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mercoledì 24 marzo 2010

La partita - Fabio Lotti


Presento per gli amici di Corpi freddi un mio racconto bonsai leggermente ritoccato e pubblicato sull’antologia Giallo Scacchi- Racconti di sangue e di mistero, Ediscere 2008.

La partita

Quanto tempo era passato dalla prima partita? Non ricordava di preciso. Si ricordava invece, perfettamente, il momento cruciale in cui Anna aveva fatto capolino nel circolo di scacchi della sua città. Un visino allegro contornato da un cespuglio di capelli neri come il carbone. Due occhietti, anch’essi neri, vispi e spiritati. Un corpicino esile e snello. Una molla. “Posso giocare?” gli aveva chiesto senza alcuna timidezza attirando lo sguardo degli altri giocatori. A prima vista dimostrava sedici-diciassette anni ma in seguito seppe che ne aveva venti. Già grande, già matura. Anche per gli scacchi che le erano stati insegnati da suo padre fin dalla più tenera età. La voce era deliziosa, un po’ trillante, ma deliziosa e il tutto lo aveva scosso e riscosso dal suo isolamento mentre stava studiando sulla scacchiera una nuova idea sulla Siciliana, un’apertura che di idee ne aveva già fin troppe di suo. Già, la prima partita e il suo primo innamoramento. Aveva vinto ma sofferto. Quella ragazzine a prima vista così fragile lo aveva costretto ad una partita lunga e difficile.

Gianni sentì lo scatto dell’orologio. Toccava a lui. La posizione era incerta. Aveva il Bianco in una variante del Dragone della Siciliana. Un’apertura a doppio taglio, da prendere con le molle anche se a suo tempo era stata sbeffeggiata dal grande Fischer. Dopo alcuni minuti decise di proseguire con l’attacco sull’ala di Re sacrificando un pedone lungo la colonna “h” come da canone.

Si era innamorato sul serio, era stato ricambiato, si erano sposati. Oh, come era stato felice! E come era stato orgoglioso di portare a braccetto per Siena quella ragazza aperta al sorriso, piena di vita e di calde promesse! Insieme avevano visitato le ricchezze artistiche della città, avevano scorrazzato per le colline senesi, si erano amati, si erano divertiti. Era nato anche un accordo che coniugava la loro passione per gli scacchi. Qualsiasi decisione importante da prendere veniva aggiudicata all’uno o all’altra attraverso una partita. E che partite, che battaglie! Senza un vincitore sicuro perché ormai lui e lei erano alla pari. Ma erano contenti in ogni caso perché le decisioni venivano condivide in tutto e per tutto. L’Amore fa questo e altro.

Toccava di nuovo a lui. Mmmm, la faccenda si stava complicando. Aveva attaccato sul lato di Re ma il Nero non stava con le mani in mano e faceva pressione sulla colonna “c”. Doveva stare attento…

Ma quanto tempo era durato il momento magico? Perché ad un certo punto si era interrotto? Forse i figli che non venivano?.

Si riscosse, doveva concentrarsi di più e non lasciarsi trascinare dall’onda dei ricordi. Dunque dopo l’apertura della colonna “h” occorreva sfianchettare l’Alfiere camposcuro del Nero appostato nella casa g7. Fece la mossa e dette un piccolo colpo all’orologio.

I figli. Già i figli. Aspettati e non venuti. Soprattutto da Anna che ci teneva da morire e ogni volta che vedeva una con il pancione quasi le veniva da piangere. A poco a poco si era come chiusa in se stessa e quegli occhi neri e scintillanti erano diventati opachi e tristi. Oppure…

Il Nero non aveva accettato lo sfianchettamento e aveva ritirato il suo Alfiere nella casa h8. Quell’Alfiere rintanato non gli piaceva per nulla. Sembrava aspettasse il momento giusto per un agguato…

…Oppure era stata colpa sua, la passione che si trasforma in un grigio tran tran della vita. Anche le partite fra loro erano diventate lunghe e noiose. Le decisioni prese con un mezzo sorriso sulle labbra.

