Per due giorni su CorpiFreddi pubblicheremo uno speciale su uno degli autori che ha fatto la storia della letteratura di genere, al mondo, Georges Simenon. La stesura dell' articolo è affidata al maggiore esperto dell' autore belga in Europa, Maurizio Testa. Giornalista, responsabile del Falcone Maltese (che in molti ricorderanno come primo magazine di noir e giallo in Italia) e autore di moltissime biografie proprio del grande Simenon. Il motivo per cui questo speciale non viene pubblicato, come al solito per i cf, di sabato, è che oggi il nostro amico Maurizio compie gli anni e noi CF vorremmo onorare il rapporto che ci lega e la stima nei suoi riguardi, mettendo online questo mega-speciale scritto in esclusiva per noi e per i lettori del nostro blog. Per altro, chi volesse avere notizie/curiosità/approfondimenti su Georges Simenon, ricordiamo che Maurizio Testa ha creato un sito culto proprio sull' autore belga e che invitiamo tutti a visitare:
Nel 2011 si festeggiano gli ottanta anni dal lancio dei Maigret. E’ il momento giusto per fare una riflessione sul suo autore e sul personaggio, due “tipi” davvero orginali nel panorama letterario di genere e mainstream.
Forse non vi è capitato mai di rifletterci. Adesso, però, provate a farlo. Quanti sono stati gli scrittori al mondo in grado di inventare un personaggio di popolarità mondiale, vendendone centinaia di milioni di libri e allo stesso tempo capaci di essere autori di una ricchissima produzione di romanzi mainstream, che hanno goduto, e godono, non solo di altrettanto successo, ma sono tenuti in gran considerazione dalla critica (da quella di oggi forse più di quella di ieri), romanzi tra l’altro che hanno portato l’autore ad un passo dal Nobel per la letteratura?
La risposta, se non avete omesso di leggere il titolo, è facile.
O meglio è la nostra risposta.
Si tratta di Georges Simenon, romanziere di lingua francese, ma di nazionalità belga.
Il personaggio a cui abbiamo accennato è ovviamente il commissario Maigret, non solo tradotto e venduto in oltre trenta paesi, ma da cui sono stati tratti una decina film e circa altrettante serie di sceneggiati televisivi in nazioni diversi.
Per la qualità dei suoi romanzi, invece basta scomodare un personaggio come André Gide che riteneva Simenon “il Balzac del ‘900”.
Per quanto ci sforziamo di cercare, nel panorama della letteratura di genere non esiste uno scrittore così versatile e prolifico, capace di creare un personaggio che, quanto a popolarità, non ha nulla da invidiare a Sherlock Holmes, a Sam Spade, ad Hercule Poirot, a Philip Marlowe , a Perry Mason o a Nero Wolfe e che, nello stesso tempo, sia diventato un classico ai livelli di Hemingway, Dickens, Dumas, Gorki, Conrad, Maupassant….
Questo non era riuscito a Conan Doyle, che non coronò il suo sogno di diventare famoso per i propri romanzi storici. Oppure a Rex Stout che aveva iniziato addirittura con una letteratura sperimentale che aveva incontrato il plauso dei critici, ma non del pubblico. E’ vero che i personaggi e i romanzi hard-boiled di Hammett e Marlowe sono ormai considerati letteratura “tout cout” , ma non possono competere con l’opera complessiva di Simenon, considerando anche i numeri.
Il nostro, tra romanzi e racconti, ha pubblicato oltre un centinaio di inchieste del commissario Maigret.
Se passiamo alla contabilità di quelli che l’autore chiamava i romans-romans (o i romans-durs) dobbiamo mettere nel conto almeno altri duecento titoli ( cui andrebbero aggiunti altrettanti tra romanzi popolari, racconti e feuilletons, insomma quelli scritti per “apprendistato” tra il ‘22 e il ’31 usando una ventina di pseudonimi). Come vedete c’è da rimanere interdetti dalla qualità, dalla quantità e dalla versatilità . E le vendite? Si parla a tutt’oggi di circa cinquecento milioni di copie vendute in tutto il mondo.
Ma ritorniamo alla domanda iniziale. Quale altro scrittore è riuscito in una tale impresa?
Credo che, come me, non abbiate trovato un analogo esempio. Se fosse il contrario fatemelo sapere.
Il periodo dei Maigret
In questa sede quello che ci interessa di più è soffermarci sull’analisi e i meccanismi che hanno reso così celebre il commissario Maigret.
Ma partiamo come ogni buona indagine dall’inizio. Perché dopo circa dieci anni di letteratura popolare scritta su ordinazione, quando Simenon decide di passare a quella che lui chiama semi-letteratura lo fa scegliendo proprio il genere poliziesco? La risposta sembrerebbe facile: allora, come oggi, andava di moda ed era un filone abbastanza popolare. Siamo negli anni 30, sia in Francia che negli Stati Uniti uno scrittore che intende fare un salto di livello quale genere migliore poteva scegliere? Tra l’altro nella sua produzione passata aveva già avuto modo di cimentarsi con dei polizieschi.
Ma, c’è un ma che inceppa il ragionamento. Le premesse sono esatte, il problema però è che il polar di Simenon andava contro tutte le regole che sul mercato avevano fatto il successo di diversi eroi di genere.
Tanto per iniziare mancava il protagonista. Meglio non aveva i connotati per sfondare. Questo Maigret intanto era il primo tra i grandi detective ad essere un funzionario di polizia. Gli altri per iniziare dal Daupin di Edgard Allan Poe, a Sherlock Holmes, a Sam Spade, a Poirot, a Marlowe, erano tutti detective privati o investigatori per…diletto. Quindi nessuna regola, nessun protocollo da seguire, niente rapporti, burocrazia e scartoffie che fanno tanto ufficio e fanno sognare poco il lettore.
