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venerdì 24 luglio 2009

Are crime thrillers moral? by Brian Freeman

I THRILLER CHE PARLANO DI CRIMINI SONO MORALI?


E’ un modo strano di guadagnarsi da vivere se ci si pensa. Noi scriviamo di cose che atterrirebbero e sgomenterebbero la gente se fossero reali. Omicidio. Abuso. Serial killer. Violenza di ogni tipo. E facciamo tutto questo per intrattenere le persone.

Penso a quest’argomento ogni volta che un notiziario segue una tragedia intima. La proliferazione di canali di notizie 24 ore su 24 via cavo forza i giornalisti a riempire il tempo di materiale, e il risultato è una concentrazione spesso ossessiva su misteri criminali – l’omicidio di Natalee Holloway ad Aruba, la scomparsa di Madeleine McCann in Portogallo, e simili.Queste trasmissioni giocano sul nostro amore del mistero e del dramma per aumentare l’indice d’ascolto. La differenza è che, diversamente da un romanzo, il crimine è reale. Una ragazza viene uccisa. Un bambino scompare. Una famiglia soffre. I nostri programmi d’informazione trattano questi drammi come gialli, fino al punto che spesso minimizziamo o addirittura dimentichiamo la tragedia vera.

La domanda è: quanti fra noi che scrivono thriller sono un po’ diversi? Noi inventiamo le nostre storie, ma ci sforziamo di ottenere verosimiglianza, di rendere la paura, il crimine e il dramma reali per il lettore. Sì, alcuni romanzi gonfiano la trama, come per ammiccare al pubblico: ‘ci stiamo solo scherzando su, gente’. Ma gli scrittori migliori ci fanno restare senza fiato e piangere, con la paura di voltar pagina, ma incapaci di metter giù il libro.

Che cos’è che ci fa scrivere questi libri? Alcuni thriller sono moralmente istruttivi, ma come scrittore il cui primo libro si intitolava IMMORAL, non fingo che tutti gli eroi siano buoni e tutti i furfanti cattivi. Siamo di fronte a scelte difficili quando si tratta di bene e male, e non sempre facciamo quella giusta. Questo è quello di cui scrivo. È morale? Non sto dicendo che ho una risposta. La mia unica spiegazione è che i thriller migliori ci mettono a confronto con queste scelte e ci fanno decidere da soli. I gialli ci danno anche qualcosa che il mondo reale spesso non ci dà. Ordine. Risoluzione. Verità. La frustrazione nel guardare i notiziari sta nel non sapere che cosa è realmente accaduto. Nei gialli, alla fine, di solito lo sappiamo.

Questo potrebbe spiegarlo, ma non sono sicuro che ci dia una copertura morale. Sono l’unico che ha un po’ la nausea quando gli autori lodano la loro conoscenza delle armi o si vantano della loro ultima spedizione di ricerca all’obitorio? Siamo sicuri di sapere dove sta la linea di confine fra fantasia e realtà?

Ci sarebbe stato un Hannibal Lecter immaginario senza l’autentico killer dello Zodiaco? Non ne sono così sicuro. Quanti fra noi si guadagnano da vivere scrivendo di omicidi forse hanno verso le persone che li commettono un debito di gratitudine più grande di quanto ci faccia comodo ammettere.



Articolo di Brian Freeman
Traduzione Palazzo Lavarda

Brian Freeman è l’ autore di quattro thriller psicologici in vendita in Italia,che sono POLVERE E SANGUE, LA DANZA DELLE FALENE, LAS VEGAS BABY, e IMMORAL. Potete trovare Brian su Facebook alla pagina www.facebook.com/bfreemanbooks.

14 commenti:

Tommy ha detto...

Grandissimo!!!! Grande Articolo.
Presto leggerò qualcosa di Freeman.

Linda80 ha detto...

Grazie Brian per questo bellissimo articolo che fa molto riflettere... e grazie anche a Martina per la traduzione :-)
Ripeto: Corpi Freddi Blog Spacca!!!

Lofi ha detto...

Come prima cosa tantissimi complimenti a Mr. Freeman e grazie per averci regalato libri così entusiasmanti. Io penso che lo scrittore, attraverso la finzione del “romanzo” ci trasmetta quella realtà che i media non sono in grado di raccontarci per intero. I delitti più efferati vengono raccontati dagli scrittori nei loro libri così come Picasso dipingeva l’ orrore della Guerra in Guernica . Attraverso questi libri conosciamo meglio la realtà e abbiamo più strumenti per distinguere il bene dal male. Non esiste, a mio avviso, un problema di “morale” per chi scrive ma esiste un problema di “morale” per chi leggendo deve capire quanto il Male va combattuto. Forse come diceva qualcuno “il Mondo non lo ha fatto Dio ma il Diavolo. Dio prova a metterci le pezze”.

Martina S. ha detto...

Grazie, Linda. E' stato per me un onore leggere in anteprima l'articolo di Brian e tradurlo. Quest'autore ora mi piace ancora di più per le cose che dice e per l'umiltà che mette nella sua professione.

Anonimo ha detto...

