Ho il piacere di corrispondere con Patrick Fogli, e leggo quasi regolarmente il suo blog, così, sapendo che stava scrivendo questo romanzo, e avendo egli anticipato che avrebbe avuto un taglio più narrativo dei precedenti (nei quali la fiction si sovrapponeva al lavoro di inchiesta, in “Non voglio il silenzio” dichiaratamente), l’ho atteso con curiosità, cercando di cogliere qualche indizio disseminato tra i post.
Non sulla trama, perché da un thriller pretendo di essere sorpreso – e Fogli ci è assolutamente riuscito, ma coerentemente cercherò di dirne il meno possibile – ma su una serie di argomenti e di spunti di riflessione che, per qualche motivo, avevo intuito che avrebbero comunque caratterizzato il libro.
In effetti, Patrick Fogli, con "La puntualità del destino" torna al thriller, e ci ripresenta Gabriele Riccardi (il protagonista di "Lentamente prima di morire"), in una storia tesa, contorta ed avvincente, in cui spesso quel che appare si rivela diverso da quel che succede, incentrata su una vicenda che ricorda molto alcune storie di cronaca, in un paesino emiliano colpito da un terremoto: per inciso, e per la precisione, non si tratta di cronaca, ma di situazioni generali, quasi emblematiche ai fini del resto, e comunque mi risulta che il testo sia stato scritto un anno prima che il terremoto si verificasse davvero.
Tornando al romanzo, è scritto con la consueta abilità "cinematografica" di Patrick nel destreggiarsi su diversi piani narrativi da punti di vista differenti secondo i personaggi: chi ha letto i romanzi precedenti, soprattutto i primi due, ritroverà anche il loro ritmo incalzante, spesso accompagnato dalla musica che in quel momento si adegua ai sentimenti e al vissuto del personaggio.
Però, accanto al registro narrativo prevalente, che – lo ripeto perché è una differenza importante rispetto alla produzione più recente – è quello del giallo-thriller, ci sono almeno altri due piani che vanno sottolineati.
Il primo si ricollega a quanto si diceva riguardo al blog: perché anche qui, pur non trattandosi di un romanzo direttamente collegato ad un'inchiesta o a fatti di cronaca, ci sono fortissimi echi da "romanzo sociale", nel senso che Fogli sfrutta il suo protagonista per “togliersi un po’ di sassolini dalle scarpe”, come mi ha scritto in una chat pubblica sul libro. E così ne approfitta per affrontare, con la stessa passione che riversa sul suo blog qualche tema di attualità, dall'indecente invasione mediatica delle tragedie che sollecitano la morbosità del pubblico, alla guerra tra poveri che si nutre del bisogno di individuare un nemico, e porta facilmente a trasformare in razzismo la diffidenza verso il diverso: fino all'ipocrisia di chi esercita moralismo nelle proprie vesti pubbliche e nasconde comportamenti poco etici nella sfera privata.
Questa scelta "sociale", che sembra riprendere l'ispirazione dei maestri svedesi del genere (i coniugi Sjowall-Wahlöo prima, il Mankell di Wallander poi) sta sempre più caratterizzando l'opera recente di molti autori italiani, dall'Alessandro Bastasi di "Città contro" fino a quelli selezionati per le rassegne di racconti "resistenti" sul Manifesto: insomma, sembra che in diversi casi il genere thriller (o meglio dire noir?), oltre a far correre i lettori verso la fine per comprendere la vicenda se riesce - come ne "La puntualità del destino" - ad appassionarli, si presti a stimolare continuamente la riflessione sull'ambiente in cui essa si svolge, ponendo o ispirando domande non semplici, sugli individui e sulla società, attualissime rispetto alla deriva che viviamo.
Infine, il terzo tema, quello forse meno semplice, più intimo e credo anche più difficile per l'autore, ma che credo sia stato forse il più importante per egli stesso, al punto da indurlo a pubblicare - in formato e-book gratuito - una presentazione in anteprima di alcuni dei suoi personaggi.
Perché tutti in questo romanzo, anche molti dei comprimari, si trovano - proprio a seguito di un "destino" tanto puntuale quanto imprevisto (pure quando, per alcuni, era prevedibile, perché si tratta sempre, tranne in un caso importante, di un destino che hanno contribuito a causare, non dell'intervento del Fato) - a fare i conti con aspetti della propria vita che emergono a seguito dell'assenza, più esattamente delle assenze - di persone, di sentimenti, di certezze - che quel destino porta alla luce, e ne sono tutti sconvolti. Ecco, forse è qui che Patrick Fogli passa i confini del giallo-thriller e entra nel "noir", almeno nell'accezione che (si parva licet) mi piace di più dare al genere, cioè quella di un'opera letteraria che porta i lettori a scavare nell'animo dei personaggi, e quindi anche di se stessi, per riconoscere che, più o meno latenti, più o meno negativi (o positivi, ma meno spesso), ci sono aspetti che non si conoscono.
Articolo di Michele Di Marco
Dettagli del libro
- Formato: Rilegato
- Editore: Piemme
- Anno di pubblicazione 2012
- Collana: Piemme linea rossa
- Lingua: Italiano
- Pagine: 360
- Codice EAN: 9788856611892
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