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sabato 5 marzo 2011

L’alibi di Scotland Yard – Don Betteridge (Polillo 2011)


Secondo l’io narrante di questa storia, i delitti che si leggono nei romanzi gialli, sono perlopiù inverosimili. Gli scrittori di quegli anni (siamo nel 1938) non fanno altro che cercare di inventarsi qualche sistema tanto nuovo quanto assurdo per uccidere qualcuno. Ma ormai i tempi cominciano a cambiare e con loro anche i metodi escogitati dagli assassini per liberarsi dell’incomodo di turno. Basta delitti con camere chiuse, case maledette, fantasmi assassini, maledizioni mortali, orme sul soffitto, scimmie ammaestrate, mastini assatanati, frecce acuminate, veleni sudamericani, serpenti maculati e radiazioni misteriose ! Anche perché, come dimostra l’esperienza letteraria di quasi 50 anni precedenti, trattasi di espedienti che non garantiscono assolutamente l’impunità per chi li mette in atto.
Questo genere di artifizi possono magari soddisfare i gusti dei lettori di romanzi gialli ma nella realtà non sono assolutamente pratici né funzionali. Troppo cerebrali e complicati. Non parliamo poi della disposizione del cadavere. La Camera dei Comuni, il Museo delle Cere, le carrozze d’epoca, gli zoo, la Torre di Londra, le sale egizie, i labirinti di siepi, i campi da tennis, i teatri elisabettiani e persino le tombe altrui.
Tutte location molto suggestive e spettacolari certo. Ma che fatica. E che rischi. Ecco quindi, sempre l’io narrante, scusarsi quasi con gli estrosi scrittori gialli e con i loro famelici lettori che probabilmente “cominceranno a disperarsi dei loro argomenti quando descriverò il modo in cui ho ucciso Monkham: è stato tutto davvero semplice.” Un piano facile, elementare, efficace, chirurgico. Un sistema prêt-à-porter, riutilizzabile, facilmente adattabile a seconda delle esigenze del momento e della stagione (un viscido ricattatore, una moglie ricca, un marito fedifrago, un amante pretenziosa, un erede importuno, un collega prevaricatore etc…beh fate un po’ voi secondo i vostri desiderata). Ma non per questo meno accurato di altri più fantasiosi.
Una visitina al domicilio della vittima, il campanello (mi raccomando i guanti !), si viene fatti accomodare dal futuro cadavere in persona, un colpo di rivoltella ben piazzato (con il silenziatore !) e tanti saluti al padrone di casa. L’alibi? E no. L’alibi se permettete è tutta un’altra cosa. E’ più importante del crimine in sé e per sé. Le energie mentali risparmiate nell’ideazione e nella realizzazione del delitto devono essere spese nel concepire un solido piano di difesa. Ma pure in questo caso niente di troppo complicato per carità. Giusto 5 minuti, ma più che sufficienti per predisporre le cose in modo da far figurare che per una certa ora si dispone possibilmente del miglior alibi del mondo. “Subito dopo aver ucciso Monkham andai direttamente a Scotland Yard. Mi sembrava il posto migliore per crearmi un alibi” E come dargli torto ? Certo, se poi il trapassato è un essere della peggior specie, uno spregevole ricattatore, lo spettro degli indiziati si allarga notevolmente, aumentando a dismisura le possibilità di farla franca. Ma neppure nelle più rosee previsioni l’assassino poteva immaginare che quella sera l’appartamento della vittima sarebbe stato più frequentato e trafficato della tangenziale di Milano o del raccordo anulare di Roma nelle ore di punta. Ben venga.
Un problema in più per gli investigatori che saranno chiamati a sbrogliare la matassa. Lui se ne può andare a dormire fiducioso. In perfetta serenità d’animo. Come detto, dispone di un alibi di ferro. L’alibi di Scotland Yard. Un avvertenza però. Maggiore è il numero di frequentatori della scena del crimine, e quindi degli indiziati e maggiori sono pure la probabilità che qualcuno possa, sebbene inavvertitamente, incrinare anche il miglior alibi del mondo…….
Romanzo e autore inediti per l’Italia. Tipico esempio di giallo d’indagine dove molti personaggi in realtà poi non sono quello che dicono di essere o vengono a trovarsi dove non dovrebbero o non vorrebbero mai essere stati e all’ora meno indicata, lasciando dietro di sé ogni genere di traccia. Tutti o quasi, ben inteso, con un motivo più che plausibile per far fuori il “de cuius”. Ben raccontato con discreti colpi di scena, diluiti forse in un numero di pagine un pochetto eccessivo, che stempera il ritmo e la suspense, trasformando la lettura in una defatigante scampagnata dall’andatura piacevole e rilassante piuttosto che in una corsa frenetica. Se ne rende conto lo stesso assassino durante il racconto, scusandosi per qualche digressione di troppo, per qualche flashback magari non proprio indispensabile, per qualche parentesi facilmente rinunciabile.
E dove lo trovate un altro cattivo così ? Per cercare un difetto a tutti i costi, risulta forse troppo sproporzionata la dicotomia tra il trapassato cattivissimo – odiosissimo, i vari ricattati e personaggi minori vari, per cui alla fine ci si trova a fare smaccatamente il tifo per l’omicida, chiunque esso sia, nella speranza che, almeno una volta, la sfanghi.
Un piacevolissimo giallo dal taglio particolare, raccontato in prima persona dal colpevole, che sfiora l’inverted story e che tiene il lettore comunque sul filo fino all’ultimissima riga. Magari, come già detto, non straordinario nel ritmo, ma comunque di buon livello, in perfetto stile Bassotti, che sottolinea una volta di più la cura e lo sforzo da parte della casa editrice di cercare di offrire, qualcosa di non banale, che riesca a distinguersi nel genere. Se poi non vi dovesse soddisfare dal punto di vista della suspense, potreste sempre tenerlo da conto come vademecum, come un manuale di utili consigli da portarsi sempre dietro e a cui eventualmente far ricorso caso mai doveste aver la necessità impellente di dimostrare di non essere mai stati in un certo posto ad una certa ora. Non si sa mai nella vita.
Mi raccomando, fate soprattutto tesoro degli errori commessi dal colpevole narrante di questo romanzo. Adesso vi devo proprio lasciare. Corro a casa dalla mia mogliettina adorata. Voglio farle una sorpresa di quelle che non si aspetta. Ma è inutile che mi cerchiate lì. Oggi tra le 18,25 e le 19,10, in realtà, io risulterò essere, senza la minima ombra di dubbio, da tutt’altra parte…………

