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mercoledì 5 settembre 2012

Reading Noir a Mantova


Eccoci di ritorno dalle ferie e si ricomincia col botto in quel di Mantova, con l'onnipresente Marco Piva a dettar legge presso la sede IBS di via Verdi che venerdì 7 Settembre dalle ore 21.00, darà lo start ad un Reading book con ben 12 autori italiani.


Non ci tocca che invitarvi in massa e augurare un grande in bocca al lupo agli autori e al nostro Piva ;)

giovedì 9 agosto 2012

Punto di rottura - Simon Lelic (TimeCrime 2012)


Punto di rottura... Con l’ispettore Lucia May...

Io non c’ero. Non l’ho visto. Ero con Banks giù al laghetto, stavamo cazzeggiando col carrello di Sainsbury’s che avevamo trovato al parco. Eravamo già in ritardo e quindi abbiamo deciso di fare sega. Banks mi fa: Vai dentro. Vacci tu, gli dico. Alla fine ci vado io. Vado sempre io per primo. Per un po’mi spinge sul prato ma le ruote si bloccano di continuo, anche se l’erba è corta e non piove da un mese. I carrelli di Sainsbury’s fanno schifo. C’è un Waitrose che ha appena aperto dove prima c’era il Safeway, ha dei carrelli che sembrano le Volkswagen. Quelli di Sainsbury’s sono francesi o italiani o coreani o qualcosa del genere. Sono come le Daewoo. Anche se Ming dice che Daewoo vuol dire vaffanculo in cinese, che è l’unico motivo per cui ne comprerei una. 

Una mattina d’estate in una scuola dei sobborghi di Londra. Assemblea plenaria, l’insegnante Samuel Szajkowski spara sui presenti: quattro morti, tre studenti ed un insegnante. Poi un colpo alla testa e fine della sua vita.
A condurre le indagini l’ispettore Lucia May che non vuole arrendersi all’evidenza del caso: perché ha sparato? Chi voleva colpire?. Dalle dichiarazioni degli interrogati (flusso a ruota libera secondo la psicologia di ciascuno) un ritratto dell’omicida e un quadro personale della vicenda insieme ad una diversa spiegazione dei possibili moventi.
Un fatto è certo: Samuel non restava simpatico ed era soggetto ad ogni tipo di scherzi avvilenti e cattivi da parte di certi alunni e certi professori, maltrattato e ostacolato perfino dal Preside. Una breve storia con una collega colpita da questa fragile figura terminata con uno strappo doloroso. Diversi elementi, dunque, potevano costituire l’oggetto di una specie di vendetta (e ci viene quasi l’istinto di scusarlo).
Parallelo il fatto drammatico di un ragazzo picchiato duramente da un gruppo di compagni più grandi (finirà all’ospedale) pochi minuti prima dell’episodio delittuoso, senza che venga presa alcun provvedimento da parte della scuola. Dunque il problema del bullismo tollerato e non sanzionato, un piccolo, significativo squarcio di società, i difficili rapporti fra i ragazzi, i difficili rapporti fra gli adulti.
Al centro l’ispettrice May sotto pressione del capo Cole che vorrebbe chiudere velocemente il caso ( un classico) e sotto gli “attacchi” maschilisti di Walter, stupido compagno di lavoro. Lettrice accanita, libri di storia, libri gialli, Rankin, Cornwell, Dexter (mica male, eh), perfino “Il Codice da Vinci” (insomma…) che le è pure piaciuto. Colloquio con la madre “Noi sopportiamo, Lucia. Puoi chiamarti May ma tu sei una Christie. E i Christie sopportano”.
Non sarà così. In crisi, è vero, trentadue anni e già si sente “obsoleta, esclusa”, alti e bassi (rapporto finito con il fidanzato, qualche lacrima) ma non si arrende e continua testarda ad andare avanti per cercare di rendere responsabile chi dovrebbe esserlo  (il Preside, gli insegnanti, le famiglie stesse).

