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venerdì 16 ottobre 2009

Ascoltiamo il silenzio - Fabio Lotti



Mi rivolgo a me stesso e ai lettori che hanno voglia di ascoltarmi.
Intanto leggiamo di tutto: mallopponi (intesi in questo caso come grossi libri senza alcun significato dispregiativo) intrisi di sangue e sperma, violenza, torture e tutto l’abisso del male del mondo; mallopponi psicologici che ti scaraventano nelle sofferenze e abiezioni dell’animo umano e ti ficcano giù giù negli orrori più profondi; detective stories con le cellule grigie che saltano impazzite da tutte le parti, l’astuzia dell’assassino in perenne confronto e contrasto con quella del detective, i piccoli particolari che ora sfuggono e ora vengono improvvisamente alla luce fino alla soluzione finale; buttiamoci pure sul legal thriller e infiliamoci fra i marchingegni e le trappole della legge, le astuzie degli avvocati e dei pubblici ministeri, le scappatoie, i sentimenti dell’accusato e quelli del pubblico; percorriamo il giallo storico in lungo e largo, dall’età degli egiziani a quella greca e romana fino ai giorni nostri tra i costumi di antiche società, i loro modi di vivere e di pensare; corriamo lungo le strade dei boschi e delle città con il cuore che batte in gola, entriamo nei bar e nelle taverne tra l’umanità più disgraziata e reietta, assistiamo stupiti e sconvolti ai crimini più feroci…
Leggiamo di tutto.
Tutto ciò che può incuriosirci, interessarci. Ma poi lasciamo per un attimo da parte le urla e i ruggiti, le frasi roboanti ad effetto, l’inutile sciupio di parole. Scegliamo il silenzio. Scegliamo quei libri dove almeno una parte è dedicata al silenzio, dove la parola mantiene ancora intatta una sua sacralità. Al silenzio e al dolore. Al grido muto di una madre, agli occhi di ghiaccio di un padre, al volto di una persona amata che non c’è più, al volo di un uccello, allo stormire delle fronde, al sole che tramonta, ad una stella che brilla lontano e vibra dentro di noi.
Se la scrittura gialla è letteratura alta con la elle maiuscola e non semplice massacro di parole o mero esercizio mentale, cerchiamo allora quei libri e quei momenti in cui con pochi tratti affiora la nostalgia, il rimpianto di un affetto perduto da cui nasce un sospiro profondo.
Dove basta un accenno, uno sguardo, un semplice gesto per mettersi in relazione con l’altro, far capire una intenzione o dare una risposta. Andiamo a cercare quei libri nei quali l’enfasi è bandita per sempre e la parola soppesata si fa lieve e leggera. Ascoltiamo questa parola muta e bellissima come una dea. Ascoltiamo il silenzio. E se ci viene voglia di piangere un po’, diamo sfogo alle lacrime.
Come fanno tutte le donne e gli uomini di questo mondo stupendo e terribile degne/i di questo nome.

Articolo di Fabio Lotti


13 commenti:

Lofi ha detto...

"cerchiamo allora quei libri e quei momenti in cui con pochi tratti affiora la nostalgia, il rimpianto di un affetto perduto da cui nasce un sospiro profondo.
Dove basta un accenno, uno sguardo, un semplice gesto per mettersi in relazione con l’altro, far capire una intenzione o dare una risposta." Queste sono parole che toccano e che stanno molto bene vicino a quelle di Brian Freeman di qualche giorno fa. Complimenti.

Blueberry ha detto...

Questo articolo mi ha commossa... davvero *_*.
Mi viene da pensare a volte cosa cerchiamo nella lettura... svago, per non pensare agli eventuali problemi del nostro quotidiano, storie in cui immergerci, in cui "vivere" la vita altrui. A volte invece vogliamo evocare sentimenti ed emozioni che in quel momento stiamo provando, proviamo empatia per uno o più personaggi, ci paragoniamo ai sentimenti e alle vicende descritte che in quel momento stiamo leggendo. A me piace quando un libro mi "smuove" l'animo, come se lasciasse in me un piccolo segno, un graffito d'emozione, che ricordo con il passare del tempo. Tante storie invece scorrono via velocemente, vengo lette per essere vissute solo il tempo che ci impieghiamo a finire un libro e poi quasi subito ce ne scordiamo.
Che bello questo articolo. Complimenti di cuore!

