De Giovanni cambia ancora: in questo romanzo non c’è un unico protagonista, ma il personaggio principale è una squadra di sette uomini e donne che si ritrovano a lavorare nel commissariato di Pizzofalcone, zona che si trova nella parte sud del quartiere San Ferdinando di Napoli.
“C’erano sette persone incluso lui, diverse per sesso, età, aspetto fisico ed espressione; si chiese cosa li avesse portati là, che storie ci fossero alle spalle di ciascuno.”
I loro nomi sono:
Luigi Palma, il commissario di Pizzofalcone, che è a capo della squadra.
Giorgio Pisanelli, sostituto commissario, che ha sessantuno anni.
Giuseppe Lojacono, ispettore, che ha risolto il caso narrato ne “Il metodo del Coccodrillo”.
Ottavia Calabrese, vice sovrintendente, che si occupa di ricerche informatiche e di rapporti con la stampa.
Francesco Romano, assistente capo, un uomo massiccio, di poche parole.
Alessandra Di Nardo, agente assistente, che è l’unica altra donna del gruppo.
Marco Aragona, agente scelto, di bassa statura, con una strana capigliatura alla Elvis.
Tre sono le trame, perfettamente bilanciate, che vengono raccontate in questo libro: un omicidio la cui vittima, la moglie di un notaio, è stata assassinata con un’arma inconsueta; la storia di una ragazza segregata “volontariamente” in una casa riccamente arredata; una serie di suicidi che sembra destinata a continuare negli anni.
L’abilità di de Giovanni, con una scrittura più asciutta ma non per questo meno attenta alle emozioni e alle sensazioni provate dai protagonisti delle vicende narrate, è quella di amalgamare in maniera ottimale le indagini e le storie personali dei componenti della squadra di Pizzofalcone, ognuno con i suoi tratti distintivi ben delineati.
Poi c’è il lavoro della squadra: le indagini portate avanti in coppia, le ricerche di supporto eseguite da chi rimane in commissariato e lo scambio di pareri e opinioni che avviene nelle riunioni del mattino, “attorno al tavolo, un lungo ovale di legno chiaro” o nella sala comune, “la stanza grande con sei scrivanie”.
Sette sono i protagonisti e non c’è un personaggio che predomina sugli altri, come invece avviene quasi sempre nei romanzi di genere. I due “casi” principali descritti nel romanzo servono anche a presentare al lettore le diverse personalità degli uomini e delle donne del commissariato di Pizzofalcone.
Persone che vivono la loro vita anche e soprattutto ad di fuori del luogo dove lavorano: per qualcuno il lavoro è solo un impiego, per qualcun altro è l’occupazione principale, forse l’unico scopo della vita.
I personaggi costituiscono l’ossatura fondamentale del romanzo: come ha dichiarato un grande autore americano di romanzi di indagine,
“… un poliziesco ruota sempre intorno ai personaggi. Sono loro l’elemento essenziale. Non voglio dire che la trama non sia importante, è importantissima. Però, a mio modo di vedere, sono anzitutto i personaggi a sostenere un romanzo.”
(Michael Connelly in “Noir - Istruzioni per l'uso” di Luca Crovi, Garzanti, 2013)
Il luogo in cui si svolge la vicenda rimane Napoli, quella di giorni nostri, con le sue caratteristiche peculiari: climatiche, sociali, culturali e paesaggistiche; una città più anonima e molto diversa da quella che può essere percepita dal turista di passaggio.
Un luogo dove le persone, anche in mezzo ad una folla, possono sentirsi sole; una città dove essere “invisibili” agli altri è un fatto abituale, come in una qualsiasi grande metropoli europea.
“Lojacono pensò a quanto potesse essere bella quella città. Se vista da lontano.”
