Il mago Merlini gioca di prestigio ma non incanta....
Fa effetto constatare l'alone di mito e mistero che circonda questo scrittore Americano da parte degli appassionati del mystery classico dell''epoca d'oro.
Clayton Rawson (1906-1971) ha pubblicato nella sua intera carriera solamente quattro romanzi (di cui questo "La morte dal cappello a cilindro" è la sua prima opera) e una serie di 12 racconti; nonostante ciò è considerato un maestro nelle storie improntate sui delitti della camera chiusa e i suoi scritti (tra l'altro difficilmente reperibili in Italia) sono ambiti e ricercati trofei da parte dei più incalliti collezionisti.
Pertanto mi sono avvicinato con notevoli aspettative al romanzo in questione anche tenuto conto del giudizio entusiasta di diversi amici lettori.
Ora che ho finito e metabolizzato il romanzo devo constatare che mi ha lasciato alquanto freddino e perplesso.
La storia è ambientata nel mondo della magia e dell’occultismo (ricordo che Rawson è stato pure un prestigiatore) e presenta due intricate e complesse indagini che hanno come oggetto due, all’apparenza, inspiegabili delitti avvenuti in camere chiuse. Sarà il mago Merlini (protagonista di tutti e quattro i romanzi dello scrittore) a dipanare l’ingarbugliata matassa.
La vicenda è senz’altro affascinante ma dopo le buone premesse, secondo il mio punto di vista, la narrazione si concentra eccessivamente sull’esposizione fredda e tecnica delle varie possibili strategie adottate dall’assassino/a rendendola pesante e cervellotica ma, soprattutto, perdendo contatto con la caratteristica essenziale che deve possedere un buon romanzo: la storia.
“Morte dal cappello a cilindro” si rivela essenzialmente uno spettacolare gioco di prestigio e una lunga, a tratti estenuante, masturbazione mentale; senza contare l’esposizione della soluzione finale: il buon S.S. Van Dine (creatore delle venti regole per scrivere un buon giallo) si rivolterebbe nella tomba.
Autori come Ellery Queen, Dickson Carr e lo stesso Van Dine ci hanno insegnato che si possono costruire meccanismi perfetti non tralasciando l’importanza primaria della storia e di saperla rendere gradevole.
Probabilmente i puristi del giallo mi si scaglieranno contro, io torno a leggermi gli scrittori citati sopra….e vivo felice.
Articolo de Il Killer Mantovano
11 commenti:
Chiara e precisa come una fotografia ben scattata questa recensione. Ottimo lavoro come al solito Killer.
Occhio, perché il personaggio in fotografia non è Clayton Rawson, ma il celebre regista Tod Browning (che ha diretto, tra le altre cose, "Miracles for Sale", il film tratto da "Morte dal cappello a cilindro".
Grazie della precisazione Luca, ero convintissimo che fosse proprio lui. Per curiosità c'è in rete qualche foto dello scrittore?? (ne gira una ad esempio dove lui nasconde il viso con un cappello a cilindro).
Volevo segnalare che la cover riportata sul blog è l'edizione americana di difficilissima reperibilità (una della perle pregiate della collezione di Luca Conti :-).
Ricordo che il romanzo è uscito in Italia nell'edizione Classici del Giallo Mondadori n. 417), ormai oggetto di culto degli appassionati.
Una foto di Rawson è qui:
http://nyandanoshiro.sakura.ne.jp/blog/headphoto.jpg
Accipicchia....che tipo ma soprattutto che meccanismo O_O
Splendido articolo, complimenti al killer. Non avevo mai sentito nominare il nome dell'autore prima d'ora. Il mondo dell'occultismo mi attrae notevolmente di contro mi hanno sempre annoiata i giochi di prestigio e prestigiatori. Non credo per ora sia nelle mie corde, anche se è sempre piacevole conoscere biografie e romanzi di "nuovi" autori finora sconosciuti alla sottoscritta
Grazie Luca per la precisazione :)
Nemmeno io avevo mai sentito questo classico e, se il Killer dice che effettivamente la lettura non lo ha soddisfatto pienamente, mi fido. Ma, giusto per il valore 'da collezionismo', provo a vedere se lo trovo da qualche parte.
@Martina, piccola precisazione: il giudizio di un libro è sempre una cosa soggettiva. Tantissimi amanti dei gialli si lanciano in sperticate lodi per questo romanzo considerata una vera bibbia per le storie aventi oggetto delitti nella camera chiusa.
La soluzione dell'enigma è da vero giocoliere e straordinariamente Macchiavellica; al sottoscritto non è piaciuto proprio questo aspetto: concentrare la maggior parte del romanzo sulla esposizione del mistero e lasciando perdere altri importanti aspetti come la storia, l'atmosfera e la caratterizzazione dei personaggi.
Non nego che ad alcuni di voi possa piacere. Non credo comunque che questa lettura sia adatta ne a te ne a Stefania. Anche i giudizi di Carrfinder e Allanon (i più grandi amanti di mystery classico in CF sono stati abbastanza tiepidi)
Anche il sottoscritto ha un pò gli stessi gusti del Killer e a proposito di diversità di giudizi vi invito ad intervenire in http://blog.librimondadori.it/blogs/ilgiallomondadori/2009/08/05/dexter-il-devoto-2985/#comments dove ho posto alcune domande che mi sembrano interessanti.
Complimenti per l'articolo.
Fabio Lotti
Come ho scritto a Marco/KM secondo me "il troppo stroppia"..C'è veramente troppa carne al fuoco in questo libro, c'è materiale per almeno 2 romanzi e mezzo. L'atmosfera ricorda molto John Dickson Carr...ma sono arrivato alla fine stremato, con un mal di testa che non vi dico..se alla fine l'assassino fosse risultato essere Godzilla ne avrei fatto un atto di fede perchè non capivo più niente..Comunque ripeto l'atmosfera c'è..ne ho altri 2 e sicuramente "L'assassino invisibile" lo leggerò abbastanza presto...e poi non dite che non mi sacrifico per voi..... :-)
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