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mercoledì 30 novembre 2011

Cul-de-sac - Alberto Custerlina (Dalai Ed. 2011)


A circa un anno di distanza da Mano Nera, Alberto Custerlina torna in libreria con un’altra avventura che vede coinvolti molti dei protagonisti del precedente romanzo, prima fra tutti “La Santa” Ljudmila Horvat, ma questa volta il risultato è sotto le aspettative, soprattutto per chi aveva apprezzato Mano Nera.
In una Trieste fredda e spazzata dalla bora, l’ex poliziotto Zeno Weber si trova coinvolto in una rischiosa storia di traffico illecito di uranio che vede coinvolta la mafia russa, la criminalità albanese e settori deviati dello Stato. Parallelamente, il bandito Kirill Todorovski evada durante il trasferimento in un altro carcere, provocando il ritorno sul campo della Santa, decisa a riportarlo tra le sbarre.
Nonostante la solita scrittura frizzante dell’autore, capace di spostarsi a proprio agio tra l’Italia l’ex Jugoslavia e Malta, Cul de sac risulta meno fluido e più macchinoso rispetto ai precedenti lavori di Custerlina, soprattutto a causa della scelta di trattare tre storie differenti che andranno a convergere nel finale. Nessuno dei protagonisti, così facendo, riesce a imporsi talmente da essere considerato al centro della storia, causando una perdita di contatto tra lettore e romanzo. La Santa, poi, appare a circa cinquanta pagine dalla fine, senza riuscire a incidere su una storia che, seppure tessuta in ottima maniera, pecca sui personaggi: Zeno, quello che all’inizio sembrerebbe il vero protagonista, si impone con decisione all’attenzione dei lettori, ma dopo un po’ viene messo da parte per tornare soltanto nel finale, Ljudmila compare troppo tardi, Kostas Il Greco e Todorovski diventano quasi delle macchiette di contorno, l’oligarca russo Romanov appare soltanto un vecchio malato che spara le ultime cartucce a disposizione.
«Se Dio esistesse e lei lo onorasse con la sua Fede, si guadagnerebbe una gioiosa vita eterna, ma se Dio non dovesse esistere avrebbe comunque vissuto felicemente con l’aspettativa della vita eterna.»
Lui rimase sconcertato. In un primo momento la frase gli era sembrata una stupidaggine, uno dei tanti trabocchetti logici inventati per confondere la gente, ma poi capì che in fondo c’era del buonsenso in ciò che aveva detto la donna.

Il tentativo di Custerlina di spostare l’attenzione dalla pura spy-story all’americana a un maggiore approfondimento sulle dinamiche che portano i personaggi a prendere determinate strade (nello specifico la smania di potere e di soldi) risulta comunque apprezzabile, ma forse Cul de sac andava costruito in maniera diversa, focalizzandosi meglio sul cuore della storia. La scelta di sperimentare una nuova struttura narrativa ha reso la trama un po’ sfilacciata, creando al lettore un difficile percorso di lettura, reso ancora più arduo dall’impossibilità di avere un punto di riferimento.
Alla luce della parziale involuzione di Cul de sac, sia Ljudmila Horvat che Zeno Weber meriterebbero un’altra chance e Custerlina sembrerebbe confermarlo nel “misterioso” finale in cui vengono seminati alcuni indizi che lascerebbero sperare in un nuovo (ed esotico) sviluppo di storie e personaggi.

Articolo di Marcello Gagliani Caputo

Dettagli del libro
  • Formato: Brossura
  • Editore: Dalai Editore
  • Anno di pubblicazione 2011
  • Collana: Vidocq
  • Lingua: Italiano
  • Pagine: 192
  • Codice EAN: 9788866201069
  • Prezzo di copertina: € 17,00

4 commenti:

Al Custerlina ha detto...