Una piccola eroina, o forse una stupida idealista come afferma il suo capo, che ho seguito con istintivo affetto e affettuosa simpatia.
Il linguaggio è fresco, diretto, un miscuglio di espressioni da lingua parlata e spontanea coniugata con un notevole approfondimento psicologico ed un accrescersi graduale della tensione narrativa. Un bel libro senza bisogno di passaggi spermatozoici o di sospirini struggentini ad ogni piè sospinto che vanno tanto di moda.

Articolo di Fabio Lotti

Dettagli del libro

  • Titolo Punto di rottura
  • Autore Lelic Simon
  • Prezzo di copertina € 10,00
  • Dati 2012, 300 p., rilegato
  • Traduttore Maldera L.
  • Editore Time Crime  (collana Narrativa)



martedì 31 luglio 2012

Primo sciopero nazionale dei lettori


Diffondiamo l'iniziativa partorita da quella testa matta di Gian Paolo Serino che personalmente approvo e che ho già firmato.

Solo affrontando la crisi culturale possiamo affrontare la crisi economica.
Anche in Italia stiamo assistendo ad una devastazione culturale che non ha precedenti.
Il mondo dell'editoria è ormai dominato dal marketing.
Le pagine culturali dei quotidiani, che dovrebbero difenderci, ignorano la situazione parlando solo di crisi economica nel mondo dei libri.
Ma i contenuti?
Nell'editoria sta avvenendo quel che successe nella discografia anni fa: l'imbarbarimento della qualità a favore del commerciale.
Impediamolo.
Organizziamo lo sciopero di una giornata: lo sciopero dei lettori!
Per un giorno non compriamo giornali e libri.
Chiediamo che le librerie e le biblioteche chiudano per un giorno aderendo al
PRIMO SCIOPERO NAZIONALI DEI LETTORI. 
Per DIRE NO alla devastazione culturale dell'Italia.

lunedì 30 luglio 2012

CSI: Crime scene investigation



La notizia di quest'ultimo mese è il rinnovo, in mezzo a tanti rinnovi e cancellazioni di serie tv, di CSI: NY, lo spin off (derivato) di CSI scena del crimine.
È una notizia perché chi scrive basandosi su fonti abbastanza attendibili la dava per spacciata. Guardando il finale di stagione secondo me non se lo aspettavano neanche i produttori della serie e invece CBS, il network sul quale va in onda, ha spiazzato tutti. Meno attesa era la chiusura della versione ambientata a Miami, tra i commenti su twitter quello che riassume meglio è di Ted Linhart di USA Network che ha scritto: “Farewell CSI Miami I kept watching you despite becoming a parody of yourself but I am glad you are back CSI mothership and CSI NY”. (“Addio CSI Miami ho continuato a guardarti nonostante tu sia diventato una parodia di te stesso, sono contento che tornino CSI e CSI NY”)
Nella nostra rubrica su film e serie tv non potevano mancare poche righe su queste serie, tre, che da quasi 13 anni raccontano le vicende dei reparti della scientifica che si occupano di investigare qualsiasi tipo di crimine.
Anche i sassi conoscono CSI, se non avete vissuto sulla luna o in una grotta almeno il nome lo conoscete, e quindi mi limiterò a fare qualche considerazione sparsa da amante del genere.
CSI quando arrivò 12 anni fa rivoluzionò il genere. Fino ad allora a fronteggiare il crimine c'erano stati poliziotti o avvocati, mai scienziati. Si sentiva parlare delle prove che portavano alla condanna ma poi tutto il processo di rilevazione delle prove era lasciato alla fantasia di chi guardava.
Studiare scienze, sapere di chimica, saperne di entomologia fa figo da quando c'è CSI. L'eroe di turno non è più il poliziotto con la pistola più grossa e affascinante ma un signore di mezz'età con gli occhiali che ti dice che la cosa più importante e vedere dove ti portano le prove: Gil Grissom.
La sua aria rassicurante, da zio saggio, ti fa pensare più a un professore che a un poliziotto. E invece eccolo lì, con la sua valigetta sulla scena del crimine. In questo caso conta di più il cervello della pistola.
Di solito la prima critica che sento su CSI è che non è possibile che nel volgere di un episodio riescano a trovare il colpevole grazie a una microscopica traccia lasciata che solo loro sono in grado di trovare. Mi viene da ridere. Avete presente che si sta parlando di una serie tv?
Da un punto di vista strettamente narrativo se gli autori dovessero attenersi in maniera più fedele possibile alla realtà tanto vale che si dedichino ai documentari da mandare su Discovery Channel o su National Geographic, in una serie tv devi prenderti per forza qualche licenza altrimenti uccidi la suspence. Stessa cosa dicasi per quanto riguarda la cattura del colpevole: voi la guardereste una serie tv dove non sempre va a finire con i buoni che catturano chi ha perpetrato il crimine? (in Law & Order mostravano bene questo aspetto, ne parleremmo)
Un esempio classico è quello dell'ora del decesso. Nei film e nelle serie di solito si danno archi temporali ben precisi, funzionali alla narrazione, ma se avette letto i libri della Dottoressa Cristina Cattaneo, ne abbiamo parlato su Corpi Freddi, saprete che non è mai così facile da stabilire e che ci sono diversi modi per stabilirlo e nessuno di essi potrà darvi risposte certe e assolute. Certo è bello pensare che possa essere così.
Delle tre serie dunque a settembre rivedremmo la serie madre ambientata a Las Vegas. Questa ha trovato nuova vita con l'inserimento di Ted Danson nel cast, ha dato nuova energia alle relazioni tra i protagonisti. Poi New York che è quella che ha tenuto meglio, soprattutto gli autori si sono sempre concentrati più sui casi che su altri aspetti narrativi e questo ha giovato alla serie.
Miami, ve lo confesso, l'ho mollata qualche anno fa. Troppa noia e soprattutto nessun senso del ridicolo, c'è un limite a quanto si può essere surreali raccontando storie.
In finale CSI è buon intrattenimento di qualità, spesso vincono i buoni e lo fanno perché si dimostrano i più intelligenti, una buona lezione.