Articolo di Alberto "allanon" Cottini

Dettagli del libro
  • Titolo: L’alibi di Scotland Yard
  • Autore: Don Betteridge
  • Titolo originale: Scotland Yard alibi
  • Traduttore Dario Pratesi
  • Editore: Polillo
  • Collana I Bassotti n. 92
  • Pagine 283
  • Anno 2011
  • Prezzo euro 13,90

6 commenti:

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Uno dei Bassotti più interessanti usciti nell'ultimo periodo. Straordinaria, come sempre, l'analisi approfondita del caro Alberto.

Anonimo ha detto...

Bravo Alberto. In effetti alcune digressioni un pò pallosette e qualche pagina di troppo ci sono, però la riscoperta di Polillo è da elogiare.
Fabio

Martina S. ha detto...

Ecco, dopo la fantastica analisi di Alberto, non vedo l'ora di leggere questo Bassotto. Con la Polillo sto scoprendo un sacco di autori e gialli interessanti che non conoscevo minimamente.

Anonimo ha detto...

Uno degli ingredienti di successo di un libro è senz'altro il protagonista principale, ovvero il segugio di turno. Qui l'ispettore Duncan, rispetto ai "grandi" mi pare un pò scolastico e di modesto rilievo. Mi pare.
Fabio

Enrico Pandiani ha detto...

Complimenti, una delle recensioni più divertenti che abbia letto ultimamente, ricca di humour e scritta con ottimo mestiere.

Anonimo ha detto...

Lo sto leggendo adesso.
Lo trovo molto affascinante.
Poi magari quando lo finisco vi dico con maggiori dettagli cosa ne penso.