Ero molto indeciso se intervenire o meno, perché negli ultimi tempi ho maturato l’idea che un autore non dovrebbe commentare le recensioni, tanto più se sono negative. D’altra parte, ho notato che molti lettori lamentano lo snobbismo degli autori.
Allora intervengo per ringraziare Marcello per l’onestà intellettuale con cui ha recensito il mio lavoro, cosa non facile da trovare nell’Era dei Lecchini che stiamo vivendo. Ovviamente mi dispiace che Cul-de-sac [attenzione ai trattini, che non sono messi lì per caso;)] non gli sia piaciuto, ma sono anche ben cosciente che uno scrittore non può accontentare tutti. Molte persone sono rimaste entusiaste della struttura particolare di questo libro e molte altre no, e questo l’avevo messo in conto, perché io non sono proprio capace di fare le cose “normali” e quindi mi devo rassegnare a scontentare tutti quei lettori (la maggioranza) che prediligono le strutture lineari e le tematiche “classiche”.
Solo una nota, e qui mi permetto di recensire il recensore. ;) Marcello dice: “l’oligarca russo Romanov appare soltanto un vecchio malato che spara le ultime cartucce a disposizione”. Ebbene, non è che “appare” così, nella mia storia lo è di fatto. Il problema, se posso permettermi, è che molti recensori hanno preso l’abitudine di valutare un romanzo non per quello che è, ma per come l’avrebbero scritto loro. Naturalmente, da qui potremmo proseguire la discussione per anni, ma non è mia intenzione generare polemiche. ;)
Ciao a tutti,
Alberto

Anonimo ha detto...

A differenza di Gagliani Caputo credo che questo libro costituisca un deciso passo avanti rispetto a "Mano nera" che non mi aveva soddisfatto soprattutto dal punto di vista della scrittura. Anche a me la seconda parte appare precipitosa.
Fabio Lotti

Marcello Gagliani Caputo ha detto...

Alberto, grazie dell'intervento, è importante che gli scrittori facciano sentire la loro voce, e serve anche a noi per confrontarci. Riguardo la recensione, ho cercato di scriverla da lettore, evidenziando infatti il problema della difficoltà a immedesimarsi in qualcuno dei personaggi, smarrendosi un po' nella storia che non da punti di riferimento, ancore a cui aggrapparsi per continuare la lettura. Non mi permetterei mai di suggerire a uno scrittore come scrivere un libro, ma l'abilità di un recensore (e in questo credo di cavarmela abbastanza bene) è di giudicare un libro sia come lettore ma anche come addetto ai lavori e di farlo, come hai giustamento detto tu, in maniera intellettualmente onesta (proprio stamattima mi sono imbattuto nell'ennesima marchetta scritta per accontentare un editore amico...). Ho preferito "Mano Nera" perchè era più coinvolgente, l'intreccio era più ricco: in Cul-de-sac, come scritto, c'è una parziale involuzione, ma non di te come scrittore, quando della storia che risulta di difficile lettura perchè troppo spezzettata. Poi naturalmente de gustibus, però anche io come Fabio Lotti sono rimasto soddisfatto della scrittura. La mia impressione è che se ti fossi dato più tempo sarebbe venuto fuori qualcosa di migliore, ma va comunque premiato il coraggio della sperimentazione.

Al Custerlina ha detto...

Grazie Marcello. In effetti, in un mondo editoriale dominato dalla "ore-fiction" (Osservatore, Suggeritore, Divoratore ed altre decine così), il mio romanzo può apparire come un'operazione coraggiosa (e non solo il mio, s'intende). Ma non è così: semplicemente scrivo in maniera personale e onesta, senza badare alle tendenze modaiole. E non è neanche una questione di tempo mancante: Cul-de-sac lo volevo proprio così. La storia non è spezzettata, ci sono 3 storie complete e parallele che il lettore segue in maniera indipendente e che, come può succedere nella vita reale, s'intrecciano per dare vita a eventi (finali) comuni. Poi, come dici tu, "de gustibus". ;)
Alla prossima,
Alberto