«Nell’ambito della realtà le cui connessioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi ad una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere (all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso» (principio di indeterminazione di Heisenberg)
Molti filosofi ne hanno discusso e quasi tutti, consciamente ed incosciamente, facciamo i conti con questi ineluttabili pensieri: il destino, il fato ed il libero arbitrio. La nostra stessa condizione di esseri fragili e finiti ci pone la domanda del "chi" e del "se". Chi siamo? Siamo forse solo un grumo di elicoidale polvere unitasi per qualche miracolo biologico dovuto al caso, o necessari segni di volontà superiori, od ancora tutto questo e molto di più?. In qualunque modo si guardi, dall'alto di una torre teologica o nell'asettica sala di un convegno scientifico, se è il Caso o un dio a guidare i nostri passi, o un mero adattamento darwiniano di aggregati cellulari che si evolvono in un ambiente che si trasforma, dove e quanto conta il libero arbitrio nel forgiare o meno il nostro destino?
Se la Natura è quella di leopardiana memoria, immemore e completamente avulsa alla felicità od infelicità dei nostri cammini, il fato non può essere che quella serie di accadimenti gettati alla rinfusa senza ordine sul nostro capo, fedele alla descrizione omerica di Nemesi, ed il nostro arbitrio nient'altro che uno sbracciarsi tra le ombre. Se la differenza invece la fa un essere superiore necessario all'esistenza di ogni cosa come voleva Spinoza, il destino è determinato e già scritto da tempo, insito in quel seme di quercia che null'altro che quercia potrà essere come sussurra la dolce eterea Catalina alla nostra Guerrera e quanto può dunque "deviare" dall'esserlo con le sue scelte, con il suo arbitrio?
Se, dunque, il nostro agire, mentre la casualità di avversità generate alla cieca si accaniscono sulla nostra strada, non è che debole lampo di luce gettato nel buio del futuro, questo "male dell'uomo" che sottrae respiri anche alla nostra Elisa Guerra, non lascia altro che un funesto destino dove il nero non può che dilagare e prendere il sopravvento. Ma come il buon Lombardo disse, sciogliendo il maggior dubbio al Vate, è nella nostra "volontà razionale" la scelta di condurre la nostra esistenza a qualcosa di più alto della sola sete di desideri d'anima fanciullesca. Possiamo dunque scegliere di divenire, se non il seme che abbiamo avuto in dono di essere, la più alta, frondosa ed ombreggiante quercia che ci possa essere.
Nonostante gli incendi casuali, i parassiti, i venti e la siccità. Nonostante i semi di cumino che ancora rotolano avvolgendoci il cuore come filo spinato, le recriminazioni ed il nostro non essere mai abbastanza che hanno inciso la buccia più profonda del nostro io, nonostante gli occhi "vuoti" che hanno accarezzato con parole di nebbia il desiderio di un cammino comune spacciandosi per perle di sole, nonostante l'amarezza venata di dolore sordo per tutto il nero pece che serra stretta la speranza, tanto da farla sembrare così fioca per questa vita.
Il male c'è e può annidarsi nelle nostre scelte, fatte per riscattare la derisione come per Dracula, per una stolida necessità di asservimento come per El Iguana, o perchè semplicemente si vuole ottenere rispetto e potere che in nessun altro modo si sà conquistare come per il Pony o El Chacal.
Ma nonostante le scelte di azione malevole che come cerchi nell'acqua si espandono e toccano le vite altrui e si sommano ad altri eventi casuali ed altre "onde", anche la più forte tempesta può essere deviata, basta il più piccolo soffio in direzione contraria. Uno spazio temporale lasciato al cuore e al bisogno di cancellare lo sgomento e la paura in due occhi così azzurri da vederci i Caraibi riflettersi dentro... e un ostinazione testarda quasi da bambina di "volare" sui rimbrotti altrui con un tacco dodici.
Il destino è semplicemente un indirizzo nascosto nel futuro in cui può portarti il tuo carattere mentre si riconosce per strada nei gesti. Scegliere di non far fiorire il seme per viltà o calcolo, addurre alla malasorte tutto il peso del nostro non agire è parte di quel rifiuto che ci nega di averne uno davvero.
La Guerrera lo sà bene, lei che, come ognuno di noi, se potesse scegliere cancellerebbe il dolore di tutte le onde che l'hanno raggiunta incolpevole, ma rifarebbe tutto egualmente.
Marilù Oliva nel nuovo romanzo "Mala Suerte" che conclude la trilogia della Guerrera (dopo Tu la pagaras! e Fuego) ci dona il cuore pulsante ed i pensieri più profondi della nostra Elisa. Dico nostra perchè tale è divenuta e come quei pensieri che senti dominare il tuo sangue, c'è sempre stata, accanto, dentro.
Una Guerrera forse più dolente, più ferita e nello stesso tempo più uguale a tutti noi che circondati ed accerchiati da notizie sempre più funeste e smacchi sempre più eclatanti a tutti quei valori che credevamo inviolabili e necessari per una convivenza civile su questa palla blu, sentiamo diminuire fiducia e speranza.
Ferita e dolente, ma quanto mai indomita e capace di superarsi. Elisa, la Guerrera, il destino che sappiamo poter tornare ed essere nelle nostre mani, comunque... sempre!
“Se mai contingua che ’l poema sacro / al quale han posto mano e cielo e terra, / sì che m’ha fatto per molti anni macro, / vinca la crudeltà che fuor mi serra / del bello ovile ov’io dormi’ agnello, / nimico ai lupi che li danno guerra; / con altra voce ormai, con altro vello / ritornerò poeta...” ( Dante Alighieri – Paradiso XXV)
Articolo di Daniela "eccozucca" Contini
Dettagli del libro
- Titolo: Mala suerte
- Autore: Marilù Oliva
- Editore: Elliot
- Collana: Scatti
- Data di Pubblicazione: Luglio 2012
- ISBN: 8861922848
- ISBN-13: 9788861922846
- Pagine: 256
- Formato: brossura
- Reparto: Gialli
2 commenti:
Daniela è stupefacente... :)
formidabile senza dubbio alcuno
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