IL KILLER MANTOVANO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Bell'articolo Fabio, in questa dimensione riflessiva mi piaci molto perchè per quel che mi riguarda è fonte di arricchimento personale.
Ti leggo da una vita e so quello che hai dato (e puoi dare) al Giallo!!!!
Ti vogliamo così.
Complimenti di cuore.

Anonimo ha detto...

Ve lo avevo detto che non ero solo un saltimbanco (però qualche risata ve l'ho strappata)...E a proposito di risate io avevo già preparato ben dieci interviste con Giallo che mi sembrano divertenti. Ora non si possono pubblicare ma io vorrei lo stesso farvele leggere privatamente altrimenti fatica sprecata. Così potete rendervi conto di che cosa aveva inventato quella testa matta del Lotti. Posso spedirle a Enzo che poi le manda a voi o mi contattate personalmente? Datemi almeno questa soddisfazione e prego qualcuno, magari lo stesso Enzo o Marco o altri di rispondermi. Grazie.
Fabio Lotti

Scéf ha detto...

Fabio per me vanno bene entrambi le opzioni o le mandi a me o le mandi direttamente ai ragazzi..

per quanto riguarda l' articolo ho avuto modo di leggerlo prima di pubblicarlo e vi dico solo che se vi è piaciuto questo quello che metterò prossimemente sempre del Lotti secondo me è ancora + bello e lascia pensare ancor di + :)

Martina S. ha detto...

A volte le coincidenze mi fanno pensare, a volte penso non siano solo coincidenze... Sto proprio leggendo un libro scelto non per evasione, non perchè è del mio genere preferito (il giallo, ovvio...), non perché consigliato dagli amici del blog. Ma proprio perché, per vari motivi, parla al mio cuore in modo profondo e tocca una parte di me a cui tengo tantissimo.
Per cui, grazie Fabio x il tuo bell'articolo!!!
Quanto alle interviste a Giallo, intanto mandale pure a Enzo.

Lofi ha detto...

Mi hanno appena disattivato la casella mail!!!! :))

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Caro Fabio se le mandi ad Enzone lui le inoltrerà pure a noi con mailing list.
Quindi vai tranquillo.

Anonimo ha detto...

Già spedite ad Enzone. Vi ricordo, però, di leggerle con l'animo sbarazzino di un tempo che fu (almeno per me)...
Fabio

sergio ha detto...

credo che leggere sia come vivere, un fatto di scelte, che anche quando non se ne fanno, se ne stanno facendo. e credo che ci sia un tempo per tutto, come dice l'Ecclesiaste, nella vita come nella lettura. capita di sentirsi schiavi della vita e di pensare "un giorno, quando avrò più tempo". per questo apprezzo questo articolo di Lotti, che non conosco. perchè mi ha regalato un po' di tempo. quello che sfugge sempre via senza pietà.

Stefania ha detto...

Non avevo avuto ancora tempo di leggere questo articolo. L'ho fatto ora. Bellissimo. Commovente. Fa soffermare e riflettere.
Complimenti :)

Anonimo ha detto...

Io naturalmente mi posso sbagliare come tutti quanti ma se il giallo, il thriller, il noir e ora anche il post-noir (avete letto le relative discussioni aperte da Montanari?) e compagnia bella aspirano a non essere considerati prodotti di serie B, come è giusto che sia e come lo è in molti casi nella realtà, allora, sempre a mio parere, non si può prescindere dall'esprimere certi sentimenti e dare spazio anche a momenti di "silenzio". E' un'idea che si presta ad essere criticata ma io la penso sostanzialmente così.
Fabio Lotti