Parlare di Loriano Macchiavelli, è parlare di Sarti Antonio Sergente e mi rendo conto che detto così suona irritante e in effetti un po’ irritate lo è.
Così come è irritante la colite cronica di Sarti Antonio Sergente.
L’ottusità protagonistica di Raimondi Cesare Ispettore capo.
Il guidare azzardato di Felice Cantoni Agente.
Gli occhiali spessi di Rosas anarchico studente.
La ricerca spasmodica dello scoop da parte di Gianni "lucciola" Deoni.
Ma allora perché leggere di questo Sarti Antonio sergente?
E’ simpatico? “Se è vero come si dice”?
Simpatico non è l’aggettivo che gli appiopperei e a pensarci bene neanche l’aggettivo, arguto gli è adatto, né tanto meno la definizione di brillante.
Ma allora cosa e chi è questo Sarti Antonio sergente?
Vive in una città, Bologna, dove ancora si respira la voglia di fondere il meglio del capitalismo e del comunismo.
E’ un uomo che si muove in una società dove i delitti sono gli stessi dalla notte di tempi, ma dove il modello investigativo non ha ancora, internet, luminol, DNA, entomologi, o database internazionali anzi a ben pensarci anche le impronte digitali passano in sordina.
Sarti Antonio sergente è un poliziotto che risolve i casi non tanto per il suo acume o per il suo intuito, ma perché usa ragionar con Rosas anarchico studente, i due si incontrano in un appartamentino buio, con l’immancabile caffè di Sarti e gli indispensabili occhiali di Rosas, sono lì seduti anche per ore ognuno ad esporre il caso per cavoli suoi, i loro discorsi all’apparenza paralleli prima o dopo convergono nella soluzione del caso.
Forse a ben pensarci è un altro modo per l’autore di comunicarci come lo scambio fra parti differenti è sempre e comunque utile e soprattutto costruttivo.
Il mio primo approccio con questo autore è stato con “Tango e gli altri” scritto insieme a Francesco Guccini, una storia dove non c’è Sarti Antonio protagonista, ma protagonista è un delitto avvenuto durante la seconda guerra mondiale che viene risolto solo a vent’anni di distanza.
Onestamente dopo questo romanzo non mi son data pena di cercarne altri dello stesso autore, ma mi son capitati quasi per caso fra le mani nelle mie periodiche scorribande in libreria e sulle bancarelle. Ed ecco che ho arricchito la mia libreria con due titoli:
Fiori alla memoria è un libro che non si caratterizza per il giallo complesso o per l’intuito o per la brillantezza con cui è condotta l’indagine.
Fiori alla memoria è un libro dove si apprezza l’italiano, la cura dei particolari, la descrizione dei personaggi che pure essendo irritanti e forse proprio per questo sono vivi, non sono meri stereotipi che ultimamente infarciscono libri gialli, noir, in ogni dove.
Un libro dove si può ritrovare parte dell’atmosfera dei primi anni settanta, forse dove si può cogliere un po’ degli umori che poi hanno spinto la nostra società sotto una certa direzione.
Risposta: dipende, innanzitutto dai gusti personali, da quanto si ha voglia di tralasciare descrizioni cruente per elaborazioni di immagini.
Personalmente non vado e non andrò a caccia dei libri di Macchiavelli, ma se dovessero capitarmi fra le mani e avranno una trama intrigante li leggerò sempre volentieri
Se è vero come si dice! ;-)
Addirittura nel romanzo ‘Stop per Sarti Antonio’, Macchiavelli farà morire il suo protagonista, resuscitato poi a furor di popolo.
