Quest’anno è proprio quello delle belle scoperte. Tutte rigorosamente italiane.
Che bel giallo che ci regala questo Tornaghi, qui alla sua seconda prova letteraria sulla lunga distanza dopo il debutto “Una soluzione logica” (a questo punto obbligatoriamente di prossima lettura da parte del sottoscritto). E d’altronde è difficile credere il contrario: dietro la collana editoriale Todaro Impronte, per la quale viene pubblicato questo romanzo, ci sta l’istinto da talent scout e il naso sopraffino da segugio della unica e sola regina del giallo, Tecla Dozio. Una collana forse ancora non conosciuta al grande pubblico e ancora di nicchia, ma certamente creata con le idee molto chiare: offrire romanzi polizieschi di qualità, con storie valide e interessanti, scritti bene nel giusto e corretto rispetto verso il lettore. Sembra francamente assurdo che un romanzo di così alto spessore, non fosse stato per il recente (e meritato) riconoscimento come incontrastato vincitore al Premio Nebbiagialla 2010, forse non avrebbe goduto della necessaria e meritata visibilità. Mi auguro che questo premio possa servire come trampolino di lancio per l’editore Todaro nel cercare di fare conoscere agli attenti e appassionati fruitori di narrativa poliziesca le innumerevoli perle di cui è disseminato il suo catalogo.
“Il debito dell’ingegnere” racconta la storia di una ossessione, l’ossessione personale dell’ingegnere Antonio Cavenago. Tutto nasce diversi anni prima del momento in cui la vicenda è narrata. E’ il 1994 e Antonio deve assolvere il servizio di leva, (allora obbligatorio), a Udine presso la caserma Berghinz. Proprio nel giorno del suo arrivo si respira un clima quasi surreale: la sera prima un giovane militare Giorgio Crespi, che presto si scoprirà essere conoscente di Antonio in quanto fratello della sua ex-fidanzata, si è tolto la vita. La famiglia del defunto non crede alla tesi del suicidio e si accanisce con ogni mezzo nel cercare di dimostrare che Giorgio è stato assassinato. Cerca quindi di coinvolgere Antonio nell’indagine; dopo qualche tentennamento Antonio accetta e ne rimane invischiato in maniera totale. Oggi, dopo 14 anni, Antonio non si è fatto ancora una ragione, tutta la sua vita e le sue scelte sono state segnate profondamente da questa tragedia; un delitto che ora più di allora reclama delle risposte. Un debito che deve essere saldato una volta per tutte.
Finalmente un giallo come si deve, scritto veramente bene ma che non si perde in tanti fronzoli. Nonostante il non esiguo numero di pagine ho divorato il romanzo in una giornata tanto era la necessità di scoprire il mistero dietro questa bella e avvincente storia. L’intreccio narrativo è coerente e sensato, l’indagine investigativa è sempre serrata e l’attenzione del lettore è costantemente alta. Una storia concepita e curata in maniera impeccabile dall’inizio alla fine.
A memoria credo sia il primo romanzo di genere dove un delitto viene compiuto in una caserma militare. Molto interessanti risultano, a tal proposito, le delicate problematiche affrontate come la piaga del nonnismo e l’omertà perversa che ne consegue. Ed evidente e riuscito è il messaggio di denuncia di Tornaghi verso un sistema che a volte ha più danneggiato che formato l’essere umano; non per nulla Eugenio Tornaghi, all’epoca dell’assolvimento del suo personale servizio di leva, era distaccato alla sezione sindacale interna e quindi profondo conoscitore delle serie difficoltà che colpivano la categoria. Mi preme chiarire che la critica dello scrittore torinese nei confronti della Naia non è assoluta, anzi lo stesso Tornaghi sostiene che, probabilmente, la leva obbligatoria era l’unica possibilità di unire e rapportare ragazzi di diversa estrazione sociale, annullando le caste e le distinzioni di classi.
Un paio di riflessioni pure sulla profonda caratterizzazione del personaggio di Antonio; davvero un gran tocco di classe come viene costruita questa sua lunga e lenta fissazione alla ricerca della verità che lo cambia radicalmente e ne condiziona le scelte di vita. Eugenio Tornaghi è incredibilmente bravo nel raccontarci la progressiva trasformazione di questo personaggio.
Se cercate un capace di accontentare il più esigente palato di romanzi gialli e, allo stesso tempo, in grado di fare riflettere e porre terreno fertile per la discussione, credetemi, qua andate sul sicuro . Altamente consigliato.
Articolo diMarco "killer mantovano" Piva
Dettagli del libro
- Formato: Brossura
- Pagine: 220
- Lingua: Italiano
- Editore: Todaro
- Anno di pubblicazione 2009
- Codice EAN: 9788886981811
- Prezzo: 16,00 euro
10 commenti:
E' già da un bel po' che il Killer mi faceva una testa così con questo libro. E finalmente ieri l'ho ordinato. Ora, dopo aver letto la recensione, sono ancora più curiosa di leggerlo: mi piace lo stile asciutto, senza fronzoli (un po' come Carlotto?) e mi interessa l'ambientazione insolita. A questo proposito credo proprio che il libro potrebbe piacere anche al marito, che non è un giallista sfegatato come noi ma che apprezza molto i giallisti italiani e ambientazioni in cui si possa riconoscere. Per lui che la naja l'ha fatta, potrebbe essere il giallo ideale.
Infine, una parolina su questa nuova collana: è vero, è poco conosciuta, ma è significativo che il nostro blog faccia molto per portare alla luce queste realtà più nascoste, dove spesso si nascondono perle di notevole valore. Credo che anche per me questo sarà solo il 1° degli acquisti che farò, della Todaro.
Quindi, ottimo consiglio di lettura per tutti, Killer. Aspettiamo le prossime Impronte... ^__^
senza tralasciare un piccolo particolare. che dietro alla colllana c'è la signora in giallo per eccellenza, Tecla ^_^
Ho terminato qualche giorno fa pure "Biancaneve" di Marina Visentin (sempre Todaro) e anche questo romanzo mi ha soddisfatto su tutta la linea. E' mia ferma intenzione portare all'attenzione altre opere di questa curatissima collana. Teniamo in considerazione che Tecla cura personalmente TUTTE LE USCITE della collana Impronte, qua non ci sta dietro un esperto di marketing che si e no ha letto un romanzo poliziesco in vita sua.
Tecla è il Re Mida del giallo, la mia maestra: come mi bacchetta lei non c'è nessuno :D
Interessante collana e ottimo lavoro del Killer.
Fabio
@Enzo: infatti, me l'aveva detto il Killer, di Tecla. Per questo mi fido ancora di più :-)
Non posso che concordare su tutto quello che ha scritto Marco Killer, l'ho letto la settimana scorsa ed accidenti se non è un giallo che rulla!!
@Martina
hai fatto bene ad ordinarlo, un gran bel giallo all'italiana, mhm...no non è Carlotto...ma Tornaghi è stato proprio bravo a delineare soprattutto i personaggi, specie il protagonista.
gracy
@gracy: ho nominato Carlotto solo x lo stile, che mi sembra altrettanto diretto. ^__^ Poi ovviamente devo leggere Tornaghi per fare un paragone vero e proprio.
Molto curiosa... messo già in w.l.!
I consigli del Killer vanno tenuti in considerazione. Di filato in wishlist.
Interessata pure la sottoscritta sia a questo sia a Biancaneve.
Splendida recensione killer! :)
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