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martedì 24 novembre 2009

Che la festa cominci - Niccolò Ammaniti



Roma. Il romanzo si apre con due storie parallele: da una parte vi è lo scrittore Fabrizio Ciba, bello e affascinante, superficiale e sterile di valori, in piena crisi creativa e che vive del successo del suo primo libro, con il quale riesce ancora a guadagnare soldi e rimorchiare donne; dall’altra c’è invece Saverio Moneta, in arte Mantos, frustrato e con problemi familiari, nonché capo delle Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica alla ricerca di una propria affermazione come gruppo.
I due si trovano a partecipare, per motivi diversi, alla strepitosa festa che Sasà Chiatti, un ricco e mafioso imprenditore, organizza a Villa Ada, fatiscente parco romano trasformato in un grande parco zoologico con piante tropicali e animali selvaggi. Insomma la più grande festa di tutti i tempi con un’adunata di vip mai vista (tra politici, scrittori, giornalisti, calciatori, veline, attori e cantanti), che dura un giorno intero e che prevede oltre a una cena, addirittura una caccia nel parco, un concerto, uno spettacolo pirotecnico e tante altre esagerazioni.
I componenti della setta vedono in questa festa la possibilità di realizzare finalmente il sacrificio che li consacrerà una volta per tutte come la setta più importante di Roma, e lo scrittore Ciba invece, non ha altro che l’obbligo di esserci perché alla fine l’importante è partecipare.
Non aggiungo altro, dico solo che a questa festa ne succederanno di tutti i colori e il destino di molti sarà segnato.

“L’idea di Sasà Chiatti era semplice e grandiosa allo stesso tempo: organizzare per l’inaugurazione della sua Villa un party così esclusivo e sfarzoso che sarebbe stato ricordato nelle cronache dei secoli a venire come il più grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica. E lui sarebbe passato dalla fama di losco immobiliarista a quella di radioso magnate miliardario ed eccentrico. Politici, imprenditori, gente dello spettacolo e dello sport sarebbero venuti a corte a omaggiarlo, proprio come il Re Sole a Versailles.”

Ammaniti lascia dunque il tono drammatico di “Io non ho paura” e di “Come Dio comanda” per tornare a un romanzo carico di umorismo nero che ricorda molto “Fango”, in particolare il racconto “L’ultimo capodanno dell’umanità”, ma anche il romanzo d’esordio “Branchie” per certi risvolti un po’ surreali che ho riscontrato.
Egli mette in scena ancora una volta con ironia, una società decadente in cui si muovono personaggi che non sono altro che caricature; “Che la festa cominci” è il ritratto amaro e angosciante di un mondo fatto di falsità, ipocrisie, volgarità ed eccessi. E’ chiaro a questo punto il riferimento all’attualità del nostro Bel Paese, purtroppo. I personaggi grottesci che troviamo nel libro sembrano appena usciti da un fumetto e invece sono quelli che vediamo ogni giorno sui giornali e in televisione; quando si tratta di tratteggiare dei personaggi, Ammaniti è un bravissimo pittore, un caratterista eccezionale. Ti porta ad amarli anche con le loro debolezze e i loro difetti, e sul più bello che ti affezioni, te li fa a pezzi davanti agli occhi.

Non saprei in quale genere catalogare questo libro. E’ un giallo? E’ un noir? E’ pulp? E’ una commedia? Sicuramente è un po’ tutto questo.
In primis è dissacrante, grottesco, e divertente, poi è tagliente, cinico e feroce, a tratti anche delirante e surreale.
Io personalmente ho preferito Ammaniti in altri scritti, ma ritengo che questa sia comunque una buona prova e soprattutto penso che leggere Ammaniti sia comunque uno spasso, sempre e in ogni caso. Quello che più apprezzo è la sua capacità di produrre romanzi così diversi tra loro (a volte drammatici, a volte folli, a volte onirici) e ogni volta di suscitare in me emozioni diverse; sa divertire, commuovere, irritare, ebbene sì, perché certi personaggi sono proprio irritanti…sa provocare molto bene sentimenti contrastanti.
Non credo, come molti invece, che Ammaniti abbia qui esagerato deformando eccessivamente la storia perdendo in credibilità e facendo una rappresentazione fine a se stessa; anzi sono piuttosto convinta che lui sappia mettere nero su bianco i propri deliri mentali e mescolarli così bene alla realtà e ai luoghi,e il messaggio che vuole lanciare arriva forte e chiaro.

Articolo di Vivara

Dettagli del libro
  • Autore: Ammaniti Niccolò
  • Editore: Einaudi
  • Genere: letteratura italiana: testi
  • ISBN: 8806191012
  • ISBN-13: 9788806191016
  • Data pubblicazione: 27 Oct 09


7 commenti:

IL KILLER MANTOVANO ha detto...

Che bella recensione, complimenti!!!
Soprattutto tenuto conto del fatto che Ammaniti secondo me è uno scrittore difficilmente catalogabile e non propriamente facile da analizzare (come un po' tutti i prodotti che non rientrano in categorie ben specifiche).
Brava Alessia.
Stasera Ammaniti sarà a Mantova e il sottoscritto insieme a Principessa e la stessa Alessia saranno presenti in rappresentanza dei CF

Unknown ha detto...

Buona serata e complimenti ad Alessia per la bella recensione!
Baci

Scéf ha detto...

bella recensione davvero :)
e domani tocca a mrs teapot :D

Anonimo ha detto...

Io non ho mai letto Ammannii e questo commento di Vivara mi ha incuriosito più di tutti quelli che fino adesso ho letto.Grazie
gracy

Anonimo ha detto...

Bel commento, complimenti! Essere o apparire? E sempre lì casca l'asino! Vanessa

Vivara ha detto...

Grazie a tutti ragazzi! Ammaniti per me è un grande;-)

Ieri sera sono stata a Mantova; purtroppo però, per cause di forza maggiore sono arrivata tardi,praticamente alla fine del reading; comunque almeno mi sono fatta fare autografo e dedica (in cui lui mi ringrazia per la recensione, per me è un onore) e foto;-))

Stefania ha detto...

Fango mi aspetta da anni sugli scaffali, eppure ancora non ho trovato il momento giusto per conoscere questo scrittore...