Bell'articolo, complimenti a Brian e per questa nuova collaborazione con il blog.
La questione della "morale" io tendo a volgerla di più verso i fatti vari, la cronaca che vedo in televisione e che da qualche anno tendo a seguire con più distacco. Perchè i giornalisti, la tv, dicono quello che voglio loro e tu interpreti secondo le loro "direttive". E a volte sbagliando.
Noi non sappiamo realmente cosa c'è dietro un efferato omicidio, crimine o qualsivoglia delitto.
La fantasia di uno scrittore che narra questo tipo di storie, ritengo che espanda la sua visione quasi a 360° facendo "parlare" buoni e cattivi, vittime, protagonisti ecc. e noi -lettori- ci facciamo un'idea diversa e più approfondita, anche con nostre interpretazioni della storia che stiamo leggendo.
Scusate la prolissità, ma ritengo sia un argomento con tante sfacettature e che potrebbe trovare molti più approfondimenti.
Blueberry

Marta ha detto...

Complimenti a Martina, per il suo lavoro.
Le considerazioni di Brian Freeman, spesso passano per la mia testa, è vero fuor di ogni dubbio che l'essere umano è generalmente attratto dal torbido, altrimenti non si spiegha il successo di alcuni programmi.
Che poi ci siano 'uomini' che prendano esempio dalle crudeltà, purtroppo le cronache ne son piene.
A questo punto bisogna chiedersi: 'Gli scrittori prendono spunto dalla realtà o viceversa?' un po' come la storia della gallina e l'uovo.

Dampy ha detto...

grazie a Freeman per trovare il tempo di collaborare con i Corpi Freddi!

La moralità è soggettiva ma in definitiva se io (come credo tutti) leggessimo un romanzo thriller con la consapevolezza che qualsiasi riga descriva la realtà o avvenimenti che sicuramente in un futuro accadranno, beh lo sfoglieremmo con un po di disgusto no? il fatto che sia finzione ci procura tutt' altro effetto!
quando leggiamo libri documentari come fosse "splendide colline di sangue" di Preston, lo finiamo con uno spirito diverso rispetto al collezionista di patterson... e il sapere che ciò che ci piace leggere e scrivere non appartiene alla realtà ci salva da quel poco di oggettività che ha l' immoralità.
Io non so perchè gli scrittori thriller, uno per uno, si interessino a descrivere il più realisticamente possibile una realtà di morti e sangue quando nella vita reale sicuramente non ammazzerebbero una zanzara anche se fastidiosa, sicuramente centra la falsità della loro storia, l' irrealtà della trama, la non corrispondenza diretta della vita reale, ma chi dice agli autori che i loro libri non possano influenzare le decisioni di persone fuori di testa? A volte ci ho pensato, se io fossi psicopatico e legegssi di questo personaggio, non mi verrebbe da imitarlo?
Ho qua di fianco un Freeman, pronto per essere preso appena finisco Koontz!

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

ORGOGLIO CORPI FREDDI!!!
Grandissimo Brian che ci delizierà prestissimo con altre sue prestigiose opinioni a tema.
La riflessione di Brian apre davvero un terreno fertile di discussione e confronto.

Anonimo ha detto...

leggo delle ottime considerazioni in questo articolo.....e' morale scrivere di questi argomenti? e' morale leggere di questi argomenti mi chiedo.
sicuramente si tratta di argomenti di cui non tutti sono capaci di scrivere ....."oggettivamente" e allo stesso tempo di leggere "oggettivamente".
forse se le cronache non proponessero cosi' spesso casi di questo tipo se ne scriverebbe e parlerebbe di meno, forse -come ha proposto qualcuno- se ne commetterebbe anche, di meno, si sa l' emulazione e' un comportamento molto umano.
come mai l' uomo puo' essere cosi' attratto da tutto cio', sia esso scrittore, lettore o killer: in definitiva, cos' e' la moralita'?

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Dimenticavo: un ringraziamento particolare alla mitica Martina...senza di lei tutto ciò sarebbe stato impossibile.

Martina S. ha detto...

Quando Enzo mi ha chiesto di tradurgli una cosa, ho detto va bene. Solo dopo mi ha detto che era un articolo di Freeman!!!
Tornando al tema della morale, penso che l'autore dica una cosa importante quando scrive che i thriller migliori devono metterci in grado di scegliere fra bene e male. Mi viene in mente quanto affermava Agatha Christie: per lei nei gialli, la cosa più importante era la difesa dell’innocenza, “perché è questa che conta e non la colpa.” Non giudicava gli assassini, ma si sgomentava che nessuno pensasse al dolore delle vittime.

Carrfinder ha detto...

Grazie a tutti quelli che hanno fatto sì che anche Brian Freeman entrasse a far parte della "redazione"! :))

Vannay ha detto...

fantastica *_* davvero un bello spunto per ragionare

Unknown ha detto...

Io trovo bello che un autore contemporaneo si faccia qualche scrupolo e si soffermi su quello che scrive: la memoria non può non tornare agli scritti di Chesterton che, oltre ad essere stato un grande filosofo e intellettuale, si divertiva a scrivere magnifici gialli ( i celebri "racconti di padre Brown").
Anche lui ha scritto un paio di articoli sul giallo, soprattutto per difenderlo da chi, ai suoi tempi, lo considerava letteratura di "serie b", di evasione: Chesterton non solo rifiutava questa concezione, ma osservava con ironia che il giallo potrebbe essere il genere letterario più alto di tutti, perchè è basato sul mistero e sulla ricerca della verità, "esattamente come la vita".

Gli scrittori che oggi hanno il coraggio di farsi questi scrupoli potrebbero ripartire da questo: il giallo può sì essere violento, come può esserlo la vita, ma il suo scopo primario non è questo: la grandezza di un buon giallista sta nell'insegnarci che il bene, con intelligenza e abnegazione, può squarciare il velo del mistero e vincere il male che a volte vi si nasconde.