Articolo di Stefano Pitzus

venerdì 27 luglio 2012

Il diario segreto di Marilyn - J.I. Baker (Rizzoli 2012)



“Faccio errori, sono senza controllo e a volte difficile da sopportare. Ma se non riesci a sopportare il mio peggio, puoi star certo che non meriti il mio meglio” (Marilyn Monroe)

Ogni nazione nasconde i suoi segreti, conserva gelosamente i suoi scheletri nell’armadio. Il presunto “suicidio” dell’attrice Marilyn Monroe rappresenta uno dei casi più controversi ed enigmatici della storia del paese a stelle e strisce. Sono stati spesi fiumi d’inchiostro, condotte innumerevoli indagini scientifiche ed investigative, espresse tesi di ogni tipo, scomodando personaggi potenti e illustri del gotha dello spettacolo e dei vertici della politica.
Questa donna bellissima entrata nel cuore e nell’immaginario di milioni di appassionati cultori ha vissuto un’esistenza sofferta e problematica, e paradossalmente proprio le sue armi più evidenti, il fascino e la seduzione, hanno creato una pressione opprimente e insostenibile, mentre i suoi amori sbagliati e la sua fragilità psicologica ne hanno decretato il suo lento ed inesorabile declino. Eppure la sua morte ha avuto effetti dirompenti rischiando di mettere a nudo scandali insospettabili e di scardinare il sistema americano nelle sue stesse fondamenta.
J.I. Baker, executive editor di “Condé Nast Traveler” e in passato editor del “Time”, qui al suo esordio nella narrativa noir, prende come spunto di base il misterioso caso di Marilyn Monroe e, senza pretese di volere costruire un rigido true crime, confeziona un cupo hard boiled di discreta fattura, caratterizzato da una prosa diretta e asciutta in perfetto spirito con il genere, infarcito da un vizioso humour nero ma anche da qualche clichè e stereotipo di troppo.
La vicenda vede protagonista Ben Fitzgerald, professione vice coroner della polizia di Los Angeles, che quella maledetta notte del 5 agosto del 1962 si trova proprio nella camera da letto di Marilyn. L’attrice viene rinvenuta morta sdraiata sul letto completamente nuda, con il mano la cornetta del telefono. S’ipotizza un’overdose da barbiturici. Ben annusa però qualcosa di sospetto. Se le cose stanno effettivamente così, come mai il corpo si presenta in posizione rilassata distesa e non scomposta? Perchè nella stanza o nel bagno non c’è traccia di un bicchiere, o una tazzina, che necessariamente la Monroe avrebbe dovuto utilizzare per ingerire quelle capsule? E perché queste capsule non risultano rintracciate nel contenuto gastrico? Per quale motivazione l’atteggiamento delle autorità sembra quasi votato ad insabbiare e chiudere il caso in fretta? Ben recupera casualmente un diario scritto da Marilyn, se ne appropria indebitamente, non potendo lontanamente immaginare che si troverà in mano una bomba alla nitroglicerina pronta ad esplodere, dove diversi loschi e influenti personaggi saranno disposti a tutto per impossessarsene. Anche passare sulla sua stessa vita.
