_

sabato 1 maggio 2010

La vigna di Salomone - Jonathan Latimer


Con l’investigatore privato Karl Craven…

La vigna di Salomone di Jonathan Latimer, Mondadori 2010. Jonathan Latimer (1906-1983) non sarà annoverato tra i massimi scrittori della hard boiled americana ma la sua bella figura ce la fa. Cronista di nera a contatto con i capi del malaffare tra cui Al Capone, è talmente bravo con la penna che viene addirittura chiamato a riscrivere i pezzi dei suoi colleghi e, in seguito, pure quelli dei politici. Ad un certo punto della sua vita si ritrova come vicino di casa un certo Chandler che un po’ di influsso positivo glielo avrà certamente dato. E’ stato anche un ottimo sceneggiatore cinematografico e televisivo, basti ricordare Perry Mason e Colombo. La sua serie più conosciuta, come romanziere, è quella del detective privato Bill Crane, praticamente una spugna vivente.

Ma anche Karl Craven, come a dire fumo e alcol a go-go, senza stare a guardare tanto per il sottile, non è poi da meno. Sottolineati birra, whisky sour, bourbon, cognac, rye, old fashioned e champagne all’occasione che non ci si fa mancare niente. Cibo solido, si capisce, bistecche al sangue (meglio se di mezzo chilo) e insalata, costolette di maiale con purè di patate, uova, prosciutto e un filetto sempre al sangue. Se c’è anche un bel pezzo di torta di mele si ingolla anche quella. Centodieci chili di stazza, una ferita di coltello nel ventre a ricordare la sua vita movimentata e un caldo boia (altro personaggio non secondario di tanti romanzi) che lo fa sudare come una fontana e allora frenetiche entrate ed uscite dalla doccia. Sulla bocca bellezza, pupa, bambina, manca l’ufficio polveroso, la sedia scalcagnata, i piedi sulla scrivania, la segretaria tutta curve e siamo a posto.

Protagonisti principali il gangster cattivone, la bella sadicotta (picchiami, picchiami, prendimi, prendimi), la comunità religiosa “La Vigna di Salomone” che nasconde traffici illeciti, sesso e droga (ti pareva). Da salvare la Principessa, ovvero Penelope Grayson, a capo della setta e portarla via su ordine del solito zio straricco. Non proprio facile se c’è già un morto ammazzato, più precisamente Oke Johnson, socio del nostro investigatore che ci ha provato lasciandoci le penne. Capo della polizia Piper, naturalmente coinvolto nei “casini” come da cliché. Aggiungo così a caso senza tema di sbagliare: spavalderia, botte da orbi, ginocchiate nelle palle (non è una battuta), destri alla mandibola, montanti al fegato, pedate in do coio coio, sparatorie varie, morti ammazzati e il dubbio assillante “Chi ha ucciso Oke?”.

Con il nostro corpulento eroe, forte, coraggioso, pure strafottente nei momenti di maggior pericolo, generoso con il money e addirittura verso chi lo vuole morto per sbaglio (magari nel classico bagno turco), a vedersela ora con questo, ora con quello (anche con questa o con quella ma in altro senso). Nei ritagli di tempo (due, tre minuti?), quando non è a fare ginnastica con i gangster o sul letto, riesce a leggere pure “Black Mash”. Da bacio in fronte.

Prosa ironica e brillante con qualche inevitabile battuta e scena scontata, ritmo veloce, serrato, come l’accavallarsi degli eventi. E la recensione, pardon la presentazione, si adegua.

Nella rubrica “I segreti del giallo” l’articolo di Enrico Luceri “Minerva privata (Duca Lamberti e il suo mondo)”, un excursus interessante sulla figura indimenticabile creata dal nostro Giorgio Scerbanenco.

Articolo di Fabio Lotti

8 commenti:

Martina S. ha detto...

Se ho ben capito, un libro nel più puro stile hard-boiled... Peccato che non sia proprio il mio genere.Però il libro potrebbe valere l'acquisto anche solo per l'articolo su Scerbanenco.
Ottima presentazione, Fabio. Alla prossima, mi raccomando...

Anonimo ha detto...

Guarda, ti dirò che il prezzo di questi gialli Mondadori vale quasi sempre la candela. Ti invito a non perdere http://www.thrillermagazine.it/libri/9618/ se non altro per la presentazione di Boncompagni.
Fabio Lotti

Martina S. ha detto...

Grazie Fabio. Già preso, eh eh...

Stefania ha detto...

Non è neppure il mio genere, ma indubbiamente recensione intrigante.
Complimenti :)

Anonimo ha detto...

A dire la verità non sarebbe neppure il mio ma mi piace scorrazzare per tutti i territori.
Fabio Lotti

Unknown ha detto...

Fabio Lotti, adoro come scrivi. Unico.
Un abbraccio fortissimo ^_^

Anonimo ha detto...

Bacione. Devo essere sincero, mi avrebbe fatto piacere un tuo intervento, come quello di tanti altri, sull'articolo relativo al giallo italiano. Mi posso sbagliare ma noto nel blog (che seguo sempre con grande simpatia ed attenzione) una certa remora alla discussione come se un possibile scontro di idee dovesse incrinare un rapporto amichevole mentre si tratta sempre di un arricchimento in tutti i sensi. Fabio Lotti

Unknown ha detto...

Sono onesta, non ho letto con attenzione l'articolo. Appena ho un attimo mi ci metto e poi dirò la mia. E ho una linguaccia.... ;)