Venerdì, quattordicesimo giorno di Nisan, 5352, o 27 marzo dell'anno cristiano 1592, nel sedicesimo anno di regno dell'imperatore Rodolfo II, possa accrescersi la sua gloria, è sorta una nuova persecuzione basata sull'antica menzogna, il temuto oltraggio del sangue
Praga, 1592, venerdì Santo, Gerte, la figlia del farmacista, una bambina cristiana, viene trovata dissanguata, con la gola tagliata, nel negozio dell' ebreo Felder che viene immediatamente arrestato perché “ogni anno gli ebrei ammazzano un cristiano per mescolarne il sangue al loro maledetto pane pasquale”. A quel tempo gli ebrei venivano considerati al pari degli stregoni e degli eretici, siamo nel periodo dell'inquisizione, della caccia alle streghe e la moglie e la figlia di Felder vengono accusate di stregoneria per aver inveito, a ragione, contro un gruppo di cristiani intenti a distruggere il negozio. Sarà il vescovo Stempfel, inquisitore, a prendersi “cura” di loro e a fare in modo che confessino.
Benyamin Ken-Akiva, è il quinto servitore del ghetto, è lui che all'alba bussa alle porte degli ebrei per richiamarli alla preghiera del mattino. Ed sempre lui che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il ritrovamento del corpo della bambina. Lo sceriffo Ziska è inflessibile di fronte alla colpevolezza di Felder, ma Benyamin non ci crede chiede tempo per scoprire chi è l'omicida e riuscirà ad ottenere solo tre miseri giorni per scoprire la verità, solo tre giorni altrimenti il ghetto sarà messo a ferro e fuoco e ci sarà una strage.
Lui che è nuovo del ghetto, arrivato da poco dalla Polonia, lui che viene ancora considerato un estraneo, lui che non si è inserito ancora nella comunita, proprio lui deve riuscire a scoprire la verità.
Una bella responsabilità “Chi salva una vita, salva il mondo” e qui c'è in ballo la vita del ghetto stesso.Chiede aiuto al Rabbi Low, e inizieranno ad indagare come Holmes e Watson nel tentativo di far cadere le accuse nei confronti di Felder e del popolo ebraico tutto.
“Se soltanto un numero di persone privilegiate indossasse i panni di qualcun altro, anche solo per un ora, o si mettesse il segno di riconoscimento per vedere che effetto fa essere ebrei per un giorno, il mondo sarebbe un posto migliore”
"Il quinto servitore" è un libro storico, protagonista è il popolo ebreo di Praga del 1500. La componente “gialla” c'è ma passa in secondo piano, non freintendetemi, vogliamo sapere chi ha ucciso la bambina e perchè, ma veniamo rapiti e letteralmente trascinati in un epoca che ringrazio Dio di non aver vissuto. Mi sono trovata spesso a sorridere e scuotere la testa di fronte alle stupide dicerie e superstizioni .“Il vescovo Stempfel allungò una mano verso il calice di vino, ma la ritrasse subito con orrore.Una mosca gli stava ronzando intorno. Si fece rapidamente il segno della croce e rovesciò il vino sul pavimento. Il diavolo è estremamente astuto, ma non certo un degno avversario per un uomo di fede con l'occhio attento, capace di fiutare il peccato”.
Ridicolo.
Kenneth Wishnia descrive con grande maestria la vita del ghetto, i personaggi sono bellissimi, la cena nella casa del Rabbi Low è fantastica, le case, i vicoli, i negozi, gli abiti, il cimitero con le lapidi appoggiate l'una all'altra perchè lo spazio concesso era poco; descrizioni così minuziose e accurate le ho trovate solo nei libri di Calebb Carr (sebbene ambientati in epoca diversa).
Quello che mi ha affascinato di più sono stati i dialoghi. Profondi e grondanti saggezza. Non è una lettura leggera, non è per chi tende a distrarsi, questo libro va letto con impegno per restarne coinvolti; i continui riferimenti al Talmud, la Torah e la Qabbaláh non facilitano le cose ma sono assolutamente necessari, per entrare nel mondo ebraico e nel loro modo di pensare.
Ho imparato molte cose da questo libro e ha soddisfatto la curiosità che ho sempre nutrito nei confronti della religione ebraica. Consiglio questa lettura agli amanti del libro storico e in più in generale a tutti coloro che hanno fame di sapere e conoscere e non si fermano alle apparenze e ai “sentito dire”.
STORIA DEL GHETTO
Lo Josefov è il quartiere ebraico di Praga nato inizialmente vicino al Castello, poi trasferitosi nel XII secolo nei pressi della Piazza della Città Vecchia. Migliaia di ebrei in 93.000 metri quadrati circondati da mura e costretti ad indossare un cerchio giallo appuntato sulla giacca o un cappello dello stesso colore che li identificasse come ebrei e senza i quali non potevano uscire dal ghetto. Viuzze e vicoli pieni di attività commerciali, esseri umani stipati nelle loro case, rinchiusi, defraudati del bene più prezioso, la libertà. Le discriminazioni iniziarono a diminuire dal 1592, grazie all' intervento del Rabbino Low (che ritroviamo nel libro) e alla sua influenza su Rodolfo II (anche lui nel libro). Nel 1850 il ghetto entra a far parte delle città autonome che formano Praga, con la dicitura Josefov, Josefstadt in tedesco in onore dell'imperatore Giuseppe II che a partire del 1784 aveva attuato una politica di riduzione delle discriminazioni. Nel 1893 subì una profonda ristrutturazione, poi arrivò il nazismo e i 77.279 ebrei cechi e moldavi di Josefov furono deportati e sterminati nei campi di concentramento. La pagina più vergognosa della storia.
Dettagli del libro
- Autore: Wishnia Kenneth
- Editore: Longanesi
- Genere: letterature straniere: testi
- Collana: La Gaja scienza
- ISBN: 8830427063
- ISBN-13: 9788830427068
- Data pubbl.: 25 marzo '10
- Prezzo: 19,60 €
5 commenti:
Libro che coniuga tutti gli aspetti che mi piace ritrovare in un giallo: ottima ricostruzione storica, indagine accurata e spunti di riflessione.
La recensione di Cristina è molto accurata e completa sotto tutti i profili. Bravissima.
Rimango allibito dal ritmo così elevato delle letture...fai concorrenza a Marta.
Romanzo che comprerò sicuramente.
Ti piacerà Marco, ne sono sicura....
Veramente una bella recensione e un libro oserei dire impegantivo!!!!
Brava Cri come sempre.
Amo i gialli/thriller a sfondo storico, il medioevo, mi "affascina" e spaventa insieme. Sicuramente un romanzo interessante.
Bravissima Cristina!
Ora che l'ho letto, non posso che dire: grande libro, Cristina. Impegnativo, ma merita. Benyamin Ben-Akiva è un gran bel personaggio.
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