Chester Himes è uno dei pochi scrittori afro-americani che io conosca. Non che sia solito suddividere gli scrittori sulla base delle loro caratteristiche somatiche ma, nei fatti, a parte l’Autobiografia di Malcom X scritta, ovviamente, da Malcom X stesso in collaborazione con Alex Haley (lo scrittore afro-americano che, per intendersi, ha scritto Radici) non ricordo di aver mai letto altro di questo particolare corpus della letteratura americana.
Chester Himes nacque a Jefferson City, Missouri nel 1909. Quando ancora aveva 19 anni fu arrestato e condannato da 20 a 25 anni di lavori forzati per rapina a mano armata. Fortunatamente in prigione cominciò a scrivere racconti e decise che, tutto sommato, la violenza non fosse la sua strada. Dopo pochi anni, sette per l’esattezza, fu scarcerato per buona condotta ed affidato alla custodia della madre. Iniziò così la sua carriera di scrittore che lo ha reso, al pari di Dashiell Hammett e Raymond Chandler, uno dei padri del genere Hard-Boiled.
“Rabbia a Harlem” fa parte di una serie di libri dedicata ai detective Coffin Ed e Grave Digger Jones (che in italiano suonano, più o meno, come La Bara Ed e Scavafosse Jones) anche se, a dire il vero, in questo primo romanzo della serie i due personaggi risultano solo abbozzati e marginali. Il protagonista delle vicende è Jackson, un bonaccione molto religioso e un po’ babbeo che si innamora di Imabelle, una vera sventola del quartiere che lo caccia in un vero guaio. Per non rovinarvene la lettura (fate attenzione alla quarta di copertina!) ma solo per incuriosirvi mi limito a dirvi che una suora col pallino dell’invettiva bibblica, cercherà di cavare d’impiccio (davvero?) il povero Jackson .
Non ci riuscirà proprio bene bene bene.
La lettura di questo libro è enormemente piacevole e ti spedisce in un mondo, quello dei neri di Harlem negli anni ’50, assurdo e caotico nel quale le vicende più strampalate vengono accettate dai protagonisti con una tale naturalezza da farti chiedere se, per caso, il folle non sei tu che non comprendi la consequenzialità dei fatti. Ovviamente non è così. Essere neri, in quegli anni, ti costringeva ad accettare senza batter ciglio qualsiasi accadimento che la vita ti prospettasse senza chiederti se fosse giusto o sbagliato, sensato o irragionevole: era semplicemente il destino ad esser folle e non c’era possibilità di governarlo, potevi solo cercare di fregarlo.
Articolo di Jimbose
Dettagli del libro
- Editore: MARCOS Y MARCOS
- Collana: GLI ALIANTI
- Pubblicazione: 09/2004
- Numero di pagine: 223
- PREZZO: € 13,50
11 commenti:
Non so chi sia, non so che fa e confesso la mia totale ignoranza.
Ma quando scrive mastro Jimbose leggo ammirato e m'inchino!!!!
Lo farei pure se mi scrivesse la cartella esattoriale....
Mi associo ai complimenti di Marco. Prima che arrivi Luca Conti vi avverto che manca l'indicazione del traduttore...
Fabio
il traduttore non sono riuscito a trovarlo da nessuna parte. se non lo segnalano i siti di vendite online o la casa editrice posso farci ben poco.
Mi sa che invece dei due preventivati devo aggiungerci anche questo, alla mia prossima spedizione libraria.
Jimbose in queste poche righe mi ha fatto venir voglia di leggere questo libro, complimenti.
A mia parziale discolpa, nell'edizione che ho letto, Demetra su licenza Marcos y Marcos, il nome del traduttore non è menzionato. Sul sito di Marcos y Marcos neppure.
Per farmi perdonare ho fatto una veloce ricerca e il traduttore dell'edizione MyM risulta essere Sandro Ossola che alla sua attività di traduttore (ha tradotto anche Manuel Vàzquez Montalbàn e Paco Ignacio Taibo II) unisce quella di autore noir ("Eldorado", "Niente da festeggiare" e "L'ussaro nel freezer").
Grazie per l'appunto, Fabio, che mi ha permesso di imparare qualcosa che non sapevo.
Grazie Jim per la bellissima rece! Questo libro mi sembra qualcosa di un po' fuori dal normale e m'intriga...
E' senz'altro una recensione interessante che propone un libro abbastanza diverso dai soliti. In genere l'hardboiled non è molto nelle mie corde, ma mescolato alla questione razziale, diventa senz'altro più interessante.
Quoto Linda80 in ogni parola. Anche oggi grazie a Jimbo ho scoperto un nuovo autore.
Oh son contento, grazie a Jimbo aumenterà la schiera di appassionati dell'hard boiled.
Nel romanzo, in realtà, la questione razziale non è affrontata. Direttamente, intendo. È la visione complessiva ad essere "nera".
Della questione razziale può parlare con passione, competenza e vigore anche chi nero non è. Ma la visione del mondo che avevano coloro che, da molto meno di cento anni, erano diventati uomini liberi, la può avere solo chi quelle esperienze ha vissuto sulla propria pelle. Nera.
Me ne han parlato benissimo diverso tempo fa. Era parecchio tempo fa nella mia wish list. Dovro' riaggiornarla, reinserendolo, dopo questo gran bel commento di Gian Mario.
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