Poi l’aspetto fisico. Abbiamo davanti un omone di circa 45 anni, non grasso, ma pesante, che non porta la pistola, non guida, non fa scazzottate, non è un tombeur de femmes. Insomma non è, come si dice, un personaggio che affascina il pubblico con il suo aspetto e nelle su inchieste manca l’azione avventurosa. In più, come ebbe spesso ad affermare Simenon, Maigret non è intelligente, è intuitivo. Ma questo comporta che spesso lo vediamo lì con lo sguardo spento, ad annusare l’aria, senza darsi il minimo da fare. Per di più è anche sposato. E non con una fascinosa e conturbante parigina. No, sua moglie viene dall’Alsazia è una casalinga di mezz’età, senza grilli per la testa, brava cuoca, tranquilla e normale. Niente figli. Una coppia borghese che la domenica pomeriggio fa una passeggiatina, qualche volta va al cinema, dove il commissario regolarmente si addormenta che una vota al mese si scambiauna cena con i propri amici i Pardon. E poi Maigret fuma la pipa… d’accordo siamo in Francia negli anni trenta, molti fumavano la pipa, ma ci sono molti uomini attraenti e “moderni” che accendevano sigarette, magari quelle americane. La pipa in definitiva fa un po’ vecchio.
Insomma non va. Il primo a dirglielo è proprio il suo editore, Arthéme Fayard, con cui Simenon lavora da anni.
“Con questa roba rischiamo il fallimento. Un personaggio così non lo vuole nessuno, non ha charme, non c’è azione, sembra un impiegato, un uomo comune… A chi vuole interessi!…Guardi gli altri, Lupin, Rouletabille, e non parliamo di quelli stranieri… ”.
In effetti presentando il suo Maigret all’editore, Simenon sapeva bene di essere andato contro le regole del genere. Ma intanto, se aveva iniziato quella seconda fase dopo l’apprendistato, era perché voleva scrivere quello che sentiva. E inoltre era convinto che Maigret, proprio per quel suo essere normale, avrebbe stimolato più facilmente una certa identificazione con il lettore, più di altri super-detective, che per far capire qualcosa dei propri sofisticati ragionamenti hanno bisogno di una spalla (che come il lettore non deve capire cosa stia combinando il proprio amico-eroe) e che serve all’autore per spiegare le altrimenti incomprensibili elucubrazioni mentali del proprio eroe.
E poi Maigret, di poche parole, un po’ burbero, famoso per le sue rare ma indimenticabili sfuriate, è un personaggio molto ben connotato.
Grande appassionato di cucina, buon bevitore (calvados, birra, ma anche rum e cognac), questo omone incute sempre un certo rispetto, indossa un pesante cappotto con il collo di velluto e un cappello a bombetta. La pipa in bocca o sempre a portata di mano diventa un suo segno distintivo. Famose le nottate d’interrogatori passate a Palazzo di Giustizia, all’indirizzo anch’esso divenuto famoso, 36 Quai des Orfévres. La brasserie Dauphine, altra icona, che, in quelle occasioni, gli porta in ufficio i vassoi con panini e birre. Il suo studio con la stufa a carbone con la quale ogni tanto armeggia. I suoi inseparabili ispettori Lucas, Janvier, Torrence e Lapointe. Tipiche anche le sue litigate con il suo superiore, il giudice Comelieu, che vorrebbe azioni invesigative più plateali, più visibili all’opinione pubblica,come retate, pattugliamenti, posto di blocco. E invece Maigret ha un altro metodo d’investigazione che ora andremo a illustrare e che, come vedremo, non è poi così lontano dal modo in cui Simenon creava i suoi romanzi.
Insomma Simenon, che a trattare con gli editori era bravo, convinse Fayard che quello era il personaggio giusto e che avrebbe avuto successo. Alla fine l’editore cedette ad un patto. Simenon doveva prima di iniziare le pubblicazioni, portargli almeno sei titoli già scritti. Con il suo ritmo di scrittura e con l’entusiasmo della nuova avventura letteraria, questa condizione era addirittura trascurabile.
Per la cronaca (ma più avanti ci torneremo su), Maigret fu un successo di pubblico e oi anche di critica, ma soprattutto fu la dimostrazione che Simeno aveva un certo fiuto per quello che il pubblico voleva e che si potevano sovvertire gli allora correnti canoni del polar.
Maurizio Testa:
Giornalista e scrittore, Maurizio Testa (Roma 27 settembre 1954) è stato il direttore responsabile de Il Falcone Maltese, il primo magazine consacrato al noir & al mystery. Durante i suoi trent’anni di carriera giornalistica, ha lavorato nella carta stampata, è stato autore di testi per la radio, ha diretto diversi magazine e periodici specializzati ed è stato direttore editoriale del web-network d’informazione Axnet oltre che direttore del quotidiano on-line News Ore 13. Ideatore e direttore per il Comune di Roma della mostra Giallo Estate per sei edizioni (1997/2002) nell’ambito dell’Estate Romana.
Articolo di Maurizio Testa
I libri di Testa su Simenon:
- Maigret e il caso Simenon
- Maigret et l'affaire Simenon
- Maigret und der fall Simenon
- L'uomo che voleva essere Maigret
- Adieu Simenon
- Omaggio a Simenon
- Maigret & Simenon in "Poker d'assi"
- Chez Maigret
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