“Il diario segreto di Marilyn” è un romanzo che si legge tutto di un fiato e procede inarrestabile come un treno sino al cinico ed amaro finale, probabilmente l’unico possibile per una vicenda che non potrà mai dare risposte certe e confortanti. Bene delineato il tratteggio psicologico del vice coroner Ben Fitzgerald e della sua ossessiva ricerca della pericolosa verità. J.I. Baker sembra quasi sottintendere un legame e una simbiosi magica e particolare tra la figura del coroner e della bionda Diva, che trovano nei barbiturici e negli alcolici la temporanea anestesia ai fallimentari rapporti sentimentali e ai problemi professionali.
Qualche perplessità mi sento di muoverla allo sviluppo narrativo del romanzo, che tralascia in maniera colpevole un doveroso cenno introduttivo alle cronache reali del “caso Marilyn”, scaraventando il lettore in maniera brutale nell’esposizione di fatti e personaggi, causando disorientamento e difficoltà di comprensione a chi non dovesse avere un minimo di conoscenza di questa vicenda tutta americana. J.I. Baker da per scontato informazioni e dettagli che sarà cura del lettore ricercarsi autonomamente (sia benedetta wikipedia).
Menzione doverosa per il pregevole lavoro di traduzione di Massimo Gardella, autore dell’ottimo noir contemporaneo “Il male quotidiano” pubblicato da Guanda Editore.

Articolo di Marco "killer mantovano" Piva

Dettagli del libro
  • Formato: Rilegato
  • Editore: Rizzoli
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Collana: Rizzoli best
  • Lingua: Italiano
  • Titolo originale: The Empty Glass
  • Lingua originale: Inglese
  • Pagine: 321
  • Traduttore: M. Gardella
  • Codice EAN: 9788817058988

mercoledì 25 luglio 2012

L’assassino ipocondriaco - Juan Jacinto Munõz Rengel (Castelvecchi 2012)


L’assassino ipocondriaco. Difficile uccidere con tante malattie…

Il riso e il sorriso tra i morti ammazzati mi ha sempre colpito e ci ho pure scritto sopra un pezzetto qui, per cui nessuna difficoltà ad impossessarmi del libro citato.
“Non mi resta che un giorno di vita” cantilena l’assassino Y che deve far fuori Eduardo Blaistein seguito da un anno e due mesi (l’hanno pagato per questo). Puntuale come Kant, e se la vittima ritarda di un minuto lungo il solito percorso arriva il cardiopalmo. Nato l’11 novembre 1966 in Argentina, venuto in Spagna verso i sei anni, persa la madre a sette anni, il padre a nove. Sfortunato da morire, dice lui,  (e infatti dovrebbe morire da un momento all’altro). Strabico, negato il riposo secondo il mito di Ondina deambula per le strade inseguito dalla sonnolenza. Colpito pure dalla sindrome di Proteus, dell’accento straniero e di Möebius, da Immunodeficienza Acquisita, dallo Spasmo Professionale, allergico all’epitelio dei cani e mi sono perso senz’altro qualche altro malanno.

