«Silenziosamente sollevai il barattolo con dentro May Lynn, lo tenni in mano per qualche istante e tra me e me la ringraziai, perché a suo modo, malgrado mi avesse fatto arrabbiare non poco, ci aveva riuniti, aveva fatto di noi una famiglia, e ci aveva spinti lungo il fiume per scoprire chi eravamo e dove stavamo andando».
D’altra parte “Nessuno di noi era felice nel Texas orientale. Volevamo tutti filarcela, ma sembravamo bloccati come alberi dalle radici profonde” (Sue). Fuga a cui si unisce la madre per riprendere in mano la sua vita, inseguiti dallo zio Gene e dall’agente Sy Higginns che hanno saputo del bottino. Occhio pure a Skunk, personaggio di fantasia popolare che non parla mai, “lo sentono soltanto le persone che sta per ammazzare”, e nello stesso tempo reale: cappello a bombetta, “capelli di fuori tutti aggrovigliati e pieni di aghi di pino, foglie, terra e quant’altro”, scarpe enormi, mozza le mani e lascia inciso in fronte al malcapitato il disegno di un animale.
Viaggio lungo, faticoso, irto di pericoli: la tempesta, i lampi, la pioggia, il gorgo, lo scontro con Skunk, l’incontro con un predicatore che racchiude un segreto tremendo, quello con la vecchia con la pistola e con un gruppo di emigranti. Discussioni sulla religione, su Dio, il desiderio innato di compagnia “Tutti hanno bisogno di qualcuno che ci aiuti”, “Tutti devono avere qualcuno”.
In questo contesto la risoluzione dell’assassinio conta fino ad un certo punto, anzi per niente, che tutta l’attenzione è puntata sulla fuga, sul “viaggio” pericoloso, praticamente una metafora della vita.
Quello che colpisce, che mi ha colpito, è la forza delle donne che ce la fanno a venir via da mariti violenti, o addirittura li fanno fuori se cercano di fare i furbi con le altre, o abbandonano una vita di merda (madre di Jinx); la forza delle ragazzine che non accettano un destino segnato, la forza delle madri che lasciano andare via le figlie per un futuro migliore (vedi la mamma di Jinx). Gli uomini a fare la figura dei porci vigliacchi, snaturati anche nel fisico obbrobrioso (pance gonfie, pochi denti, uno pure senza un occhio).
Il tutto evidenziato da una scrittura forte, veloce, trascinante, ricca di metafore sorprendenti per la loro efficacia, capace di rappresentare il pensiero degli adolescenti, i loro dubbi, le loro speranze insieme al sogno americano del successo. Una scrittura che non perde colpi o gira a vuoto come talvolta succede nelle opere di Lansdale.
Un moderno libro di avventura che conquista e fa riflettere. Quello che conta è il coraggio, uscire fuori dal proprio angolo e combattere in campo aperto contro tutte le avversità della vita.
Articolo di Fabio Lotti
Dettagli del libro
- Formato: Brossura
- Editore: Einaudi
- Anno di pubblicazione 2012
- Collana: Einaudi. Stile libero big
- Lingua: Italiano
- Titolo originale: Edge of Dark Water
- Lingua originale: Inglese
- Pagine: 340
- Traduttore: L. Conti , C. Ujka
- Codice EAN: 9788806208868
4 commenti:
Precisazione. La madre che ha "abbandonato una vita di merda" è la madre di May Linn e non di Jinx inserita tra parentesi. Non so se Enzo può rimediare e comunque me ne scuso.
Fabio
La madre di Jinx la lascia andare, la madre di May Linn muore e la madre di Sue Ellen abbandona la casa e il marito che la tiene prigioniera con il toccasana. Bel libro, superiore alla media. Anche se solo con quei due, Big Joe diventa formidabile...
Sono d'accordo.
Fabio
Landsale racconta ancora una volta la crisi degli anni 30. Ma mai come questa volta la storia rimane sullo sfondo, diventando pretesto per regalarci un moderno romanzo di formazione molto più delicato di quanto abbia già fatto in passato. Una delicatezza che, come per magia, sopravvive ai toni a volte gotici e a volte splatter del racconto. Una storia d’amicizia, anche d’amore, di riscatto e di coraggio, che si legge velocemente. Ci si affeziona in fretta a Sue Ellen e ai suoi amici. Perché l’ingiustizia non sempre vince. Almeno nei libri.
Posta un commento