Sono scappato dal paese che amo e che odio, quell'Italia fascista fatta di vecchi testardi convinti che la paura di cambiare le cose sia una virtù. Milano, poi, è una città dove il sangue puzza di cemento: grigio abbandono e ortossia asociale per un palcoscenico di serie B. Non è una metropoli ma una pallida imitazione. Ho visto gran parte dell'Europa e so di cosa parlo.
Davide “Smalley” ha lasciato l'Italia, Milano, la sua famiglia i suoi amici. E' scappato via, girato l'Europa come un nomade per fermarsi ad Amsterdam. Forse. “
Un tempo avevo degli ideali e sogni. Oggi sono tutti svaniti.Un pomeriggio d'inverno di una decina di vite fa ha frantumato la mia giovinezza. E' stato la mia guerra del golfo: innocenza addio”. Il suo passato ce lo racconta con continui flashback. L'hardcore degli anni novanta, la sua passione, il suo gruppo i Krakatoa fondato con Max Lupo e Drew, le serate al Laboratorio Anarchico, il negozio di Zabrinskie, la straight edge, l'anticonformismo, la voglia di cambiare il mondo, di combattere, la rabbia che scorre nelle vene insieme al sangue. Il sangue sputato per terra insieme ai denti durante gli scontri con i naziskin, i lividi le ossa rotte contro le cariche della Polizia. Davide ha tagliato i ponti, o almeno ci ha provato, non si è più guardato indietro, ha cercato di andare avanti inesorabilmente, trascinandosi, schiacciato dal peso dei ricordi. Ma la notizia che legge sul Corriere della Sera lo colpisce in pieno, una mazzata così forte da fagli prosciugare l'aria nei polmoni, il Laboratorio Anarchico non c'è più, è stato sgombrato, al suo posto la facciata rifatta di un palazzo d'epoca “
Hanno distrutto casa nostra e io non ne sapevo niente”. Scrive, riprende i contatti, chiede notizie, riceve un altro colpo. Di nuovo quella rabbia, più forte di prima lo attanaglia, è li, è sempre stata li si era solo assopita. Deve tornare, vedere con i suoi occhi, deve sapere cosa è successo, soprattutto deve sapere se è vero che “
quello che brucia non ritorna mai. E al tempo stesso non muore, dentro di noi”. E' per seguire il suo cuore che rientra, lui pieno di rabbia e rancore, macerato dai ricordi, dai sensi di colpa, torna per un amico, l'amicizia fa crollare quel muro di gomma, quella serie di paletti che si è costruito intorno e che hanno tenuto fuori il presente e conservato il passato. Il suo amico, il più importante quello che più di una volta gli ha parato il culo. Deve rivedere lui, andare fino in fondo e chiudere gli spiragli che ancora sono rimasti aperti sul suo vissuto da cancellare. Le ultime pagine sono quelle delle rivelazione e dell'amarezza. Una stretta allo stomaco.
Ogni riga, ogni parola di questo libro trasuda cinismo, disprezzo, rabbia, quella profonda, cattiva, che ti fa incazzare e urlare contro il mondo. Non c'è posto per l'amore, neanche per quello di un genitore. Matteo Di Giulio ha scritto un libro bello, veramente bello. Uno stile narrativo, freddo, sporco, tagliente come una lama, colpisce affonda e scava fino a farti sentire veramente il dolore, come un calcio nelle costole, un cazzotto alla tempia. Il ritmo serrato non da tregua, le parole, le frasi ti circondano, ti avvolgono come una mosca in una ragnatela, non si può scappare, non te lo permette, non ti lascia chiudere il libro fino alla fine. Una lettura forte, diretta, chiara, coinvolgente e appassionante che consiglio a tutti, sarebbe veramente un peccato lasciarsi sfuggire questa emozione.
Articolo di Cristina "cristing" Di Bonaventura
Dettagli del libro
- Formato: Brossura
- Pagine: 223
- Lingua: Italiano
- Editore: Agenzia X
- Anno di pubblicazione 2010
- Codice EAN: 9788895029351
4 commenti:
Complimenti a Cristina per la forte carica emotiva trasmesse e ovviamente a Matteo che dimostra coraggio e cerca di uscire dai soliti schemi triti e ritriti.
Romanzo assolutamente da leggere.
Si Marco assolutamente da leggere.....
da leggere. sono d'accordo.
veramente bella la recensione e molto sentita!!!!un libro da leggere....
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