«Era stata ’na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza. Era ’na giustifacazioni tanticchia tirata, tanticchia ipocrita, certo. No, avrebbi fatto quello che aviva addeciso. E se aviva funzionato ’na prima volta, avrebbi funzionato macari la secunna».
E no! Mi viene proprio da incominciare così. E no! Sono poche le cose buone, godibili, intelligenti e fra queste Montalbano, sono preziose e come tali vanno trattate. Neppure Camilleri si può permettere di strattonarle in questo modo. Montalbano, e tutti personaggi che gli ruotano attorno, sono cresciuti con il lettore e ci stavamo piano abituando ai colori tenui e sfuggenti di una vecchiaia che sa ancora regalare colori vividi di poesia e gioia. Improvvisamente nulla. Niente di quello che c’è stato prima, personaggi abbozzati, o meglio “spiegati” come se non li conoscessimo.
Catarella fa casino con i nomi?
Fazio il vero braccio destro del quale ci devono spiegare la mania “anagrafica”?
Augello mai stato così inutilmente comprimario.
Il questore più ridicolo che mai, pavido e inetto.
E no, ribadisco, non si fa così. Questo è un Salvo che invecchia senza grazia, non lo sa fare con il travaglio un po’ ridicolo, tenero e indulgente dei romanzi precedenti, è un abbozzo di personaggio che incanutisce e scolora nella caricatura.
La trama invece c’è; è probabilmente il più giallo, dei romanzi di Montalbano, ma anche questa sembra spesso, troppo spesso, lo schermo sul quale Camilleri proietta i suoi comizi. Condivisibili, per altro, su corruzione, collusione stato mafia, degrado politico e sociale dell’Italia, tutti tratti caratteristici degli ultimi romanzi a partire dalla mitica legge Cozzi Pini, ma manca l’ironia, manca il contesto. Non è un saggio e non è un comizio e noi ci aspettavamo un romanzo.
Salvo Montalbano esiste come persona e questo lo dobbiamo al genio del suo creatore che ci stava accompagnando, quasi con dolcezza, alle sue ultime vicende. La struggente, umana, malinconia delle ultime avventure me lo aveva fatto sentir ancora più vicino, vivo, reale. Con questo romanzo, invece, il filo rosso che porta per mano i lettori al loro personaggio si interrompe in modo brusco, la biografia di Salvo Montalbano non esiste più. Non è qualche incongruenza cronologica che ferisce nella lettura, ma la perdita dell’evoluzione psicologia di Salvo e del suo mondo. Ferisce, graffia e fa sentire, se me lo consentite, anche pigliati un’anticchia pu u culu.
Questi limiti non li scopro io, li annuncia pure Camilleri, in una post fazione che a me è suonata come una excusatio non petita, si tratta, infatti, di un romanzo scritto precedentemente a quelli già pubblicati che non è stato rivisitato per cercare di armonizzarlo alla vita di Montalbano che Camilleri ha così magistralmente costruito in questi anni; ma se da un lato questa mancata revisione fa stridere per coerenza con quanto avvenuto prima, libera il romanzo e il protagonista da alcuni cliché nei quali era incappato nelle ultime avventure.
Mancano le fuitine con donne sempre bellissime, fatali e più giovani, che aiutano il commissario a esorcizzare l’età che avanza. In questo romanzo, Montalbano non è confuso da faccende di cuore o di sesso è concentrato solo sull’indagine del duplice caso, sulle pesanti implicazioni politiche e morali, sulle scelte che lui stesso si troverà a compiere. Salvo è costretto fra la paura per la carriera del signori e questori, mai viscido come in questo caso, pressioni politiche e omertà e l’improvvisa, mai ravvista prima, pavidità del medico legale Pasquale che dice, ma non scrive. In tutto il romanzo la vera protagonista è l’intimidazione che si respira in ogni gesto, in ogni parola e in ogni silenzio, intimidazione con la quale occorre fare i conti, ognuno a modo suo e con la propria personale coscienza.
Montalbano, anche questa volta, farà le sue scelte assumendosene un solitario onere.
Non è che non si legge, si legge con piacere, la classe non è acqua e di classe Camilleri ne ha da vendere, ma gli amanti di Montalbano devono essere pronti a provare, a tratti, un piccolo moto di fastidio.
Articolo di Francesca Fossa
Dettagli del libro
- Titolo: Una voce di notte
- Autore: Andrea Camilleri
- Editore: Sellerio Editore Palermo
- Collana: La memoria
- Data di Pubblicazione: Ottobre 2012
- ISBN: 8838927626
- ISBN-13: 9788838927621
- Pagine: 269
- Formato: brossura
- Reparto: Gialli
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