Si accorse di perdere tempo in questi stupidi ricordi e mosse veloce spostando un Cavallo al centro della scacchiera.

E poi…poi c’era stato quel fatto…quel fatto di Luigi, del suo amico Luigi che…insomma lo aveva trovato a parlottare fitto fitto insieme ad Anna proprio sul divano della sua casa in una posizione che gli era sembrata in seguito, quando ci aveva ripensato, un po’ intima, troppo intima... Forse si sbagliava…

Toccava di nuovo a lui. Fece la mossa quasi in trance.

…Forse si sbagliava ma aveva visto un lampo negli occhi di Anna mentre guardava Luigi, come una specie di intesa. Fantasie, solo brutte fantasie per cercare una scusa al loro rapporto ormai logoro.

La partita non gli interessava più. Muoveva meccanicamente per istinto riflesso come il cane di Pavlov.

Negli ultimi tempi, poi, credeva addirittura di notare nello sguardo della moglie e di avvertire nel tono delle parole una specie di asprezza, di astio senza che si concretizzasse in accuse precise. Il che lo lasciava a rimuginare per giornate intere. Una volta gli era parso perfino di scorgere nei suoi occhi l’ombra dell’odio, uno strisciante senso di minaccia che lo aveva fatto rabbrividire.

Tirò un sospiro profondo. Meglio non pensarci. Troppo tardi si accorse della sua sventatezza sulla scacchiera. Anna prese la Donna nera e la piantò nella casa “b2” sostenuta dall’Alfiere in h8. “Matto. Hai perso”. Gianni alzò gli occhi e fece appena in tempo a scorgere una specie di ghigno tra una vampata di fuoco. Poi cadde riverso sulla scacchiera.

Racconto di Fabio Lotti

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ecco..a proposito di racconti...
gracy

Anonimo ha detto...

Scusa gracy ma non ho capito il tuo intervento...
Fabio Lotti

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Nessun significato criptico Fabio. La Gracy aveva aperto nel nostro gruppo sul social network anobii un thread dove si interrogava sul racconto in generale...
Di conseguenza il tuo è cascato giusto a fagiolo :-)

Anonimo ha detto...

Grazie Killer. Per me era proprio criptico...:-)

Anonimo ha detto...

Aggiungo l'elenco completo degli autori e un ringraziamento a Valerio Luciani che ha creduto in questo connubio giallo-scacchi.
Gli scacchi nella letteratura poliziesca di Fabio Lotti
A volte basta poco di Andrea Angiolino
Non dire niente di Alessandra Arcari
Il sacrificio della Regina di Lino Bologna
Saponite e alabastro di Andrea Bosco
La notte del Maestro di Paolo Campana
La mossa di Guzmán di Pelagio D’Afro
Scacco matto all’assassino di Dario de Judicibus
Il re è morto, viva il re! di Fernando Fazzari
Matto con l’Alfiere di Matteo Fraccaro
Il matto del barbiere di Aleks Kuntz
Variante condizionata di Mario Leoncini
Tre racconti brevi di Fabio Lotti
Shah Mat di Enrico Luceri
Gli scacchi della vita di Gordiano Lupi
Fianchetto di Donna di Sabina Marchesi
Pedoni sotto tiro di Angelo Marenzana
Invito al circolo con delitto di Alberto Miatello
Regicidio di Cristiano Panzetti
Il Gran Visir di Riccardo Parigi e Massimo Sozzi
Il Cavallo rovesciato di Massimo Pietroselli
L’ultima mossa di Renzo Saffi
Soluzione finale di Stefano Santarsiere
L’ordine delle cose di Giovanni Sicuranza
Giocare con la vita di Mauro Smocovich
Vanità di Enrico Solito
Domani di Gianni Tetti
Il Bianco muove e uccide di Simone Togneri
Il matto di Blackburne di Elena Vesnaver
Postfazione di Sabina Marchesi e Massimo Pietroselli.
Chiedo venia ai Corpi freddi per questa mia insistenza dettata dalla passione verso il giallo e gli scacchi. Scusatemi.
Fabio Lotti