Le piste dell'attentato (Campironi, 1974) Fiori alla memoria (Garzanti, 1975) Ombre sotto i portici (Garzanti, 1976) Sui colli all'alba (Garzanti, 1976) Sequenze di memoria (Garzanti, 1976) Passato, presente e chissà (Garzanti,1978) Le piste dell’attentato (ristampa Garzanti, 1978) Sarti Antonio, un questurino, una città (Garzanti Vallardi, 1979, omnibus contenente i tre romanzi editi "Fiori alla memoria", "Ombre sotto i portici", "Sui colli all’alba" e uno inedito dal titolo "Cos'è accaduto alla signora perbene") Sarti Antonio, un diavolo per capello (Mondadori, 1980) Sarti Antonio, caccia tragica (Mondadori, 1981) L'archivista (Mondadori, 1981) La strage dei centauri (Garzanti Vallardi, 1981) Sarti Antonio e l'amico americano (Garzanti Vallardi, 1983) La Balla dalle scarpe di ferro (Rizzoli, 1983) Sarti Antonio, un diavolo per capello (Garzanti Vallardi, 1985, omnibus contenente la ristampa dei romanzi numero 8 e 9 e uno inedito dal titolo "Rapiti si nasce") Stop per Sarti Antonio (Cappelli, 1987) La rosa e il suo doppio (Cappelli, 1987) Sarti Antonio e il malato immaginario (Cappelli, 1988) Funerale dopo Ustica (Rizzoli, 1989, pseudonimo Jules Quicher) Strage (Rizzoli, 1990, pseudonimo Jules Quicher) Un poliziotto, una città (Rizzoli, 1991) Un triangolo a quattro lati (Rizzoli, 1992) Partita con il ladro (Sonda, 1992) Sospiri, lamenti e ali di pipistrello (Sonda, 1994) Sarti Antonio un poliziotto, una città (Mondadori, 1994. Raccolta dei due romanzi editi "Cos'è accaduto alla signora perbene" e "Sarti Antonio e il malato immaginario" e uno inedito dal titolo "La ghironda dagli occhi azzurri") Sarti Antonio e il diamante insanguinato (Sonda, 1994) Sarti Antonio e la ballata per chitarra e coltello (Sonda, 1994) Sarti Antonio e il mistero cinese (Sonda, 1994) Coscienza sporca (Mondadori, 1995) Replay per Sarti Antonio (Mondadori; 1996, ristampa in un volume di "Le piste dell’attentato", "Fiori alla memoria", "Ombre sotto i portici") Macaronì, romanzo di santi e delinquenti (Mondadori, 1997, scritto con Francesco Guccini) Sgumbéi, le porte della città nascosta (Mondadori, 1998) Un disco dei Platters, romanzo di un maresciallo e una regina (Mondadori, 1998; scritto con Francesco Guccini) La Balla dalla scarpe di ferro (ristampa, Diabasis, 2000) Fiori alla memoria (ristampa Einaudi, 2001) La via dell’inferno (romanzo breve nel volume "Bologna fra storia e fanatasia", Clueb, 2001)
7 commenti:
Marta nella dimensione retrospettiva è da applausi!!!!
Completa, sentita e personale come al solito.
Brava!!!
Concordo con Marco, le retrospettive sono territorio di Marta e ammetto che stamattina ho anche dato una ripassata alla retrospettiva di Carlotto :P
:D
@Enzo se vuoi Carlotto lo posso ampliare, ora mi è più chiaro il termine retrospettiva :p
Posso dire perchè abbiamo iniziato a leggere le avventure di Sarti Antonio io e Marco, mio marito, ragazzini negli anni '70 e quindi con ancora quelle atmosfere nel DNA: proprio per le atmosfere rievocate da Macchiavelli. Chi non ha avuto un papà, uno zio che guidava la mitica ottoecinquanta? Chi non ricorda i primi timori con i primi attentati che si sentivano in tv, quando ancora non si capiva da dove venissero, finchè non esplosero le Brigate Rosse? Esemplare in questo senso è "Le piste dell'attentato", fondamentale per immergersi in quelle atmosfere e in quegli anni.
E' vero, Sarti Antonio a volte diventa la macchietta di se stesso e trova le soluzioni quasi per caso. Ma ogni volta che apro un suo libro, è come ritrovare un vecchio amico di cui conosco già idiosincrasie e difetti!!!
Ottimo lavoro Marta, meno male che non ti era chiaro il termine retrospettiva! :-))
Che bell'articolo Marta. Chiaro e preciso. Complimenti.
Questo me l'ero perso : recuperato ora!
veramente splendido articolo, Marta bravissima!!!
Ho già avuto la fortuna di incontrare l'autore in una raccolta di racconti noir giallo mondadori letta lo scorso anno e di rimanere entusiasta dello stile. Mi piace. Più di una volta tentata di prendere un suo romanzo, sempre frenata dal fatto che si tratti per lo più di vicende legate a Sarti Antonio e dalla folle quantità di libri in arretrato che ho da leggere.
Mai dire mai in ogni caso :)
Posta un commento