Il vincitore del Premio Scerbanenco 2009
Firenze, ottobre 1966.
Questa intestazione, all'inizio del romanzo, dice già molto su di esso e sulla sua ambientazione. Ci dà una precisa collocazione storica e geografica, alla vigilia di ben noti avvenimenti tragici per Firenze, la Toscana e l'Italia tutta.
Siamo alla vigilia della grande e devastante alluvione del novembre 1966. La città sta per vivere uno dei momenti più terribili della sua storia. La pioggia continua a cadere sempre più violenta e a ingrossare l'Arno e tutti i fiumi di Toscana. Eppure questo avvenimento fa solo da sfondo a una tragedia più intima e se possibile ancor più terribile e devastante.
Il commissario Bordelli è ossessionato dalla scomparsa di un bambino, Giacomo Pellissari, che ben presto viene ritrovato morto fra i boschi nelle colline circostanti Firenze. Nessun indizio. Nessuna traccia. Solo una morte che si rivela in tutta la sua violenza e che induce il commissario a far di tutto per trovare il responsabile di tanta atrocità. Ma le indagini serrate sembrano destinate a fallire e ben presto vengono rese ancor più complicate dalla tragedia dell'alluvione. In mezzo a tanta devastazione e a tanti morti, l'omicidio del piccolo Giacomo sembra venir dimenticato come un particolare di secondaria importanza. Solo la tenacia e l'ostinazione di Bordelli riescono a portare un barlume di luce e a far intravedere una soluzione.
La morte a Firenze, dunque. La morte di un bambino, ma anche delle vittime dell'alluvione. E la morte anche come esito delle indagini... Tutto il romanzo è pervaso da questa sensazione di sconfitta, sconfitta di una città sommersa dalle acque e sconfitta personale del commissario che si avvicina alla pensione, ma che porta ancora con se i duri ricordi della guerra combattuta vent'anni prima ed è sempre alla ricerca di un amore e di un senso più profondo per la sua vita.
Vichi ci conduce verso un finale amaro, ma ineluttabile, con uno stile fluido ed essenziale, mai noioso nemmeno nelle descrizioni più lunghe. Interessante l'uso di un tempo verbale diverso da quello del resto della narrazione per descrivere il momento dell'inondazione: si crea uno stacco temporale che rende maggiormente vivida la realtà e la storicità di questo avvenimento. Anche i titoli del quotidiano fiorentino La Nazione di quei giorni sono essenziali per scandire il tempo e il susseguirsi dei fatti. L'autore inserisce così un evento di fantasia come un omicidio in un contesto storico particolare e ben preciso, rendendolo ancor più reale e drammatico agli occhi del lettore.
Vorremmo un finale diverso, un finale più felice, forse. Ma la morte non porta mai con se una soluzione soddisfacente, soprattutto a Firenze il 4 novembre 1966...
Articolo di Martina “Palazzo Lavarda” Sartor
Dettagli del libro
- Titolo: Morte a Firenze
- Autore: Marco Vichi
- Editore: Guanda
- Collana: Narratori della Fenice
- Anno: 2009
- Pagine: 348
- ISBN: 978860881847
- Prezzo: € 17.00
4 commenti:
Martina in grande spolvero. Vedo che ti sei data ad una lettura continua...:)
Fabio Lotti
Bella recensione Martina, brava davvero, molto sentita. Mi hai incuriosito
@Cristina, grazie.
@Fabio: no, l'ordine delle recensioni dipende dal 'boss'. Può capitare, come in questi giorni, che ne pubblichi diverse della stessa persona. Ma magari alcune le aveva in 'deposito' da un po' ^__^
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