Il suo obiettivo è, dunque, questo Blaistein (ha pure un’amante), che segue dappertutto, anche in casa sua, per tentare di farlo fuori, ma mica è facile con tutti gli acciacchi che si porta appresso! (vorrei vedere voi). D’altra parte la sua vita è condizionata dal rapporto con i grandi malati della Storia perseguitati pure dalla malasorte, a partire dall’ossessione di Kant, già citato, per continuare lungo una litania di disgraziati maledetti (Edgar Allan Poe, i fratelli Goncourt, Byron, Swift, Proust ecc…).

 Ma la domanda che ogni tanto serpeggia istintiva nel lettore è “Chi l’avrà pagato per uccidere Blaistein e ce la farà ad ucciderlo?”, perché qualche dubbio incomincia a serpeggiare sin dall’inizio.

Un libro scritto con evidente intento iperbolico ed umoristico, come gioco letterario attraverso una fine conoscenza di vite famose (almeno della loro salute) che si intercalano e si intersecano con la storia del nostro ipocondriaco assassino. Tra un sorrisetto e l’altro, tra una risatina sotto i baffi e l’allargarsi felice delle pupille, ecco però spuntare una smorfietta, un alzarsi improvviso del sopracciglio sinistro (quello più uggioso) quasi a dire basta, poni un freno, non indugiare troppo qui, non farla lunga troppo là.

Nel complesso una piacevole lettura alla fine della quale la sensazione di avere preso qualche brutta malattia e di essere diventato uno sfigato fradicio.

Articolo di Fabio Lotti

Dettagli del libro
  • Formato: Rilegato
  • Editore: Castelvecchi
  • Anno di pubblicazione 2012
  • Collana: Narrativa
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 189
  • Traduttore: P. Marchetti
  • Codice EAN: 9788876157288
  • Generi: Romanzi e Letterature, Romanzi



lunedì 23 luglio 2012

Mala Suerte - Marilù Oliva (Elliot Ed. 2012)



«Nell’ambito della realtà le cui connessioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi ad una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere (all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso» (principio di indeterminazione di Heisenberg)

