'emozione e la profonda partecipazione alla lettura, nelle parole di chi ha avuto la fortuna di leggere questo libro in anteprima. E le anticipazioni di Marta aumentano ancor più l'aspettativa. Ha detto bene Lofi: il libro profuma di capolavoro. Non vediamo l'ora...
Grandi, ragazzi!!!

Cristing ha detto...

Grandissimi!!!!!!!

Giulia Feo ha detto...

Wow ragazzi che emozione leggere le vostre recensioni, ho respirato le vostre emozioni, mi avete fatto vivere per 10 minuti nella Napoli di Ricciardi, bravissimi Marco, Marta e Paolo, tre recensioni diverse tra loro, ma intense e meravigliose..... grazie ragazzi e un grazie infinito a Maurizio che ancora una volta ci ha regalato emozioni stupende!

Unknown ha detto...

Bellissima questa tripla recensione! Di sicuro non mi farò scappare questo libro.
Un abbraccio forte a tutti. <3

Blueberry ha detto...

Grandissima tripla recensione, come vi invidio ragazzi, dopo il colpi di fulmine che mi sono presa per i tre romanzi di de Giovanni, il 16 settembre questo quarto libro sarà mio e sarà subito in lettura! Non vedo l'ora!

Stefano ha detto...

bellissima recensione. complimenti a tutti e tre.

Anonimo ha detto...

Le belle recensioni sono figlie dei bei libri, legate indissolubilmente ed entrambe godibili...bravi ragazzi e bravo Maurizio!!!

Briciole di tempo ha detto...

Marco, Marta e Paolo....wow!!!!! Ho ancora i brividi. Tre recensioni intense e bellissime. Un grazie a De Giovanni per averci regalato questa emozione in anteprima!!!!

Franco ha detto...

Con recensioni di questo calibro certamente al nostro Ricciardi "tocca" la promozione... o no?Franco

Unknown ha detto...

Quando le pagine scorrono tra le tue mani e tu vorresti fermarle soltanto un pochino.
Quando gli occhi sospendono per poi ritornare a un rigo, una frase.
Quando sai che quelle parole sono, ormai, nel tuo sguardo, e lo saranno per sempre.
Quando, a volume ormai chiuso, la tua mano accarezza quelle pagine. Allora sì: questo è un capolavoro.

Anonimo ha detto...

Commenti emozinanti e viscerali, grazie a tutti e tre! Intanto aspetto il 16 settembre
gracy

Anonimo ha detto...

Non ci sono parole per esprimere la bellezza e la delicatezza dei libri del mitico Maurizio!!!
Ormai il count-down per la libreria è cominciato!!
Dire che è mitico non basta!!! E poi è una persona eccezionale ... e fa amare il suo Ricciardi ancora di + !!!
Speriamo che a questi 4 ne seguano tanti altri ancora!!

Marta ha detto...

In questo periodo più di un anno che ho scoperto De Giovanni e il suo Ricciardi, ho avuto la gioia e la meraviglia di vedere come la sua prosa abbia colpito un po' tutti i generi di lettori.
Esigenti e meno esigenti, donne e uomini, amanti dell'hard boiled e della letteratura russa, lettori impegnati e lettori di harmony.

Grazie di nuovo per le bellissime pagine.