De Giovanni sviluppa il nucleo centrale del suo romanzo “contemporaneo” precedente (Il metodo del Coccodrillo, Mondadori, 2012) e riesce a rappresentare come nasce lo spirito di squadra da un insieme di persone in cui, all’inizio, sembra dominare la scarsa fiducia reciproca; l’esito positivo delle indagini viene sentito da tutti i membri della squadra come un “successo comune, che era utile attribuire all’intera struttura”: è il primo passo della rinascita del commissariato di Pizzofalcone.
Articolo di Paolo "carrfinder"
Dettagli del libro
- Titolo: I bastardi di Pizzofalcone
- Autore: Maurizio De Giovanni
- Editore: Einaudi
- Collana: Einaudi. Stile libero big
- Data di Pubblicazione: Giugno 2013
- ISBN: 8806215736
- ISBN-13: 9788806215736
- Pagine: 316
- Formato: brossura
- Reparto: Gialli
1 commento:
La prima volta che l’ho letto è stata una corsa in auto, veloce, per raggiungere subito la meta, per vedere dove e come finiva la strada, incurante del paesaggio che mi circondava, cogliendo solo qua e là degli sprazzi che mi indicavano dove stavo andando, più o meno. Il risultato è che non riuscivo a capire dov’ero, e non mi sono resa ben conto, salvo verso il finale, di come c’ero arrivata.
Allora ho deciso di esplorare i luoghi dei Bastardi a piedi, lentamente, con la mente lucida e serena. Mi sono trovata a seguire Lojacono, quando entra nel Commissariato di Pizzofalcone per la prima volta, ho assistito, divertita, alla sfuriata verso Guida, ho salito le scale e mi sono trovata davanti ad un tipo amichevole e stazzonato, in maniche di camicia, che mi ha invitato ad entrare: ho riconosciuto Palma.
Da lì in poi le parole sono divenute immagini, la pellicola del mio film, il film che nasce dalle parole dell’autore, ha iniziato a svolgersi, e ho visto gli altri 5 bastardi prendere vita e forma e spessore, e luce, li ho visti riunirsi, all’inizio, come sei estranei neanche troppo ben disposti gli uni verso gli altri, li ho ritrovati, alla fine, amici o, se non proprio amici, finalmente gruppo, forti, riscattati, uniti, felici, almeno in quel momento. E percorrendo lentamente i luoghi della narrazione, sapendo già come finiva la storia, ho potuto gustare la messe di indizi tessuta finemente con un filo rosso che diviene visibile solo dopo la rivelazione finale.
Uno degli aspetti più belli dei libri di De Giovanni è che la seconda lettura può essere ancora più bella della prima, perché si colgono con più gusto gli indizi, le emozioni, le sfumature dei personaggi e delle vicende che, alla prima lettura, vengono mascherate dallo scorrere incalzante dell’evento narrato.
E poi, certe pagine di pura poesia, l’incipit, il capitolo dell’indifferenza (36), che è già di per sé un autentico capolavoro, e non solo questi capitoli…
Non ho ancora finito di rileggere i Bastardi, ma me ne sono innamorata, mi sono innamorata di tutti i personaggi, tutti, attori principali e comprimari, così ben delineati nelle loro luci ed ombre da vederli vivi e palpitanti, lì, con te, lettrice, come tanti amici, mi sono innamorata delle vicende narrate, o meglio, di quelle vicende che i personaggi vivono, e chiedono all’autore di scriverle, per farle conoscere a noi affamati e devoti lettori.
Che dire del tema della paternità? Quando Lojacono dice a sua figlia”Mi raccomando, cellulare acceso e carico…”Quante volte l’ho detto, e continuo a dirlo, a mio figlio minore, che ha sempre il cellulare scarico?
Mi ha colpito anche la vicenda di Nunzia: emblematica, viene detto di più con questa storia sullo sfruttamento della bellezza per ottenere benefici per sé e (in questo caso) per la famiglia, di quanto non abbiano detto molti giornalisti in tutti questi anni. Ancora una volta, si capisce che la bellezza è un lusso che le donne povere pagano a caro prezzo, come Vipera, come Filomena.
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