Molti filosofi ne hanno discusso e quasi tutti, consciamente ed incosciamente, facciamo i conti con questi ineluttabili pensieri: il destino, il fato ed il libero arbitrio. La nostra stessa condizione di esseri fragili e finiti ci pone la domanda del "chi" e del "se". Chi siamo? Siamo forse solo un grumo di elicoidale polvere unitasi per qualche miracolo biologico dovuto al caso, o necessari segni di volontà superiori, od ancora tutto questo e molto di più?. In qualunque modo si guardi, dall'alto di una torre teologica o nell'asettica sala di un convegno scientifico, se è il Caso o un dio a guidare i nostri passi, o un mero adattamento darwiniano di aggregati cellulari che si evolvono in un ambiente che si trasforma, dove e quanto conta il libero arbitrio nel forgiare o meno il nostro destino?
Se la Natura è quella di leopardiana memoria, immemore e completamente avulsa alla felicità od infelicità dei nostri cammini, il fato non può essere che quella serie di accadimenti gettati alla rinfusa senza ordine sul nostro capo, fedele alla descrizione omerica di Nemesi, ed il nostro arbitrio nient'altro che uno sbracciarsi tra le ombre. Se la differenza invece la fa un essere superiore necessario all'esistenza di ogni cosa come voleva Spinoza, il destino è determinato e già scritto da tempo, insito in quel seme di quercia che null'altro che quercia potrà essere come sussurra la dolce eterea Catalina alla nostra Guerrera e quanto può dunque "deviare" dall'esserlo con le sue scelte, con il suo arbitrio?
Se, dunque, il nostro agire, mentre la casualità di avversità generate alla cieca si accaniscono sulla nostra strada, non è che debole lampo di luce gettato nel buio del futuro, questo "male dell'uomo" che sottrae respiri anche alla nostra Elisa Guerra, non lascia altro che un funesto destino dove il nero non può che dilagare e prendere il sopravvento. Ma come il buon Lombardo disse, sciogliendo il maggior dubbio al Vate, è nella nostra "volontà razionale"  la scelta di condurre  la nostra esistenza a qualcosa di più alto della sola sete di desideri d'anima fanciullesca. Possiamo dunque scegliere di divenire, se non il seme che abbiamo avuto in dono di essere, la più alta, frondosa ed ombreggiante quercia che ci possa essere.
Nonostante gli incendi casuali, i parassiti, i venti e la siccità. Nonostante i semi di cumino che ancora rotolano avvolgendoci il cuore come filo spinato, le recriminazioni ed il nostro non essere mai abbastanza che hanno inciso la buccia più profonda del nostro io, nonostante gli occhi "vuoti" che hanno accarezzato con parole di nebbia il desiderio di un cammino comune spacciandosi per perle di sole, nonostante l'amarezza venata di dolore sordo per tutto il nero pece che serra stretta la speranza, tanto da farla sembrare così fioca per questa vita.
Il male c'è  e può annidarsi nelle nostre scelte, fatte per riscattare la derisione come per Dracula, per una stolida necessità di asservimento come per El Iguana, o perchè semplicemente si vuole ottenere rispetto e potere che in nessun altro modo si sà conquistare come per il Pony o El Chacal.
Ma nonostante le scelte di azione malevole che come cerchi nell'acqua si espandono e toccano le vite altrui e si sommano ad altri eventi casuali ed altre "onde", anche la più forte tempesta può essere deviata, basta il più piccolo soffio in direzione contraria. Uno spazio temporale lasciato al cuore e al bisogno di cancellare lo sgomento e la paura in due occhi così azzurri da vederci i Caraibi riflettersi dentro... e un ostinazione testarda quasi da bambina di "volare" sui rimbrotti altrui con un tacco dodici.
Il destino è semplicemente un indirizzo nascosto nel futuro in cui può portarti il tuo carattere mentre si riconosce per strada nei gesti. Scegliere di non far fiorire il seme per viltà o calcolo, addurre alla malasorte tutto il peso del nostro non agire è parte di quel rifiuto che ci nega di averne uno davvero.
La Guerrera lo sà bene, lei che, come ognuno di noi, se potesse scegliere cancellerebbe il dolore di tutte le onde che l'hanno raggiunta incolpevole, ma rifarebbe tutto egualmente.
Marilù Oliva nel nuovo romanzo "Mala Suerte" che conclude la trilogia della Guerrera (dopo Tu la pagaras! e Fuego)  ci dona il cuore pulsante ed i pensieri più profondi della nostra Elisa. Dico nostra perchè tale è divenuta e come quei pensieri che senti dominare il tuo sangue, c'è sempre stata, accanto, dentro.
Una Guerrera forse più dolente, più ferita e nello stesso tempo più uguale a tutti noi che circondati ed accerchiati da notizie sempre più funeste e smacchi sempre più eclatanti a tutti quei valori che credevamo inviolabili e necessari per una convivenza civile su questa palla blu, sentiamo diminuire fiducia e speranza.
Ferita e dolente, ma quanto mai indomita e capace di superarsi. Elisa, la Guerrera, il destino che sappiamo poter tornare ed essere nelle nostre mani, comunque... sempre!

Se mai contingua che ’l poema sacro / al quale han posto mano e cielo e terra, / sì che m’ha fatto per molti anni macro, / vinca la crudeltà che fuor mi serra / del bello ovile ov’io dormi’ agnello, / nimico ai lupi che li danno guerra; / con altra voce ormai, con altro vello / ritornerò poeta... ( Dante Alighieri – Paradiso XXV)


Articolo di Daniela "eccozucca" Contini


Dettagli del libro
  • Titolo: Mala suerte
  • Autore: Marilù Oliva
  • Editore: Elliot
  • Collana: Scatti
  • Data di Pubblicazione: Luglio 2012
  • ISBN: 8861922848
  • ISBN-13: 9788861922846
  • Pagine: 256
  • Formato: brossura
  • Reparto: Gialli